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25.11.2006
L'Africa di fronte ai cambiamenti climatici
Tra il 1883 e il 1902 tra i Masai si verificarono epidemie devastanti in concomitanza con le peggiori siccità


L’Africa è il continente che soffrirà maggiormente del cambiamento climatico in atto: è questo che si evince dallo studio della sua storia naturale secondo un articolo pubblicato sulla rivista “African Journal of Ecology” firmato da Lindsey Gillson, ricercatore dello Tsavo National Park.
Le maggiori preoccupazioni riguardano le variazioni infrequenti ma molto intense, che hanno effetti devastanti, come mostrano le registrazioni storiche delle più gravi siccità verificatesi nel passato del continente.
"Si tratta di eventi che hanno effetti a lungo termine sia sull’ambiente sia sulle società”; ha spiegato Gillson “Ciò è particolarmente evidente negli episodi che i Masai chiamano 'Emutai': il periodo compreso tra il 1883 e il 1902, per esempio, è stato caratterizzato da epidemie di pleuropolmonite, peste bovina e vaiolo. Nel biennio 1897-98 la pioggia è mancata completamente, e i racconti dell’esploratore austriaco Oscar Baumann, descrivono la devastazione determinata da un grande disturbo ecologico.”
Sempre secondo Gillson, è importante utilizzare i dati storici e paleoecologici per cercare di comprendere la frequenza e gli effetti degli eventi estremi. Per questo nel suo studio si è avvalso dell’analisi e della datazione al radiocarbonio di sedimenti, pollini e frammenti di carbonella ritrovati nel parco che possono dare un quadro dei cambiamenti climatici intervenuti nel passato.
“Le conclusioni sono chiare – ha continuato Gillson – il periodo degli Emutai fu caratterizzato da una lunga siccità e un incremento dell’erosione del suolo. Questi dati indicano la presenza di quelli che noi chiamiamo grandi perturbazioni infrequenti.”