00 27/07/2006 16:18
LA “FILIERA”

Un termine diventato di moda in questi ultimi tempi e che indica, ad esempio, l’intero svolgimento produttivo di un prodotto, dall’origine, partendo dalle materie prime, al prodotto finito e pronto per essere commercializzato.
Molto spesso in questo ultimo periodo, questo termine si è usato facendo riferimento alla carne dei polli il cui consumo, con l’avvento dell’influenza aviaria, si era drammaticamente ridotto mettendo a crisi non poche aziende e non poche famiglie rimaste senza una fonte di reddito.
Di influenza aviaria in se ne abbiamo parlato a dovizia e non riteniamo il caso ritornare sull’argomento ma vorremmo, invece, riprendere il discorso del cosa fare per risolvere un problema che non pare avere ancora termine e che potrebbe, con il sopraggiungere dell’autunno, ripresentarsi con maggiori problemi rispetti a quelli già passati.
Se ciò accadesse per noi appassionati ed allevatori di uccelli sarebbe veramente una mazzata.
Di “filiera” ne parlò il Presidente della S.O.R. su questa stessa rivista ed il discorso lo ha ripreso il Sig. Gualerzi in occasione dell’Assemblea Soci F.O.I. (Le Associazioni) .
Dicevamo che i commercianti di polli di carne, preoccupati del calo di vendite, hanno messo a punto una strategia di divulgazione con l’intento di salvaguardare il prodotto italiano e far riprendere il consumo di carne bianca. Per fare ciò hanno trasmesso il messaggio che l’intera “filiera” garantiva un prodotto sano e perfettamente tranquillizzante per il consumatore.
Sembra che la cosa abbia funzionato e che il consumo della carne di pollo si sia incrementato, una strategia quindi che ha dato i frutti previsti. Nel 2005, dopo un primo momento di smarrimento abbiamo salvato il salvabile, noi orticoltori, riuscendo (grazie alla F.O.I. come sostiene il Presidente Cirmi) a garantire il prosieguo delle mostre e dei concorsi. Seppure in una fase che si proponeva meno virulenta di quella iniziale il problema di fondo degli allevatori è però rimasto.
Qual è allora il problema di fondo per gli allevatori ? Evidentemente lo smaltimento dei soggetti in surplus. I negozi avevano arrestato le vendite e quindi la richiesta all’allevatore era praticamente ridotta all’osso, il consumatore ultimo non comprava più canarini anzi si meravigliava che nei negozi ci fossero ancora a disposizione del cliente. Gli allevatori compravano i riproduttori, li mettevano in riproduzione, producevano i giovani i quali però rimanevano nelle gabbie degli allevatori.
La “filiera” non riusciva a chiudere il cerchio.
Non essendo sopportabile un secondo anno di crisi per la maggioranza degli allevatori, ecco che bisogna fare qualche cosa, non solo per salvare le mostre, momento indispensabile di confronto, di scambio, di aggregazione e di accrescimento dell’allevatore stesso, senza le quali personalmente credo che l’ornitologia chiuderebbe i battenti, ma anche per garantire agli appassionati allevatori che non dovranno, anno dopo anno, mantenere nei propri allevamenti centinaia di soggetti che non servono a nessuno.
Quale allora la medicina: la cosa più logica è osservare ciò che hanno fatto gli altri, garantire che il nostro prodotto sia sano e al di sopra di ogni sospetto. La garanzia ovviamente non deve essere rivolta solo al consumatore ma anche a chi ci guarda con sospetto e non aspetta un passo falso per farci chiudere. A questo punto tutti gli appassionati iscritti alla Federazione devono essere coinvolti e sentirsi responsabili per la loro parte che tutto sia in regola, tutti dovranno collaborare e la F.O.I., finalmente avrà certezza e coscienza di chi sono i propri affiliati e che cosa allevano. Ma non basta, i locali di allevamento dovranno garantire igiene, gli animali dovranno essere vaccinati e produrre giovani da vaccinare, i controlli veterinari costanti e duraturi, gli alimenti che somministriamo dovranno avere garanzie di salute e di buon mantenimento, gabbie che garantiscano la pulizia, contenitori alimentari facili da lavare e disinfettare, prodotti sanitari utili e pronti all’uso, negozi attrezzati ecc., praticamente un marchio di garanzia a protezione del consumatore.
Dobbiamo trasmettere il rassicurante messaggio che il nostro prodotto è garantito dalla produzione al consumatore e che mai potrà creare problemi di alcun genere. Protezione sicuramente per gli addetti al settore che però sono coscienti e per loro connotato sanno che molto difficilmente i nostri animali avrebbero potuto essere contagiati, ma la necessità primaria è quella del non addetto al lavoro, dei visitatori delle nostre mostre, della famiglia che desidera tenere in casa il canarino, di coloro che vogliono riempire una voliera, di coloro che vorrebbero avvicinarsi al nostro hobby ma che non facendone parte hanno qualche pregiudizio dovuto proprio agli annunci terroristici.
Ecco, la “filiera” è praticamente tutto ciò che è inerente con il nostro hobby e ne sono coinvolte anche le aziende produttrici di mangime, di gabbie, di medicinali ecc.
Il consumatore deve essere tranquillizzato e cosciente che acquistando un canarino con anellino F.O.I. non gli succederà nulla perché tutte le regole sono state seguite alla perfezione.
Siamo perfettamente coscienti che a nessuno piacerà avere in casa il veterinario troppo spesso sia per il fastidio in se (a volte il veterinario è un amico e la sua visita fa anche paicere e volentieri ci si beve anche un bicchiere sopra),ma tutto ciò ha un costo che andrà ad incidere sui già magri bilanci di un allevatore che come sappiamo a fine anno, tirando le somme, adotta il rosso profondo come colore dominante (anche senza l’uso del carofil). Si sa , se vogliamo che le cose siano fatte perbene qualche sacrificio dobbiamo pur farlo.
Utile sarebbe che la federazione rivedesse allora al ribasso qualche costo (anellini, affiliazioni, ecc) e che le associazioni, facessero altrettanto. Che si riducessero la durata delle manifestazioni, diminuendo il numero di Giudici ad ogni concorso in modo da contenere i costi finali per l’iscrizione di un soggetto ritornando ad essere alla portata di tutti.
Alle televisioni continuiamo a sentire che chi vuole il servizio e la qualità deve pagarli e ci ritroviamo, con questa scusa, a dover sborsare anche oltre 5 € per un bicchiere di vino ed anche 2.500,00 € per l’affitto di un ombrellone e due lettini, che hanno voglia di spiegare che il vino è di qualità, che la spiaggia è però pulita, che è una località alla moda, che il bagnino è a disposizione, ecc., con quella cifra una famiglia qualche anno fa ci trascorreva il mese in albergo: mangiare, dormire, ombrelloni e lettini compresi.
Non riduciamoci aquesti livelli diamo, un taglio alle spese, cerchiamo di essere per una volta lungimiranti, il nostro era un hobby che poteva essere frequentato da tutti, oggi forse non lo è più e noi abbiamo bisogno di aumentare il numero dei soci e non di calarlo.
Quindi cari amici che ci leggete d’ora in avanti bisognerà rivedere qualche dettaglio comportamentale, aggiornarsi e rimboccarsi le maniche per adeguare anche la nostra passione alle nuove tematiche che ci hanno coinvolto nonostante tutto.

I.F.