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CORRIERE DELLA SERA
11 marzo 2007
L' INTERVISTA / Il direttore generale dell' Agenzia delle entrate richiamato da Visco dopo il licenziamento di Tremonti
MASSIMO ROMANO: "TASSE, ORA NEL MIRINO I REDDITI DI FAMIGLIA
di SERGIO RIZZO
a pag. 27

Romano: non solo le verifiche sui singoli ma anche sui nuclei di più persone «Evasione a quota 100 miliardi. I controlli? Quasi 200 mila lo scorso anno»
Nel 2006 la guerra agli evasori ha fatto incassare allo Stato 3,8 miliardi di euro, il 46% in più rispetto all' anno precedente

*** Stiamo facendo un' operazione per abbinare alle persone le auto di lusso che in gran parte in Italia vengono comprate dalle società. Risaliremo ai veri utilizzatori


ROMA - Sembra una burla, invece è tutto vero. Com' è stata battezzata una delle banche dati dell' Anagrafe tributaria? SER.P.I.CO. Proprio così: come il famoso detective anticorruzione. Dove Serpico sta per Servizio Per le Informazioni sui Contribuenti. Poi c' è F.I.S.CO: Funzione Interna di Supporto ai Controlli. E R.A.D.A.R.: Ricerca e Analisi Decisionale per l' Accertamento del Reddito. Infine, APP.L.E., come mela in inglese: Applicazione per la Lotta all' Evasione. Di fronte a questo, non può trattenere un sorriso Massimo Romano, il nuovo direttore dell' Agenzia delle entrate, l' uomo che ci fa pagare le tasse. Nuovo, si fa per dire. Lo era già stato per cinque anni, poi all' inizio del 2002 Giulio Tremonti lo aveva sostituito. Con il ritorno di Vincenzo Visco è tornato anche lui. Davanti ha una tabella, secondo cui nel 2006 la guerra agli evasori ha fatto incassare 3,8 miliardi di euro, il 46% in più rispetto al 2005. Ora non dica che è tutto merito del governo Prodi. «La struttura ha tenuto». Visco dichiarò che Tremonti aveva mandato via i migliori. «All' Agenzia lavorano 35 mila persone, e 13 mila sono impegnate nel contrasto all' evasione. Se non funzionasse non ci sarebbero questi risultati». Lo sa quanto si evade in Italia? «Più di 100 miliardi di euro l' anno». Allora si può fare di meglio. «Naturalmente. Ma in nessun sistema tributario si può eliminare del tutto l' evasione. Quello che si deve fare è cercare in tutti i modi di non rendere più conveniente non pagare le tasse». Un altro giro di vite dei controlli? «I controlli sono fondamentali. Ma anche il comportamento generale dell' amministrazione. Per esempio, sono convinto che i contribuenti leali già verificati vadano lasciati in pace. Come sono convinto che si debbano riorganizzare i nostri sistemi per ottimizzare le informazioni». La famosa riforma dell' Anagrafe tributaria annunciata sei mesi fa? «Dobbiamo eliminare gli errori e consentire una forte integrazione delle informazioni interne al sistema con quelle esterne. Questo ci farebbe fare notevoli passi avanti». Un caso concreto. «Se non presenti la dichiarazione dei redditi ma hai tre macchine movimento terra c' è un problema, o no?» Tremonti disse che in Italia sono in 17 mila a dichiarare oltre 300 mila euro ma ogni anno si vendono 230 mila gipponi. Si potrebbe partire da qui? «Stiamo facendo un' operazione che ci consentirà di abbinare alle persone fisiche le auto di lusso e le barche costose. Gran parte delle Ferrari che si acquistano in Italia vengono comprate da società. Vogliamo risalire ai veri utilizzatori di quei beni». Forse non si fanno abbastanza verifiche. «I controlli ci sono. L' anno scorso ne sono stati fatti 112 mila per gli studi di settore, 73 mila sul territorio e più di novemila sulle società con giro d' affari di oltre 5 milioni. Ma i risultati si vedono nel medio e lungo periodo». E quanto si deve aspettare? «La nostra azione deve avere un effetto deterrente, scoraggiando i comportamenti scorretti. Insomma, fare in modo che i 4 miliardi recuperati agiscano da moltiplicatore sui proventi fiscali. Per questo non è importante soltanto la quantità, ma soprattutto la qualità delle verifiche. Bisogna considerare che questa è una fase particolare: siamo appena usciti da una stagione di condoni...» Si evadeva un sacco anche prima. «Ma i condoni hanno alterato i comportamenti fiscali. Poi c' è il problema di avvicinarci materialmente alle sacche di evasione. Per esempio, storicamente l' industria è stata più controllata delle società di servizi, mentre tutti gli studi ci dicono che proprio lì l' evasione è maggiore». A proposito, non è strano che in Italia la maggior parte delle società di capitali chiuda i bilanci in perdita? «Senza dubbio. Le società che hanno un utile fiscale superiore al 5% del capitale investito non sono il 10% del totale. C' è un uso strumentale della forma societaria per spersonalizzare la proprietà di immobili, macchine, barche. Una risposta sia pure parziale è stato l' inasprimento della normativa sulle società». Ma servirà a qualcosa? «Insieme ad altro. Per esempio, stiamo cercando di passare dal singolo soggetto alla famiglia fiscale. Spesso capita che un padre ricco regali la Porsche al figlio nullatenente. E una valutazione corretta del comportamento fiscale di questi soggetti rende necessaria l' analisi di tutta la famiglia». Per beccare il papà che regala il macchinone. «Lo sa che gran parte dei ristoranti sono aziende familiari, e che moltissimi sono in perdita?» Pure loro? «Pure loro. Con questa idea della famiglia fiscale non vogliamo fregare nessuno. Ma valutare insieme la reale capacità contributiva di una famiglia quando si ritiene che sia una entità economica».
Rizzo Sergio


* * * 37% L' aumento degli incassi dalla lotta all' evasione Irpef
* * * 53% L' incremento delle entrate dalle misure antievasione Ires
* * * 63% I maggiori incassi della lotta agli evasori dell' Iva

Il personaggio Massimo Romano è tornato di recente alla guida dell' Agenzia delle Entrate.
Nel 1996 Vincenzo Visco lo portò a Roma da Bologna, dove era direttore regionale alle Entrate. Ma all' inizio del 2002 Giulio Tremonti ingaggiò Raffaele Ferrara al posto di Romano, dimissionato grazie alla nomina a consigliere della Corte dei Conti.




