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La Corte dei Miracoli

L'arma della recensione

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    Lan awn shee
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    00 12/06/2007 21:03
    Si tratta di un argomento piuttosto scottante. Lo è sempre stato, ovviamente, da che mondo è mondo, ma ultimamente nel panorama degli archivi e dei vari siti connessi alla scrittura amatoriale, sta nascendo una bagarre su questo tema. In soldoni, per quanto probabilmente dietro a certe iniziative io credo ci sia anche un certa dose di astio dovuto a motivazioni private, ci si chiede: come è lecito recensire?
    Mi piacerebbe affrontare l'argomento in un articolo, ma temo di avere una visione troppo personale della faccenda, per cui mi permetto di "usarvi" per sondare un po' il terreno. Sì, non credo che la componente del forum sia poi tanto eterogenea sul discorso, ma comunque ognuno ragiona con la sua testa, si spera, quindi potrà essere comunque un confronto utile.
    "Com'è lecito recensire?", a parer mio, è una domanda che comporta un'ulteriore domanda: "A che serve la recensione?"
    Perché logicamente si scriverà un testo a seconda della sua finalità. Posto che poi ognuno ha il diritto e la libertà di procedere come accidenti gli pare (quindi, se ha voglia di scrivere una recensione caustica per il semplice scopo di sfottere, ben venga, così come se ha voglia di farne una educativa o formativa), vedo che la mia personale idea di recensione è piuttosto rara da riscontrare negli altri. Perlomeno, nei discorsi che ho letto, discorsi provenienti dalle più variegate parti, non l'ho mai ritrovato. Generalmente vedo che si intende la recensione come "mezzo per permettere all'autore di migliorare". Cosa che senz'altro è vera, ma - io credo - si tratta di una conseguenza della recensione, non del suo scopo.
    Io credo che lo scopo di una recensione sia molto più blando e meno nobile, rispetto a quello che sembra andare per la maggiore (ovviamente non è detto che il mio sia quello giusto, come non è detto che lo sia quello più diffuso tra il popolo): la recensione è un parere. Il recensore ha un unico vero dovere, se vuole definirsi tale: spiegare se una cosa gli è piaciuta è perché. Implicitamente, dunque, egli dà consigli in due direzioni. Da una parte agli altri lettori, dall'altra all'autore. In base ad essa, infatti, l'autore può avere la misura di come il suo lavoro può venire percepito e il "pubblico" (termine altisonante) può farsi un'idea di ciò che quella storia può offrirgli. Ma il recensore (e questo vale soprattutto in ambito di scrittura amatoriale) è e resta comunque un dilettante. Chiaro che anche un dilettante può correggere l'errore palese, ma un dilettante non dovrebbe (perché non sa, non può) fare più che spiegare perché una cosa gli sia piaciuta o meno e per quali motivi. E il pubblico non dovrebbe affatto dare ad una recensione un tale peso, di condanna o celebrazione. Vedo che si tende ad attribuire ad un'opinione una carica di assolutezza che non capisco bene da dove venga fuori, ma che - ad ogni modo - è esagerare, è andare al di là del sensato.
    Vorrei sapere come la pensate anche voi. [SM=x1280849]

    [Modificato da Lan awn shee 12/06/2007 21.05]

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    Io il paradiso l'ho sempre immaginato pieno di quei palloncini colorati che i bambini perdono alle fiere.
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    JeanGenie
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    00 13/06/2007 07:36
    Di solito tendo a recensire solo le cose che mi piacciono. Più che altro è un modo per far sapere all'autore che il suo lavoro è arrivato a qualcuno (se non altro perché le storie che piacciono a me non è che siano così popolari [SM=x1280749] ). Recensisco poco ma nel momento in cui lo faccio cerco di essere articolata e far capire a chi sta dall'altra parte che se ho apprezzato il suo lavoro è per dei motivio validi.
    Per quanto riguarda al critica negativa, ne ho fatta una sola per il momento. Poteveo scegliere tra due storie ho scelto quella che avrebbe potuto essere salvata, elencando le cose che oggettivamente non andavano, ripetizioni, pecche nella continuity, e lasciando fuori il gustso personale.
    Non mi ritengo un'insegnante e neppure una protettrice dei più deboli. Solitamente se mi imbatto in una storia mal scritta non riesco ad andare oltre le tre righe, figuriamoci recensirla. Moderando purtoppo ho dovuto farmi crescere del pelo sullo stomaco a volte stroncare pesantemnete, ma chi invia una storia lo mette comunque in preventivo e la cosa resta inter nos.
    Resta il fatto che, se le recensioni stroncatutto deprimono qualche imbrttafogli e lo fanno smettere di scrivere, io non piango di certo. Ci sono tanti hobby interessanti a questo mondo. Perché incaponirsi con quello che non si è in grado di fare?

    [Modificato da JeanGenie 13/06/2007 7.37]

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    ReaderNotViewer
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    00 13/06/2007 09:43
    Io recensisco parecchio, sia in bene che - più raramente - in male. In quest'ultimo caso, recensisco solo se il cuore mi sanguina nel vedere maltrattare in quel modo un fandom che amo: lo scopo potrebbe essere semplicemente quello di dare sfogo alla mia indignazione. Oppure di fare sapere al malaccorto autore che c'è in giro qualcuno che sta soffrendo per colpa sua.
    Ma di solito recensisco perché sono un autore e so che gli autori sono molto felici se qualcuno li recensisce.
    Se una persona ha speso tempo e fatica per offrirmi una piacevole lettura completamente gratis, lasciargli una benevola recensione mi sembra il minimo.
    Non nego di dare qualche volta dei consigli, soprattutto se l'autore è evidentemente giovane ed inesperto anche se volonteroso: ma credo di poterlo fare principalmente perché parlo, più che dall'alto di una competenza che non posseggo, dall'alto della mia veneranda età.
    C'è un terzo modo di recensire: quello di seguire affettuosamente il lavoro di un autore che si conosce da vicino su un'opera che alla fine si considera un po' anche propria. Ma in questi casi più che di recensione si tratta di un dialogo a distanza: questi per me sono i veri piaceri del mondo della fanfiction.
    Infine, credo di essere diventata sostanzialmente contraria ai blog di critica negativa perché alla fin delle finite mi pare che servano solo ad alimentare polemiche di ogni tipo e natura. Anche se ammetto che le stroncature sono spesso estremamente divertenti da leggere.
    Credo invece molto all'utilità del lavoro di moderazione e faccio del mio meglio per svolgerlo con attenzione e con garbo. Ma come giustamente dice Jean, quando un autore manda una storia a un sito moderato sa che cosa lo aspetta.
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    Atlantis Lux
    Post: 204
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    00 13/06/2007 10:14
    Anch'io credo di avere lasciato pochissime recensioni negative in vita mia, per lo stesso motivo di JG. Se una fanfiction mi schifa non riesco ad andare oltre l'incipit, e se lo faccio è solo per ridere alle spalle del cretino che ha scritto una cosa del genere. Alla fine della lettura però, altro che recensione negativa, dovrei solo insultarlo, per cui preferisco astenermi [SM=x1280782]
    Al massimo, se una cosa mi piace in generale, però trovo che abbia qualche pecca, preferisco mandare due righe all'autore in privato e fargliele notare. Non dall'alto di una competenza grammaticale che non ho (me povera ragioniera-scienziata politica-fanwriter part time) ma perché, come scrive Reader, in parte è entusiasmante discutere con l'autore su una storia che ci è piaciuta, e d'altra parte perché soffro a vedere una bella trama rovinata da stupidi errori o da un finale un po' zoppicante.

