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Micromega, ovvero, contro il pensiero unico


Micromega compie vent’anni, e, per l’occasione, dal 20 febbraio al 20 aprile, in piena fase di campagna elettorale, decide di “scendere in campo” diventando settimanale, per offrire una valida alternativa all’imperversare del pensiero unico e di un conformismo sempre più dilaganate.
“Se davvero ci fosse pluralismo nel campo dell’informazione, a questo punto, la rivista Micromega non avrebbe senso di esistere, non ce ne sarebbe bisogno..."

Così risponde Flores D’Arcais alla domanda inerente la gestione dell’informazione in Italia, quella con cui, Articolo21, decide di aprire l’intervista “…si avverte, nei giornali italiani, quasi una sorta di fastidio per la notizia, soprattutto per la notizia scomoda”.
Micromega, in questi anni, è stata, a tutti gli effetti, la tribuna attraverso la quale voci diverse, per inclinazione politica, e provenienza culturale, hanno avuto modo di esprimersi e confrontarsi in assoluta libertà: “voci, come quella di Marco Travaglio o di Barbacetto, per fare due esempi rappresentativi…” ribadisce D’Arcais, “ siamo invisi sia a destra che a sinistra, proprio perché non guradiamo in faccia nessuno”.
A un tratto, discutendo di libertà di informazione, salta fuori la questione del sacro, tema caro e ampiamente sceverato dal Flores filosofo all’interno del mensile.
Per sacro, ci dice D’Arcais, non bisogna limitarsi a considerare l’istituzione sacra, ma un’esigenza, più propriamente connaturata all’uomo e che, in questi ultimi tempi, in seguito al crollo delle ideologie, è tornata prepotentemente in auge assumendo le forme più varie: dal tentativo, da parte del mondo religioso di prendere sempre più spazio nell’ambito della vita politica, tentativo avallato da quanti hanno ritrovato “nelle fedi” dei capisaldi, ad un ritorno massiccio alla sfera della superstizione con tutto ciò che ne concerne.
Prendendo spunto da un suo recente editoriale, in cui si parla di rischio totalitario, e di democrazia minacciata dalla mancanza di pluralismo morale, affrontiamo il tema della democrazia in Italia, tema scottante e che vede il nostro interlocutore particolarmente infervorato: “ Non sussistono, ad oggi, in Italia, le condizioni affinché si possa parlare di sistema democratico: dalla mancanza di divisione dei poteri… alla manipolazione degli organi di informazione… c’è piuttosto una totale mancanza di regole, e, nella fattispecie, di regole democratiche, quelle sancite da secoli di storia passata… oggi c’è il rischio di una retrocessione e di un forte ritorno al pensiero reazionario…”.
E, a proposito dei movimenti e dell’impegno intellettuale…?
Nonostante la domanda sia trita e ritrita, D’Arcais accetta comunque di dare una risposta, quella già data in precedenza… “ I movimenti sono movimenti in quanto non hanno dimensioni stabili e non si muovono a comando… nascono da un’esigenza e trovano dei catalizzatori capaci di coordinarli… gli intellettuali, proprio in quest’ambito, hanno avuto un ruolo fondamentale: si pensi all’esperienza dei Girotondi o a quella in Piazza San Giovanni sotto la guida di Nanni Moretti… se fossero realtà stabili sarebbero partiti e non più movimenti…”
I movimenti, quando nacquero, scaturivano da una profonda esigenza di democrazia e di giustizia sociale, recentemente, secondo D’Arcais, quella stessa esigenza di democrazia è emersa fortemente con l’esperienza delle primarie…
INES TABUSSO