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L'INGENUA ed IMPERTURBABILE FELICITA' di chi E' IGNARO dei GRANDI GUAI del MONDO

ovvero "To a skylark" - "ad un'allodola" di P.B. Shelley

Questa poesia è una sofferta riflessione sull'ineluttabile infelicità dell'uomo, dotato di senso, sentimento, e razionalità contrapposta alla gioia quasi atarassica di un uccello, the skylark, che volando sempre più in alto emette melodie deliziose, simbolo di tale felicità e distacco da un mondo gravido di malinconia. Il poeta vorrebbe avere la stessa dote, o almeno metà di quella lietezza, nonchè il canto melodioso, di modo tale che le sue parole, e il suo pensiero vengano uditi ed apprezzati da più gente possibile. Il contrasto è pertanto istituito tra la Natura, estetizzante, sublimante e gioiosa, e l'uomo limitato, e prostrato dal dolore. La poesia non è molto dissimile da "il passero solitario" di Leopardi.

Salute a te, spirito gioioso,
tu mai uccello
che dal cielo o lì accanto
rovesci a pieno cuore
profuse melodie di arte immediata.

Più in alto, sempre più in alto ancora,
da terra tivedo guizzare
come una nuvola di fuoco,
traversando con le ali l'azzurro infinito,
cantando sali ancora, salendo canti ancora.

Nei bagliori dorati
del sole al tramonto,
là in alto dove si accendono le nubi,
tu corri fluttuando,
come una gioia incorporea appena partita.

La pallida sera purpurea
si scioglie attorno al tuo volo,
come una stella del cielo,
nella luce del giorno distesa
sei invisibile ma odo il tuo squillo di gioia.

Pungente come le frecce
di quella sfera argentea
la cui lampada intensa vien meno
nel bianco chiarore albare
fino a che sfoca, ma la sentiamo.

Tutta la terra e l'aria
risuona della tua voce
come nelle notti serene
da una nuvola solitaria la luna
spande i suoi raggi e ne inonda il cielo.

Non so che cosa sei,
che cosa più ti assomiglia,
dalle nuvole dell'arcobaleno non fluisce
pioggia di gocce così limpide
come il tuo rovescio melodioso.

Come un poeta nascosto
nella luce del pensiero
che canta libero i suoi inni,
fino a che il mondo si ritrova in armonia,
con le speranze e paure che prima ignorava,

come una ragazza di nobile origine,
nella torre di un palazzo,
che placa la sua anima oppressa dall'amore
in un'ora segreta
con musica dolce come amore che inonda la stanza,

come una lucciola d'oro
in una piccola valle di rugiada,
che non vista diffonde
il suo colore aereo
tra i fiori e l'erba che la nascondono,

come una rosa racchiusa
nelle sue foglie verdi,
deflorata dai venti caldi
finchè il suo solo profumo
snerba con la dolcezza quei predoni :

suono degli scrosci primaverili
sull'erba luccicante,
i fiori svegliati dalla pioggia
e tutto quanto mai fu felice
e chiaro, e fresco, la tua musica vince.

Insegnaci, spirito o uccello,
i segreti dei tuoi dolci pensieri,
io non ho mai udito
una lode di vino o d'amore
che riversasse un flusso così rapito.

Cori d'Imene,
canti trionfali,
a confronto col tuo non sarebbero
che vuota vanteria,
dove tu intuisci una lacuna segreta.

Che cosa c'è alla sorgente
della tua lieta melodia?
Che campi, onde o montagne?
Che forme di cielo o pianura?
Che amore della tua spessa specie, ignara del dolore?

Con la tua chiara e acuta gioia
non può esistere languore:
mai s'avvicinò a te
ombra di noia,
ami e non sai la triste sazietà d'amore.

Sveglia o nel sonno
tu forse pensi alla morte
cose più profonde e più vere
di quelle che sognano i mortali,
se le tue note scorrono così cristalline.

Guardiamo avanti, indietro,
straziati dal non essere,
e la risata più schietta
è gonfia di dolore,
i nostri canti più dolci dicono i pensieri più tristi.

Se anche potessimo schernire
odio, orgoglio, paura,
se fossimo esseri venuti al mondo
per non versare lacrime,
come potremmo avvicinarci alla tua gioia?

queste strofe sono meravigliose nel descrivere gli affanni cui va incontro l'uomo, il "male di vivere"... davvero toccanti, straordinarie... in particolare "i nostri canti più dolci dicono i pensieri più tristi"

Più di ogni metrica
di suoi incantatori,
più di ogni tesoro nascosto nei libri
il tuo talento servirebbe al poeta,
tu che disprezzi il suolo.

Insegnami la metà di quella gioia
che certamente il tuo cervello conosce:
dalle mie labbra fluirebbe allora
la tua follia armoniosa,
e il mondo ascolterebbe allora, come me ora.

La "follia armoniosa" descritta da Shelley esprime la volontà di farsi ascoltare in una società che non ascolta affatto, dominata dall'incomprensione e dall'egoismo... tematica più che mai attuale.

"Le sublimi anime passeggiano sopra le teste della moltitudine che oltraggiata dalla loro grandezza tenta d'incatenarle o di deriderle, e chiama pazzie le azioni ch'essa immersa nel fango non può, non che ammirare, conoscere." Ugo Foscolo