    Quanto a quello che scrive Lan...


    Chiaro che anche un dilettante può correggere l'errore palese, ma un dilettante non dovrebbe (perché non sa, non può) fare più che spiegare perché una cosa gli sia piaciuta o meno e per quali motivi. E il pubblico non dovrebbe affatto dare ad una recensione un tale peso, di condanna o celebrazione. Vedo che si tende ad attribuire ad un'opinione una carica di assolutezza che non capisco bene da dove venga fuori, ma che - ad ogni modo - è esagerare, è andare al di là del sensato.



    ... sono assolutamente d'accordo, eppure in tutti gli archivi che vedo in giro funziona così. [SM=x1280781]


    "Anti-intellectualism has been a constant thread winding its way through our political and cultural life, nurtured by the false notion that democracy means that my ignorance is just as good as your knowledge.”
    Isaac Asimov
    Anonima Autori * EFP * Fanfiction.net
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    |Francine|
    Post: 468
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    00 13/06/2007 11:40
    Il DeMauro recita:
    "Recensione: articolo che analizza in modo critico un’opera pubblicata di recente."

    Critico di per sè non significa necessariamente negativo, ma sottoposto a crisis, a 'giudizio', ad 'analisi'. Significa che il recensore si è messo a tavolino e ha sezionato l'opera letta, sia essa un libro o una sciocca fanfiction.
    È questo il tasto su cui io batterei. Il rilasciare un giudizio. Un parere, come diceva sopra Lan:

    Io credo che lo scopo di una recensione sia molto più blando e meno nobile, rispetto a quello che sembra andare per la maggiore (ovviamente non è detto che il mio sia quello giusto, come non è detto che lo sia quello più diffuso tra il popolo): la recensione è un parere. Il recensore ha un unico vero dovere, se vuole definirsi tale: spiegare se una cosa gli è piaciuta è perché.



    Quanto all'autorità che questo stesso giudizio possiede, anche qui direi di andarci coi piedi di piombo. E di attenersi al lavoro svolto. Più completo sarà il lavoro d'analisi e migliore sarà l'impatto che avrà la recensione sull'autore dell'opera messa in discussione.
    È come con le interviste. Si mette in luce un qualcosa, meritevole o meno, e si pone l'attenzione su questo o quell'aspetto. È come se il recensore dicesse: questo libro presenta questi, questi, questi e questi altri aspetti e li ha elaborati così, così e così.
    E maggiore è l'interesse speso per analizzare gli aspetti dell'opera, maggiore sarà la competenza del recensore, o quantomeno lo sarà stato l'impegno. E personalmetne, starei a sentire chi si è letto un qualcosa di mio spulciandolo per bene piuttosto che fermandosi all'incipit e chiudendo l'ipotetico volume.

    Sul come recensire.

    Io trovo sia lecito. E utile.
    Ovviamente, quando uno preme il tasto 'invio', accetta poi le conseguenze del proprio gesto, da una parte e dall'altra della barricata che separa scrittori e recensori.
    Di recensioni complesse se ne rilasciano poche? Forse non si trovano opere che, a livello amatoriale s'intende, facciano scattare l'idea di sedersi ad un tavolo e scrivervi qualcosa sopra.
    Differente il caso delle recensioni negative.
    Premesso il dato che soprattutto dette recensioni non devono spzzare le gambe dello scrittore, ma eventualmente della storia che fa acqua da tutte le parti con educazione e rispetto, anche se magari si sceglie un tono scanzonato per non salire su di un piedistallo, mi chiedo mi chiedo: non sarà che le recensioni negative sono la maggioranza perché alla base il prodotto è scadente?
    Voglio dire, se in una data regione abbondano le fragole, tutti i dolci tipici saranno a base di fragole, no?

    Quanto al diritto di recensione, io credo che sia incontestabile. Molte eprsone, anche stimate debbo dire, spesso e volentieri hanno detto 'se una cosa non ti piace, clicca sulla crocetta rossa in alto'.
    Ora, a parte che la crocetta è bianca su sfondo rosso ( ma io sono una tritamaroni, ne prendo atto), io credo che come un lettore abbia il diritto di chiudere una pagina che non lgi piace, abbia altresì il sacrosanto diritto di dire perché quella cosa non gli piace.
    C'è una bella differenza tra il dire "fa schifo" e il dire " avresti dovuto sviluppare meglio la psicologia del protagonista perché sembra appena tirata via con due pennellate a secco".
    È questo che rivendico: il diritto dell'autore a postare i propri lavori e il diritto del lettore a giudicarli. Può avvalersene o meno, ma in tal caso, ha tutti i diritti di dire quello che ha provato leggendo quella storia.
    Più sopra qualcuno parlava dei siti moderati e del fatto che chi vuole farvi parte, accetta il regolamento interno del sito stesso.
    Il discorso è analogo.
    Se mando una storia ad uno di questi siti, debbo sottostare al suo regolamento ( e sarà bene averlo letto con attenzione prima), oppure evitare. Ma se decido di piegare la testa e di pubblicare le mie storie, devo mettere in conto che ci sarà qualcuno a cui non piaceranno. E che magari, questo qualcuno, vorrà spiegarmi perché la mia idea geniale sia risultata per lui una cagata pazzesca di fantozziana memoria, educazione e rispetto in primis.









