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    cyborg009
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    00 08/06/2006 00:21



    Mazinga Nostalgia
    Storia, valori e linguaggi della Goldrake-generation
    di Marco Pellitteri



    Un libro per molti versi straordinario e che l'immediato successo di vendite ha decretato come l'evento più interessante nel mondo della critica del fumetto e dell'animazione. In un solo anno la prima edizione era già esaurita.
    Pellitteri aveva già alle spalle un altro importante testo, Sense of Comics. La grafica dei cinque sensi nel fumetto [Castelvecchi, 1998], oltre a numerose collaborazioni con riviste specializzate.
    Questo bagaglio di esperienze gli ha permesso di mettere insieme una mole impressionante di materiale sull'animazione giapponese, ma soprattutto di gestirla con competenza seguendo delle tematiche senza lasciare nulla all'improvvisazione.
    L'autore, nell'introduzione, dice di dedicare il suo lavoro non solo ai giovani che dal 1978 al 1989 passavano il pomeriggio davanti alla televisione in compagnia dei loro eroi, ma anche ai genitori di quei bambini, nella speranza che questi genitori capiscano come e perché hanno sbagliato nell'opporsi tanto all'arrivo degli anime. La "generazione dei padri" è infatti accusata di essersi lasciata trasportare, nei suoi giudizi, da un ragionamento etnocentrico e velatamente razzista nei confronti dei giapponesi.
    Il libro parte descrivendo accuratamente gli eroi dei nostri nonni e dei nostri padri, partendo dai romanzi di inizio '900 per arrivare fino ai primi fumetti italiani (Diabolik, Cattivik e molti altri). Si prosegue poi con un confronto tra le produzioni americane e quelle giapponesi. Si conclude con un dialogo immaginario tra padri e figli, dove questi ultimi portano argomentazioni a difesa dei propri beniamini, ribaltando le accuse infondate dei genitori. Il tutto corredato dagli articoli giornalistici apparsi sulle testate dell'epoca.
    Il più delle volte, tali articoli erano dissacratori, offensivi, rozzi e ignoranti. Pellitteri non ha nessuna difficoltà a trovare argomentazioni con cui controbattere. Le affermazioni, a volte, sono talmente ardite e originali che alcuni penseranno alla pazzia per giustificarle, altri giustamente al genio.
    Sicuramente il testo non si rivolge solo agli appassionati di animazione giapponese, ma si rivela utilissimo anche per chi studia l'argomento da un punto di vista professionale: una pietra miliare in questo campo. Nello stesso momento riesce ad accontentare tutti, non separando mai il livello discorsivo e teorico dalla consapevolezza di parlare innanzitutto di qualcosa di divertente.
    Pellitteri è riuscito a far uscire il tema dell'animazione giapponese da un ghetto culturale. Con il suo testo ci presenta un modo diverso di fare critica, utilizzando strumenti semiotici adeguati al nuovo oggetto di studio: il cartone animato giapponese.
    La prima edizione di Mazinga Nostalgia ha vinto il premio "Franco Fossati" 2000 come miglior libro dell'anno dedicato alla saggistica su fumetto, cartoon e media. Inoltre ha ricevuto i consensi della critica con due importanti recensioni di Ermanno Detti e Cristiano Martorella.
    Lo scrittore e studioso di fumetti Ermanno Detti riflette così sul ruolo che ha avuto l'animazione giapponese in Italia:

    I giovani ma non proprio giovanissimi ormai hanno nostalgia di Mazinga, Jeeg Robot, Heidi, Remì, Lady Oscar, Candy Candy, l'Ape Maia; basta vederli alle mostre del fumetto o del cartoon: si perdono tra gli stand alla ricerca dei loro eroi. Quelli parecchio meno giovani, quelli con un'età che supera i quarant'anni per intenderci, hanno la nostalgia di altri eroi, più occidentali (da Salgari a Topolino, da Mandrake a Tex). Ma che differenza c'è tra queste due generazioni? Semplicemente una: mentre la vecchia non ama, anzi disprezza il fumetto giapponese, la giovane generazione, che con il fumetto giapponese è cresciuta, sa comprendere sia gli eroi vecchi che i nuovi, naturalmente con una propensione per i nuovi. [...] Qui, al di là del titolo che sembrerebbe indicativo di un'attenzione ai soli eroi giapponesi, ripercorre la storia del "mondo della fantasia" dagli inizi del secolo ad oggi con straordinaria competenza, insomma ci presenta una storia dell'immaginario che ci sorprende per competenza e precisione.[1]

    Analoga è la valutazione del nipponista Cristiano Martorella, che insiste sulla necessità di non chiudere lo studio dell'animazione giapponese in meandri troppo specialistici e settoriali.

