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La moda dei Bagni iniziò nel 1862 con la costruzione nella battigia di Sant'Agostino, situata di fronte al giardinetto della stazione delle ferrovie statali, del primo stabilimento balneare della storia cagliaritana.
Negli anni seguenti sorsero numerosi impianti nella zona e la moda esplose definitivamente all'indomani della I guerra mondiale. Molti cagliaritani continuarono a frequentare i Bagni situati nella zona della Plaia ma la maggior parte si trasferì nella battigia del poetto dove erano sorti due nuovi stabilimenti.
Il primo era una succursale dei Bagni Carboni, che più tardi si chiamerà "D'Aquila" dal nome dei nuovi proprietari e il secondo "Il Lido" nato dall'iniziativa di Gaetano Usai. Divennero dunque il centro dell'estate cagliaritana riempendosi di persone che cercavano di dimenticare l'angoscia provocata dal primo conflitto mondiale.
Il successo del poetto fu decretato anche dalla possibilità di poter utilizzare i torpedoni della ditta "Del Corvo" o in alternativa un trenino a vapore mentre la zona della Plaia era servita da un autobus sgangherato che aveva sostituito la diligenza a cavalli. Le rotonde dei due stabilimenti divennero quindi meta della gioventù cagliaritana che nelle notti estive si cimentava nei balli come lo "schimmy" o "foxtrot".
I balli si svolgevano sotto gli occhi dei genitori, soprattutto le madri, che sedute tutt'intorno, non perdevano mai di vista le loro figlie e se un cavaliere si faceva troppo vivace la fanciulla veniva richiamata all'ordine con una frase del tipo: "Nara, sbrigungia: non ddu scisi chi gussu est'unu bagamundu, unu chicchiu! Lassaddu perdi chi cussu tanti no ri coiara!" (ascolta, svergognata: non lo sai che quello è un vagabondo, un poco di buono, lascialo perdere che tanto non ti sposa!).
ItaliaCon il passare del tempo la fisionomia del poetto si modificò profondamente; i due stabilimenti vennero ampliati e venne migliorata la ricettività. Nel tratto di mare compreso tra il Lido e l'odierna zona di Quartu S.E. sorsero i primi capanni privati alcuni dei quali erano dei veri e propri "chalets" mentre altri erano dei semplici sgabuzzini. Intorno al 1940 tutta la cosiddetta "Zona E" risultò occupata dai casotti.
L'amministrazione comunale non tardò a far arrivare l'energia elettrica e i servizi igienici mentre la linea tramviaria venne prolungata oltre il Lido. Nell'accampamento balneare sorsero ben presto i primi negozietti di frutta e verdura nonché i bazar per lo più toscani o napoletani. La notte si animava con balli, giochi, spettacoli, gare di nuoto, corse dei sacchi e le infiltrazioni clandestine per assistere gratis agli spettacoli del "Lido" o del "D'Aquila", l'albero della cuccagna - "is pinnionis" - nella notte di ferragosto con l'elezione di reginette del mare e i fuochi d'artificio.
L'attività notturna col passare degli anni si spense e con essa sparirono, all'inizio degli anni 80 anche i casotti, ultima testimonianza della "città balneare". Il lungo periodo di crisi porterà il poetto a numerose trasformazioni che interesseranno la morfologia del litorale, gli insediamenti e le abitudini balneari. In attesa dell'avvio degli annunciati piani di risanamento, di una delle spiagge più grandi del mediterraneo, si intravedono forse i primi segni di risveglio con la nascita di stazioni balneari al passo con le nuove esigenze dei cagliaritani.

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