00 28/07/2007 13:57
Complici letture illuminanti e un'idea che frulla fastidiosamente in testa, in questi giorni mi sono messa a riflettere seriamente sul genere horror. Come sempre, proietterei la luce dei riflettori soprattutto sulla dimensione fanfictionistica del genere perché lo ammetto, non ho competenza sufficiente per imbarcarmi in un discorso concernente la vera letteratura.
È vero che le sezioni "horror" nei vari archivi sono piuttosto poverelle, ma è vero anche che quello che si trova (o perlomeno, relativizziamo: quello che io ho trovato) non è mai stato capace di strapparmi un brivido. Anche accettando il fatto inevitabile per cui è più facile trovare storie che non funzionano online in qualche sito piuttosto che in libreria, il punto rimane. E il punto è che non tutte le storie che ho letto erano scritte male, semplicemente non facevano scattare nessun meccanismo che mi portasse a provare non dico terrore, ma anche solo un po' di angoscia. Paradossalmente ho trovato più angoscianti storie che sono state catagolate (e a ragione, per quanto ricordo) sotto altri generi.
Cercando di dare delle risposte, mi sono posta il seguente problema: quando un autore amatoriale come noi scrive horror, è cosciente di ciò cui la sua storia deve rispondere? Sa che il lettore si aspetterebbe di essere spaventato da quello che leggerà, e che difficilmente si può creare partecipazione emotiva se si replicano ad libitum le stesse situazioni, le stesse soluzioni, gli stessi colpi di scena che ormai non lo sono più da chissà quanto?
Probabilmente la risposta è no. Forse ci si accontenta di attingere ad un repertorio "classico" di cose che spaventano (fantasmi, vampiri, mostri, zombie ecc.), ossia di elementi letterari testati dal cinema o da altri autori più bravi e li si piazza lì. La storia diventa horror non perché faccia paura, ma perché parla, per esempio, di vampiri. Ma io credo che sia il ragionamento inverso a quello che andrebbe fatto: bisognerebbe chiedersi che cosa fa paura e poi rendere - in questo caso - il vampiro il simbolo di questa paura.
Del resto non è una domanda facile cui rispondere. Me la sto ponendo da giorni a questa parte, e - se anche mi mettessi a fare un vero e proprio elenco delle cose che potrebbero terrorizzarmi - non è detto che queste mie paure sia sufficientemente universali da spaventare anche voi...

EDIT: assieme a mia sorella ho cominciato a stilare una sorta di tabella di "punti-chiave", per così dire, ossia di elementi generici che, come cartelle, raccolgono al loro interno una serie di motivi più o meno diffusi e terrificanti. Lo riporto anche qui sul forum, in modo che se ve ne vengono in mente altri anche a voi possiamo arricchirlo. Fino ad ora abbiamo riconosciuto questi:

1) la paura della mutilazione (propria e/o altrui. E qui rientrano la paura del sangue, la paura di mostri che non hanno qualcosa al loro posto o che viceversa vogliono tagliarci qualcosa, la paura - mia in particolare - per la fiaba di Scarpette Rosse, in cui alla fine alla bambina vengono tagliati i piedi ecc.)
2) la paura per la creatura orribile (dal mostro propriamente detto agli animali che terrorizzano, per esempio i ragni o gli insetti o i serpenti ecc.)
3) la paura per l'intruso (cioè colui che è dove non dovrebbe essere. Il mostro sotto il letto o nell'armadio, il ladro che si intrufola in casa, il tizio - ecco una delle mie stupide fobie - che si è nascosto nel sedile posteriore della macchina e che mi aggredirà mentre sto guidando ecc) (non ridete, grazie... [SM=x1280780] )
4) la paura per la morte orribile (ecco che rientrano in questo punto i fantasmi, i cimiteri, la bare, ma anche la paura per le malattie, per le armi ecc. Va beh, questa è una paura anche troppo generica, in effetti)
5) la paura per il pericolo incombente (uno dei sottotipi più terrorizzanti, abbiamo concordato, è l'inseguitore senza volto. Penso che chiunque l'abbia incontrato in un incubo almeno una volta. Corriamo, corriamo, scappiamo, ci nascondiamo e non sappiamo da chi. O perlomeno, non riusciamo a trovare il coraggio di guardarlo in faccia. Questo simpatico signore mi ha fatto svegliare urlando più volte, quando mi agguantava. Ma è anche la paura del buio, la paura che a volte mi spinge a controllare che nessuno mi stia seguendo mentre salgo le scale e dietro di me c'è penombra o non c'è luce...)
6) La paura per il passato (che è connessa alla vecchiaia, che è connessa alla morte. È un po' un circolo vizioso, a ben vedere. Classico esempio di questo, la paura per i giocattoli antichi, in primis le bambole. Non riesco a non pensare che i bambini che giocavano con loro probabilmente oggi sono morti, e la bambola diventa maledettamente inquietante)
7) la paura per la follia (mai sognato di pazzi assassini che vi rincorrono con una mannaia per farvi a fette? E basta aprire un giornale qualsiasi per leggere degli articoli di cronaca nera da far accapponare la pelle)

Fino ad ora abbiamo trovato questi sette. Quali abbiamo lasciato per strada?

[Modificato da Lan awn shee 28/07/2007 14.22]

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Io il paradiso l'ho sempre immaginato pieno di quei palloncini colorati che i bambini perdono alle fiere.
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Il cinismo è l'arte di dimostrare in maniera ironica cosa conta davvero nella vita.
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