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    ReaderNotViewer
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    Utente Junior
    00 13/06/2007 11:55
    Ah, Francine, ma sul diritto di recensire dicendo che una cosa non è piaciuta - e perché non è piaciuta - credo che siamo tutti d'accordo.
    Voi lo sapete: poche cose fanno inviperire me, che sono calma (sul web) in modo quasi leggendario. Ma quando qualcuno mi risponde "se non ti piace, non leggere" (che poi è lo stesso discorso della crocetta, ma immagino che a me lo spieghino per esteso, presumendo, a ragione, che potrei non capire subito di che crocetta si tratti) allora divento furiosa come una Erinni.
    Se scrivi e pubblichi, ti esponi alle critiche e ai pareri di chi legge. Esattamente nello stesso modo in cui chi sale su un palco per mettersi a cantare, a ballare o a recitare, si espone al rischio di venire fischiato.
    Se non ti piace non leggere?
    Se non sei capace, non scrivere!
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    Lan awn shee
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    00 13/06/2007 15:28
    Oh, tante risposte! Evviva! Faccio il punto (più che altro per me):

    1. Il diritto di recensire: ho visto che in molti avete sottolineato questo punto che, in effetti, io non avevo neanche considerato, ossia quello di quando ci si sente di lasciare una recensione e quando no. E' vero, alla fine ci sono tre possibilità per il lettore: lasciare un commento positivo, negativo, o non lasciarlo per niente. La terza scelta è legittima quanto le altre, solo che nel caso specifico non ha conseguenze (nessuno può contestare una recensione non scritta [SM=x1280793]), quindi di certo questo comportamento non suscita alcuna polemica. Al massimo potrebbe rientrare nel discorso del perché si legga molto più di quanto non si commenti, che è anch'esso interessante, in effetti.

    2. L'apporto correttivo : Sono stati citati i siti moderati, e si sono dette cose che condivido assolutamente, in un'ottica di sito. Però secondo me l'atteggiamento di un moderatore e quello di un recensore dovrebbero essere un po' diversi. Il moderatore compie una revisione finalizzata: valuta una storia dicendo implicitamente (o anche esplicitamente) al lettore "se vuoi pubblicare qui, devi fare così". Il recensore, io credo, ha un peso minore: non lavora per nessuno, non deve applicare nessun regolamento, quindi non ha diritto di richiedere - neanche implicitamente - nulla. Non c'è merce di scambio, per così dire. Lui si può senz'altro permettere di segnalare l'errore. Ma deve sapere che l'autore non è tenuto minimamente ad ascoltarlo. Certo, neanche il moderatore ha la garanzia di venire considerato, ma visto che è stato l'autore a fare il primo passo, gode comunque di una posizione più "autorevole". Il recensore no, nessuno gli ha chiesto di dire la sua, quindi nessuno è obbligato ad ascoltarlo. Invece - e questa cosa vedo accade spesso - di norma i recensori tendono a inquietarsi molto quando gli autori li snobbano. Faccio un mea culpa, all'inizio anche a me sono girate un po' le scatole nel vedere che segnalazioni di palesi errori sono state ignorate al grido di un "gne gne gne, chi se ne importa". Però credo di non aver fatto bene a seccarmi a quel punto. Non ne avevo diritto.
    (Che poi una risposta del genere mi faccia senz'altro concludere cose poco carine sull'intelligenza di chi le dà, poco ma sicuro. Comunque sta all'autore la scelta di accogliere il mio eventuale suggerimento, e io come recensore non posso pretendere nulla di più che dire la mia).

    3. I metodi di recensione - Su questo sono d'accordo con la linea di pensiero per cui ognuno può scriverle come diavolo preferisce. Posto che il rispetto dell'autore va garantito e che l'oggetto dev'essere la storia e non lui, il resto a parer mio è tutto lecito. Proprio perché un'opinione si può esprimere in centomila modi diversi, credo non abbia senso stigmatizzare determinati tipi di recensione. Poi è vero che la sensibilità (parlo di quelle negative) di un autore può essere più o meno delicata, ma credo anche che chi non è capace di affrontare l'opinione contraria faccia meglio a lasciar perdere questo mondo della scrittura.

    Il punto che mi interessa di più, però, è questo:
    4. L'autorità della recensione - Sono d'accordo sul fatto che l'autorità della recensione dovrebbe dipendere dalla sua qualità, e quindi dai mezzi retorici usati per stenderla e dagli argomenti chiamati in causa. Ora, vedo che spesso capita che una recensione risulti più o meno "pesante" a seconda di dove compare. Nelle ficcyne, se anche capita una recensione negativa ma ben fatta, di solito è sommersa da tanti altri commenti positivi di minore qualità. Il risultato, però, è che l'autore tende ad ignorare quella negativa, per una logica di maggioranza presumo. Nei blog di critica, invece, le recensioni - come si è detto - hanno tanta virulenza che finiscono per suscitare spesso polemiche. Non so se sia per via della logica della gogna. Può essere anche questo. D'altro canto, c'è anche da chiedersi perché i blog di critica negativa abbiano tanta risonanza mentre quelli di critica positiva siano quasi totalmente ignorati. Cioè perché la gogna funziona e invece l'incoronazione no.
    E' possibile che sia per il metodo diverso che questi due tipi di blog hanno per recensire. In una critica positiva, l'ironia non trova molto posto, ma è vero che un po' di sarcasmo rende un testo molto più divertente e gradevole da leggere. Non nego che, se dovessi passare un'oretta a cazzeggiare, anch'io probabilmente sceglierei di leggere qualche post di Fastidious piuttosto che del CLI. Questo si lega a questa frase di Franza:


    mi chiedo mi chiedo: non sarà che le recensioni negative sono la maggioranza perché alla base il prodotto è scadente?
    Voglio dire, se in una data regione abbondano le fragole, tutti i dolci tipici saranno a base di fragole, no?



    C'è anche il fatto, forse, che leggere e scrivere critiche negative è meno noioso, dunque più nazionalpopolare. Quindi sui blog o siti dedicati passa più gente. Quindi le opinioni di chi scrive acquistano autorità perché scatta la forza del numero. Indipendentemente da come sono state scritte.
    Però questo, continuo ad esserne sicura, è un passo troppo in là. E' sbagliato l'atteggiamento sia di chi vi scrive con l'intento principale di educare, sia di chi li legge con l'occhio di chi vi cerca precetti educativi. Che si possa imparare dalle opinioni altrui, questo è verissimo e sacrosanto. Ma le opinioni sono opinioni, non insegnamenti. Dovrebbero dunque essere ridimensionati. Poi chiaro, l'autore isterico lo si può trovare sempre, ma senza l'idea della crociata contro qualcosa la situazione può essere di certo più distesa.

    Al di là delle mie conclusioni, ho interpretato giustamente i vostri pareri?

    [Modificato da Lan awn shee 13/06/2007 15.33]

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    Laurie85
    Post: 170
    Registrato il: 20/09/2005
    Utente Junior
    00 14/06/2007 15:54
    (Non ho letto i vostri interventi perché sono di fretta ma l'argomento è piuttosto interessante per cui non riuscivo a trattenermi dall'intervenire. Scusatemi se magari dico cose già ribadite, parlerò per mia esperienza personale sopratutto.)