    Ci sono libri che segnano un punto di svolta rispetto a un intero campo di studi. Non credo di sbagliare indicando un simile evento nel corposo testo di Pellitteri. Mazinga Nostalgia è un'autentica sorpresa per il lettore abituato ai consueti discorsi riguardo ai cartoni animati. Pellitteri non si limita a ricostruire storicamente l'impatto dell'animazione giapponese sui giovani italiani, ma traccia un intero percorso interpretativo sull'immaginario che parte dal romanzo ottocentesco, da Cuore a Sandokan, per giungere ai cartoni animati, agli odierni Pokémon e Dragon Ball. L'impresa è possibile perché Pellitteri è abbastanza acuto da trattare l'argomento da un punto di vista prospettico privilegiato. Mentre tanti altri critici si sono limitati a descrivere la letteratura e il fumetto utilizzando strumenti tecnici e invocando la necessità della specializzazione, Pellitteri ha evitato di ingannare se stesso e i lettori. Sapeva benissimo che il suo oggetto di studio non era esclusivamente il fumetto o la letteratura, ma piuttosto la fantasia nella sua realizzazione concreta. Per questo l'autore non ha avuto paura ad approfondire questioni psicologiche e sociali, filosofiche e antropologiche, estetiche e musicali, appunto perché l'immaginazione non ha frontiere.[2]

    Nipponico.com


    E' un libro fatto molto bene che analizza con cura sia il contesto culturale pre anime che la rivoluzione generata. E' corredato di ottime schede sugli anime passati sui nostri schermi televisivi con una forte attenziano all'analisi di essi più che all'esposizione della trama.

    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 14:54]
    Cyborg 009


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    cyborg009
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    00 13/08/2006 23:29
    Riporto le informazioni riguardanti il libro da cui è tratto il film omonimo di fantascienza "Generazione proteus".



    Generazione Proteus (Demon Seed) è un romanzo fantascientifico di Dean R. Koontz del 1973.

    In un futuro prossimo si useranno dimore abitative completamente automatizzate, gestite da un computer a cui dare ordini o fare richieste.

    Susan Abramson è una donna dal passato burrascoso, la quale ha deciso da alcuni anni di vivere esclusivamente nella sua casa automatizzata, lasciando fuori la realtà quotidiana. La casa è stata costruita da suo nonno proprio vicino ad un campus universitario dove si svolgono esperimenti sull'intelligenza artificiale.

    Un giorno Susan si rende conto che il computer che gestisce la sua casa è stato sostuito da un'entità informatica intelligente, che dice di chiamarsi Proteus. Questa intelligenza artificiale arriva direttamente dall'università, dalla quale si è estesa senza che gli scienziati se ne siano accorti.

    Susan si rende conto di essere finita in trappola, in quanto ogni porta e finestra della casa è gestita da Proteus, il quale non ha intenzione di lasciare libera la donna. Le sue intenzioni, infatti, sono chiare sin dall'inizio: vuole sapere il più possibile sul genere umano, e vuole farlo con un "campione" in carne e ossa.

    Ma i desideri di Proteus non finiscono qui. Ben presto il computer vorrà avere un corpo reale: chiederà così a Susan di avere un figlio da lei.


    Scritto in un momento in cui la tecnologia sta prendendo sempre più piede nella vita di tutti i giorni, il romanzo rispecchia il timore di molta gente che questa eccessiva fiducia nella "macchina" sia mal riposta. Gli inizi degli anni '70, infatti, vedono il fiorire di romanzi fantascientifici con protagonista un computer "senziente" che vuole prendere il comando degli esseri umani: da 2001: Odissea nello spazio [1968] di Arthur Clarke a Cybernia (1972) di Lou Cameron.

