L'Isola Incantata delle Figlie della Luna Un luogo protetto dalle Nebbie in cui le Fanciulle studiano insieme...

L'Oroborus

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    Elke
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    00 23/03/2006 15:22

    Introduzione

    L'oroborus è il simbolo che contraddistingue ogni homunculus. Grazie a questo approfondimento sarà possibile scoprire le vere origini di questo simbolo.

    Il ouroboros è presente in molte civilizzazioni vecchie. Appare innanzitutto negli Egiziani in 1600 prima di J-C. Di là, quest'immagine viaggiò in Fenicia quindi nei greci che la chiamarono Ouroboros, cosa che signifit ("quello che divora la sua coda"). Quest'immagine si trova anche nell'altra mitologia, fra cui la mitologia nordica dove il serpente prende il nome di Jormungandr.

    Negli indù, lo trova sotto forma di drago che sopporta i quattro elefanti che portano il mondo. Si trovano anche illustrazioni del drago che si morde la coda in Giappone (il drago ed essendo il serpente una stessa "famiglia").

    In Sudamerica si trova anche questo tipo di illustrazioni del serpente (o del drago) corrosivo la coda. Ricordiamo che una delle divnités principali degli aztechi era Quetzacoatl, il serpente a piuma.

    Negli gnostici, Ouroboros è diventato il simbolo esoterico. È l'unità, l'immagine del tempo che passa e dell'evoluzione. È anche il simbolo dell'iniziato in società segrete, che rappresentano le rivelazioni successive dei misteri e del silenzio che spetta conservare. È l'inizio e la fine. Si può vedere un riferimento al ciclo delle reincarnazione.
    Si trova ancora Ouroboros in molte incisioni che datano del Medioevo.
    L' ouroboros è anche rappresentato nel simbolo della società théosophique.

    Si vede nel Ouroboros l'unione del yin e del yang, del ciclo della vita liberata dalla morte, di esserla androgyne. È un simbolo alchemico

    L'Oroboros Alchemico

    In uno dei suoi libri, un membro della rosa incrocio effettua un parallelo tra la mitologia greca ed Ouroboros.
    Il mito greco li dice che Chronos divorava i suoi bambini, per paura che gli voli il suo trono. Quest'atto farebbe di lui Ouroboros, che divora la sua coda e che si installa in un processo di morte/rinascita ma questo ciclo fu rotto da Rhéa (che sarebbe allora Ialdabaoth, leggere più lontano) che diede al suo marito una pietra, Abadir (o Baetylus), cosa che permise a Zeus di superare suo padre.
    L'autore si chiede allora se questa pietra non è il prototipo originale del santo Graal (successivamente descritto come un calice, o una pietra solare per diversi titi) o della pietra filosofale, che detiene il potere di di aprire Ouroboros, o richiuderlo.

    Tratto dal sito benjamin.baudrit.free.fr/news.php

    Cosa pensate di questo simbolo?COme vivete il suo significato?Come lo applicate nella vostra vita?

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    )Hathor(
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    00 16/07/2006 14:14
    Secondo Jung (Psicologia e Alchimia) l’Ouroboros “E’ un simbolo “bipolare” archetipico - una “conjucto oppositorum”- unificatore di aspetti opposti: maschile-femminile, ciclo-eternità, finito-infinito, inizio-fine, vita-morte, ecc…..mandàla alchemico per eccellenza…”.

    E’ in effetti simbolo ermafrodita perché congiunge la forma “fallica” allungata alla connessione -del serpente- con la fertilità lunare (Durand ““Le strutture antropologiche dell’immaginario”).

    Che impressione però ne ho io personalmente?
    L’Ouroboros rappresenta una speranza –la mia speranza- di coniugare il mio ciclo personale-soggettivo ad un ciclo universale-perenne; una sorta di sovrapposizione tra particolare ed universale.
    Questo mi solleva un po’ anche dall’angoscia per i guai che capitano nella vita: in fin dei conti, mi dico, la mia vita è lo stesso ciclo di chi è nato prima di me e di chi nascerà dopo di me.

