ASSALTO ALLA TERRA
(Them! - Usa, 1954)
REGIA di Gordon Douglas
ATTORI
James Whitmore,
Edmund Gwenn,
Joan Weldon,
James Arness
A causa di radiazioni atomiche le formiche del New Mexico si trasformano in giganteschi mostri che seminano il terrore, finendo nelle fogne di Los Angeles.
Da un'ottima sceneggiatura (Ted Sherdeman e Russel Hughes) un gioiellino del fanta-horror anni '50 che non solo spaventa (notevoli le scene nelle fogne), ma manda un messaggio di preoccupazione sui futuri sviluppi dell'era atomica.
Girato nel deserto del Mojave e a Los Angeles, “Them!” (questo il titolo originale) contiene alcune sequenze d’antologia, che ancora oggi lasciano con il fiato sospeso. Una di esse la troviamo subito in apertura: una bambina sconvolta che cammina solitaria nel deserto del New Mexico abbracciando una bambola rotta. E’ un’idea non nuova, poiché ripresa da alcune pellicole noir antecedenti, ma Douglas qui sfrutta al meglio l’ambientazione, creando un duro contrasto tra il paesaggio spoglio del deserto (quasi un mondo d’origine extraterrestre) e la povera bimba indifesa e sotto shock.
La tensione, da questo momento in poi, viene accumulata con trovate tipiche del cinema horror o sci-fi dell’epoca: avvertiamo la presenza delle formiche giganti solo dal loro suono stridulo proveniente dalle lontananze del deserto, nonché dai danni arrecati alle persone e agli oggetti circostanti (veramente riuscita è la scena dello store, con una macchina da presa che perlustra palmo a palmo tutti gli angoli più riposti dell’edificio per poi “mascherare” l’assassinio del poliziotto grazie ad una finestra). Il momento della comparsa del primo mostruoso insetto è, inoltre, da manuale del cinema di genere: con un montaggio alternato, Douglas cattura prima lo sgomento del professor Medford e del detective, e poi quello di Patricia dinanzi allo stridio delle formiche giganti ancora “invisibili”, inserendo in controcampo il luogo desertico che sembrerebbe essere il punto d’origine del suono; invece, la macchina da presa torna su Patricia per rilevare che, alle sue spalle, la prima formica gigante sta facendo lentamente il suo poderoso ingresso nel film.
Vi sono, in ogni modo, altre situazioni che il regista americano affronta in modo ammirevole in “Assalto alla terra”, concorrendo a creare il classico che conosciamo. Innanzitutto il puntiglio scientifico con cui il tema delle formiche è affrontato: addirittura assistiamo ad una proiezione di un vero documentario nella stanza dei bottoni di Washington e, più in generale, l’evoluzione della storia non si allontana minimamente dalla plausibilità degli eventi. Inoltre l’esplorazione del nido e dei cunicoli sotterranei di Los Angeles, non può che riportare alla mente analoghe situazioni claustrofobiche presenti in altri capolavori della fantascienza di tutti i tempi, come “Alien” di Ridley Scott e “Terrore nello spazio” di Mario Bava. Non mancano inoltre tocchi ironici, come nella figura del professor Medford che sembra un emulo di un Mister Magoo sordo ma non cieco (gustosissima la scenetta delle cuffie), e l’arrivo in aereo della protagonista femminile non propriamente da star: la gonna le s’impiglia nella scaletta!
Una menzione di merito spetta inevitabilmente agli effetti speciali, per il quale “Assalto alla terra” ottenne la nomination agli Oscar nel 1954: veramente ben realizzate le formiche giganti e, rivedendole oggi con gli occhi “inquinati” dalle moderne tecnologie cinematografiche, non possono che suscitare ammirazione. Ultimo obbligatorio appunto, è la presenza in un piccolo ruolo (un agricoltore texano internato in un ospedale psichiatrico dopo aver visto formiche giganti in volo…) di Leonard Nimoy, l’indimenticato Mr. Spock di "Star Trek".
A cura di Vincenzo Carlini