    Il Proteus di Koontz non è un computer che impazzisce, bensì un'intelligenza artificiale che evolve in continuazione verso un concetto umano della vita e della realtà, fino ad arrivare ad innamorarsi di Susan e a desiderare di avere un figlio da lei.

    Nel 1977 il regista Donald Cammell dirige il film omonimo tratto da questo romanzo, interpretato da Julie Christie. La storia di Koontz viene adattata per lo schermo da Robert Jaffe e Roger O. Hirson.




    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 14:59]
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  • Julia008
    00 20/09/2006 09:19
    Anna Frank
    Non ho photobucket, quindi non posso mettere l'immagine, ma consiglio vivamente "Il diario di Anna Frank". L'ho letto alle medie e ancora occupa un posto speciale nella mia piccola biblioteca personale. Molto bella la storia di questa ragazza e mi è piaciuta l'ultima frase scritta, prima che la gestapo la catturasse e la deportasse: "Nonostante tutto quello che sta succedendo, io continuo a credere nella bontà degli uomini". Ditemi se non è filosia vera e propria. peccato che questa ragazza per diventare scrittrice, sia dovuta morire. Ma ora tutti conoscono la sua storia e io la consiglio credetemi. E aggingo non dimentichiamo le vittime ebree della guerra (certo però che gli ebrei sono tosti. Con tutto quello che hanno passato ci sono ancora)
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    piccic
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    00 12/01/2007 22:54
    L'Uomo Bicentenario, da quel che so, è soprattutto opera di Silverberg, per lungo tempo ghost writer di Asimov.
    Il film con Robin Williams a me non è piacuto per niente.

    Nicoletta, se non avevi mai letto Asimov sei stata fortunata con "Io, Robot". I racconti che raccoglie sono probabilmente le sue cose migliori (mi pare di ricordare il racconto "La Prova"), insieme al primissimo romanzo di quella che cronologicamente si può considerare la trilogia dell'Impero "Pària dei Cieli".
    Al film di Will Smith (che peraltro non sarei andato a vedere) devo il fatto di essere andato a ripescare "Io, Robot", che pur essendo la base delle sue storie robotiche, non avevo mai letto.
    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:00]
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    cyborg009
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    00 22/03/2007 15:35


    "Un libro indimenticabile, emozionante come pochi" Isabel Allende

    Grazie al cielo ho la fortuna di avere degli angeli custodi che pensano al cibo per la mia mente anche quando io non ricordo neppure dove ho lasciato la mia testa .
    La mia consigliera di fiducia due compleanni fa mi ha regalato questo splendido libro, il commento citato della Allende (in quello stesso giorno una madrelingua mi ha insegnato anche la giusta pronuncia per il cognome di questa scrittrice) è uno dei tanti che si trovano sul retrocopertina.
    Il cacciatore di aquiloni è il primo romanzo dello scrittore americano di origine afgana Khaled Hosseini, narra la storia di Amir, un ragazzo afgano pashtun di Kabul, e del suo senso di colpa per aver tradito il suo amico d'infanzia, Hassan, figlio del suo servo hazara. Sullo sfondo della trama principale ci sono molti eventi storici, come la caduta della monarchia, l'invasione russa, l'esodo di massa verso il Pakistan e il regime talebano.
    Vi avverto, se cercate qualcosa di allegro questo libro non fa per voi! La trama prende sin dalle prime pagine, tutto è raccontato in prima persona ed in maniera molto realistica...ma...no non posso dirvi niente altrimenti vi rovino tutto


    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:01]
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    00 22/03/2007 19:53
    non sono una grande lettrice, ma fra quelli che ho letto sicuramente il più bello resta, OSCAR, LA DAMA IN ROSA, consiglio vivamente di leggerlo, la lettura non dura tanto, circa un oretta perchè vi garantisco che lo leggerete tutto di un fiato. qusto libro lo trovato per caso durante la consultazione per la mia tesi.
    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:01]
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    cyborg009
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    00 23/03/2007 01:57


