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29/06/2005
17:34
CASE DISCOGRAFICHE - PIRATERIA :A PERDERE E’ SOLO LA MUSICA
di Martina Russo
Da tempo va avanti una lotta tra la musica e le case discografiche, in effetti è un po’ assurdo, le case discografiche, proprio quelle che dovrebbero badare alla diffusione di quest’arte, sembrano trascurare questo aspetto speculando sulla produzione dei cd, utilizzando come arma i diritti d’autore.
Accade così che chi ha intenzione di comprare un cd deve spendere cifre esorbitanti, è ovvio quindi che sempre più spesso si ricorra alla pirateria, comprando cd tarocchi o condividendo files “illegali” via internet. A questo punto però la situazione diventa piuttosto ambigua, c’è da chiedersi “Cos’è la pirateria?” O meglio, “Cos’è pirateria?” Perché non è facile definire qualcosa che spesso richiede, per essere giudicata, lunghi processi dall’esito incerto, dal più famoso Napster a situazioni incredibili in cui discoteche sono state multate per aver utilizzato cd non originali. Se è illegale vendere cd non originali, è illegale far sentire un po’ di musica?
La pirateria resta pur sempre una conseguenza al comportamento delle case discografiche.
Eppure una soluzione non può essere troppo lontana, la vendita dei cd rappresenta solo 1/3 degli introiti derivanti dalla commercializzazione di un cantante inoltre i costi di produzione sono irrisori se confrontati al prezzo del cd, non bisogna trascurare certo i costi pubblicitari e alcune tasse assurde imposte dai governi, ma tutto sommato il costo complessivo (considerati anche gli altri 2/3 dei ricavati) non dovrebbe superare i 5.00 €.
Purtroppo le case discografiche si ostinano a non comprendere che rinunciando a questa piccola parte d’introiti favorirebbero la rinascita di un mercato ormai logoro e privo di nuove idee, che viene sostenuto oggi solo da determinate manipolazioni.
Forse talvolta sarebbe sufficiente ricordare che la musica prima di essere fonte di guadagno è libera espressione.
Martina Russo
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