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Forse non s'usa più, neppure nei piccolissimi centri, quel cubetto di legno traversato da una puntina di legno sul lato inferiore, che ha deliziato il gioco dei bimbi la notte di Natale: su barralliccu.
Veniva chiamato con diversi nomi, ma era sempre un modesto aggeggio che traeva dalla trottola l'ispirazione rotatoria e dalle sue facce, segnate dalla "T" tottu (prendi tutto), "M" mesu (prendi la metà), "N" nudda (prendi niente) e "P" poni (metti), l'invito alla vittoria, alla mezza vittoria o alla sconfitta.
Era il tempo in cui in attesa della Messa di mezzanotte, i bimbi o i grandicelli si disputavano in accanite e lunghe battaglie la manciata di castagne, di noci, mandorle o nocciole che era stata distribuita per il più semplice e puro divertimento d'una serata tra le più attese dell'anno.
Forse non s'usa più, ma è stato il gioco preferito per secoli la notte della vigilia. Ora i piccoli o i grandi hanno ben altro per divertirsi: i giocattoli fantasiosi costruiti nei quattro angoli della terra, parlano di conquiste spaziali, di guerra, di complicate manovre che gli impulsi elettrici arricchiscono di fantasiose luci e di guizzi impensati.
Allora, si disputavano le castagne, i dolcetti, le mandorle, le nocciole, i torroncini, i centesimi, i reali, anche i soldoni, ma più spesso i soldini, i tres arrialis.
Era il tempo in cui si andava in bottega e con soli tres arrialis, cioè cinque centesimi, si comperavano lo zucchero ed il caffè per parecchie persone. Tres arrialis prazius de zuccuru e caffei (cinque centesimi divisi tra zucchero e caffè).
Dieci di quelle monetine, e cioè dieci 'tres arrialis' corrispondevano a mezza lira, cioè a una pezza; era la paga di una giornata lavorativa di un operaio agricolo.
Ora il barralliccu è soltanto un ricordo, un pezzo da museo delle tradizioni e dei costumi della nostra gente: non potrebbe più vivere al giorno d'oggi tra i clamori dei cd, della radio, della televisione, dei cellulari, dei computer, della play station, nella mutata condizione sociale della nostra gente. Ma forse, in qualche sperduto angolo della Sardegna, su barralliccu segna ancora la notte dell'attesa. Magari nei melanconici ricordi, raccontati dal nonno o dal bisnonno al bambino più piccino della famiglia.
Trovare quell'angolo sarebbe come rivivere ancora meravigliosi sprazzi d'un tempo perduto.