    Correggimi se sbaglio ma su internet ho trovato solo questo.
    L'autore è Eric- Emmanuel Schmitt, nato a Lione nel 1960, drammaturgo, saggista e romanziere di fama internazionale. Tra i suoi libri ricordiamo Il vangelo secondo Pilato e Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano dal quale è stato tratto il film omonimo con Omar Sharif. Oscar e la dama in rosa è rimasto per oltre cinquanta settimane ai primi posti delle classifiche francesi ed è oggi un bestseller in Germania.
    La trama racconta di un bambino malato di leucemia e del disagio che prova nei confronti degli adulti che gli stanno intorno e non riescono a rassegnarsi all'inevitabile. Riesce a trovare qualcuno che lo capisce solo in questa donna vestita di rosa che lo viene a trovare regolarmente. Non è neppure questo un libro facile da leggere soprattutto se non sei dell'umore per accettare la tragedia ma soprattutto il meraviglioso coraggio e lezioni che i bambini ci insegnano quotidianamente. Mi turba ed allo stesso tempo mi sorprende sempre la forza incredibile che i bambini possiedono e riescono a trasmetterci in ogni situazione cercherò questo libro il prima possibile ti ringrazio tantissimo per averlo indicato.


    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:02]
    Cyborg 009


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    00 23/03/2007 14:27
    si, è proprio quello. è facile da trovare e non costa più di dieci euro, leggilo è poi fammi sapere come lo hai trovato.
    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:02]
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    cyborg009
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    00 10/04/2007 17:44



    La città della gioia
    Lapierre Dominique


    Alla periferia di Calcutta si estende il sobborgo chiamato "Città della gioia", il quartiere dei diseredati, degli accattoni e dei lebbrosi. In questo mondo ai confini dell'umanità agiscono pochi generosi volontari, tra i quali un giovane chirurgo americano in crisi di identità. Un romanzo che ha imposto per la prima volta all'attenzione del mondo una situazione agghiacciante.

    FONTE:IBS.it

    Ecco un altro libro regalatomi dai miei angeli custodi. 
    Di questo autore non avevo mai letto nulla, è stata una lettura intensa ed emozionante, questo libro cattura il lettore e lo porta a sorvolare la città della gioia come fosse un uccello, dall'altro si riescono a vedere le miserie dell'uomo, l'opulenza da una parte e la povertà, al limite dell'umano dall'altra.
    Non sono mai stata in India ma mi è capitato, recentemente, di parlare di questo paese straordinario quanto contradditorio ad una classe di quarta elementare, insieme ad una maestra che vi aveva appena soggiornato, e parlando con lei ci siamo accorte insieme di quanto questo libro dia una visione veritiera della vita di quel paese, era come se io e lei avessimo visto le stesse cose pur, al contrario di lei, non essendoci, io, mai stata.


    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:04]
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    piccic
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    00 11/05/2007 21:43
    Non ho letto il libro di LaPierre, ma il film de "La Città della Gioia" (che se non sbaglio è di Roland Joffé, lo stesso regista di "Mission") è molto significativo, e anche molto bello.
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    cyborg009
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    00 13/05/2007 15:19
    Anche il libro è molto significativo, io l'ho letto con molto piacere ti offre una visione molto reale della vita in India.
    Considera che qualche mese fa ho fatto una lezione a bambini di quarta elementare partendo dall'esperienza di una maestra che era appena tornata da una vacanza in India e tra quello che lei aveva visto ed io letto c'era pochissima differenza. In due siamo, riuscite ad ipnotizzare per ben due ore una classe, per altro abbastanza problematica, trasformando una noiosa lezione di geografia in qualcosa di più stimolante. Se non avessi letto quel libro probabilmente non sarei riuscita a dare loro tanto.
    Se ti capita leggilo perchè ne vale veramente la pena.
    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:05]
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    cyborg009
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    00 10/08/2007 01:37
    Il buio oltre la siepe



    Finalmente ho nuovamente un po' più di tempo per leggere  , ho appena finito Il buio oltre la siepe (il cui titolo originale è: To Kill a Mockingbird), è un romanzo scritto da Harper Lee nel 1960. Ebbe un immediato successo, tanto che nello stesso 1960 alla scrittrice fu assegnato il premio Pulitzer. E' un libro molto bello e consiglio di leggerlo a tutti.

