00 16/02/2007 00:10
La città di Napoli è quella che subisce più attacchi e denigrazioni dai mezzi d’informazione di tutto il mondo. Un’informazione a senso unico, martellante e continua ventiquattrore al giorno 365 giorni all’anno, che colpevolizza l’intera città ed il suo circondario per colpa di una piccola minoranza di persone che non rispettano la legge e che da come è strutturata, ha le caratteristiche di una propaganda antinapoletana.

Perché si fa questa propaganda sfavorevole? Chi sono di volta in volta i responsabili visto che Napoli subisce questi attacchi da quasi un secolo e mezzo.

Una parte di responsabilità, in piccola percentuale, ma a livello morale estremamente grave, l’ hanno alcuni napoletani.

Le denigrazioni verso Napoli da parte di queste persone, autorizzano i forestieri a vilipendere la città, visto che i primi a farlo sono proprio questi sparuti napoletani. Così ad ogni articolo scritto contro da un suo cittadino, ne seguono centinaia pubblicati da persone del resto del mondo.

Ma chi sono questi napoletani che attaccano e diffamano la loro città? La maggior parte appartiene a categorie di liberi professionisti o addirittura ad intellettuali non produttivi. Sono tutte persone danarose, che non vivono di vero lavoro fisico ma di rendita, per lo più abitano al Vomero o a Chiaia in appartamenti panoramici che valgono milioni di euro. Hanno fatto studi classici o al Sannazaro o all’Umberto I. Sono snob che odiano tutti gli altri napoletani, ovvero quelli che per sopravvivere devono guadagnare i soldi col sudato ed onesto lavoro. Detestano ogni cosa di Napoli che possa essere identificata con i napoletani che loro disprezzano. Di conseguenza ritengono fanatismo il culto per San Gennaro, disprezzano ogni tradizione napoletana tra cui le canzoni e i piatti tipici, facendo eccezione per la pizza, ma solo perché è stata apprezzata dagli americani e comunque, il modo con cui la mangiano, denota un voluto distacco dai napoletani. Infine nessuno di loro è tifoso del Napoli ma tutti tifano per squadre del nord. Queste persone palesano che tutti i napoletani dovrebbero essere come i tedeschi, gli svedesi o altri popoli nordici, mentre il loro pensiero recondito è quello che i loro concittadini morissero o emigrassero senza più ritorno.

Oggi molti di loro occupano posizioni di comando e fanno parte della classe dirigente della città. Il popolo napoletano che vive di sudato lavoro non ha rappresentanti nelle istituzioni, di conseguenza, ogni volta che Napoli viene offesa, non trova ai vertici chi la può difendere, inoltre fin da piccolo gli è stato inculcato che la sua città non è degna e che si deve vergognare di essere napoletano, insomma si deve per forza convincere di essere colpevole. Ma di che cosa? Di esistere, di essere nato napoletano, di non essere ricco oppure di non abitare al Vomero?

Fino a 150 anni fa c’era chi difendeva Napoli ed il suo popolo. Era il re che schierato con i proletari, ed in virtù della sua posizione, trattava con sufficienza questi snob napoletani.

I giacobini del 1700 e la “Napoli bene” odierna, odiavano sia il loro re che il popolo e volevano per il sovrano la stessa sorte che ancora oggi intimamente desiderano per gli altri partenopei.

Nel 1799 i francesi attaccarono Napoli, la popolazione oppose una fiera resistenza con ogni mezzo, anche di fortuna, mentre i giacobini si rifugiarono in Sant’Elmo. Il popolo per quattro giorni, tra il 20 e il 23 gennaio rispose all'attacco dei francesi, che li accerchiarono su ogni fronte, mentre i giacobini che si schierarono con gli invasori, li cannonaggiavano da sopra Sant'Elmo. Il popolo napoletano pagò questa resistenza con ottomila morti; la sera del 23 gennaio demoralizzati soprattutto dal tradimento dei loro concittadini s’arresero. Questo tradimento “metaforicamente” continua ancora oggi, ogni volta che Napoli viene attaccata dai mezzi d’informazione, i napoletani continuano a sentirsi tristemente demoralizzati.

Tutti i napoletani, sia coloro che appartengono alle classi lavoratrici, che i neogiacobini, desiderano che Napoli tornasse ad essere una capitale europea di cultura e civiltà. Diverso però è come dovrebbe essere questa Napoli capitale europea. Le classi popolari vogliono che tutti partecipino al nuovo benessere morale e materiale della loro città e senza rinnegare la sua storia ed identità. Ai neogiacobini non importa della sua storia, dell’identità napoletana e del benessere di tutta la popolazione ma interessa solo ma soprattutto contare tra le classi di potere nord italiane ed europee allo stesso modo e non trovarsi in una posizione subalterna rispetto a queste.

Finché ci sarà questa classe di potere costituita da neogiacobini. Napoli non potrà tornare ed essere una delle più prestigiose metropoli del mondo finché i suoi veri eroi, i napoletani che combatterono con mezzi di fortuna i francesi nel 1799 saranno considerati come feccia umana ed al contrario i traditori e collaborazionisti giacobini come patrioti. Finché, anche a Napoli, come avviene in ogni parte del mondo non sarà considerato eroe che ha difeso la propria terra da barbari invasori non potremo risorgere.

Gian Vasaio


Aragorn 'o ramingo