    La recensione è un argomento piuttosto difficile nel fandom.
    Da una parte sappiamo tutti (o almeno tutte le persone senzienti) che è un momento per comunciare all'autore la propria impressione sull'opera, dall'altro però sorgono molto complicazioni su quale sia l'esatta impressione da comunicare.
    Cosa vuole sapere l'autore da noi? Come possiamo comunicargli le nostre impressioni sapendo dosare il momento critico da quello prettamente da fan (nel caso sopratutto delle fanfiction)? Senza contare di quale linguaggio usare perché gli autori amatoriali possono essere molto suscettibili: qualcosa che è anche "normale" (infondo per alcuni rendere pubbliche le proprie fantasie private non è facile), ma che può anche trasformarsi in una presa di posizione contro chi non è d'accordo, scatenando guerre di fazioni.
    Ho notato una cosa, che si tende sempre di più a: 1) commentare solo ciò che ci piace, di autori che ci piacciono, su argomenti che ci piacciono sfociando spesso nell'esaltazione oppure 2) andare a pescare le storie peggio scritte, cavillando, sezionando, criticando in modo pesantemente distruttivo.
    Sono due atteggiamenti opposti e in entrambi i casi dannosi.
    Qual è la mia risposta?
    La mia soluzione è personale: io sono molto più attenta di una volta a commentare. Infatti principalmente lo faccio offline (e spesso accumulando ritardi [SM=x1280793] ). Sopratutto perché vorrei dire almeno qualcosa di intelligente all'autore, a parte l'aver o meno apprezzato ciò che scrive. E con intelligente, intendo spesso come io recepisco il suo scritto tentando anche di capire cosa lui/lei voleva comunicare. Diventa di conseguenza una mia opinione personale, che (spero) potrebbe risultare interessante come feedback all'autore. Tendenzialmente vado spesso sul sicuro scegliendo autori che conosco e che so che potranno piacermi. Ultimamente sto emigrando nei siti stranieri, perché la scena italiana, a parte un ristretto cerchio di soliti noti, mi lascia piuttosto delusa.
    Tuttavia c'è sempre il problema di quando si pare di fronte a ma un testo non proprio eccelso e/o che non me è piaciuto e/o che contiene (secondo me) degli "errori": e qui bisogna lavorare un po' di tatto e di buon senso per comunicare quello che si vuole dire senza risultare spocchiosi/superiori/censuratori. In realtà si dovrebbe - forse - far questo spesso: metterci in una posizione se non umile almeno paritaria. Infondo spesso chi legge le produzioni amatoriali è anche colui che le produce, per cui non ha molto senso montare in cattedra. Facendo mente locale tra le recensioni che ho ricevuto ce ne sono almeno di tre tipi:
    - quelle positive e vuote ("ah, bella", "ah, bella, dov'è il seguito?" per una one-shot [sic], "ah, bella, mi piace questa coppia/personaggio";
    - quelle intelligenti: magari non 100% positive, ma comunque che dimostra quanto il lettore abbia usato la sua facoltà critica;
    - quelle capziose: o mi segnalavano delle opinioni sulla storia che non avevano molto valore (ovvero senza alcuna argomentazione), oppure ripetevano delle osservazioni piuttosto critiche già dette da altri, tra l'altro in maniera più intelligente.
    Tra questi i commenti più interessanti erano quelli dove i lettori mi segnalavano punti di vista sulla mia storia che non avevo preso in considerazioni, parti viste in modo tutto loro e che mi facevano spesso chiedere se ero io che non sapevo trasmettere ciò che volevo dire o se era normale che un lettore producesse una visione della storia spesso molto divergente da quella voluta dal suo autore.
    Giustificata da questa mia esperienza personale, il tipo di recensione ideale rimane per me un'espressione della propria visione della storia più che un giudizio o anche un parere.

    [Modificato da Laurie85 14/06/2007 20.35]

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    In Sommo Lutto

    "Dall'alto del castellaccio, come l'aquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava all'intorno tutto lo spazio dove piede d'uomo potesse posarsi, e non vedeva mai nessuno al di sopra di sé, né più in alto."

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    Dieci anni vissuti sommamente

    "Everybody has a secret world inside of them. All of the people of the world, I mean everybody. No matter how dull and boring they are on the outside, inside them they've all got unimaginable, magnificent, wonderful, stupid, amazing worlds. Not just one world. Hundreds of them. Thousands maybe."

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    Lan awn shee
    Post: 535
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    Utente Senior
    00 14/06/2007 21:22
    Non preoccuparti, Laurie, non hai rigirato la minestra. [SM=x1280803]
    Io personalmente concordo grossomodo con tutto, tranne che per alcuni punti:


    Ho notato una cosa, che si tende sempre di più a: 1) commentare solo ciò che ci piace, di autori che ci piacciono, su argomenti che ci piacciono sfociando spesso nell'esaltazione oppure 2) andare a pescare le storie peggio scritte, cavillando, sezionando, criticando in modo pesantemente distruttivo.
    Sono due atteggiamenti opposti e in entrambi i casi dannosi.


    E' vero che si tratta delle due scelte che vanno per la maggiore. Però io non le considero "dannose". O meglio, non capisco da che punto di vista le consideri tali, ed è questo quello che mi interesserebbe capire di più. Dannose per l'autore, intendi? Perché sia l'una sia l'altra, grossomodo, non tolgono né aggiungono nulla? Questo sì, è vero. Ma secondo me anche queste soluzioni sono legittime, perché credo che l'unico vero limite di una recensione sia quello di rispettare la persona che scrive. Poi c'è sicuramente una differenza tra una buona recensione e una recensione mediocre o inutile. Però, più che distinguere questo, mi interessava discutere sulla finalità generale della recensione (cioè, la domanda non è "come bisognerebbe scrivere una buona recensione?", ma è "io ti lascio una recensione perché...?" Voglio correggerti? Voglio che la tua storia venga cancellata? Voglio prenderti in giro? Voglio, viceversa, che altri si accorgano di quanto è bella? Voglio semplicemente farti sapere come la penso?)


    In realtà si dovrebbe - forse - far questo spesso: metterci in una posizione se non umile almeno paritaria.


    Sì, questo sì. A patto che questo non venga inteso come fanno spesso i "democratici" - per così dire - dei vari archivi, che contestano certe recensioni in forza di una sostanziale uguaglianza tra autori. Insomma, l'adagio del "tutti sbagliamo". No. Io certi errori non li faccio dalla terza elemantare. Non siamo tutti uguali, ci sono autori e recensori più o meno bravi, però è vero che il parere mio, tuo, di Tizio e di Caio sono pur sempre pareri, e non è che solo perché qualcosa la dico io sia giusta, mentre se la dici tu no. Ho notato che la recensione critica (e più feroce è, più questa cosa si intensifica) viene percepita (e sottolineo, viene percepita. Non posso sapere se venga anche composta con tale intento) come un discorso della montagna. Questo secondo me è un errore. Ma lo fa soprattutto chi investe di tale importanza la recensione. Voglio dire, il recensore sbruffone può sbagliare nel mettersi su un piedistallo, se lo fa, ma sbaglia anche l'autore che si mette a piangere sangue per questo. Nonché chi si indigna.