    Maria



    [Modificato da )Hathor( 16/07/2006 14.14]

    [Modificato da )Hathor( 16/07/2006 14.20]

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    Erynriell
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    00 09/10/2008 11:24
    Adoro questo simbolo..sento con esso una particolare affinità. Io credo nella continua rigenerazione delle cose e l'Ouroboros (o Oroboro, che si può leggere da entrambe le parti senza variare) mi da un senso di sicurezza e forza.. Sto per farmi un tatuaggio con questo simbolo..ma non un solo Ouroboros semplice, ma 4 intrecciati (un po' complesso da spiegare a parole [SM=g27819] ), per rappresentare il sussegguirsi delle stagioni e i cicli della vita..



    Aria, soffiami via le catene,
    perché io possa ancora volare.
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    niniel85
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    00 20/01/2009 00:09
    Mi capita spesso di riflettere sull'oroboro, non solo sul suo significato ma anche ai vari simboli ad esso collegato. Infatti a mio avviso l'oroboro è un insieme di simboli uniti tra loro per rappresentare in immagine il mondo, la vita, l'essere..... Questi simboli sono: il cerchio sinonimo di ciclo, ciclicità, principio femminile (la luna), di vita intesa come nascita seguita dalla morte e di eternità in quanto dopo la morte c'è nuova nascita, è in oltre simbolo di segretezza, di protezione e di amore; poi c'è il drago o serpente, indiscusso sinonimo del principio maschile, ma anche del sole, della forza fisica e di saggezza; anche il morso è un aspetto ricco, anzi ricchissimo, di significati: in alcune comunita cosi dette "primitive" come i pigmei, masai e tribù amazzoniche, considerano le persone morse da animali pericolosi (come il puma, il leone, il coccobrillo, etc) o velenosi (come crotali, serpenti a sonagli, scorpioni, etc) e miracolosamente sopravvissute, come dei rinati, cioè esseri che sono andati nell'aldilà e che poi sono tornati indietro, per essere gli sciamani della tribù; pensate poi al morso del vampiro, che "dona la non vita" ma non la morte. Queste considerazioni mi hanno portato a credere che l'oroboro racchiuda in sè il significato della vita stessa, l'oroboro è la vita e la vita è l'oroboro.... Esso, dicevano gli alchimisti, doveva essere impresso nell'omuncolo (o homuncolus) affinchè prendesse vita, senza l'oroboro l'omuncolo non poteva vivere, cosi come il golem infatti se lo si cancella dal suo corpo esso muore e resta solo il guscio di carne che diventa polvere..... Quello che succede al nostro corpo quando muoriamo, forse anche noi abbiamo un oroboro impresso nel corpo (metaforicamente parlando), forse è quello che tiene legata l'anima al corpo come un anello o una catena (e si ritorna al cerchio) sicuramente non fatto di inchiostro perchè non siamo artificiali. Oppure noi stessi siamo un oroboro imperfetto, siamo mortali (il nostro corpo) ed immortali (il nostro spirito o anima), capita che il nostro corpo mangi se stesso per sopravvivere (se fate diete troppo rigide oltre alla massa grassa perderete anche massa muscolare perchè il corpo si nutre letteralmente di se stesso, per questo le persone anoressiche o bulimiche soffrono di aritmie cardiache, infarti etc. perchè il cuore è un muscolo) possiamo essere portatori di vita e di morte, ma siamo imperfetti perchè siamo o maschi o femmine, non ci dato sapere della morte e poco della vita, siamo incompleti in tutti i sensi (troppa "carne" e poco "spirito"). Ora mi fermo perchè ho allungato troppo [SM=g27825] .

    Vi chiedo scusa se quel che ho scritto è poco comprensibile ma non so spiegarmi meglio [SM=g27819] . Se volete altri chiarimenti chiedete pure...
    [][][][][][]
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    Ithilla
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    Guardiana
    Madre dell'Isola
    00 20/01/2009 01:12
    Re:

    ..trovo molto interessante questa riflessione:

    niniel85, 20/01/2009 0.09:


    forse anche noi abbiamo un oroboro impresso nel corpo (metaforicamente parlando), forse è quello che tiene legata l'anima al corpo come un anello



    per quanto riguarda l'essere comprensibile: basterebbe mettere qualche punto e qualche a capo in più... [SM=g27822]





    I come from the darkness and in the darkness rest.
    My appearance is black, my spirit is white and red is my flow.

