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CORRIERE DELLA SERA
12 aprile 2006
I due articoli sulla nomina del governo
LA CARTA E LE REGOLE

Sono due gli articoli della Costituzione che disciplinano la nomina di un nuovo governo e il ruolo del presidente della Repubblica

ARTICOLO 92
«Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri»

ARTICOLO 93
«Il premier e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del presidente della Repubblica»




GLI ESPERTI
I costituzionalisti si dividono
Ma Manzella: va dato adesso

ROMA - L’orientamento del Quirinale di lasciare al prossimo inquilino il compito di conferire a Romano Prodi l’incarico di formare un nuovo governo non trova pieni consensi nel mondo dei costituzionalisti. Anzi: a sorpresa, persino qualcuno che è sempre stato molto vicino al presidente Ciampi, come Andrea Manzella (senatore ds), dissente completamente da un’ipotesi del genere. «Per me - dice - la cosa è molto semplice e nitida: se c’è una netta maggioranza nei due rami del Parlamento, l’incarico va dato». E, per spiegare il significato della parola «netta», Manzella cita Winston Churchill: «Una volta gli riferirono che aveva una maggioranza di due voti e rispose così: "bene, uno è superfluo"». Il ragionamento prosegue sulla base di «urgenze obiettive che ha il paese»: «Leggo la stampa estera, ascolto i colleghi di altre nazioni e osservo che cosa si muove: i mercati non pensano a prassi o cautele, ma chiedono certezze e rapidità. Nessuno capirebbe una stasi di almeno 40 giorni, il perdurare di un governo che non ha più pieni poteri. Io penso all’interesse principale del paese, il resto mi sfugge. Un rinvio, con tutto il rispetto per riti e cautele, mi sembrerebbe fuori dall’ordine normale delle cose. Bisogna affrontare la Finanziaria, il presidente del Consiglio uscente deve passare le consegne il più in fretta possibile». Concorda anche Michele Ainis, costituzionalista di area radicale: «Perché prorogare un governo che non è più legittimato, quando esiste già una nuova maggioranza? Il capo dello Stato può conferire l'incarico e sarebbe molto scorretto se questo non accadesse; verrebbe caricata di valenza impropria anche l’elezione del prossimo presidente della Repubblica». Insomma, non esiste nessun impedimento giuridico a ritardare una nomina, «il capo dello Stato è nel pieno dei poteri fino alla fine del suo mandato; si affievoliscono solo per quanto riguarda lo scioglimento delle Camere nel semestre bianco». Né mancano i tempi tecnici per procedere, visto che sono «sufficienti anche a effettuare i dovuti controlli sulle schede contestate. Il 5 maggio Prodi potrebbe avere l’incarico, in modo da arrivare tranquillamente al 13 e riunire le Camere per l’elezione del nuovo capo dello Stato». Certo, a fianco di un Prodi che segnala possibili «rischi» derivanti da una attesa magari di due mesi, nel centrosinistra c'è anche chi, come Bertinotti, preferirebbe aspettare il successore di Ciampi, in modo da avere poi una «continuità istituzionale» tra le due cariche dello Stato. Una motivazione non valida per Ainis: «Secondo il galateo istituzionale il governo presenta delle "dimissioni di cortesia", che vengono respinte, al nuovo inquilino del Quirinale. Ed eccola, la continuità…».
Diversa, ma comunque non sulla base di dettati costituzionali, l'opinione di Vincenzo Lippolis, consulente giuridico di Casini: «Non esiste nessuna disposizione scritta che disciplina questa materia. Spetta al presidente della Repubblica decidere se attivare o meno la procedura dell'incarico. Quindi è pienamente legittimo se preferisce rinviare». Si tratta, continua Lippolis, di «valutazioni di opportunità che spettano solamente a Ciampi. Ripeto che sia l’una che l’altra via sono legittime. Quale io valuto la migliore? Che sia chi entra per il prossimo settennato presidenziale a conferire l'incarico».
Possibilista su un rinvio è anche Alessandro Pizzorusso, costituzionalista orientato a sinistra: «Non ci sono regole rigorose in proposito. Il presidente della Repubblica può dare l’incarico appena insediato il nuovo Parlamento ed eletti i presidenti delle due Camere e dei gruppi; oppure può, magari per una forma di super-correttezza, consegnare questo compito al proprio successore». Inoltre, aggiunge Pizzorusso, forse serve tempo «per pensare, Berlusconi non ha neppure ancora riconosciuto la vittoria del centrosinistra». Insomma, «lo scrupolo di Ciampi è apprezzabile, anche se non necessario. Decida lui. Tutti gli altri, invece, farebbero bene a tacere».
Daria Gorodisky


INES TABUSSO