Wrestling4ever.it forum Il forum ufficiale di Wrestling4ever.it

Quando ti ritrovi da solo

  • Messaggi
  • OFFLINE
    HHHThegame
    Post: 7.751
    Post: 1.717
    W4E User
    IC Champion
    00 08/10/2006 20:05
    E quando ti ritrovi da solo, in mezzo al nulla a ragionare, come ti senti?
    Malinconico, solitario o scostante, troppo orgoglioso per chiedere una mano al mondo, a quella comitiva che tante volte ti ha tirato fuori dai guai?
    Potresti ripercorrere gli allegri giorni dell’adolescenza rivisitando i luoghi a te cari, ma sei a miglia e miglia di distanza da casa, perciò devi accontentarti del luogo a te più vicino che rimembra quei giorni.


    Centro commerciale di Boston, Massachusetts
    Ricordava molto quello dove trascorrevo i pomeriggi con la comitiva di Centocelle, quartiere romano semi-periferico. I giorni passavano tra un giro per gli isolati e una canna sul terrazzo dell’edificio, a parlare e sparlare degli assenti, sulle loro beghe e sui loro crucci sentimentali. Erano le 20.30 di sera, il centro commerciale era prossimo all’ora di chiusura ma decisi comunque di entrarvi. Attraversai la soglia dell’entrata venendo accolto da una fresca ventata d’aria viziata dai condizionatori, i percorsi del luogo erano semi deserti e popolate solo da mamme con i loro figli che si affrettavano a compiere gli ultimi acquisti prima di fare il loro ritorno a casa. Di fronte a me si parò un negozio di abbigliamento underground, non mi interessava molto, ma di sicuro se vi ci avessi portato uno dei miei “bro” di Roma ci si sarebbe fermato le ore a scrutare i capi di abbigliamento prima di una oculata scelta adatta al suo look.
    Presi le scale mobili, salii fino in cima, ma prima di prendere l’ultima, quella che portava al terrazzo, venni fermato da una delle lavoratrici del centro commerciale, che mi invitò a sbrigarmi poiché mancavano veramente pochi minuti all’orario di chiusura.
    Feci cenno di si con la testa, sebbene il mio sguardo e la mia mente fossero altrove, e mi diressi senza pormi troppi crucci verso la sommità dell’edificio. Come immaginavo, era totalmente desolata, fatta eccezione per un barbone che non aveva trovato miglior posto per dormire. Era vestito totalmente in nero, e sebbene il suo viso sembrasse piuttosto curato, l’abbigliamento era piuttosto trasandato e sciatto. Il buio era calato già da un’ora, quindi non riuscii a scorgere altri particolari in lui, tranne che per delle luccicanti pendenze dalle sue braccia, che però decisi di non andare ad accertarmi di cosa fossero; in fondo, mica dovevo derubarlo!
    Mi sedetti su una panchina, la più lontana possibile da quella ove si trovava quel vagabondo, e meditai.
    Stetti li a meditare per molto tempo, forse per ore, tanto che non mi resi conto, come precedentemente avevo immaginato, che il locale era chiuso ormai da tempo e per uscirne avrei dovuto attendere la riapertura mattiniera, anche perché non mi andava di andare a disturbare il guardiano. Fissai il cielo, guardando il firmamento, come ormai non facevo da tempo.

    Che senso aveva tutto ciò?
    Un minuscolo puntino nel cielo, così mi appare quella luminescenza, eppure nella realtà dei fatti era molto più grande ed importante di me per mantenere l’equilibrio su questo mondo.
    Non potevo accettarlo.
    Non dovevo accettarlo.
    Urgeva rimedio.


    Facendo leva sui muscoli delle mie braccia, forzai la porta e mi riportai all’interno dello shopping center, privo di luce alcuna a rendere meno difficoltoso il mio cammino. Scesi le scale e girai a destra, ma ebbi come l’impressione che un demone malvagio mi stesse pedinando. Lo portavo su ciò che rimaneva della mia coscienza come un fardello, un insopportabile fardello che non voleva scrollarsi dalla mia schiena nonostante tutti i miei numerosi sforzi.
    Nelle mie cervella rimbombava un assordante voce che ripeteva sempre le stesse parole, “Sei cambiato, devi accettarti. Sei tu ce hai voluto questo cambiamento, ha portato i suoi frutti, ma ora devi pagarne il caro prezzo!”.