    With a hand I wound and with the other cure, my lips enchant and my eyes bind.
    I am not good and am not bad, am not hatred and am not love. I live from always,
    I was born yesterday and I will die tomorrow,

    showing my light to who has the courage to catch up me ...
    Do not follow me, you would not find I ...

    Guess me in of you, in that dark place of the soul where the conscience shines without beliefs ...
    I will so show myself at your side patiently smiling to your tender fears ...

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    olwen73
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    00 23/02/2009 23:12
    I simboli l'Uroboro e la Grande Madre-Triplice Dea
    Ciao! Vi invio alcuni estratti tratti da "la Grande Madre" di Erich Neumann -meraviglioso libro- insieme ad alcune considerazioni.
    "I simboli costituiscono l'aspetto manifestatamente visibile dell'archetipo, corrispondente alla sua latente invisibilità. Mentre nell'archetipo primordiale possono sussistere insieme i simboli più vari, contrastanti ed esclusivi per la coscienza, in seguito essi si separano e si ordinano secondo il principio degli opposti. I simboli -come l'archetipo- posseggono una componente dinamica e una contenutistica. E' quest'ultima a mettere in moto la coscienza che, mossa dal simbolo, dirige ad esso il suo interesse, per comprenderlo. Il simbolo porta tensione, oltre che trasformatore d'energia è anche un formatore di coscienza, esso spinge la psiche a elaborare il contenuto inconscio -che proveniente dall'inconscio collettivo- è rappresentato dal simbolo stesso. L'Io come centro della coscienza non è attivo, nè partecipa deliberatamente alla genesi del simbolo o dell'archetipo, la coscienza cioè non può produrre simboli, nè esperire archetipi. L'archetipo primordiale, la cui azione e la cui manifestazione sono tanto più possenti e prepotenti quanto maggiore è la connessione degli opposti all'interno di esso, appartiene a una coscienza e a un Io incapaci di distinguere. La sua natura è paradossale, esso è invisibile e non rappresentabile.
    L'Urboro è il simbolo della condizione origiaria, in cui la coscienza e l'Io dell'uomo sono ancora piccoli e non sviluppati. In quanto simbolo iniziale contenente gli opposti, l'Uroboro è il 'Grande Cerchio', in cui sono fusi elementi negativi e positivi, maschili e femminili, appartenenti alla coscienza e ostili ad essa, o inconsci. In tal senso è anche il simbolo dell'inestricabilità del Caos, dell'inconscio e della totalità della psiche, che viene vissuta dall'Io come un'esperienza limite. La totalità uroborica, che appare anche come simbolo dei genitori primordiali uniti l'uno con l'altro, dai quali in seguito si distaccano le figure del Grande Padre e della Grande Madre, è dunque l'esempio perfetto dell'archetipo primordiale ancora indifferenziato. Il 'Grande Cerchio' include in sè ogni mutamento, l'essere naturale soggiace ad esso. Rappresenta il predominio archetipo della natura e dell'inconscio sulla vita. Il movimento dinamico, all'interno di qs Grande Cerhio, appartiene al carattere trasformatore del femminile; esso produce un unico movimento, la trasformazione all'interno del serpente circolare, l'Uroboro. All'inizio infatti l'Uroboro non è solo il cerchio, ma la ruota che gira su se stessa, e' il serpente che nello stesso momento genera, produce e divora.
    La transizione tra l'Uroboro e l'archetipo primordiale del Femminile è fluida, così come tra l'archetipo primordiale del Femminile e quello della Grande Madre.
    ...Esaminandone la componente femminea vediamo come, nella sua polivalenza simbolica, l'Io appartenente alla situazione originaria esperisca la protezione femminile materna e, al tempo stesso l'aggressività che uccide. La confusione di tutti gli elementi conduce a una situazione 'invisibile' che non può essere adeguatamente compresa dalla coscienza e si estrinseca nel paradosso dell'imagine simbolica...
    Dall'archetipo primordiale è scaturita la configurazione della forma della Grande Madre, in cui si èmanifestato un ordinamento degli elementi. Essa ha Triplice forma: la Madre buona, terribile, e buona e cattiva. Gli elementi femminili (e maschili) buoni configurano la Madre Buona, che, come la Madre Terribile (che comprende gli elementi negativi) può anche distaccarsi autonomamente dall'unità della Grande Madre. La terza forma è quella della Grande Madre che è buona e cattiva e consente l'unificazione di attributi positivi e negativi.

