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Volere è Potere

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  • RiKy3:16
    00 29/09/2006 15:57
    La pioggia imperversava e non accennava a fermarsi, il ticchettio delle gocce che cadevano sui cruscotti delle poche macchine in circolazione predominava il silenzio in quel panorama semideserto.
    Le uniche luci, seppur offuscate, che ancora potevano essere notate erano quelle delle auto che provenivano dal lato opposto della strada, che mano a mano diminuivano sempre più.
    La dolce melodia delle gocce che cadevano sull’asfalto venne interrotta bruscamente da un auto che sfrecciava a gran velocità nonostante il temporale, un auto guidata certamente da un folle, che sicuramente avrebbe rischiato la vita andando avanti di questo passo.
    I tergicristalli di quell’Hummer H3 spazzavano via l’acqua dal cruscotto ad una velocità impressionante, ma tempo una manciata di secondi e la pioggia avrebbe ribagnato nuovamente il vetro anteriore della vettura. Al contatto con i grossi pneumatici le pozzanghere creavano un getto d’acqua molto alto, che andava subito a schiantarsi ai lati della carreggiata.

    40 km/h
    50 km/h
    60 km/h
    70 km/h


    La visibilità era prossima al nulla, le uniche cose visibili erano le luci dei lampioni e degli appartamenti, decisamente sfocate a causa della pioggia, che sfrecciavano via dal campo visivo del folle autista, che non accennava a desistere dallo schiacciare l’acceleratore, rischiando di mettere seriamente a repentaglio la propria vita.

    Ma chi è quel pazzo che guida una macchina a tutta velocità nel bel mezzo della notte nonostante il forte temporale?
    La risposta stava sul cofano della vettura, sul quale era dipinta una ‘K’ dalla forma decisamente insolita...
    ‘K’… di Kamikaze.

    Lui rischiava la vita in ogni match che combatteva, quindi che cosa sarebbe cambiato dal perire su un quadrato da combattimento o in un incidente stradale? Assolutamente niente.
    Forse la morte sarebbe stata una liberazione per lui, questo lo sapeva bene, dopo gli ultimi avvenimenti la sua mente era diventata un centro accoglienza per pensieri riguardanti la complessità e le preoccupazioni della sua vita. Dozzine e dozzine di domande sui perché di ogni singola azione da lui commessa, sul perché la vita gli riservava tutto questo; tante domande sul suo destino…

    Il Destino…
    E’ un volere di Dio oppure non esiste proprio?
    No, non esiste. Perché Dio dovrebbe avere interesse a tessere un destino per ognuno di noi, che siamo infinitamente inferiori a lui? Noi forse ci fermiamo a decidere il destino di una formica?

    No.

    70 km/h
    75 km/h
    80 km/h
    85 km/h

    Il piede di Kamikaze schiacciava con forza l’acceleratore, come se dovesse schiacciare qualcosa… come se dovesse schiacciare un nemico, come se dovesse schiacciare Steed!

    STEED!

    85 km/h
    90km/h
    95 km/5
    100 km/h


    Gli occhi di Kamikaze si illuminarono di follia, il suo piede schiacciavo sempre più forte l’acceleratore, mentre la lancetta della velocità saliva sempre più, quando ad un tratto…

    K: “CAZZOOOOOOOOOOOOO!”

    Un piccolo cerbiatto sbucò fuori dal lato destro della strada, adiacente ad una piccola boscaglia, e quello che successe dopo sembrò durare un’ora, quando invece passò solo una manciata di secondi:
    Il piede destro di Kamikaze si staccò dall’acceleratore per schiacciare con forza il freno.
    Kamikaze sterzò il più veloce possibile verso sinistra.
    Le gomme slittarono sull’asfalto completamente bagnata.
    Il veicolo non tenne la strada ed iniziò a cappottarsi su se stesso.
    1 volta.
    2 volte.
    3 volte.
    La macchina fece 3 giri su se stessa, distruggendosi completamente ed impattando con forza contro un muro.
    Per il conducente… era finita.














    K: “ Stupidi colpi di sonno, devo fare più attenzione se non voglio finire così!”

    Kamikaze ridusse notevolmente la velocità, arrivando ad una normale andature, iniziando a percorrere la strada tranquillamente. Tutte le cose sembravano andare per il verso giusto, fino a quando sul ciglio della strada comparve un uomo, che alzando il pollice della mano destra verso l’alto chiese un passaggio a Kamikaze, non appena giunse vicino a lui.
    Kamikaze abbassò il finestrino destro, e sorridendo all’autostoppista lo invitò a salire.
    Il sorriso sul volto dell’atleta ci mise ben poco a spegnersi… I suoi occhi cambiano espressione, da un espressione socievole, che di rado è visibile su suo volto in questo periodo, diventano lucidi quasi in un espressione di paura, era inorridito da notare che quell’uomo non aveva nemmeno una goccia d’acqua addosso.

