Ta-daaan!
Ecco on-line il settimo capitolo di Scripta Manent, dal titolo "Determinazione".
Buona lettura, e passo a rispondere ai gentili commenti di Lan e REader.
In ordine alfabetico ( e seguendo un filo logico sensato), partiamo da Lan:
Tiriamo il respiro con questo capitolo che, anche se ha un inizio piuttosto concitato e coinvolgente (sono sempre convinta che, più ancora della vista, il senso più evocativo quando si scrive sia il tatto. E la tua analogia con il fuoco nei polmoni - oddio, non so se poi sia tua, ma qui l'hai usata tu - funziona benissimo), poi si calma e ci permette di rimettere a posto le idee.
Quella del fuoco nei polmoni è una sensazione orribile, ricordo della prima volta in cui sono scesa in vasca. E che succede in questi casi? Che si beve, ovvio.
Peccato che il naso abbia continuato a bruciare a lungo. Sarei curiosa di sapere chi altri ha usato quest'associazione d'idee.
Ho trovato molto bella soprattutto la prima parte, quella dedicata ai flash back. Spezzettare così una spiegazione che altrimenti sarebbe stata pesantina da esporre è stata un'ottima idea, e credo che abbia pagato. E così, tra una parola e l'altra, questo capitolo è volta via letteralmente. Di solito riuscivo a godermelo fino in fondo. Stavolta mi è proprio sfuggito di mano. Sarà che stiamo arrivando al gran finale, perlomeno di questa vicenda? ^^
La spiegazione per bocca del cattivone l'avevo ideato. Rileggendola, ho avuto voglia d'impiccarmi.
Sono contenta che fili liscia, avevo temuto stridesse con il resto della narrazione. Meno male.
Siamo in prossimità del gran finale?
E adesso, veniamo a Reader e a
Debora:
Ecco una nuova, appetitosa frittata. Diciamo innanzitutto che le storie di macchine dotate di sentimenti e di ragione sono sempre state tra le mie preferite. Così com'era stato per il bar di periferia, anche qui sembra quasi di esserci, in quella stazione della metropolitana, con il suo via vai di persone che poi sono sempre più o meno le stesse e le tre macchine distributrici, affiancate, che sembrano osservare quello che succede.
Perfetto, l'impressione che volevo dare è proprio quella di chi assiste alla scena iniziale restando sullo sfondo. Forse è una parte un po' sbilanciata rispetto alla successiva, ma ha un suo perché.
Molto abile come la narrazione solo lentamente si focalizzi sulla vera protagonista, mentre all'inizio sono in primo piano i due passeggeri, la signora seccata e l'uomo chiacchierone che non vede l'ora di esternare le sue opinioni vernacolari.
Un'ottima frittata, davvero.
Ho scritto questa storia pensandola come una sceneggiatura di un cortometraggio. Piani sequenze, campo e controcampo, montaggi alternati, campi lunghi e particolari.
Oddio, alcuni passaggi non saprei definirli anche io. Dovrò riprendere lezioni a riguardo.
[Modificato da |Francine| 13/08/2007 00:45]