    Nel Femminile distinguiamo 2 aspetti: uno elementare e uno trasformatore. Il primo -il carattere elementare- è l'aspetto del femminile, che tende, in quanto 'Grande Cerchio', grande contenente, a mantenere fermo ciò che da esso sorge e a circondarlo come una sostanza eterna. Tutto ciò che nasce dal Femminile appartiene ad esso, rimane sottoposto ad esso e, anche quando l'individuo diviene atonomo, l'Archetipo del Femminile relitavizza la sua autonomia, rendendola una variante secondaria della sua essenza eterna. Il carattere elementare diviene evidente in tutti i casi in cui l'inconscio predomini. E' per questo che il carattere elementare ha quasi sempre una determinazione materna. Di fronte ad esso l'Io, la coscienza , l'individuo, sono infantili, privi di autonomia, dipendenti. In quanto funzione esso è contrassegnato dal 'contenere'. Esso si estrinseca, inoltre, in senso positivo, nell'offrire protezione, nel nutrire, nel riscaldare, in senso negativo attraverso il rifiuto e la privazione....
    .. attraverso la frammentazione dell'archetipo l'Io prende coscienza, si rafforza e la coscienza si amplia comprendendo così delle parti dei contenuti archetipici e li incorpora.
    L'attività dell'Io cosciente è caratterizzata da un simbolismo maschile, mentre la totalità dell'incoscio è caratterizzatra da un simbolismo femminile....

    Ringrazio Neumann e Bachofen per questi interessanti spunti e trovo altrettanto interessante che in Amazzonia, i miti facciano ancora risuonare i propri canti attraverso tabù e riti quotidiani. Presso una tribù Guaranì -ormai in via di estinzione- esiste un luogo dove le donne non possono recarsi senza un'offerta e la protezione di un guerriero. Nel grembo della foresta c'è una grande pietra -l'unica pietra in mezzo a km e km di verde e acqua- in cui la Grande Madre -la Sicurì/la grande anaconda- dorme sognando le antiche Vie.
    Ai piedi della grande pietra c'è una piccola sorgente in cui le donne non possono bagnarsi, lì infatti vive l'Ichi, il guardiano della fonte, che ha il compito di riportare le donne alla Grande Madre. Colei che, attraverso le sue spire, guardandola negli occhi, riporterebbe la donna all'Uno, l'Indivisibile, l'Imperturbabile, al di là della terra e del cielo, al di là dello spazio e del tempo...

    Sogni verdi a tutti noi, in onore della Triplice Dea.


    "The only freedom we have is to choose the influences we submit ourselves.
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    niniel85
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    00 24/02/2009 17:29
    Hai scritto delle cose molto interessanti olwen73, io sono Niniel e anch'io sono nuova.....
    Discutendo con un mio amico proprio su quello che hai scritto, lui mi ha detto una teoria molto interessante: riguarda Saturno padre di Giove. Gli antichi romani associavano l'oroboro al dio perchè lui era il divoratore dei suoi stessi figli, se ci pensiamo infatti i figli sono un prolungamento di noi stessi, la nostra coda metaforica.... Mangiando i suoi figli Saturno si è incarnato nel simbolo, questo circolo è stato puoi interrotto da Rea che nascose il suo ultimo nato, Giove appunto.
    L'oroboro è sinonimo di eternità, che a quanto pare sfugge all'uomo o in questo caso al dio, perchè una donna o in questo caso una dea, riesce ad "aprire" il cerchio........

    Chissà forse è per questo che gli uomini cercano di sottomettere noi donne, perchè probabilmente le donne sono l'essenza stessa di eternità e continuità e per questo solo noi possiamo interromperla.