    «Ma come cazzo è possibile? » pensò Kamikaze « Cristo, piove come Dio la manda e questo qua è completamente asciutto! »

    Sudava.
    Gocciole di sudore colavano dal cuoio capelluto di Kamikaze e gli attraversavano il volto, finendo sotto il mento e cadendo.
    Quel fottuto sudore non cadeva perché faceva caldo o perché aveva fatto un notevole sforzo fisico. No.
    Il sudore era dovuto alla paura nei confronti di quell’individuo, quello stesso individuo che destò Kamikaze da quella specie di trance proferendo un semplice

    “Grazie.”

    Dopodiché, un lugubre silenzio si impossessò dell’abitacolo della vettura, e, inevitabilmente, il solito dannato processo si innescò nel corpo di Kamikaze: solito peso allo stomaco, fiotti di sudore e migliaia di domande. La cosa che interruppe quel processo fu l’ultima che Kamikaze si potesse immaginare, l’uomo che aveva raccolto spezzò quel silenzio tombale, e, di conseguenza, destò la preoccupazione di Kamikaze, presentandosi:

    “Piacere, Ryan Dunn”

    Kamikaze sembrò risvegliarsi da un trauma all’udire quelle parole, ma alla fin fine una chiacchierata non ha mai fatto male a nessuno, quindi lasciò alle spalle le sue preoccupazioni e le sue paure, e con un espressione socievole rispose al suo passeggero:

    K: “ Kamikaze, lieto di conoscerla”
    RD: “ Wrestler?”
    K: “ Si… perché me lo chiede?”
    RD: “ Un nome così non può ch’essere un ringname, senza ombra di dubbio. E dal nome che hai scelto non puoi che essere un flyer hardcorist, te lo si legge negli occhi.”
    K: “ Ha perfettamente ragione…”
    RD: “ Chi cazzo sono io per farmi dare del ‘lei’? Dammi semplicemente del ‘tu’.”
    K: “OK”
    RD: “ Bene, come ti va la vita nel mondo del wrestling ragazzo?”
    K: “ La mia carriera è come il nostro pianeta, la Terra. Da una parte splendente, illuminata, raggiante, come il nostro pianeta quando è illuminato dai raggi solari. Combatto in un’ottima federazione, la pVw, che riesce a saziare la mia sete di sangue e violenza quando mi fa scendere in campo. Ho anche vinto il titolo Overwinged, titolo riguardante la categoria dei pesi leggeri, da ormai qualche settimana. E’ un ottimo traguardo per me, ma come ben sai la Terra ha anche una parte buia, fredda, quando vige la notte, ed è questo l’altro lato della mia carriera. Ho dovuto rinunciare a tutti i miei ideali, da face amato dal pubblico sono dovuto diventare un heel odiato e disprezzato, tutto questo per battere lui: Simon Steed.


    Kamikaze tornò improvvisamente nel suo mondo, isolandosi con la mente da ogni cosa attorno a lui.
    Simon Steed. Odio, disprezzo, ripugnanza. Nessun altro termine potrebbe descrivere in modo migliore ciò che sta provando Kamikaze, in questo momento, nei confronti del suo attuale rivale. Vuole distruggerlo, annientarlo, oramai non pensa ad altro da giorni. Ma è come se qualcosa, qualcuno, qualche misteriosa entità nascosta nel profondo del suo animo, gli impedisse di farlo. Non per pietà, ne tanto meno per misericordia, ma è... Paura. Il timore di qualcosa a lui sconosciuto, estraneo.