    Spostai i miei pensieri su tutt’altre concentrazioni, molto più serie e concrete, ma per ogni passo che facevo sentivo sul mio collo come il fiato di uno spirito malvagio, pronto a mangiare le mie carni alla mia prima distrazione che mi avrebbe condotto alla morte facendomi cadere in fallo.
    Uno strano senso di terrore e incredulità mi pervase, non mi era mai successo prima, neppure quando mi ritrovai ad affrontare Deadscorpion, eppure eccolo, era arrivato.
    Non riuscivo più a muovere alcun passo, per fortuna di fronte a me erano presenti le sedie di uno dei numerosi bar del mall, perciò mi sedetti.
    Ero stordito, non vedevo alcuna via d’uscita, ma soprattutto non riuscivo a rendermi conto se ciò che stavo vivendo era un prodotto della mia mente o la realtà. Era una sensazione troppo irreale per essere provata da me.
    Da me.
    Dal sottoscritto.
    Non potevo accettarlo.
    In lontananza, dall’altra parte della “piazzola” dove mi trovavo, scorsi una nera figura che avanzava con passi cadenzati, lenti, indolenti.
    Non so perché, ma invece di fuggire mi inginocchiai, come se i miei muscoli avessero ceduto per la paura e si fossero arresi all’evidenza della morte. La mia mano destra si muoveva da sola, dal taschino della camicia estrasse una sigaretta e me la mise tra le labbra. Come se vittima di un automatico meccanismo, prese dal taschino sinistro posteriore dei miei pantaloni l’accendino, e diede fuoco ai trucioli di tabacco presenti.
    Non so perché, ma quella sigaretta mi diede l’impressione di essere come la prima mai fumata. L’acre sapore che si insinuava in bocca, l’ossigeno che si mischiava a quell’aroma mescolandosi in una sostanza nociva per i miei polmoni, che mi maledicevano dalla prima all’ultima particella di merda che gli buttavo dentro. Nell’espellere il fumo tossii, facendo così cadere dalle mie labbra la sigaretta, che come mossa da un vento inesistente fu fatta rotolare fino ad una fessura sotto un vetro che permetteva di affacciarsi al piano inferiore del loco.
    Alzai la testa, vidi che l’uomo che si muoveva verso di me era adesso a poco più di una decina di passi da dove mi trovavo, e la cosa mi piaceva ben poco. Sbattei le mie palpebre, che sembravano appesantite quanto quelle di Penelope Cruz dopo una di quelle sue cazzo di pubblicità dove si passava uno di quei ventagli per allungarsi le ciglia.
    Solo che i miei occhi subito dopo non si riaprirono, ma restarono chiusi, e ripercorsero tutti i bei momenti della mia vita, breve ma intensa che stava ormai volgendo al termine.

    Il primo bacio.
    Il primo amore.
    La prima delusione.
    I numerosi fallimenti.
    Le serate passate fuori fino a tardi con quelli che allora erano gli amici.
    E poi l’omicidio. La morte di quel tizio. Tutto collegato all’amore.

    In quel momento mi ritrovavo da solo, in mezzo al nulla a ragionare, ragionare su tutti gli episodi e gli errori della mia vita.
    Non ero né malinconico, né scostante, né orgoglioso di me stesso. Nemmeno volevo chiedere aiuto a presenze che si trovavano in quel momento dall’altra parte del globo.
    Per giunta, non ero nemmeno contento di rivivere i bei giorni dell’adolescenza. Perché non ce n’erano stati. O, comunque, non erano degni di venire ricordati rispetto a quanto i momenti tristi della mia vita mi avevano insegnato.
    Però ero triste. Triste di non esser riuscito a togliermi un’ultima, piccola soddisfazione prima di morire.
    Ma il suo nome, ahimè, era ormai morto e seppellito da tempo nel mio cuore.