    Sapete che per il proseguimento della specie sono sufficienti solo un centinaio di uomini per 4 miliardi di donne che siamo ora?

    Sapete che le donne vivono di più degli uomini (alcuni dicono che sia proprio grazie al ciclo mestruale che obbliga il nostro corpo a generare nuovo sangue)?

    Sapete che sono di più gli esseri viventi di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile?

    Con questo non voglio dire che i maschi sono inutili, in realtà non è cosi, ma la loro funzione e "diversa" da quella di continuità...

    Cosa ne pensate? Secondo voi puo l'oroboro nascondere dentro di se la vera forza del principio femminile?

    Baciotti a tutti......
    [][][][][][]
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    stregaviolet )O(
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    Guardiana
    Anziana dell'Isola
    00 24/02/2009 20:51
    Niniel: "Con questo non voglio dire che i maschi sono inutili"
    ...beh tesoro.... secondo me puoi dirlo.......... [SM=g27824] salviamone un paio... poi gli altri.... oplà! [SM=g27828] [SM=g27828]

    comunque, tornando seria (o fingendo di farlo [SM=g27824] ), mi hai fatto pensare che più che Saturno, che divora i suoi figli, come Cronos del resto, se non ricordo male, in Natura è la Madre che divora i suoi figli. La madre, qualsiasi forma abbia (cane, gatto, ecc.) spesso divora i propri stessi cuccioli... e per quanto strano possa sembrare, è naturale (se no non lo farebbero delle creature naturali) ed è prerogativa della donna, della femmina, della madre. Lei sola, mai il maschio, ha il diritto sacro di compiere questo atto, lei sola può decidere se crescere o divorare, lasciar vivere o uccidere i suoi frutti.
    Quindi non so, ma più che pensare a divinità maschili in riferimento a questo senso, penserei proprio a divinità femminili, Madri... non certo meno Madri rispetto a quelle che i propri figli li nutrono.

    Non ho letto tutto comunque e spero di non aver inteso male ciò che state dicendo, appena ho un attimo di tranquillità mi metto qui e leggo con più attenzione.

    Violet



    "Oltre ogni tempo e tuttavia nel cuore del tempo."
    Haria

    "Incappucciate e velate, con le trecce color notte, le Fate porteranno ciò che nessun profeta intuì."
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    Il Tempio della Ninfa

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    niniel85
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    Viandante
    00 24/02/2009 21:31
    Cronos in realtà è il nome greco di Saturno; comunque dici bene, in natura sono le madri a divorare i figli, proprio per difendere il branco o comunque per sopravvivenza (nel caso l'habitat dove vivono non è in grado di sostenere troppi individui o se è la stessa madre che non è in grado).

    In generale credo che in effetti mi sono espressa molto male io (succede quando voglio dire le cose troppo in fretta [SM=g27825] ): Saturno divorava i proprio figli per difendere la sua posizione di "capo" degli dei; infatti gli era stato predetto che suo figlio lo avrebbe detronizzato e cacciato del cielo, per impedire questo commise questo orribile crimine.

    Il desiderio del dio viene paragonato ad un desiderio di eternità, se non c'è un erede che ci "sostituisce" noi restiamo al nostro posto..... Per rendere più chiaro questo concetto: se fossimo eterni ci sarebbe bisogno di riprodursi? No perchè la specie non sarebbe a rischio...... Questa teoria si basa sul fatto che il dio non vuole eredi perchè non vuole lasciare il suo posto, cioè non vuole morire, è il suo desiderio di eternità ad avvicinare un dio ad un simbolo prettamente (o quasi) della femminilità, non a caso (secondo me) è proprio una divinità femminile, Rea, ad interrompere il cerchio orobico creato da Saturno, in quanto è il principio femminile ad aver "creato" la ciclicità dell'universo, quindi solo tale principio può creare un oroboro eterno ed indistruttibile......

    Di certo gli uomini hanno qualche utilità (o forse no [SM=g27824] ) ma di certo la conoscenza della ciclicità della natura è in mano a noi donne.... Per lo meno noi siamo più propense a conoscerla, per questo credo che l'oroboro sia una sorta di chiave che nasconde in se la capacità femminile di interrompere tale ciclo, cosi come ha fatto Rea.....