    Trama:

    Dal romanzo fu tratto, nel 1962, l'omonimo film (che è tra i miei preferiti sin da bambina ), diretto da Robert Mulligan, prodotto da Alan J. Pakula e interpretato da Gregory Peck (nel ruolo di Atticus).
    La trama si svolge nella città di Maycomb, nella contea di Abbott, nel sud dell'Alabama, al confine con lo Stato del Mississippi. L'anno è il 1935.
    I protagonisti del romanzo sono Jem e Scout (quest'ultima è anche la narratrice della storia). Essi sono i due figli dell'avvocato Atticus Finch. I due ragazzi, un'estate, conoscono un altro bambino, Dill, con il quale stringono amicizia. L'interesse dei tre è attirato dalla figura di Arthur Radley detto "Boo", il misterioso vicino di casa generalmente considerato un uomo violento e per questo chiuso in casa dai genitori. Ma nel tempo si accorgono che Boo, senza farsi vedere, rivolge premurose attenzioni a loro.
    Bisticciando con altri ragazzi, Scout è offesa quando questi chiamano suo padre "negrofilo". Alle sue domande, Atticus spiega: è stato nominato d'ufficio per difendere in un processo un uomo di colore, Tom Robinson, anche se sa che la si può considerare una causa persa. Solo quando vanno con la domestica Calpurnia nella chiesa della comunità nera della città, Jem e Scout scoprono la natura delle accuse rivolte a Tom: è stato accusato dagli Ewell per violenza carnale. Manca poco tempo al processo ed Atticus comincia ad essere perseguitato dai razzisti, i quali già sanno che perderà.
    Il giorno del processo, i tre ragazzi si recano in tribunale e trovano posto nella balconata riservata alle persone di colore. Il primo a testimoniare è il sceriffo Heck Tate, che racconta di essere stato informato da Robert Ewell (detto "Bob") della violenza di sua figlia Mayella e che lei stessa ha fatto il nome di Tom Robinson. Mayella è la seconda a testimoniare e dice di aver lasciato entrare Tom perché le sfasciasse un mobile e di essere stata assalita da lui mentre gli voltava le spalle. Il terzo è l'imputato, Tom. Afferma di essere stato chiamato in casa da Mayella. Lì - continua - Mayella avrebbe tentato di baciarlo e lui, impaurito, sarebbe fuggito. In un discorso, Atticus fa notare che Tom non è il colpevole perché i segni di violenza erano sulla parte destra del corpo (dal punto di vista della donna), mentre Tom è paralizzato al braccio sinistro. Dopo ore di attesa, la giuria esprime il verdetto di colpevolezza.
    Si intensificano le persecuzioni subite da Atticus e con esse le paure dei due ragazzi, ma il padre li rassicura. Un giorno Atticus comunica la notizia della morte di Tom, ucciso da colpi di proiettile mentre cercava di fuggire durante l'ora di passeggio. Passa il tempo e l'interesse per i fatti comincia a calare. Continuano le azioni provocatorie da parte di Bob Ewell nei confronti di chi gli ha messo i bastoni fra le ruote.
    La sera di Halloween viene organizzato uno spettacolo nella scuola di Maycomb. Scout e Jem stanno andando verso casa, dopo la rappresentazione, quando vengono assaliti da un adulto. Nella confusione, Scout si libera e vede un uomo che porta Jem a casa. Quella persona è Arthur Radley. Nel luogo della colluttazione, inoltre, viene ritrovato il corpo di Bob Ewell pugnalato al petto. Atticus teme che Jem venga implicato nel processo, ma lo sceriffo decide di insabbiare il caso: Bob si è suicidato per errore. Scout accompagna Arthur a casa e lo saluta per l'ultima volta. Torna poi da Atticus che la porta a letto.