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LA STAMPA
12 marzo 2007
TASSE, GLI 007 IN EDICOLA
Controlli a tappeto: l’evasore si scopre anche spulciando gli annunci economici
ALESSANDRO BARBERA
newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?articleFormat=pdf&articleCurrentPage=2¤tArtic...


ROMA
Negli incubi del cattivo contribuente il Grande Fratello Fiscale assomiglia ad una piovra. Un impalpabile spettro che scruta ogni angolo della vita privata, il conto in banca, per trovare le prove dell’infedeltà nei confronti dello Stato. E però, se si osserva come l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza scovano gli evasori si scopre che molto spesso la prima traccia non ha niente a che vedere con i sofisticati strumenti in mano all’amministrazione fiscale. Gli esposti in tribunale, la lettura attenta degli annunci economici, di compravendita e affitto delle case. Solo l’anno scorso l’Agenzia delle Entrate ha fatto - con successo - più di ventimila accertamenti immobiliari. Oppure, nel caso delle auto, il controllo alla Motorizzazione di quelle in proprietà, soprattutto quando di lusso e magari intestate a società di San Marino. Si incrociano targa del veicolo e dati sul nucleo familiare - et voilà - ecco scovato il superevasore.

Gli acronimi degli strumenti di cui si servono gli esperti informatici del Fisco spesso spaventano, oppure appaiono falsamente innocui: Anagrafe Tributaria, sistema «Amico» - un software che a dispetto del nome seleziona i soggetti a rischio evasione - Pandora, per il controllo della denuncia delle ristrutturazioni edilizie. Ma uno degli strumenti di maggior successo delle Finanze è l’«Attività di analisi e ricerca». Rossella Orlandi, direttore centrale aggiunto accertamento, la definisce «la normale osservazione della realtà che ci circonda». Mentre gli informatici mettono a punto i più sofisticati data-base, la GdF ha capito che era necessario rafforzare metodi semplicissimi. E di condividerli fra i diversi nuclei territoriali. Spiega Orlandi: «L’anno scorso ad esempio siamo andati in alcuni porti, e abbiamo preso i dati delle barche attraccate, un indice senza dubbio significativo di ricchezza. Una volta risaliti ai proprietari e alle dichiarazioni, l’incrocio dei dati era bell’e fatto».

Gennaro Vecchione, comandante del nucleo speciale della Guardia di Finanza cita fra i tanti un caso: i montatori di impianti Gpl. «Chi lo la mettere sull’auto, ha bisogno di un certificato di conformità alla Motorizzazione. Ebbene, basta risalire a quei certificati per accertare l’evasione dell’installatore». Con questo metodi banali, dice Vecchione, talvolta vengono scovati i grandi evasori. L’ultimo caso è di un mago-sensitivo palermitano, Giuseppe Lo Burgio. Un finanziere zelante lo ha incrociato a bordo di una Ferrari fra le stradine del quartiere popolare della Noce. Si è segnato il numero di targa e l’ha girato al comando della polizia tributaria. Il ferrarista era totalmente sconosciuto al Fisco. In dieci anni aveva evaso con i consulti circa tre milioni di euro.

Certo, si tratta di casi singoli, che non fanno la gran parte degli accertamenti. La differenza fra il prima e il dopo della rivoluzione informatica per il Fisco è nella capacità di fare controlli di massa. Semplici data-base che incrociano di tutto: dalle utenze di gas, luce, e spazzatura - messi a disposizione dai Comuni grazie alla Finanziaria del 2004 - fino agli annunci sui giornali gratuiti di compravendita degli immobili.

«Nulla di più banale», dice Orlandi. «Se non coincidono intestatario delle utenze e proprietario nella gran parte dei casi significa un affitto in nero. Sembrerà strano, ma questo ad esempio è un ottimo strumento di accertamento, che ci permette di recuperare parecchio evaso. Solo l’anno scorso - spiega - abbiamo fatto circa ventimila controlli immobiliari». Per un appartamento affittato a mille euro al mese un anno di imposta evasa vale circa diecimila euro di sanzione. Più la multa per la mancata iscrizione del contratto di affitto all’ufficio del Registro. Rischi di incorrere in ligi contribuenti: pochi. «Abbiamo constatato un basso numero di ricorsi». Così che l’Agenzia delle Entrate sta mettendo a punto le liste per un’altra ondata di accertamenti. «Quest’anno contiamo di farne qualche decina di migliaia».

La redditizia attività di accertamento immobiliare - dice Orlandi - talvolta viene fatta con «azioni di intelligence». E’ quello che l’anno scorso il nucleo di Roma ha fatto per aggredire il fenomeno degli affitti in nero all’Università mescolando un gruppo di finanzieri fra gli studenti. A rimanere impigliati nella maglia dei controlli sono rimaste gran parte delle agenzie immobiliari e della loro attività. Ai finanzieri è bastato controllare i loro archivi.



INES TABUSSO