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PARTE PRIMA: LE ORIGINI

Sulle origini del valzer sono state scritte montagne di libri e sono state tentate non poche manipolazioni di dati e documenti. Dato il prestigio del ballo in questione, molti storici europei hanno anteposto l'interesse nazionalistico a quello della ricerca della pura verità, già di per sè complicata per via della incertezza e della pluralità dei riferimenti. Anzi, proprio il contesto obiettivamente nebuloso ha favorito la proliferazione di 'studi' tendenziosi e vari tentativi di depistaggio letterario. Il problema centrale è stabilire da quali balli il valzer derivi: in particolare si tratta di capire se esiste ed è dimostrabile un rapporto tra esso e la volta.

La Volta è il più significativo fra i balli di ritmo ternario che sicuramente risalgono ad epoche precedenti rispetto alla nascita del valzer e che del valzer anticipano le caratteristiche fondamentali. Volter vuol dire girare. La Volta è una danza antica: consisteva in una serie di giri a destra e a sinistra. Ai giri si alternavano i salti dei cavalieri e delle dame con una tecnica particolare articolata in due fasi: i cavalieri, prima eseguivano dei salti molto accentuati e dopo sollevavano la dama per consentire alla stessa una specie di volo. Gli studiosi francesi che sostengono la derivazione del Valzer dalla Volta fanno sostanzialmente il seguente ragionamento: Fino all'anno 1100, tutte le danze di coppia erano eseguite dai ballerini in posizione affiancata. La VOLTA introduce la posizione di coppia chiusa: cavaliere e dama, uno di fronte all'altra. Poichè coppia chiusa + giravolte sono gli elementi fondamentali del WALZER, è normale mettere in relazione tale ballo con la Volta.

Rémi Hess riconosce che "non esistono prove tangibili in grado di dimostrare l'esistenza di un legame diretto o di un rapporto di discendenza fra volta e valzer". (Rémi Hess, IL VALZER, Torino, Giulio Einaudi, 1993,traduzione di Eliana Vicari). Per lui, comunque, la volta è "la prima danza di coppia chiusa, a tre tempi, basata su un movimento di rotazione della coppia su se stessa (a destra e a sinistra). Inoltre, rispetto alla dinamica del gruppo, la volta determina un movimento di rivoluzione delle diverse coppie, nello spazio della danza. Grazie a tutti questi elementi, tale ballo preannuncia indubbiamente il valzer".

Gli studiosi tedeschi affermano variamente che il Valzer possa derivare:

dalla Deutscher tanz (Allemanda ternaria popolaresca) sviluppatasi nella Germania meridionale;

dal Dreher (Baviera);

dal Landler (Austria).

E' stata, comunque, sempre abbastanza diffusa la tentazione di associare il valzer alla volta, date le somiglianze fra i due balli. Proprio per questo motivo la polemica e il contenzioso si sono spostati, nel passato, sulle origini della volta stessa, e precisamente se tali origini siano italiane, provenzali, tedesche o austriache. Dopo decenni di contrapposizioni, la tendenza attuale è quella di considerare la volta un ballo provenzale. Oggi questa tesi è accolta quasi unanimemente; ma fino a quando è stata solo una ipotesi, le scuole di pensiero sulla nascita del valzer si sono divise lungo due indirizzi:

il valzer non deriva dalla volta,

il valzer deriva dalla volta.

Non sono mancati, infine, studiosi tedeschi che, pur prendendo in considerazione l'ipotesi 2, hanno asserito che anche la volta è nata in Germania. Un esempio per tutti di tale impostazione è dato da Fritz Klingenbeck,Unsterblicher Walzer, Historisches vom Wiener Walzer, Wien, 1952. Klingenbeck ritiene che la volta derivi direttamente dall'allemanda e che il termine allemanda sia stato coniato dai francesi per denominare la volta in modo da esplicitarne la provenienza tedesca. Questo ballo sarebbe stato portato in Francia dai soldati (francesi) che erano stati in Alsazia durante la guerra dei Sette Anni. (L'Alsazia è la regione nord_orientale della Francia che ha per capoluogo Strasburgo. Fu conquistata dai francesi nel 1675. Con la pace di Nimega, nel 1678, essa fu definitivamente annessa alla Francia). I francesi, poi, lo avrebbero rielaborato: da danza lenta in ritmo binario, a danza vivace in ritmo ternario. La conclusione di Klingenbeck sulle origini del valzer è la seguente:

Il valzer è nato in Germania come risultato di due processi paralleli: nelle comunità urbane è esso derivato dall'allemanda; nelle comunità rurali e nella regione dell'Austria è derivato dal landler. (Il landler è nato come danza di coppia chiusa a tre tempi).

Molto provocatoriamente, Rémi Hess, nel libro IL VALZER, Torino, Giulio Einaudi, 1993, (traduzione di Eliana Vicari), introduce il capitolo relativo al problema delle origini di questa danza (pp. 15-31) con una affermazione di Castil Blaze, L'académie de musique: "Il valzer che abbiamo ripreso dai tedeschi nel 1795 era un ballo francese da quattrocento anni".

Mourgues Marcelle, nel libro La danse provencale, ses origines, ses symboles (Raphèle-lès-Arles, 1985) sostiene che "lo studio del passo della volta, scomposto da Thoinot Arbeau, presenta una perfetta analogia con il passo del valzer e dell'allemanda". La differenza tra allemanda e volta è la seguente: mentre l'allemanda è una "mera danza collettiva con moulinet, dove il ballo di coppia rimane aperto, è evidente che la volta è stata la prima a far sì che la coppia si abbracciasse nell'incantevole dondolio del ritmo a tre tempi, nell'ebbrezza di un turbinio tipico del valzer". Quindi, il valzer, in quanto derivante direttamente dalla volta, è (sarebbe) francese.

