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Fieri, ricoperti di pelli, cavalieri nomadi, i Navaho sono la tribù di nativi americani più grande del nord America. Essi si chiamano Dineh, il Popolo, e sono i figli della cultura Atapasca che emigrarono dal Canada nordoccidentale ai territori del sud ovest. La migrazione del popolo nordico, iniziata attorno al 800-900 d.C., non presentava uno scopo determinato ma fu una lenta espansione verso regioni nuove e poco abitate, forse causata dalla mancanza di cibo in seguito all'aumentata densità della popolazione. Il loro cammino li portò ad incrociarsi con quello dei Pueblo, i quali battezzarono il popolo nordico col nome apachu, ovvero "nemici-stranieri"; da questo deriva la locazione mista di tewa e spagnolo "Apaches di Nabahu", che alla lunga fu contratta in "Navaho".
I Navaho adottarono molte abitudini culturali dei loro vicini Pueblo, come le danze con maschere ( yebichai ) e l'arte di intrecciare canestri e modellare vasellame. A confronto delle altre tribù essi erano degli allevatori straordinari di vacche e di pecore e riuscirono a sviluppare delle tecniche di pastorizia tuttora adottate. La cultura di base dei sud-atapaski deriva parecchi modelli da quella nord-atapaski. Strumenti indispensabili della loro sopravvivenza, arco e frecce li aiutarono nella caccia che assieme alla pesca e alla raccolta di piante selvatiche costituivano la loro fonte di alimentazione. Abitualmente i loro abiti erano di pelle di daino e portavano i capelli lunghi e sciolti, tenuti fermi da una benda allacciata intorno alla testa. Gli uomini indossavano pure un gonnellino aperto sui fianchi e i loro alti mocassini, allacciati sotto le ginocchia, erano una importante parte del loro abbigliamento in un territorio coperto di rovi e boscaglia.
I Navaho vantavano parecchi guerrieri valorosi dotati di eccezionale resistenza fisica e di maestria nel tiro con l'arco, l'arma preferita e più a lungo usata prima dell'avvento dei fucili. Le donne invece si dedicavano all'artigianato, alla famiglia, al mantenimento della dimora, giocavano un ruolo fondamentale negli affari di famiglia, potevano possedere una loro proprietà personale e divenire sciamane. Chiamate hogan, le dimore Navaho erano delle strutture coniche basse costruite con dei bastoni , ricoperte di fango e di terra e avevano un apertura sul soffitto per la fuoriuscita di fumo.
Le tribù dei Navaho continuarono ad abitare le loro terre anche dopo il 1848 quando gli Stati Uniti le avevano conquistate. Nel 1863 ebbe inizio la politica della "terra bruciata", così chiamata a causa della devastazione dei terreni Navaho da parte del colonnello americano Carson. L'anno seguente vide l'inizio della "lunga marcia" dal New Mexico fino a Bosque Redondo ( Fort Summer ) per un totale di 480 estenuanti Kilometri e ben 323 navaho morti in quella occasione. Il numero degli internati di Bosque Redondo salì drasticamente, passando da 5000 prigionieri ammassati in condizioni pessime. Nonostante i numerosi appelli alla Casa Bianca e al presidente Lincoln da parte di influenti cittadini le condizioni non cambiarono. Dopo 4 anni la tribù ebbe il permesso di ritornare in una zona composta in parte dalle loro terre d'origine. Va bene inteso che questo permesso non venne rilasciato per scopi umanitari ma a causa del forte sbilancio economico che si creò dopo la guerra civile per il mantenimento dei prigionieri.
Nel 1868 settemila rimpatriati tornarono a una terra disastrata dalle incursioni americane ma, volendo evitare una seconda Bosque Redondo, l'esercito decise di appoggiare i Navaho che intendevano sostenersi autonomamente da un punto di vista economico.
Dalla fine degli anni '80 sino agli anni '90 essi vissero pacificamente sotto la protezione dell'esercito e ebbero così modo di sperimentare il benessere dell'indipendenza economica. La riserva odierna comprende 67.000 Kmq di territorio, dal nordovest del New Messico al nord-est dell'Arizona e comprende parecchie bellezze naturali come Monument Valley e Window Rock, l'attuale "capitale" dei navaho.
All'interno della comunità navaho i legami sociali costituiscono una rete complessa di rapporti di parentela e di solidarietà cooperativa, ma con l'aumento demografico e le trasformazioni economiche le strutture sociali tradizionali sono state parzialmente ridotte. Il perno sociale della comunità è il gruppo locale che rappresenta l'unità economica più produttiva. Ogni gruppo locale si raccoglie attorno alla head mother, ovvero la donna più anziana della famiglia, mentre il nucleo famigliare è composto dal marito, dai figli non sposati, dagli sposi delle figlie e dalla loro discendenza.