    Riuscii a riaprire gli occhi, mi accorsi che il mio carnefice era sparito dalla mia vista, ma la sua presenza era ancora palpabile nell’aria. Con la coda dell’occhio, infatti, lo vidi alla mia sinistra, mentre si dirigeva alle mie spalle. All’altezza delle mie orecchie sentii un fastidioso rumore metallico, accompagnato poi da una viscida e fredda sensazione alla gola, che in pochi attimi mi tolse il respiro. Non so come, ma in quel momento riuscii a svegliarmi da quel mio stato di apatia e mossi velocemente i miei arti nel tentativo di liberare la mia gola da quegli oggetti che stringevano il mio collo, che poi si rivelarono essere catene.
    Sentivo quel poco che rimaneva della mia anima fuoriuscire un pezzo alla volta dal mio corpo, e mi stavo quasi per arrendere al giudizio della Nera Signora, quando una voce persuasiva incominciò verso di me un discorso profetico quanto ricco di morale.

    “Narrano ancestrali racconti di maschere apotropaiche e ritratti esorcistici in grado di eliminare paura e terrore come emotività presenti nel soffio vitale umano.
    Tu, misero uomo, credevi fino a pochi attimi fa di essere intoccabile, invincibile, ma ti sei dovuto ricredere all’evidenza dei predisposti avvenimenti a te accaduti.
    Potrei cingere sempre più questa catena al tuo collo, fino a lasciarti una perenne cicatrice che ti accompagnerà nell’oltretomba, perché troppo hai da farti perdonare, troppa purezza hai perso nel tuo vile e meschino cambiamento.
    Ma non lo farò, poiché nel tuo cuore è presente tristezza.
    Molta tristezza, accompagnata a braccetto dal rancore, sentimenti da terminare al prima possibile affinchè tu possa tornare ad essere un altro dei paladini del bene come hai sempre fatto finora.
    Prendimi per pazzo o per profeta, abbi pure la tua idea di me, ma sappi che io mi reputo solamente un moderno redentore che gira abbigliato come un cappellaio matto.”


    Passarono i secondi, non riuscivo a rendermi conto se ero ancora vivo o se ero già passato al creatore, quando riuscii a poggiare le mie mani a terra e risollevarmi, per notare che, sebbene affannosamente, respiravo ancora.
    Riuscii a rimettermi sulle mie gambe, mai come ora la vita mi era sembrata tanto bella.
    Mai quanto ora che stavo per perderla.
    Notai che una finestra alla mia destra era stata spalancata, probabilmente per permettermi di andarmene prima che quel bizzarro quanto tetro individuo cambiasse idea.
    Non mi feci sfuggire l’occasione, ma nonostante tutto me ne andai con passo lento, pervaso da una inspiegabile tranquillità.
    Appena uscito, mi accesi una sigaretta; fu la più buona mai fumata, sebbene fosse di una marca inferiore rispetto a quelle che sono solito comprare. Nell’oscurità mi guardai riflesso in uno dei vetri del centro commerciale, sfruttando un effetto di luci e ombre che mi dava un aspetto più sicuro di me.

    Mi ero ritrovato da solo, e mi ero sentito morto.
    Ero riuscito a risorgere, senza bisogno dell’aiuto di nessuno.
    E d’ora in poi niente avrebbe mai più potuto fermarmi. Gli uomini, per quanto pazzi, restano sempre dei deboli. E sebbene quell’essere potesse non essere stato un umano, mi aveva aiutato a diventare più forte di lui, facendomi conoscere la paura aiutandomi a sconfiggerla.
    Ed io avevo aiutato lui, dandogli una mano a conoscere la pietà, affinchè ne avesse per la sua prossima vittima.
  • OFFLINE
    HHHThegame
    Post: 7.752
    Post: 1.718
    W4E User
    IC Champion
    00 08/10/2006 20:06
    anche se nno sembra, questo è lo spot valido per Chris Fable per il prossimo PPV. Buona lettura! [SM=x837067]:

    (Cith e gli altri ora avranno capito del perchè volevo fare "cose separate"... a chi ha orecchie per itnendere, intenda... [SM=x837067]: )
  • OFFLINE
    cell in the hell
    Post: 22.049
    Post: 17.019
    The Boss
    W4E Legend
    00 08/10/2006 20:19
    stupendo. [SM=x837070]:

    non spoilero nulla a chi devo leggerlo, mi domandavo solo se davvero fosse lo spot di Fable. [SM=x837067]:
  • OFFLINE
    =El gran Luchadore=
    Post: 910
    Post: 84
    W4E User
    Indies
    00 08/10/2006 21:26
    Bravo Dibbiotto, bello spot anche se...(non spoilero lo devono capire da soli :asd )