    RD: “ Kamikaze ripigliati. Da quanto mi è parso di capire, hai compiuto un turn heel, giusto?”
    K: “ Esattamente.”
    RD: “ Non potevi fare una cosa più giusta.”
    K: “ Non ti seguo…”
    RD: “ Vedi, anch’io diversi anni or sono ero un wrestler, face, amatissimo dal pubblico e rispettato da tutti. Ci vollero anni e anni di sacrifici e di duro lavoro per raggiungere un punto così alto nella mia carriera, ma ci volle una sola notte per mandare tutto a puttane.”
    K: “ Racconta… che è successo?”
    RD: “ Me lo ricordo come se fosse successo ieri: un banalissimo hardcore match che divenne un inferno. I booker ci avevano detto di non usare troppa violenza durante il match, dovevamo limitarci a qualche mossa con le sedie e eseguirne un paio sui tavoli, niente di che. Ma fu quel figlio di puttana del mio avversario ad accendere la scintilla che provocò quell’inferno: si lego del barbed wire alla mano, e con tutta la forza mi scagliò un pugno dritto in volto, diciamo che “per fortuna” mi ha preso la guancia. Ci vollero alcuni istanti prima che capii quello che mi era successo, in bocca sentii un sapore misto tra sangue, saliva e metallo, da lì ho realizzato che il filo spinato mi aveva perforato la guancia. Il dolore era immenso, piano piano il barbed wire mi stava riducendo a brandelli le gengive e distruggendo tutti i denti, ma con la forza della disperazione riuscii a togliermi il filo spinato dalla bocca. Mi passai una mano sulla guancia, ormai era colma di sangue… la rabbia e la sete di vendetta invase il mio corpo, che prese il sopravvento sulla mia mente, vendicandosi sul mio avversario. Nonostante il booking team aveva bookato una mia sconfitta, feci così tanto male al mio avversario da impedirgli persino di muoversi, e mi aggiudicai l’incontro.
    Da quel giorno realizzai che i wrestler face erano solo delle checche che lottavano solo per il piacere del pubblico, a differenza degli heel, che lottano per i loro ideali, giusti o sbagliati che siano, che ormai hanno ben poco da perdere. Vedi Kamikaze, nella vita ho fallito molte volte, ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.”
    K: “ Divertente come caso, ma anch’io ho vinto il titolo che ora porto alla vita, ma questo non mi basta. Io voglio il rispetto…”
    RD: “ Ragazzo, puoi avere tutto ciò che vuoi, basta volerlo.”
    K: “ Cercherò di ricordarmelo.”


    I due continuarono a parlare come se si conoscessero da sempre, e Kamikaze non si curava del fatto che all’inizio avesse paura dell’entità di Ryan Dunn. Giunti in prossimità di una piccola stazione di servizio, Kamikaze decise di sostarvi un attimo.

    K: “ Io scendo a prendere un caffè…”
    RD: “ OK, ti aspetto in macchina”
    K: “ Va bene, vuoi che ti prendo qualcosa?”
    RD: “ No grazie”


    Kamikaze abbandonò la vettura, incamminandosi verso la stazione di servizio. Giunto al bancone ordinò un caffè, ricevuto lo scontrino diede uno sguardo alla TV, che stava trasmettendo un telegiornale, in attesa del suo caffè.
    Il cameriere gli passò la tazza e Kamikaze ne bevve un sorso, per poi rivolgere lo sguardo verso lo schermo del televisore…

    « Abbiamo identificato la vittima, si tratta di Ryan Dunn, 50enne che viveva solo ormai da parecchi anni… »

    I suoi occhi si spalancarono, sputò il caffè che ancora aveva in bocca e lasciò cadere per terra la tazza, che si ruppe in mille pezzi, e come una furia si diresse verso la sua auto, urlando con tutto il fiato che aveva in corpo:

    K: “Ryaaaaaaaaaaaaaaan!!!!!!!!!!!!!!!!!”

    La macchina era vuota. Le portiere erano bloccate, proprio come le aveva lasciate. L’auto era intatta, come nuova, e di Ryan nemmeno l’ombra.
    Possibile che sia stato solo frutto della sua torbida immaginazione?
    Possibile che Ryan fosse un fantasma?

    Ecco.
    Un’altra domanda attraversò i pensieri di Kamikaze, una domanda semplice ma allo stesso tempo complessa: PERCHE’?

    « Ryan. All’inizio avevo paura di te, ora ho paura di non riuscire a vivere senza la tua persona al mio fianco. Grazie a te ho capito cosa vuol dire essere un heel, grazie a te ho capito che posso avere tutto ciò che voglio, basta volerlo. Volevo l’Overwinged Title, l’ho conquistato. Ora voglio il RISPETTO, e l’avrò. Grazie Ryan, nei pochi istanti che sei entrato nella mia vita mi hai fatto capire cose che da solo non avrei mai appreso. Non ti dimenticherò mai, questa è una promessa.»
  • RiKy3:16
    00 29/09/2006 15:58
    A voi il mio ultimo lavoro con Kamikaze... commentate o vi mando a casa Mr.That con tanto di vaselina....