    Giustificata da questa mia esperienza personale, il tipo di recensione ideale rimane per me un'espressione della propria visione della storia più che un giudizio o anche un parere.


    Ma questa non è una tautologia? O in alternativa, che cosa intendi tu come "espressione della propria visione" ripetto a "giudizio" o "parere"? [SM=x1280845]
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    Io il paradiso l'ho sempre immaginato pieno di quei palloncini colorati che i bambini perdono alle fiere.
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    Cielo Amaranto
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    00 15/06/2007 10:18
    Ed eccomi qui anche io nella discussione, anche se alla fine mi pare che un po' tutto quello che penso io sia già stato detto.
    Come recensore:
    Io tendo a recensire solo le storie che mi piacciono, appunto perchè quelle che non mi piacciono nonriesco a leggerle, nemmeno per farmi quattro risate su msn con quelli di Fastidious, tanto per dire. Non ce la faccio, sto male. Poche volte ho fato recensioni negative e di solito cerco comunque di non offendere l'autore: sono sempre storie salvabili ma scritte in modo approssimativo (ma non così approssimativo da farmi fuggire inorridita).
    Ma se una storia mi è piaciuta, voglio farlo sapere all'autore e voglio anche fargli sapere COSA mi è piaciuto, i punti di forza della storia e se ci fossero debolezze quali sono. Una cosa semplice, senza ricamare sopra alla recensione come "arma" o cose del genere. Chi di voi è stato recensito da me lo sa, non sempre mi metto ad analizzare pezzo per pezzo, a volte mi limito a commentare in modo cretino quello che mi è piaciuto (soprattutto se una storia è a più capitoli e sono utti scritti bene, vero Lan?). Insomma, non mi formalizzo tanto.
    Come autore:
    Mi piace ricevere recensioni come quelle che faccio io ovvero: se negative, che siano motivate e possibilmente che non mi insultino (ma se uno mi insulta e c'ha ragione, amen... se non ha ragione, lo ignoro dandogli del cretino arrogante, di solito, e non gli rispondo nemmeno che se no mi sale la pressione). Se positive, che mi spieghino perchè la storia è piaciuta. Abbastanza semplice, come punto di vista, credo...

    [Modificato da Cielo Amaranto 15/06/2007 10.19]

    [Modificato da Cielo Amaranto 15/06/2007 10.20]

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    00 15/06/2007 12:04
    Re:

    Scritto da: Lan awn shee 14/06/2007 21.22
    E' vero che si tratta delle due scelte che vanno per la maggiore. Però io non le considero "dannose". O meglio, non capisco da che punto di vista le consideri tali, ed è questo quello che mi interesserebbe capire di più. Dannose per l'autore, intendi? Perché sia l'una sia l'altra, grossomodo, non tolgono né aggiungono nulla? Questo sì, è vero. Ma secondo me anche queste soluzioni sono legittime, perché credo che l'unico vero limite di una recensione sia quello di rispettare la persona che scrive. Poi c'è sicuramente una differenza tra una buona recensione e una recensione mediocre o inutile. Però, più che distinguere questo, mi interessava discutere sulla finalità generale della recensione (cioè, la domanda non è "come bisognerebbe scrivere una buona recensione?", ma è "io ti lascio una recensione perché...?" Voglio correggerti? Voglio che la tua storia venga cancellata? Voglio prenderti in giro? Voglio, viceversa, che altri si accorgano di quanto è bella? Voglio semplicemente farti sapere come la penso?)



    Non è dannosa in sè, ma lo è quando diventa una tendenza generale. Sempre più spesso si assiste soltanto ad uno dei due comportamenti, e secondo me entrambi dicono poco all'autore. Nel primo caso si cerca di esprimere il proprio apprezzamento, giusto per carità sopratutto quando sincero e decisamente confortante anche per l'autore, ma a parte questo null'altro.
    Nel secondo caso si vuole esprimere una critica negativa prendendo una posizione a priori "tanto la storia che leggo so già che è piena di errori".
    Entrambe costituiscono un "buon" feedback per l'autore? No.
    La prima lo conforta, è vero, ma a parte questo? Va bene per autori poco esigenti, ma a lungo andare ritrovarsi di fronte solo una sequela di giudizi estramente positivi, spesso così smaccatamente positivi da far sorridere per l'ingenuità, lascia piuttosto perplessi.
    La seconda alla meno peggio viene ignorata. L'autore, che per carità può anche essere molto carente stilisticamente e quindi meritarsi appieno tutti i giudizi negativi, la sente spesso come un attacco frontale.
    Di per sè, come ho detto questi due modi di commentare non sono dannosi, semmai appunto inutili. Nel contesto del fandom, dal momento in cui autoproducono, diventano invece due tendenze dannose. Perché non si riesce a trovare una "via di mezzo".



    Sì, questo sì. A patto che questo non venga inteso come fanno spesso i "democratici" - per così dire - dei vari archivi, che contestano certe recensioni in forza di una sostanziale uguaglianza tra autori. Insomma, l'adagio del "tutti sbagliamo". No. Io certi errori non li faccio dalla terza elemantare. Non siamo tutti uguali, ci sono autori e recensori più o meno bravi, però è vero che il parere mio, tuo, di Tizio e di Caio sono pur sempre pareri, e non è che solo perché qualcosa la dico io sia giusta, mentre se la dici tu no. Ho notato che la recensione critica (e più feroce è, più questa cosa si intensifica) viene percepita (e sottolineo, viene percepita. Non posso sapere se venga anche composta con tale intento) come un discorso della montagna. Questo secondo me è un errore. Ma lo fa soprattutto chi investe di tale importanza la recensione. Voglio dire, il recensore sbruffone può sbagliare nel mettersi su un piedistallo, se lo fa, ma sbaglia anche l'autore che si mette a piangere sangue per questo. Nonché chi si indigna.



