00 23/11/2005 21:57
L'aria della stanza gli faceva sentir freddo alle spalle. Si lasciò scivolare con cautela sotto il lenzuolo e si coricò accanto alla moglie.

A uno a uno, sarebbero diventati tutti delle ombre.
Meglio passare a miglior vita baldanzosamente, nel pieno vigore di qualche passione, piuttosto che appassire e spegnersi lentamente di vecchiaia.

Pensava come colei che gli giaceva accanto avesse per tanti anni custodito gelosamente nel cuore l'immagine degli occhi del suo innamorato quando le aveva detto che non desiderava vivere.
Lacrime generose riempirono gli occhi di Gabriel.
Lui non lo aveva mai provato per nessuna donna, ma sapeva che un sentimento simile doveva essere amore.
Le lacrime gli salirono più copiose agli occhi, e, nella parziale oscurità, immaginò di vedere la sagoma di un giovinetto in piedi sotto un albero gocciolante.
Altre figure gli erano accanto.
La sua anima si era avvicinata a quella regione dove dimora l'immensa schiera dei morti.
Era conscio della loro esistenza aerea e incorporea, ma non poteva afferrarla.
La sua stessa identità svaniva in un grigio mondo impalpabile: lo stesso solido mondo, in cui questi morti avevano operato e vissuto, si dissolveva e svaniva.

Un leggero picchiare sui vetri lo fece voltare verso la finestra.
Aveva ripreso a nevicare.
Osservò assonnato i fiocchi, argentei e scuri, cadere obliquamente contro il lampione.
Era tempo per lui di mettersi in viaggio verso occidente.
Sì, i giornali avevano ragione: nevicava in tutta l'Irlanda.

La neve cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senza alberi,
cadeva lenta sulla palude di Allen e, più a ovest, sulle onde scure e tumultuose dello Shannon.
Cadeva anche su ogni punto del solitario cimitero sulla collina dove era sepolto Michael Furey.
Si ammucchiava fitto sulle croci contorte e sulle lapidi, sulle punte del cancelletto, sui roveti spogli.
La sua anima svanì lentamente nel sonno, mentre ascoltava la neve lieve su tutto l'universo, come la discesa della loro ultima fine, su tutti i vivi e su tutti i morti.
"Le sublimi anime passeggiano sopra le teste della moltitudine che oltraggiata dalla loro grandezza tenta d'incatenarle o di deriderle, e chiama pazzie le azioni ch'essa immersa nel fango non può, non che ammirare, conoscere." Ugo Foscolo