    Inconsciamente, mi è poi venuto da pensare, che è questo che spaventa di più il genere maschile, tanto da voler dominare e demonizzare il genere femminile per fare in modo che la donna non raggiunga tale conoscenza......

    Spero di essermi espressa meglio [SM=g27819], e comunque questo è solo un ragionamento mio (e di un mio amico) e lungi da me pretendere che sia verità assoluta, però mi piacerebbe sentire la vostra opinione in merito e le vostre critiche (che saranno ben accolte) [SM=g27817]

    Baci baci dolci fanciulle
    [][][][][][]
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    Eilan72
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    Madre dell'Isola
    00 25/02/2009 00:01
    Più che un richiamo all'oroburo, mi sembra un chiaro esempio di ritorno alla ciclicità: intendo dire che, in questa situazione, credo sia Rea che ripristina lo scorrere ciclico in cui i figli seguono ai genitori, mentre Saturno cercava di impedirlo o fermarlo.

    Questo è il ciclo: rinnovamento e non distruzione e stasi.

    La linearità è, di solito, prerogativa degli uomini mentre per noi ha più senso l'intrecciarsi dei vari cicli.

    O.T.: può essere difficile ammetterlo, ma senza gli uomini saremmo a mio modesto avviso assolutamente lontane da quello stato di equilibrio a cui tendiamo; e con questo intendo ovviamente dire i "nostri" uomini, quelli veri, quelli che ci sanno rispettare e sanno meritarsi rispetto: gli amanti affettuosi, i padri presenti ed i cari amici, magari nella stessa persona [SM=g27821] ... per quanto riguarda gli altri, Violet ha ragione: oplà! [SM=g27828]



    Come la mela dolce rosseggia sull'alto del ramo,
    alta sul ramo più alto: la scordarono i coglitori.
    No, certo non la scordarono: non poterono raggiungerla.

    ... Saffo ...

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    olwen73
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    Viandante
    00 25/02/2009 01:19
    ma che bella discussione! è un vero piacere.. ci sto e rilancio di 2 anzi di 3..

    1° amo le donne e gli uomini e credo che siano esseri meravigliosi (mi spiace non esser stata chiara nel mio primo post), credo che l'Uroboro ci "contenga" entrambi. Peccato che di uomini e di donne non ce ne siano molti, oggi sono moltissmi maschi e moltissime femmine ma di uomini e donne...mmmmm.... Detto questo credo che noi donne siamo favorite dalla natura, il ns terzo occhio (e non parlo di quello rappresentato sul volto delle divinità induiste) e il suo ciclo di rinnovamento ci permettano di vivere i molteplici volti della realtà. Noi donne abbiamo il potere di vivere in prima persona le Maree della Luna, i cicli della Natura e i Moti del mondo; la genesi della vita è propria della donna. Siamo esseri magici che hanno ancora la possibilità di accedere ai culti misterici, per gli uomini è tanto più difficile oggigiorno. Loro, il terzo occhio non ce l'hanno...

    2° La morte è una necessità che permette alla vita di continuare.
    Per quanto terribile, è una tragica realtà a cui non siamo più abituati ad assistere, partecipare, con cui non siamo più abituati a coesistere. Non viviamo più nel Grembo della Dea e proprio per questo abbiamo smarrito e chiavi per comprenderlo. E' così difficile comprendere che "la vita si nutre di morte", che il "Grande Cerchio" comprende entrambi qs aspetti (così come comprende aspetti maschili e femminili). Esso rappresenta inizialmente il Caos indistinto, un ordine per noi così lontano da essere inteso NON come ordine MA come un susseguirsi di azioni apparentemente non-logiche, non-razionali ma caotiche. In realtà credo si tratti semplicemente di un ordine più complesso che l'archetipo primordiale dell'Uroboro rappresenta pienamente. I nostri bisogni originari sono stati declinati in bisogni che secondari al cui anelito dedichiamo la ns vita e la nostra energia allontanandoci sempre più dalle antiche vie. Diventa sempre più difficile vivere l'origine, sempre più difficile comprenderla, abbiamo troppe sovrastrutture di cui liberarci per accedere "all'ordine misterico"..ma questa è un'altra storia...
    Purtroppo in natura l'infanticidio è praticato sia dagli uni che dagli altri -siano essi animali/uomini maschi o animali/uomini femmine (i motivi li avete, in parte, già illustrati nei percedenti post). Vero è che, quando si tratta dei propri figli è molto più frequente negli esseri femminili (per quanto paraddossale la morte può essere concepita anche come protezione della vita).

