Empoli, un miracolo? No, un progetto serio
Quello che qualcuno chiama il “miracolo azzurro” altro non è che un progetto ben congegnato, con una società responsabile, un tecnico di spessore ed un gruppo di giovani disposto ad ascoltare e a ricominciare sempre da capo. In un periodo in cui il calcio fa notizia per scandali e violenze, Empoli costituisce una zona franca a cui qualcuno farebbe bene ad ispirarsi.
“Smetto”. Aveva detto Gigi Cagni dopo la tragedia di Catania e la morte di Filippo Raciti. C’era da capirlo. A volte si ha l’impressione che sia inutile provare a regalare emozioni, se poi le conseguenze devono essere violenza e morte. Anche a noi, giornalisti, passa la voglia di raccontare le vicissitudini del gioco più spettacolare del mondo, se il destinatario deve essere il “bagordo” di turno che allo stadio va per sfogare il disordine in cui vive. A volte, come Cagni, verrebbe voglia di lasciar perdere, di prendere una canna da pesca e andare con qualche amico in riva a qualche fosso in un bosco ombreggiato, il cui silenzio è rotto solo dallo scorrere dell’acqua. Ma poi, a pensarci bene, chiamarsi fuori significherebbe dichiarare una sconfitta: ammettere che nel calcio i padroni sono i facinorosi e con loro alcune società troppo conniventi, che tagliano fuori quanti pacificamente amano recarsi allo stadio per rilassarsi più che per ritrovarsi in qualche guerriglia senza capo né coda. E allora, forse, è più saggio insistere per mostrare l’altra faccia del calcio. Cagni, fortemente tentato dal mandare tutto in malora, ha scelto questa strada ed a Palermo ha subito impartito una lezione di calcio e di vita: ha indotto i suoi ragazzi a riflettere su cosa significhi giocare a calcio, divertirsi per divertire. Ha dedicato un’intera settimana al lavoro sul campo e nelle menti dei suoi uomini. Al Barbera, domenica, è sceso in campo un gruppo convinto di dimostrare che il valore del calcio va espresso in campo, agendo con correttezza in qualsiasi fase del match ed evitando di esasperare un clima già abbastanza infuocato. L’Empoli è stato ripagato ed ha espugnato Palermo, accedendo al quarto posto in classifica in solitaria beatitudine. Sicuramente verrà riacciuffato, forse manco si qualificherà per la coppa Uefa. Ma non importa. Quel che conta è che ad Empoli non un miracolo calcistico sta realizzandosi, bensì un progetto serio, dietro al quale stanno una società ed un Presidente molto più lungimirante di altri colleghi, così come un allenatore che, oltre che un bravo stratega, è una persona intelligente che sa dialogare con i ragazzi affidatigli. Questo è Empoli. Un luogo dove il calcio evoca ancora la parola serenità, amicizia, passione. Di questi tempi merce rara. E forse, più che il quarto posto in classifica, Empoli dovrebbe far notizia per questo…
13/02/2007 14:23 - Riccardo Clementi
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