Una parola chiave della società navaho è "solidarietà". Ogni individuo si sente appartenere alla comunità e indica gli altri membri come shik'èì (miei parenti). Egli è legato al suo comportamento dal principio k'è, un concetto che si può tradurre con "amore, amicizia, pace". Un'altra caratteristica particolare di questo popolo è il reciproco scambio di beni materiali inteso come dovere morale e non vincolato dalla parentela. La vitalità di questo sistema così inconsueto ai nostri occhi, pur all'interno della società americana dominante, mostra la capacità straordinaria dei nativi americani di adattarsi a condizioni economiche e sociali diverse.
In nessun altro popolo del nord-america le idee religiose espresse nei miti sono così ben tramandate come presso i Navaho. In questo popolo senza scrittura, la funzione del mito è quella di interpretare e di confermare l'ordine e la genesi del mondo. Tutte le rappresentazioni delle forze dell'universo e il tentativo di sottometterle e di controllarle tramite rituali magici fanno parte di una rete religiosa penetrante tutte le sfere della vita. Scopo principale di tutte le cerimonie è la difesa o la restaurazione dell'armonia universale. L'individuo prospera se la comunità si trova in armonia con la natura circostante e viceversa il suo benessere si trasmette alla comunità. Si cerca quindi di mettere al sicuro l'individuo, di aumentare il suo benessere personale, di portare soddisfazione e sicurezza per la casa, il gregge e i parenti. Un Navaho chiama tutto ciò hòzhò, che spesso e in modo insoddisfacente viene tradotto come "buono, bello, benedetto"; se si aggiunge il suffisso -jì, che significa "direzione, via , verso", ne risulta la parola hòzòòjì", con la quale si designa il rituale più importante del sistema cerimoniale navaho: la "Via della benedizione". Le cerimonie sono condotte da "specialisti" collegati alla tradizione sciamanica del nord subartico, non essendoci una casta sacerdotale. Essi sono gli hataalii, cantori, poiché il canto contraddistingue la parte fondamentale di ogni rituale navaho.
La paura della stregoneria è molto diffusa. Anche gli hataalii possono produrre incantesimi, abusando della loro sapienza rituale. Le persone stregate sono molto difficili da curare e il loro trattamento richiede interventi esoterici, come ad esempio aspirare fuori dal corpo un oggetto stregato. I rituali di guarigione ottengono successo soprattutto nei casi di malattie psicosomatiche, come una forma di psicoterapia suggestiva che in certi casi allevia alcuni disturbi organici.
Le radici tradizionali dei Navaho si esprimono fortemente attraverso le loro opere d'arte e d'artigianato. Essi sono raffinati argentieri, avendo appreso l'arte nel diciannovesimo secolo dagli spagnoli e dal popolo messicano circostante, e creano ornamenti molto apprezzati dai collezionisti. Le donne navaho sono sarte esperte e tessono tappeti di lana usando colori tradizionali. I tappeti navaho sono così apprezzati che il periodo dal 1890 al 1920 venne chiamato "il periodo dei tappeti". Infatti, con il sorgere della ferrovia, i trader (mercanti) americani portarono una grande clientela ai navaho; addirittura erano pubblicati nei cataloghi contenenti informazioni illustrative del loro artigianato. Alcuni abitanti navaho invece dipingono murales o lavorano in acquerelli, illustrando scene nei quattro colori più significativi per loro. Infatti, le loro leggende raccontano che la prima gente si originò in tre successivi mondi, dai quali furono espulsi per aver attaccato briga tra di loro, per poi stabilirsi in un quarto dove trovarono i Kisani, ovvero il popolo Pueblo. Apparvero quattro esseri: Corpo Bianco, dio di questo mondo; Corpo Blu, colui che innaffia; Corpo Giallo e Corpo Nero, il dio del fuoco. Invano tentarono di comunicare con la gente ma ogni sforzo fu inutile. Cos" Corpo Nero parlò agli uomini nella sua lingua dicendo loro che i quattro corpi avrebbero creato esseri umani più vicino a gli dei. Dopo dodici giorni da una spiga bianca di grano nasce l'uomo e da quella gialla la donna. I Dineh era il nuovo popolo che avrebbe saputo interpretare i segni divini.
La lingua Navaho è un sistema complesso di suoni , tant'è vero che essi furono arruolati nei marines durante la Seconda Guerra mondiale con il compito di trasmettere messaggi, e i Giapponesi non riuscirono mai a decifrarli.
Nonostante le numerose difficoltà subite, i Navaho sono riusciti a mantenere una sana integrità culturale e tradizionale. La vita è semplice ma piena di significato. Le donne continuano ad indossare le vesti tradizionali: camicette di velluto, lunghe gonne colorate che scendono sino alle caviglie e collane di argento e turchese. I canti e i balli continuano a risuonare fra le pianure e le leggende e le immagini vive oltrepassano il vincolo del tempo. La nazione Dineh è davvero ricca e possiede dei tesori invidiabili che li aiuterà a prosperare.


NEC news febbraio 98