    3° le culture del bacino mediterraneo (tra cui quella greca) hanno origine da 2 diverse matrici che si sono sovrapposte amalgamandosi in un tutto'uno.
    La prima matrice -considerata propria delle popolazioni del mediterraneo- viene rappresentata come una cultura prevalentemente agraria (dalla forma tendenzialmente stanziale) è imperniata sul culto di una “Grande Dea”, la Madre Terra. E' una religiosità politeista dalle caratteristiche prevalentemente femminili in cui i diversi aspetti della Dea sono espressi nelle sue molteplici rappresentazioni.
    La seconda matrice -considerata propria delle popolazioni di lingua indeuropea- viene rappesentata come una cultura nomadico-pastorale (dalla forma tendenzialmente migratoria), è imperniata sul culto di un "Grande Dio" il Padre Cielo.
    Trovo molto interessante che queste 2 diverse culture abbiano una natura così contraddistinta e in sintono con le caratteristiche proprie della natura della donna -raccoglitrice- e dell'uomo -cacciatore-. E proprio per questo non credo sia un caso che nella prima matrice predomini un religiosità basata sul femmineo mentre nella seconda no.

    E qui arrivo alla mia personale, fragile ed insolita interpretazione del mito di Cronos. So che quanto sto per dire potrebbe scandalizzarvi ma fra le varie ipotesi che mi sono data questa è quella che preferisco. Con la conquista dei territori del bacino mediterraneo da parte delle "popolazioni indieuropee" l'affermarsi della cultura patriarcale ha comportato un adeguamento della religiosità del Femmineo ad una religiosità in cui il concetto stesso di potere muta.
    L'antico concetto di potere -espresso pienamento del Femmineo. inteso come "potere DI" potere di creare e mantenere la vita, deve necessariamente essere mutato nel potere inteso come "dominio SU", dominio sula vita/predomino sulla vita" -vedi M. Gimbutas-. Mi piace immaginare che nei miti che vanno dalla nascita di Gea alla morte di Cronos sia rappresentato questo passaggio e questa lotta che ancora oggi perdura e persiste. Nel mito di.. Ma è tardissimo!!! e mi son resa conto che qs più che un post è un papiro e quindi per non annoiarvi e per andare a letto finirò qui.

    e allora: Sogni Verdi a tutti belli e brutti!


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    niniel85
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    00 25/02/2009 11:47
    Che belle risposte e che meravigliose critiche...... Interessanti spunti per nuove discussioni, che donne meravigliose che siete.
    Riflettero su quello che avete scritto, Eilan72 trovo molto interessante cio che hai scritto, è concordo pienamente su ciò che dici sugli uomini che a loro e più congenita la linearità che la ciclicità, più in linea con l'universo femminile.

    olwen73 sei una preziosa fonte di informazioni [SM=g27836] non c'è che dire il tuo discorso non fa una piega....

    Baciotti bimbe e alla prossima discussione [SM=g27838]
    [][][][][][]
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    Eilan72
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    00 25/02/2009 22:08
    Scusa se ti rispondo in modo settoriale, ma hai dato così tanti spunti che non saprei proprio come fare altrimenti... [SM=g27819]

    1 - Non preoccuparti, stavamo (in qualche modo) scherzando [SM=g27827]

    2 - Per quanto riguarda il discorso della morte... è proprio per questo che ho parlato di "cicli". In realtà esistono infiniti cicli che si intrecciano; non intendevo dire che uccidendo i figli fermasse l'avvicendarsi degli eventi, ma che tentasse di fermare quello specifico ciclo genitore-figlio, ignorando che un nuovo ciclo aveva appena avuto inizio.

