CASTELLO DEI PICO
GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA
Insigne filosofo e umanista, Giovanni Pico della Mirandola nacque a Mirandola il 24 febbraio 1463 e morì a Firenze il 17 novembre 1494. Figlio minore dei conti della Mirandola e di Concordia, a 14 anni si reca a Bologna a studiare diritto canonico; nel 1478, insoddisfatto di tali studi, va a Firenze, dove si lega di stretta amicizia con A. Poliziano, e quindi a Ferrara, dove compie l'educazione umanistica con G.B. Guarino e compone liriche italiane e latine, in seguito ripudiate. In questo soggiorno gli si rivela la propria vocazione filosofica: ma il periodo decisivo della formazione sono gli anni 1480-82, quando egli studia presso i maestri aristotelici e averroisti dell'Università di Padova. Particolarmente importanti sono i rapporti con l'averroista ebreo Elia del Medigo, espositore del pensiero arabo. Negli anni seguenti dimora a Mirandola, Pavia, Carpi, studia il greco, legge la Theologia Platonica di M. Ficino. Nel 1848 entra a Firenze in stretto contatto con il circolo ficiniano.
Interessato a ogni scuola, a ogni forma di pensiero, nel 1485 si reca a Parigi per partecipare alle dispute della Sorbona, e quindi stringe relazione con R. Gaguin e con lo stesso Carlo VIII. Al ritorno organizza il proprio sapere filosofico e teologico in 900 Conclusiones, che intende discutere pubblicamente in Roma (1486). Si tratta dell'esposizione di tesi platoniche, aristoteliche, scolastiche, ermetiche, cabbalistiche, ecc., e delle conclusioni secundum opinionem propriam che Pico sincretisticamente ne trae. Una commissione di teologi radunata da Innocenzo VIII ne riconosce vari punti sospetti di eresia, a proposito, per esempio, dell'interpretazione del dogma dell'Eucarestia, o dell'asserita salvezza di Origene, o nella fede nelle verità teologiche rivelate, prima ancora della venuta di Cristo, nell'esoterica tradizione ebraico-cabbalistica.
Pico non si arrende e risponde in modo risentito con una Apologia, finché sopravviene un Breve papale di condanna. Pico allora torna ad avviarsi in Francia, ma presso Lione viene arrestato dalle autorità locali dietro richiesta pontificia. Liberato all'inizio dell'anno seguente, in seguito alla protesta di vari principi italiani e all'interessamento dello stesso Carlo VIII, egli si stabilisce a Firenze, invitato e protetto da Lorenzo il Magnifico. Qui rimarrà sino alla morte precoce, avvenuta nel 1494, non senza sospetto di avvelenamento, salvo un viaggio di studio a Venezia insieme al Poliziano e al Crinito. Si accentua in quest'ultimo periodo il fervore degli studi, e con essi una sempre più intensa ansia religiosa e mistica. I contatti con i dotti ebrei fiorentini danno modo a Pico di approfondire gli studi delle lingue orientali e della Cabbala, e di questi egli si vale per la composizione dell'Heptaplus , una libera interpretazione dei sensi riposti nel Libro della Genesi, che può essere considerato la Cosmologia di Pico. Con il De ente et uno invece egli cerca di dimostrare la sostanziale concordanza di Platone e Aristotele: ente e uno, unità e molteplicità, si identificano per Pico in Dio, "essere astratto" e trascendente. Interrotta dalla morterimase l'opera Contra fidei christianae septem hostes; come parte di essa rimangono le Disputationes in astrologiam divvinatricem, nelle quali Pico polemizza contro l'astrologia non in quanto scienza della natura (in questo senso egli dà largo credito alla magia), ma come scienza che pretende fondarsi su di un determinismo naturalistico, seguendo in tal modo la libertà dell'uomo, essere libero, secondo Pico (Oratio de dignitate hominis ), di purificarsi ed elevarsi sino al congiungimento con Dio. La polemica, condotta come si è indicato da un punto di vista etico e spiritualistico, colpiva credenze diffusissime anche presso gli uomini di più elevata cultura del tempo e una difesa dell'astrologia tenta, per esempio, contro Pico il Pontano. Un compendio delle Disputationes trasse invece G. Savonarola. Con questi appunto il Pico fu in stretto contatto nei suoi ultimi anni, accomunati dall'ardore religioso e spiritualistico, nonostante le differenze profonde fra lo spirito intollerante del domenicano e l'uomo di cultura, sognante una conciliazione ultima delle più diverse fedi e filosofie, e nonostante i persistenti dubbi, dallo stesso Savonarola manifestati (anche se era sopravvenuta, da parte di Alessandro VI, la revoca della condanna ecclesiastica) riguardo all'ortodossia del Comes Concordiae.
Tratto dal "Dizionario Enciclopedico UTET"
Dal sito
www.comune.mirandola.mo.it/Citta/index.htm
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