Il famoso storico della danza Curt Sachs, che per decine e decine di balli ha ricostruito al millimetro nascita, sviluppo, percorsi, interazioni, ecc., proprio sul valzer ci dà un contributo solo parziale: sia nel non fissare o non negare, con la sicurezza che gli è propria abitualmente, la sua derivazione dalla volta, sia nel lasciare un alone di incertezza sulle origini della volta stessa. Questo ci fa capire che il problema è veramente serio e di non facile soluzione. Nel libro Storia della danza (Milano, Il Saggiatore, 1966), mentre egli afferma che la volta ha come patria la Provenza e "fu introdotta per la prima volta alla corte di Parigi nel 1556 dal conte Sault", precisa che ciò è vero nella misura in cui "Carloix, segretario di Vieilleville, ci dà informazioni esatte". Ciò vuol dire che le origini provenzali della volta, ben lungi dall'essere state dimostrate scientificamente, poggiano unicamente sulle dichiarazioni del sig. Carloix. Non a caso, subito dopo, Curt Sachs, che è abituato a far quadrare i conti, ossia le ipotesi con i fatti, riferisce due stranezze (tali sono per lui) che gli studiosi non sono riusciti a spiegare:

"Ancora più singolare è che già prima del 1600 la volta costituiva in Inghilterra una parte stabile delle lezioni di danza".

"Ma ancora più strana è la sua prima comparsa in Germania... Già nel 1538 un incisore della Vestfalia, Heinrich Aldegrever, ritrae in una serie di soggetti di danze nuziali proprio questa danza, almeno per il particolare dell'uomo che afferra la dama per il busto".

Le perplessità di Curt Sachs non si fermano qua. "Continuamente gli scrittori francesi rivendicano alla Francia l'origine del valzer poichè si dice che esso sia nato dalla volta. Senonchè, il motivo coreutico di sollevare in alto la dama si può riscontrare nella Germania di molti secoli prima". E ancora: "L'afferrare la dama per il busto che non fa parte nè del valzer nè del Landler, era comune in Vestfalia decine di anni prima che la volta prendesse la via della Provenza verso Parigi e nessuno potrebbe attribuire alla Vestfalia una particolare inclinazione per i costumi della Provenza". L'Autore dichiara di non volere "dar fiato alle trombe tedesche" e conclude che "in realtà la radice di tutte le danze con movimenti circolari affonda nell'oscurità dei riti di vegetazione del periodo neolitico". In ogni caso, la volta "deve essere scomparsa subito dopo" il 1636.

Rémi Hess contesta Curt Sachs, accusandolo di spirito antifrancese e mettendo in relazione la data di pubblicazione e di diffusione della sua opera (1933) col contesto politico tedesco del momento, evidentemente contrario all'idea di un valzer collegato alla tradizione latina. Rémi Hess critica anche fritz klingenbeck che nel libro Unsterblicher Walzer, Die Geschichte des deutschen Nationaltanzes (Wien, 1940) porta avanti un discorso tutt'altro che scientifico. Il concetto contestato è il seguente: "Anche se gli scritti sulla nascita di questo ballo sono in gran parte frutto di mere supposizioni, ciò non toglie che molte testimonianze avvalorino la tesi secondo cui il valzer, in quanto ballo nazionale tedesco, è nato nel nostro paese e appartiene alla nostra cultura allo stesso modo di un vecchio canto popolare. Proprio come avviene per i canti popolari, è impossibile reperirne la vera origine, ma questo non ha importanza perchè il valzer è tedesco nella sua intima essenza".

arthur h. franks, nell'opera Social dance, a Short History (London, 1963) ricorda i tempi in cui "i francesi proclamavano che il valzer discendeva dalla volta, mentre i tedeschi asserivano che derivava dalla dreher". Egli sostiene che si può considerare praticamente chiusa la "lotta" delle rivendicazioni in quanto "la maggior parte dei vocabolari francesi contemporanei, ivi compreso il Larousse, fanno riferimento unicamente alle origini tedesche di questo ballo".

Secondo Giovanni Calendoli il valzer "trae origine dall'evoluzione del landler. (...) Naturalmente anche il valzer, quando le conquiste della Rivoluzione francese sono gradualmente assimilate, può ascendere dal basso livello borghese fino ai più elevati fastigi della mondanità ed essere ammesso addirittura nei grandi balli delle corti ottocentesche".(Calendoli Giovanni, Storia universale della danza, Milano, Mondadori, 1985).

L'estremo tentativo di accreditare un qualche aggancio del valzer alle tradizioni francesi è quello di Rémi Hess, in nome di motivazioni di tipo interculturale e internazionale: "Il nostro obiettivo non è quello di dimostrare la paternità francese del valzer, ma piuttosto di evidenziare la molteplicità degli apporti necessari affinchè emergesse una nuova socialità di coppia, all'epoca della Rivoluzione del 1789, che pur essendo scoppiata in Francia fu preparata da fermenti diffusi in tutta Europa. La danza di coppia è infatti il risultato di un movimento europeo della durata di quattro secoli". Rémi Hess resta comunque convinto che "le origini tedesche del valzer non sono più convincenti di quelle provenzali".



Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana e non sono sicura della prima