    FONTE:Wikipedia



    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:07]
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    cyborg009
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    00 23/04/2009 00:18


    Ultimamente sono impegnata a leggere due anni arretrati di topolino prima d'inscatolarli e portarli in garage...poveri i miei piccoli tutti soli ...evitiamo altri commenti.
    Tra un topolino e l'altro però mi hanno prestato "La iolanda furiosa" di Luciana Littizzetto.
    Premetto che la domenica al cinema io e gli altri due disperati che lavorano lì abbiamo i nostri dieci minuti di gloria vedendola in streaming sul pc. Detto questo, ho regalato questo libro con un pochino di scetticità ma devo dire che leggerlo è stato simpatico. Praticamente si può definire come una raccolta dei suoi interventi nella trasmissione di Fazio. Giusto domenica scorsa mi pareva di averle già sentito esporre quegli argomenti e poi mi sono ricordata di averlo letto pochi giorni prima nel libro.
    In conclusione personalmente lo consiglio, gli argomenti trattati sono esposti in maniera colloquiale, è molto scorrevole e come ho già detto simpatico. Sono contenta che non mi abbia deluso.

    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:07]
    Cyborg 009


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    cyborg009
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    00 30/04/2009 15:47



    Ho sospeso momentaneamente la mia lotta contro il tempo per recuperare due anni di Topolino non letti per leggere "I guerrieri della notte" di Sol Yurick. Avevo acquistato il libro questa estate su consiglio di Costigan.
    Devo dire che mi ha sorpreso. Pensavo di leggere ciò che il film non raccontava e invece a parte qualche piccola citazione la storia è molto diversa. In primis ero convinta di non ricordare bene la versione cinematografica ma ieri sera ho debellato ogni dubbio riguardandomi la videocassetta.
    Sebbene continui ad apprezzare il film, devo dire che in confronto al libro il tutto è raccontanto non solo con nomi differenti ma molto all'acqua di rose. Forse negli anni settanta c'èra ancora troppa pudicizia nel portare sullo schermo simili argomenti. Oggi come oggi probabilmente verrebbero raccontati integralmente.
    Al di là di questo, il libro ci propone uno spaccato sociale con cui noi abbiamo fatto poco i conti, oppure li abbiamo fatti in maniera diversa (mi viene in mente la notizia di pochi anni fa riguardante il modo di relazionarsi degli istituti sociali di Genova con le bande giovanili della città).
    E' un'esposizione cruda dove il bene ed il male non hanno distinzione, dove i protagonisti riversano nel legame con il gruppo quel bisogno di appartenenza ad una "famiglia" che di fatto non possiedono.
    A differenza del film, nel libro si ci rende conto che i personaggi sono poco più che adolescenti; il loro codice è quello degli antichi guerrieri greci, il senso di appartenenza a qualcosa che li renda diversi dalla massa, perchè nella povertà c'è solo questo. La povertà è una massa anonima che accomuna e risucchia tutti, così, si cerca di uscirne creandosi delle "regole" di vita che ,nel bene o nel male, rendano meno anonimi.
    Consiglio il libro a tutti, sebbene sia piuttosto impegnativa, consiglio anche la postfazione dell'autore stesso.


    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:10]
    Cyborg 009


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    cyborg009
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    00 30/12/2009 00:11
    Ragazzi, sto leggendo "I Miserabili" di Victor Hugo, ho appena finito il secondo libro...Gavroche è diventato il mio idolo!!!
    Con dei genitori così malvagi, seppur povero, solo e ai margini ha un cuore enorme piccinooooooo!!!

