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CORRIERE DELLA SERA
14 marzo 2006
Colombo: Travaglio sbaglia Lucia giornalista esemplare

ROMA - «Sembra che abbia visto un’altra trasmissione». Si conoscono bene, si stimano, spesso le loro opinioni sono vicine. Ma questa volta Furio Colombo giudica «assolutamente non condivisibili» le parole di Marco Travaglio («ha ragione Berlusconi, l’Annunziata cercava lo scontro») sul match tv di domenica. Perché?
«Lucia è stata esemplare: se fa una domanda, un giornalista ha non solo il diritto ma il dovere di ottenere una risposta».
Per Travaglio più che incalzarlo sulle domande lo ha provocato chiedendogli di ritirare quella frase, «mi alzo e me ne vado».
«Ma tutto nasce da quel sibilato insulto: "lei non è un’esperta di economia, adesso le spiego io". Evidentemente secondo Berlusconi una signora si può intendere solo di soprabitini».
Annunziata non ha sbagliato nemmeno nei toni?
«No, sono cinque anni che invece di toni buoni o aggressivi assistiamo al silenzio davanti a Berlusconi. Sono cinque anni che illustri direttori di giornale tacciono nello studio di Porta a porta davanti alle grandinate di parole del Cavaliere. Io celebro l’evento: una giornalista italiana ha riportato in alto l’onore della categoria, sbeffeggiata da tutta la stampa internazionale».
Sempre Travaglio dice che l’Annunziata ha cercato l’aureola da martire per riscattare la sua criticata presidenza Rai.
«Per ogni cosa che accade è possibile una spiegazione parapsicologica. Allora potremmo dire che Berlusconi era nervoso perché la mattina aveva ricevuto numeri pochi carini dai suoi sondaggisti americani. Ma quelle che contano sono le minacce».
Minacce?
«Berlusconi ha detto "questa resterà una macchia nella sua reputazione". Non era lo sfogo di un politico ma la minaccia di uno che è padrone di tv e giornali in tutto il mondo. Mi spiace che a Travaglio sia sfuggita questa cosa: basta da sola a compensare eventuali difetti nel programma che uno volesse cercare con il lanternino».
Quella di Travaglio è una vendetta contro l’Annunziata?
«È un problema che non mi pongo. Anche perché a preoccuparmi non sono le parole di Travaglio ma quelle di Petruccioli».
Perché?
«Travaglio non decide del comportamento degli altri giornalisti. Il presidente Rai sì. Avrei capito il silenzio ma prendersela con chi ha riscattato il servizio pubblico è paradossale».
Lorenzo Salvia



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L'UNITA'
14 marzo 2006
Caro Petruccioli non sono d’accordo
Furio Colombo

Caro Presidente,
poiché c’è stima e amicizia fra noi, e dunque anche la consuetudine del discutere, non sarai sorpreso di ciò che sto per dire: non riesco a condividere il giudizio che hai dedicato a Lucia Annunziata. Per pronunciarlo devi cercare di non vedere, o di dimenticare, cinque interi anni di giornalismo sfuocato, disattento o sottomesso, nei confronti di Silvio Berlusconi e del suo immenso potere mediatico. Per cogliere al primo colpo d’occhio la differenza tra l’Italia di Berlusconi e il resto del mondo ti basta infatti richiedere all’archivio Rai il lungo articolo che - due anni fa - il quotidiano non comunista Financial Times ha dedicato a Porta a Porta, analizzando nei dettagli sia il comportamento del conduttore che quello dei giornalisti o invitati (e il clima di festa e di cerimonia intorno al potere tipica di quel programma) per poi concludere che «sarebbero ben lieti i potenti del mondo di avere programmi e giornalisti così attenti alle loro personali esigenze. Purtroppo per quei politici ciò è consentito solo in Italia». (Financial Times, 28 giugno 2003)
Domenica scorsa Lucia Annunziata ha rivendicato di fronte ai colleghi della stampa estera il diritto-dovere di un giornalista italiano di restare fermo nelle regole del suo programma e nel compito di far luce in una intervista (genere che esiste a questo unico scopo: dire le cose ancora non dette e verificarle alla luce dei fatti comunemente noti). Lo aveva potuto fare - sere prima - l’onorevole Diliberto, smentendo una per una le cifre un po’ azzardate del presidente del Consiglio, praticamente su tutto. Perché non avrebbe dovuto farlo Lucia Annunziata, visto che il suo mestiere di giornalista è l’accertamento del come sono andate veramente le cose?
Avrai notato che il premier ha incassato, sia pure con immenso disappunto, le smentite incontrovertibili di Diliberto (e incasserà ancor più quelle di Prodi). Ma non ha osato dirgli «lei non si intende di economia, ma adesso gliela spiego io».
Questa è la frase insultante (tipicamente indirizzata a una donna) con cui si è aperto il confronto. Ora quel confronto non era fra “lui” e “lei”. Ma fra un uomo molto potente e immensamente ricco, che per giunta fa l’editore ed estende il suo potere in mezzo mondo. E una giornalista che per la prima volta, in questi cinque anni di governo, ha osato tenergli testa invece di passare bonariamente alla domanda successiva o al silenzio, come tanti colleghi e alcuni illustri e silenziosi direttori di grandi quotidiani.
Francamente non vedo come e dove si sia violata la par condicio, che prevede di non privilegiare una parte su un’altra, ma non di tacere e accettare per buona qualunque risposta, o il monologo senza interruzioni.
Ha ragione Daniele Capezzone, quando dice che l’astensionismo passivo a cui si invita l’Annunziata di fronte a Berlusconi non corrisponde al trattamento che viene riservato ad altri leader politici. Lui si riferisce a Pannella. Io ti prego di ricordare il confronto ormai celebre fra i leader dei due schieramenti in due sere successive nella stessa trasmissione. A Prodi sono state indirizzate con brio più di 150 domande. La sera dopo solo 29 erano state proposte cautamente dalle stesse persone al presidente del Consiglio. E tutte le volte che ha scelto di dire altro, invece di rispondere alla domanda, andava bene lo stesso.
Pensa a quanti cittadini italiani (con l’eccezione dell’on. Bonatesta di An, che deve distrarsi da alcune vicende di spionaggio nel suo partito), si saranno sentiti rappresentati dall’insistenza di Lucia Annunziata, che tu descrivi come “insofferenza reciproca”. Può esserci qualcosa di reciproco tra una professionista intenta al suo lavoro e uno degli uomini più ricchi del mondo che possiede, o è in grado di influenzare o di intimidire, tutti i luoghi e posti e posizioni a cui potrebbe aspirare, da brava giornalista internazionale, Lucia Annunziata?
Quando tu dici «La Rai deve fare in modo che non si ripetano episodi da cui usciamo tutti male» sono certo che quel “non si ripeta” va collegato alla frase detta all’Annunziata da un capo del governo padrone di media. Te la ricordo: «Resterà una grave macchia sulla sua reputazione». È inevitabile rendersi conto che si tratta della estrema minaccia a una professionista del giornalismo. Un atto di prepotenza grave da parte di qualcuno che è in grado di tener fede (vedi Biagi) alle sue minacce. Se è così mi associo: che non si ripeta mai più.
furiocolombo@unita.it



INES TABUSSO