Ecco a voi il testo, rigorosamente in trentino, di una bel canto popolare intitolato "La Madonina" composto da due miei compaesani. Il testo è di Italo Varner, mentre l'armonizzazione è di Camillo Moser.
"Che dolcezza ne la voze de me mama
quando ‘nsieme s’arivava al capitel:
la polsava ‘n momentin,
la pregava pianpianin,
e a la fin le me diseva: Vei che nen.
Ve saludo, Madonina, stéme ben.
Do violete profumade ‘n primavera,
qualche volta ‘n goz de oio nel lumin.
Tanti ani è za passà,
quasi gnente gh’è restà.
Mi me sento ancor la voze: Vei che nen.
Ve saludo, Madonina, stéme ben.
E’ restà en tochetin de Madonina,
ma che ride quando li ghe ciòca ‘l sol.
El fiscieta ‘n oselet
propi n’ zima sul muret.
Quela voze benedeta ancor la ven:
Ve saludo, Madonina, stéme ben."
(Come sempre se serve la traduzione, chiedete che vi sarà dato)
In breve la canzone è il ricordo di un bambino della dolcezza della voce di sua madre, e di quando si fermavano assieme "al Capitel" per una preghiera, salutando poi la Madonnina prima del loro ritorno a casa. Il tempo però è passato in fretta, il bambino è divenuto uomo e della Madonnina è rimasto poco
; ma quell'uomo, quando ritorna al Capitel, sente ancora nel suo cuore l'amorevole voce della madre che gli sussurra: "Vèi che nem, Ve saludo Madonina, steme ben".
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"Tu hai una tale voce, o grande montagna, da annullare gli inganni e i dolori, voce non da tutti compresa, ma che i grandi, e i saggi e i buoni interpretano, e profondamente sentono, e fanno sentire agli altri". P.B. Shelley
"Fatto stupendo o cosa strana! L'orso. La belva si fa umana.
Stupor maggior che l'uomo nato, in belva or cerchi esser cangiato."