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"Un mutamento cosi' incisivo e mirato delle aliquote andava coordinato con la lotta all'evasione; mentre l'aumento fatto oggi punisce ulteriormente i contribuenti che gia' pagano le imposte. Il Governo ha dimostrato di non avere idee chiare sul rapporto tra manovra contingente e lotta all'evasione, che e' di tempo lungo.
(...)
Il programma elettorale del Governo era stato scritto per gli elettori, la manovra fiscale, sia in ordine alla spesa, sia in ordine alle tasse, e' stata scritta in funzione degli eletti, in particolare di una parte del Governo.
E'stata rispettata grosso modo la tradizione in tema di graduazione delle aliquote che, come dice la nostra Corte Costituzionale, rientra nella discrezionalita' politica, purche' questa non sconfini nell'irragionevolezza e nell'arbitrio. Cio' che colpisce e' che nel sistema politico italiano il grado di arbitrio politico e' massimo, e quindi minimo il grado di ragionevolezza.
Prima di tutto va detto che la storia della tassazione progressiva nel nostro Paese e' una storia tutta condizionata dall'andamento della politica economica. L'aliquota in Italia e' solo il dato terminale di una serie di fattori che attengono alla sperequazione legale, dovuta alla diversa struttura dei singoli redditi, e alla sperequazione di fatto dovuta all'evasione. La parita' di trattamento nella tassazione dei redditi in Italia e' solo un'astrazione.
(...)
L'evasione e' una delle componenti del sistema che il Governo deve considerare nella determinazione delle aliquote di chi paga effettivamente le imposte".




vedi:

IL SOLE 24 ORE
2 ottobre 2006
RESTA UNA RIFORMA CHE PENALIZZA CHI E' GIA' IN REGOLA
di ENRICO DE MITA
(Professore Ordinario di Diritto Tributario
presso la Facoltà di Giurisprudenza
dell'Universita' Cattolica di Milano)
a pag.7

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