    L'uguaglianza di posizione dovrebbe esserci da entrambe le parti, dici tu, e io sono d'accordo. Adesso io non sono andata a sindacare su chi commenta è bravo o meno bravo, più esperto o meno esperto, con una laurea o meno del commentato.
    Ed è anche vero che certi errori non soltanto lessicali ma sopratutto di trattamento della caratterizzazione (punto che io sento moltissimo, come ho più e più volte ribadito) stuzzicano i nervi del lettore.
    Ma. Possiamo anche indulgere nella recensione acida, se vogliamo, o in quella accademica montando in cattedra come tanti professori, spinti da questa nostra indignazione (giusta la maggior parte delle volte). Sta di fatto che la nostra recensione rimane sì un parere personale, discutibile e quant'altro ma agli occhi di chi la recepisce diventa una presa di posizione.
    Qui non discrimino tanto su cosa è la recensione, ma su chi la recepisce. E' chiaro che non possiamo prevedere la reazione di ogni singola persona, ma almeno impegnarci per far arrivare il nostro messaggio con il giusto tatto: sottolineare gli errori, ad esempio, ma non accanirci su di essi. Sopratutto, al di là delle imperfezioni grammaticali che sono piuttosto ovvie, dal momento in cui discettiamo sulla storia, sui personaggi e su altre scelte dell'autore che ci paiono sbagliate, incoerenti o altro ancora dobbiamo ricordarci che noi possiamo esporre solo una nostro parere non la verità assoluta. Un caso a parte è costituito da quando andiamo a commentare la caratterizzazione di un personaggio in un fanfiction: è chiaro che andiamo a vedere quanto la rappresentazione data discosti da quella canon. Tenendo fermo il fatto che il modo con cui io leggo un personaggio non sarà mai totalmente uguale al tuo, posso (e devo) comunque sottolineare se la caratterizzazione è completamente distorta rispetto all'originale.
    Riassumendo la critica, anche negativa, si fa, ma bisogna operare con un minimo di equilibrio e tatto. Un messaggio uguale per contenuto verrà recepito in modo diverso a seconda di come lo comunichiamo. Non parlo quindi di una censura del contenuto (uno sbaglio c'è, lo diciamo), ma di come lo diciamo.
    In questo sta l'uguaglianza all'interno del fandom: montare in cattedra è inutile, e anche dannoso se diventa una pratica costante.



    Ma questa non è una tautologia? O in alternativa, che cosa intendi tu come "espressione della propria visione" ripetto a "giudizio" o "parere"? [SM=x1280845]



    Questo distinguo è molto sottile, e riflette molto ciò che intendo su questi termini.
    Giudizio per me implica mettersi nella posizione di montare in cattedra. Un parere solitamente viene richiesto dall'autore e non viceversa. Infatti quando voglio un parere obbiettivo su quanto la mia storia funzioni o meno vado a chiedere a persone di fiducia di leggere e dirmelo. E allora qui il patto tra commentatore e commentato è diverso: è l'autore che richiede di essere (metaforicamente) bacchettato.
    Questi sono già "espressioni di una visione personale" (riprendendo la mia espressione) ma implicano un rapporto ben diverso dal commento di un "semplice" lettore. Perché il lettore medio, che conosce l'autore solo attraverso la propria storia o meglio conosce solo la storia, rimane in una posizione neutrale. Per cui una visione personale della storia è il miglior modo di fare recensione, senza implicare il giudizio (che metterebbe sotto processo autore e storia) oppure il parere (che implica una maggiore "familiarità" con l'autore per poter essere recepito in modo utile).

    [Modificato da Laurie85 15/06/2007 12.05]

    [Modificato da Laurie85 15/06/2007 12.06]

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    00 15/06/2007 14:12

    Entrambe costituiscono un "buon" feedback per l'autore? No.
    La prima lo conforta, è vero, ma a parte questo? Va bene per autori poco esigenti, ma a lungo andare ritrovarsi di fronte solo una sequela di giudizi estramente positivi, spesso così smaccatamente positivi da far sorridere per l'ingenuità, lascia piuttosto perplessi.
    La seconda alla meno peggio viene ignorata. L'autore, che per carità può anche essere molto carente stilisticamente e quindi meritarsi appieno tutti i giudizi negativi, la sente spesso come un attacco frontale.


    Quindi, se ho capito quello che intendi, anche per te le recensioni sono appunto commenti. Solo che la tendenza che va per la maggiore è commentare malamente, o in una direzione o nell'altra. Se è così, condivido assolutamente. Pensandoci, in effetti, è possibile che l'esagerazione di queste due tendenze sia il motivo per cui si è diventati così suscettibili nei confronti di opinioni sincere. C'è probabilmente chi si è abituato ad essere solo incensato (e quindi rifiuta la critica) e chi, dopo essersi scottato con la recensione feroce, rifiuta qualsiasi altra voce sia discordante. [SM=x1280806]


    L'uguaglianza di posizione dovrebbe esserci da entrambe le parti, dici tu, e io sono d'accordo. Adesso io non sono andata a sindacare su chi commenta è bravo o meno bravo, più esperto o meno esperto, con una laurea o meno del commentato.


    Giustamente, perché è un discorso che non ha senso. Un recensore non ha bisogno di credenzialità. Un moderatore sì, un beta (eventualmente) sì. Ma un recensore no. Chiunque può dire la sua. Come diceva anche Franza, poi è responsabile di ciò che dice, non ci piove, per cui se scriverà stupidate gli risponderò che ha scritto stupidate. Ma può avere anche la quinta elementare, o aver scritto storie di immonda idiozia. Se vuole commentare, può farlo.


    Ma. Possiamo anche indulgere nella recensione acida, se vogliamo, o in quella accademica montando in cattedra come tanti professori, spinti da questa nostra indignazione (giusta la maggior parte delle volte). Sta di fatto che la nostra recensione rimane sì un parere personale, discutibile e quant'altro ma agli occhi di chi la recepisce diventa una presa di posizione.


    Interpreto questa frase alla luce dei distinguo che hai fatto. Faccio bene a collegare la "presa di posizione" in questo caso al tuo concetto di "giudizio"? Mi sembra quello che probabilmente si avvicina di più a quello che intendi.
    Ora, per te il giudizio coinvolge storia e autore. Sotto a questo punto di vista, io pure mi incazzerei a morte se ne ricevessi uno. Accetto che qualcuno mi dica "Hai scritto male" non che uno mi dica "Sei una deficiente, e hai scritto male". Questo accade effettivamente in alcune critiche (che fortunatamente non vengono più accettate negli archivi), ma nella maggior parte dei casi il recensore si concentra solo sulla storia. Tuttavia la sua visione personale viene interpretata come un giudizio, nel senso in cui lo intendi tu: l'autore vede attaccata la sua storia e ne deduce che il recensore stia attaccando lui, per una sorta di identificazione tra lavoro e lavoratore. Ma non è sempre così. Io di giudizi ne ho trovato tutto sommato pochi, e non scatenano quasi mai polemiche perché nessuno, in genere, li difende. Invece le visioni personali creano bagarre perché c'è la fazione che non le accetta e quella che invece si sente autorizzato a dire le cose che pensa. In sostanza, a parer mio c'è un concorso di colpa: se da un lato è indubbio che certi recensori salgano in cattedra, dall'altro troviamo degli autori molto immaturi. Coadiuvati spesso da presunti liberalisti che sposano il loro punto di vista. Così la questione del ridimensionamento del potere delle opinioni viene dimenticato, e ci si preoccupa solo della guerra su chi ha ragione. (Cosa ridicola: sono opinioni, non verità.)