    La vita si nutre effettivamente di morte e, come dici tu, per quanto terribile la morte è parte necessaria alla vita stessa.

    Si è smesso di praticare l'infanticidio nel momento in cui il benessere ha reso possibile prendersi cura indistintamente dei bambini "utili" (che termine terribile [SM=g27825] [SM=g27816] ma non me ne viene uno migliore [SM=g27819] ) e di quelli che per la comunità rappresentavano per così dire un peso, ad esempio quelli malati o gracili; basti pensare che, fino a poco tempo fa, nei paesi asiatici venivano ancora uccise o, nella migliore delle ipotesi abbandonate, le figlie femmine che "non servivano" alla famiglia [SM=g27825]

    3 - Nelle culture arcaiche è comune trovare popolazioni agricole con una religiosità più spontanea, che va prevalentemente verso il culto della Dea (ciclico come cicliche sono le colture ed i lavori agricoli in genere), contrapposte a quelle guerriere (o nomadi all'inizio) che invece praticavano un culto più strutturato, con divinità spesso guerriere anch'esse, e connotati maschili.

    ... ma mi sa che, come al solito, stiamo esprimendo con parole diverse gli stessi concetti. [SM=g27822]

    Notte [SM=g27838]





    Come la mela dolce rosseggia sull'alto del ramo,
    alta sul ramo più alto: la scordarono i coglitori.
    No, certo non la scordarono: non poterono raggiungerla.

    ... Saffo ...

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    olwen73
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    00 26/02/2009 12:40
    ops!

    carissima Elian72,
    ti confido un segreto: non avevo letto il tuo post... probabilmente l'hai pubblicato mentre rispondevo ai precedenti (ho problemi di connessione e pre pubblicare un post posso metterci anche mezz'ora).

    Non ho alcun rilancio da farti... anzi! mi ha incantato la tua capacità di sintesi -dono che purtroppo non ho-

    cito:

    "La linearità è, di solito, prerogativa degli uomini mentre per noi ha più senso l'intrecciarsi dei vari cicli"

    si può forse aggiungere altro?



    "The only freedom we have is to choose the influences we submit ourselves.
    Let yourself be beautiful,
    we must be the change we wish to see in the world"
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    fogliadivento
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    00 08/11/2010 14:46
    Leggendo la discussione mi sono venute in mente 2 riflessioni da aggiungere, ma proprio 2 cosette.

    A) Sono pienamente d'accordo sul fatto che senza gli uomini (quelli gentili e rispettosi) noi saremmo poco.. direi incomplete. Anche perchè è vero che noi generiamo, sentiamo le maree lunari ecc ecc.. ma se loro non ci ingravidassero e se non si unissero a noi, noi non genereremmo assolutamente nulla e forse avremmo anche meno voglia di unirci a loro e forse di conseguenza sentiremmo meno le maree lunari (o come volete chiamarle [SM=g27828] ).

    B) Riguardo alla ciclicità. Anche gli uomini hanno un ciclo interno: anche gli spermatozoi nascono e muoiono dentro di loro. Se poi gli uomini evitassero per almeno 2 mesi di masturbarsi e fare sesso, accadrebbe loro un fenomeno chiamato "polluzioni notturne". In pratica avrebbero un orgasmo nel sonno. Conosco un ragazzo che vuole diventare sacerdote cristiano e quindi vive in castità. Mi racconta che a volte gli capitano queste cose. Anche un altro ragazzo anni fa me lo disse: se non hanno orgasmi volontari ne hanno uno di notte almeno una volta al mese. Comunque credo che loro sentano meno dentro di se un senso di ciclicità proprio perchè questi orgasmi involontari avvengono solo se non ce ne sono stati altri. Noi invece abbiamo il mestruo ogni mese, salta solo se siamo in dolce attesa [SM=g27821]
    Forse anche questa mancanza di senso della ciclicità non ha aiutato gli uomini a sentirsi parte della natura e quindi a rispettarla. (Non che poi le donne odierne siano tanto meglio).




    [Modificato da fogliadivento 08/11/2010 14:46]