00 20/12/2005 15:49
La fine del corvo
In una notte quasi disincantante,

quando la pioggia cadeva obliquamente,

mi svegliai al parlare

dell'uomo per il quale catturo topi.

Alticcio e non troppo rasato,

in un tono che trovai piuttosto vile,

Poe stava parlando con un corvo

appollaiato sopra la porta della camera.

" Il corvo è molo gustoso," pensai,

mentre zompettavo sul pavimento,

" Non c'è niente che mi piaccia di più"

Dolcemente sul pavimento camminai,

calmo e cauto quando mi diressi

verso l'uccello appollaiato su quel temuto

busto di Pallade che io deploro.

Mentre il cantastorie e l'uccellino chiaccheravano,

mi assicurai che niente tintinnasse,

scricchiolasse, o scattasse, o cadesse, o si sgretolasse,

mentre attraversavo il corridoio;

Poichè la sua casa è colma di gingilli,

curiosità e strane decorazioni -

cianfrusaglie e rottami a bizzeffe.

Eppure il corvo non si agitò

fermo immobile mentre lui parlava,

con una voce che strideva e borbottava,

valeva 2 centesimi- "Non più"

Mentre il cervello dell'uccello ascoltava questo,

oh, io avanzavo così silenzioso,

Quindi mi piegai e velocemente balzai,

atterrando sullo scocciatore piumato.

Presto ci fu una cascata di piume,

e un po' di sangue versato

Solo questo e non molto più.

" Oooo!" gridò il mio poeta sbronzo,

" Gattino, e' tempo che rinsavisca!

Non mi ero mai rintanato

a parlare con un occello prima;

Come mi sono crogiolato dell'autocommiserazione,

mentre il mio coraggioso, valoroso gattino

mise fine al mio dannato motivetto"

quindi lo sentii cominciare a russare.

Mi arrampicai in cima alla porta,

guardai la statua che aborro,

saltai- e la fracassai al suolo.

Una poesia del gatto di Edgar Allen Po