    In questo sta l'uguaglianza all'interno del fandom: montare in cattedra è inutile, e anche dannoso se diventa una pratica costante.


    D'accordissimo. È anche questo uno dei comportamenti che contribuiscono al fraintendimento e all'abuso della recensione. Sono immaturi gli autori che non distinguono i punti di vista dalle sentenze, e sono immaturi i recensori che pretendono di dispensare perle di verità dall'alto del pulpito. E che si incazzano se la loro verità non viene accettata e messa in pratica.
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    00 15/06/2007 14:55
    Re:

    Scritto da: Lan awn shee 15/06/2007 14.12
    Pensandoci, in effetti, è possibile che l'esagerazione di queste due tendenze sia il motivo per cui si è diventati così suscettibili nei confronti di opinioni sincere. C'è probabilmente chi si è abituato ad essere solo incensato (e quindi rifiuta la critica) e chi, dopo essersi scottato con la recensione feroce, rifiuta qualsiasi altra voce sia discordante. [SM=x1280806]



    Se vogliamo tirare le somme, sì, è possibile che la diffusione capillare di queste due opposte tendenze porti proprio a questa conseguenza. Prova è un riscontro negli archivi di fanfiction.




    Interpreto questa frase alla luce dei distinguo che hai fatto. Faccio bene a collegare la "presa di posizione" in questo caso al tuo concetto di "giudizio"? Mi sembra quello che probabilmente si avvicina di più a quello che intendi.
    Ora, per te il giudizio coinvolge storia e autore. Sotto a questo punto di vista, io pure mi incazzerei a morte se ne ricevessi uno. Accetto che qualcuno mi dica "Hai scritto male" non che uno mi dica "Sei una deficiente, e hai scritto male". Questo accade effettivamente in alcune critiche (che fortunatamente non vengono più accettate negli archivi), ma nella maggior parte dei casi il recensore si concentra solo sulla storia. Tuttavia la sua visione personale viene interpretata come un giudizio, nel senso in cui lo intendi tu: l'autore vede attaccata la sua storia e ne deduce che il recensore stia attaccando lui, per una sorta di identificazione tra lavoro e lavoratore. Ma non è sempre così. Io di giudizi ne ho trovato tutto sommato pochi, e non scatenano quasi mai polemiche perché nessuno, in genere, li difende. Invece le visioni personali creano bagarre perché c'è la fazione che non le accetta e quella che invece si sente autorizzato a dire le cose che pensa. In sostanza, a parer mio c'è un concorso di colpa: se da un lato è indubbio che certi recensori salgano in cattedra, dall'altro troviamo degli autori molto immaturi. Coadiuvati spesso da presunti liberalisti che sposano il loro punto di vista. Così la questione del ridimensionamento del potere delle opinioni viene dimenticato, e ci si preoccupa solo della guerra su chi ha ragione. (Cosa ridicola: sono opinioni, non verità.)



    Sì e no.
    Sì per l'eguaglianza tra presa di posizione e giudizio. Tuttavia, permettimi di fare un ulteriore chiarimento: non è tanto il contenuto nel giudizio che conta. Io ho trovato spesso giudizi che sono piuttosto argomentati. E' proprio l'atteggiamento, il modo di porsi verso l'autore che appunto ti fa dire che non solo la storia è messa sotto processo ma anche l'autore. Non è quindi ciò che si dice che io contesto, ma come lo si dice. C'è modo e modo di far notare gli errori ad un'altra persona. E ultimamente vedo che le guerre tra fazioni si scatenano proprio per quelli che io considero come giudizi. Poi la ricezione da parte di un autore di una recensione negativa è un problema di variabilità individuale: possono essere tantissime le ragioni per cui un autore non riesce ad accettare una critica o la prende come un attacco personale. Generalizzando (e di molto) qualsiasi storia pubblicata è una parte dell'autore messa a nudo. Forse non tutti sono consapevoli di questo o non a tutti importa. E purtroppo noi non possiamo piegare un autore ad accettare il nostro punto di vista, se lui è ottuso. L'unica cosa che possiamo fare è usare la nostra sensibilità: non sapendo chi abbiamo di fronte, dobbiamo sforzarci almeno un poco a rendere accettabili le nostri critiche, anche quando sono negative.
    Se poi nonostante tutto il nostro tatto l'autore è un blocco di granito e peggio ancora si circonda di fazioni di sostenitori, è proprio il caso, come dici bene tu, di essere più maturi.
    Ma - forse molto ottimisticamente - ritengo che una recensione scritta con un minimo di educazione, che riesca a far notare gli errori senza urtare la sensibilità e riesca magari, laddove ci sono, a mostrare i punti positivi possa essere più accettabile dalla maggior parte degli autori, per quanto questi siano suscettibili/immaturi/esaltati dai troppi elogi ricevuti.
    E sia anche meno attaccabile dai sostenitori delle cause perse.
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    LupoNero666
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    00 15/06/2007 20:23
    La recensione, a mio avviso, deve contenere sia una parte totalmente imparziale dove si analizza la struttura della storia, lo stile e altri dettagli "tecnici", sia una parte di giudizio personale del critico in questione, che si metta in gioco e dichiari cosa pensa dell'opera che deve recensire.

    Non si può pensare di redigere una critica del tutto impersonale, l'arte (compresa la scrittura) vuole per forza una reazione positiva o negativa. Qualcosa che non ispira nulla non è, tout court, arte. A chi legge una recensione interessa soprattutto sapere questo (compreso all'autore). [SM=x1280826]
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    00 16/06/2007 00:40

    E' proprio l'atteggiamento, il modo di porsi verso l'autore che appunto ti fa dire che non solo la storia è messa sotto processo ma anche l'autore. Non è quindi ciò che si dice che io contesto, ma come lo si dice. C'è modo e modo di far notare gli errori ad un'altra persona. E ultimamente vedo che le guerre tra fazioni si scatenano proprio per quelli che io considero come giudizi.
    Poi la ricezione da parte di un autore di una recensione negativa è un problema di variabilità individuale: possono essere tantissime le ragioni per cui un autore non riesce ad accettare una critica o la prende come un attacco personale. Generalizzando (e di molto) qualsiasi storia pubblicata è una parte dell'autore messa a nudo. Forse non tutti sono consapevoli di questo o non a tutti importa. E purtroppo noi non possiamo piegare un autore ad accettare il nostro punto di vista, se lui è ottuso. L'unica cosa che possiamo fare è usare la nostra sensibilità: non sapendo chi abbiamo di fronte, dobbiamo sforzarci almeno un poco a rendere accettabili le nostri critiche, anche quando sono negative.


