Ryu il ragazzo delle caverne è un classico del fumetto giapponese anni ’70, trasposto anche nell’omonima serie tv.
Quest’ultima però, a differenza del manga, seleziona e ripropone solo gli elementi preistorici del manga, facendo convivere in un mondo improbabile sia uomini che dinosauri.
Il manga, al contrario, fin da subito mette in chiaro che c’è qualcosa di anomalo. L’autore infatti ci tiene a precisare che la storia potrebbe essere ambientata in una preistoria alternativa, oppure in un futuro catastrofico, o persino in un insospettabile presente. Di elementi anomali tali da insospettire il manga è pieno: lucertoloni che fanno rotolare pietre per uccidere le loro prede, dimostrandosi incredibilmente più di intelligenti di quanto si potrebbe sospettare, oppure uccelli di fuoco che non sono altro che punti luminosi che sfrecciano ad altissime velocità nel cielo. Lo stesso Ryu dimostra ben presto che di anormale non ha solo il colore della pelle; la sua inventiva e la sua capacità di adattamento molto superiore al normale danno idea che qualche mistero si nasconda circa le sue origini.
Considerando tutto questo, la convivenza tra dinosauri ed uomini diventa più credibile di quanto non lo fosse nella serie tv.
Il manga fa parte di un trilogia chiamata “la strada di Ryu”, in cui ciascuna parte pur essendo leggibile in modo autonomo forma un mosaico unico. Si tratta del secondo episodio, che segue il vero e proprio “la strada di Ryu” e precede “il mondo di Ryu”.
A prescindere da tutto questo, Ryu il ragazzo delle caverne si rivela un manga vecchio stile, con tutti i relativi pregi e difetti. Immediato e godibile nella sua semplicità, può oggi essere considerato tranquillamente molto ingenuo dal punto di vista della narrazione, che propone situazioni magari innovative per i tempi che furono, ma che dopo 20 anni risultano viste più volte. Anche il disegno è semplice e spesso caricaturale nelle caratterizzazioni grafiche.
Si tratta dunque di una serie che potrebbe in prima istanza sembrare inadeguata al lettore moderno, pur rappresentando uno dei grandi classici del fumetto giapponese.
FONTE:Mangadb
Bellissimo. Ryu ricerca la madre rapita da una tribù nemica, affrontando orribili mostri. Si parla anche di razzismo: il capo di una tribù di colore ritiene che i bianchi portino sfortuna. Tirano è un tirannosauro fuori dal suo tempo che compie stragi di esseri umani. Viene prima accecato da Kiba all’inizio della serie, poi ucciso da Ryu che gli caverà il secondo occhio nella penultima puntata. La sequenza dei passi che preannunciano l'arrivo di Tirano è stata copiata in Jurassic Park, ma l'originale fa più paura!
E’ stato trasmesso su Tele Città (emittente ligure) quello che sembrava essere il lungometraggio di Ryu. La trama a grandi linee era la stessa, ma c’erano alcune sostanziali differenze. I tre protagonisti (Ryu, Ran e Don) sono tre ragazzini della nostra epoca (Ryu non ha piu' di 15 anni) che vengono spediti in viaggio nel tempo per la loro capacità di capire gli animali attraverso i sentimenti. Incontrano Tirano in età giurassica e Ryu lo acceca. Ad un certo punto vengono portati nell’epoca degli uomini, ma anche Tirano viene portato con loro, per motivi del tutto sconosciuti. Tirano muore in mare, ucciso da Ryu. Si conclude con un ritorno al momento in cui sono partiti, e con un finale tanto incasinato e incomprensibile quanto quello di 2001-Odissea nello spazio. Il volto di Ryu è disegnato come quello della serie regolare, ma il corpo è quello di un ragazzino. Inoltre tutti e tre i sopracitati indossano abiti moderni. Tirano è disegnato in modo diverso; l’occhio accecato non è chiuso, ma tutto rosso e grondante sangue.
Curiosità: Nel 1979 è uscito anche un lungometraggio di Ryu dal titolo “Quando vivevano i dinosauri” (dai kyoryu jidai), nel quale Il piccolo Jun e la giovane Remi hanno la capacità di capire la voce degli animali. Rapiti da un UFO, i due vengono portati nell' età dei dinosauri e ne seguono l'evoluzione sino alla loro scomparsa. Quando ritornano al presente un tirannosauro riesce però a seguirli nel loro viaggio temporale e semina il terrore. Alla fine gli uomini riescono ad abbatterlo e l'UFO ritorna per spronarli ad usare le loro capacità al meglio, in modo da non finire per estinguersi come i dinosauri.
FONTE:Ciao.it
La serie ha un pregio invidiabile: solo 22 episodi che stringono al necessario tempi e significati. Non ce ne vogliano, beninteso, i fans delle serie (Candy è solo un esempio) che dovevano tenere alta la concentrazione per ben 115 episodi, o di quante superano le 100 puntate. Con Ryu il rischio di "stanchezza" da cartoni è scongiurato: non si fa in tempo a sedersi in poltrona che si arriva alla fine, e senza tregua per nessuno. Il disegno è semplice, il montaggio non ha la raffinatezza delle produzioni recenti, ma poco conta, soprattutto per chi vuole (pretende) contenuti e non (solo) apparenza.
Un milione di anni fà, o forse due, c'era chi parlava al vento ed alle stelle.., cantava così Giorgia Lepore all'epoca dell'incisione del vecchio 45 giri, sigla di coda ad ogni episodio. Probabilmente quello che cerchiamo nel cartone animato è proprio racchiuso nei testi, semplici e brevi (davvero brevi, appena 58 secondi di sigla...) che ci facevano immalinconire e riflettere dopo aver visto questo ragazzo preistorico correre su e giù per i sentieri di quella terra. Ma lui non correva per caso, aveva fretta di vedere la mamma separata da lui per uno sfortunato avvicendarsi di coincidenze. Dobbiamo sopraffare per non essere sopraffatti: egli stesso ci fornisce la chiave della lettura dell'intera serie. Risponde così a chi lo accusa di essere troppo combattivo e poco attento ai valori. Ma niente paura, c'è una via d'uscita al tunnel buio che ci costringe a correre prima ancora di sapere dove andare: la convinzione che possiamo credere in un miglioramento. Ran è la portavoce di un messaggio simile. Lei ribatte e porta il suo compagno di battaglia sul terreno della giustizia e dell'assennatezza. La coppia di giovani è il seme dell'umanità sana che tutti si augurano possa, prima o poi, germogliare.
Il bello della serie è proprio in questo particolare: non si perde, non si distrae, ci riporta sempre sul binario iniziale: indagare la ragione della nostra corsa odierna, arrivare alla consapevolezza che correre oggi non è (non deve essere) il correre cieco di ieri. Il premio meritato andrà solo a chi saprà riempire di significato una lotta che spesso diventa impari, insostenibile, insopportabile, ma che, combattuta con le armi giuste, potrà portare a riabbracciare il sogno di ognuno.
FONTE:Valerio
[Modificato da cyborg009 26/11/2017 18:20]
Cyborg 009