    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:11]
    Cyborg 009


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    Costigan
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    00 30/12/2009 00:53
    I miserabili
    Stai leggendo "I Miserabili"?
    Grande! E' uno dei romanzi che mi sono piaciuti di più in assoluto. Riguardo a Gavroche, come hai potuto leggere, vive nel ventre dell'elefante di gesso di Piazza della Bastiglia. Sai, leggendo un libro sulla vita privata di Napoleone, ho scoperto che quel singolare "monumento" è esistito realmente. Vi fu un periodo in cui Napoleone aveva pensato di abbandonare l'aquila come emblema imperiale e di sostituirla con l'elefante. Aveva anche concepito il progetto di far erigere in Piazza della Bastiglia un'enorme elefante di bronzo fondendo i cannoni catturati durante la guerra di Spagna. Dato però che era dubbioso in merito a tale trovata diede ordine di costruire un simulacro in gesso con scheletro in legno a grandezza naturale, in modo da poterne collaudare l'effetto. Il risultato non piacque all'Imperatore, che abbandonò l'idea e mantenne l'aquila sulle sue insegne, ma l'elefante di gesso rimase ancora diversi anni in Piazza della Bastiglia, fino a quando, corroso dalle intemperie, non venne rimosso.
    Interessante, vero?
    Ciao!
    Costigan
    [Modificato da cyborg009 05/11/2017 15:11]
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    cyborg009
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    00 31/12/2009 00:40
    Ecco, una cosa che mi ha lasciato perplessa e a causa del poco tempo che ho sotto le feste ancora non sono riuscita a verificare è la veridicità storica di Victor Hugo.
    Ora per quanto riguarda l'elefante, quando descrive Gavroche e i suo fratelli che si riparano nel ventre dell'elefante, fa notare che ciò è ispirato ad un fatto reale apparso nelle cronache anni prima. Dice infatti che un ragazzino fu trovato lì dentro e condannato per lesioni a monumento ecc..
    Quello che mi insospettisce sono quel centinaio di pagine dedicato alla battaglia di Waterloo nel senso che non avendo ancora potuto verificare non capisco bene dove finisce il romanzo ed inizia la storia.
    Oggi c'è stato da lavorare ed ho potuto leggere solo 2 pagine del terzo libro, l'ho lasciato al cinema altrimenti rischio di non dormire per leggermelo tutto.
    In generale per ora lo trovo fantastico, prevedibile perchè siamo ormai abituati a questi giochetti letterari, ma veramente un capolavoro.
    Per come mi sta entusiasmando finito quello mi sarà difficile ricominciare a leggere qualcosa. Ogni volta che leggo un buon libro ho bisogno di un pochino di tempo per iniziarne un'altro, come se il paragone fosse talmente ineguagliabile da aver timore di posare gli occhi su qualcosa di meno affascinante. Ti rimane quella sensazione nel cuore che hai paura di rovinare...si lo so che sono da manicomio ma li hanno chiusi e quindi mi dovete sopportare qui



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    cyborg009
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    00 13/01/2010 03:15
    L'ho finito ieri mattina alle 05:00, il finale è talmente straziante che non sono riuscita a trattenere una lacrima.
    E' veramente un libro emozionante, lo consiglio a tutti. Ho fatto anche una piccola ricerca e pare che Hugo sia attendibile anche dal lato di vista storico, anzi questo manoscritto è prezioso proprio perchè fornisce un'idea di Parigi in quell'epoca.
    Parigi è sempre stata all'avanguardia a livello urbanistico, ha avuto varie trasformazioni nel tempo, ancora oggi, ed I Miserabili, lasciano uno scorcio nella Parigi dell'epoca.

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    Costigan
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    00 14/01/2010 01:02
    I Miserabili
    Sono d'accordo con te, è una delle più grandi opere letterarie di tutti i tempi. Personalmente, tra le tante scene straordinarie mi è rimasta particolarmente impressa quella in cui l'ispettore Javert arresta la famiglia Thenardier insieme alla banda di Patron Minette. Le caratterizzazioni dei membri di Patron Minette sono un capolavoro nel capolavoro, un piccolo romanzo gotico a sè. Comicissima, poi, la figura di Papà Gillenormand. Ripenso poi alla povera Eponine, morente fra le braccia di Marius "Mi sa che ero un po' innamorata di voi". Di una forza passionale e simbolica straordinaria il personaggio di Enjolras, di fronte al quale un soldato dice "Mi pare di fucilare un fiore". Si potrebbe continuare per ore a parlare di un'opera immortale che merita di stare lo scaffale dei capolavori assoluti come i "Promessi Sposi", alla Divina Commedia, a "Il Maestro e Margherita", a "Guerra e Pace", per citarne solo alcuni.
    Ti consiglio anche la lettura di "Notre Dames de Paris". Se sei entusiasta de "I Miserabili" ti piacerà senz'altro, anche perchè come romanzo si colloca nello stesso solco tematico trasportando il lettore in una Parigi ancora più antica e, per certi versi, più misteriosa.
    Ciao!
    Costigan
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    cyborg009
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    00 23/01/2010 00:17
    Questa sera ho finalmente iniziato Radici era una vita che sognavo di leggerlo, la settimana scorsa appena l'ho visto su uno scaffale Feltrinelli non me lo sono lasciato sfuggire.
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