    Però vedi, secondo il tuo discorso si finirebbe per identificare un solo modo corretto di recensire. A livello di toni, intendo, non di contenuti, che quello è un altro discorso. Secondo me questo non è giusto, perché comunque un punto di vista può essere espresso in molti modi diversi senza che quello non canonico sia anche scorretto. Modi che possono risultare più o meno gradevoli, senz'altro, ma che sono comunque legittimi. Tu mi dici, il tono cambia le cose. Sicuro, fa risultare una stessa critica gentile o caustica. Ma la percezione del tono non cambia il dato effettivo della recensione. Se l'argomento è la storia, al massimo la ferocia del recensore è relativa alla storia. Non riuscire a capirlo è un limite del recensito. È un problema che nasce da lui. Indubbiamente in ogni storia c'è un pezzo di noi, ma filtrato mille volte e proposto attraverso mezzi estetici. In una recensione viene valutato il mezzo estetico usato, che può piacere o no, per determinati motivi o per altri. Se poi non si riesce a percepire la differenza, io credo che dovrebbe essere piuttosto l'autore a sviluppare una sensibilità in questo senso, non il recensore ad assumere un tono standard. Intendo, può farlo, se vuole. Non voglio dire che non sia giusto criticare gentilmente. Voglio dire che lo si può fare come no. E il recensore meno gentile, o sarcastico non è per questo automaticamente sbruffone o montato. Usa altre tecniche retoriche per uno stesso messaggio, ben sapendo che l'una o l'altra lo renderà più o meno gradevole.
    Il recensore, secondo me, sbaglia nel momento in cui pretende che il suo punto di vista venga accolto dal recensito. Questo è travalicare il proprio ruolo. E questo per me diventa, per usare la tua terminologia, giudicare. "Io sono meglio di te, e quindi tu devi fare quello che io ti suggerisco, se no non capisci niente". Questo è lo - per così dire - "abuso" della posizione del recensore, l'atteggiamento di chi sale in cattedra e detta legge. E il problema sta nell'atteggiamento, appunto, non nel tono.
    Comunque ti ringrazio, Laurie, perché il tuo punto di vista è interessante e prezioso. Mi sta aiutando molto nella riflessione sul problema. [SM=x1280756]


    La recensione, a mio avviso, deve contenere sia una parte totalmente imparziale dove si analizza la struttura della storia, lo stile e altri dettagli "tecnici", sia una parte di giudizio personale del critico in questione, che si metta in gioco e dichiari cosa pensa dell'opera che deve recensire.
    Non si può pensare di redigere una critica del tutto impersonale, l'arte (compresa la scrittura) vuole per forza una reazione positiva o negativa.


    Certo, concordo. È il famoso "mi piace/non mi piace perché...". E proprio perché è inevitabile una componente soggettiva nella recensione, trovo insensato l'atteggiamento di chi le dà un valore di sentenza, sia da una parte della barricata sia dall'altra. Il recensore non dovrebbe essere un giudice, ma un commentatore.
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    00 16/06/2007 00:54

    E il recensore meno gentile, o sarcastico non è per questo automaticamente sbruffone o montato. Usa altre tecniche retoriche per uno stesso messaggio, ben sapendo che l'una o l'altra lo renderà più o meno gradevole.



    Guardate, se posso dire la mia, a volte è meno pesante una recensione scherzosa e ironica, in cui si rida con l'autore della storia e non di lui, rispetto ad una critica canonica in cui si smonta pezzo pezzo la storia (fermo restando che un'analisi critica e ragionata della stessa deve esserci a prescindere dallo stile).
    Poi sono questioni di gusti e sensibilità, ed ammetto che è anche difficile far capire a chi non ci conosce che si stanno smorzando i toni per rendersi simpatici, nonostante la batosta che gli si sta per dare. [SM=x1280745]









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    00 16/06/2007 18:26
    Re:

    Scritto da: Lan awn shee 16/06/2007 0.40
    Intendo, può farlo, se vuole. Non voglio dire che non sia giusto criticare gentilmente. Voglio dire che lo si può fare come no. E il recensore meno gentile, o sarcastico non è per questo automaticamente sbruffone o montato. Usa altre tecniche retoriche per uno stesso messaggio, ben sapendo che l'una o l'altra lo renderà più o meno gradevole.
    Il recensore, secondo me, sbaglia nel momento in cui pretende che il suo punto di vista venga accolto dal recensito. Questo è travalicare il proprio ruolo. E questo per me diventa, per usare la tua terminologia, giudicare. "Io sono meglio di te, e quindi tu devi fare quello che io ti suggerisco, se no non capisci niente". Questo è lo - per così dire - "abuso" della posizione del recensore, l'atteggiamento di chi sale in cattedra e detta legge. E il problema sta nell'atteggiamento, appunto, non nel tono.



    Alt, alt.
    Qui non si tratta di gentilezza. Non ho mai voluto parlare di gentilezza, ma appunto di un atteggiamento con cui il recensore si pone di fronte alla storie e all'autore. Perché se la storia è il contenuto, il testo su cui si basa la comunicazione, il suo destinatario è l'autore. Ed è sciocco non tenerne conto.
    Con ciò non vuol dire che la sensibilità prescrive soltanto di usare un certo tono piuttosto che un altro. No, la sensibilità significa che il recensore ha ben chiaro in mente che il suo è un messaggio e che deve essere esposto in modo da "arrivare" all'autore. Che poi l'autore lo accetti o meno, o lo ritenga accettabile o meno rientra nella sua libertà di recensito.
    La sensibilità è quella qualità senza la quale non può sussistere una comunicazione paritaria ed efficace tra recensore e recensito.
    Non nego che hai ragione nel dire che anche l'autore debba sviluppare una consapevolezza di cosa sia una recensione e imparare a gestirla, ovvero ad accettarla.
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    Lan awn shee
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    00 16/06/2007 21:19

    Non nego che hai ragione nel dire che anche l'autore debba sviluppare una consapevolezza di cosa sia una recensione e imparare a gestirla, ovvero ad accettarla.


    O forse, sarebbe meglio, a gestirla nel senso di valutarla. Perché è vero che ci sono anche le critiche mal fatte. Tutto va accettato, non tutto va ascoltato. [SM=x1280787]

    [Modificato da Lan awn shee 16/06/2007 21.20]

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