siamo talmente avvezzi a ricercare cose esorbitanti quando, in realtà, sono le piccole cose che danno vera felicità
Sono d'accordo
....credo tuttavia che il discorso sia un poco poco più complesso
,
Una persona può comprendere benissimo a livello razionale che deve apprezzare di più le piccole cose, eppure non essere in grado di farlo,
può anche ricordare che in passato provava un certo tipo di incanto che ora è svanito e non avere la più pallida idea del perchè tutto questo accade.
Credo che qualsiasi Via "reale" debba toccare da vicino questo argomento per il semplice fatto che,al di là degli sforzi che essa richiede, una Via deve portare
ad una maggiore felicità, ad una maggiore pienezza e profondità di percezione.
Secondo me la scrittrice Haria quando suggerisce di "allineare la percezione al respiro della bellezza" ci sta dicendo questo,
e attraverso il suo esempio dimostra che è possibile farlo,con uno sforzo volontario,una ricerca che richiede grande e costante impegno.
Da un certo punto di vista quindi "le cose esorbitanti" sono necessarie per apprezzare "le piccole cose",
mi spiego meglio: un piccolo sforzo non è sufficiente a deviare un treno in corsa,
una persona che per anni è vissuta in un certo modo con un certo orientamento mentale è come un treno in corsa, con tutta l'inerzia delle sue abitudini.
Un giorno un maestro mi fece un'esempio bellissimo per spiegare questo: disse che attraverso le nostre abitudini noi produciamo "un solco",
come se scavassimo nella terra, e questo solco a volte è molto profondo, se facciamo un piccolo passo per cercare di uscire da esso, cosa accade?
Accade che la sponda del solco frana, il solco si allarga e noi continuiamo ad andare sempre nella stessa direzione.
A volte è necessaria una grave malattia perchè una persona "si sposti realmente", questo però non è molto interessante,
più interessante è osservare chi si sposta volontariamente e dimostra di essere più luminoso,forte e amorevole di un tempo.
Che la via verso la felicità richieda qualcosa di più che piccoli passi è espresso bene in uno splendido brano che Violet ha postato
nella Sezione Anima di Strega del tempio di cui ne riporto un pezzetto:
"L’equilibrio delle sue parti è solido come la roccia ed è mantenuto tale dalla profonda Armonia che la Figlia della Grande Madre prova dentro di sé, frutto di lunghi e intricati percorsi dentro e fuori a Labirinti di luci ed ombre, a Spirali di terra ed aria, a cadute nel fango e a voli tra le stelle. Difficili Sentieri intrapresi all’interno delle segrete grotte dell’Essere, che hanno portato ad un magico Centro in cui tutto converge e in cui tutto è compreso, svelato, vissuto".
Nei testi di Haria, così come in quelli di Castaneda si enfatizza molto il lato guerriero, potremo dire che questa è un'espressione del Dio che c'è dentro di noi?
Il lato guerriero è necessario per compiere i grandi sforzi (le cose esorbitanti),per cambiare direzione, è il seme portatore del cambiamento.
Sempre gli stessi autori però fanno riferimento anche al lato più sensibile e alla ricerca della profondità nelle piccole cose,potremo dire che questa è un'espressione della Dea in noi?
L'uno si nutre dell'altra e viceversa
Chi prende ogni cosa come una sfida senza coltivare la sensibilità ( il classico "duro") si inaridisce per un'eccesso di fuoco.
Chi invece cerca solo il lato sensibile (tipo "new age") ad un certo punto ristagna per mancanza di fuoco.
In entrambi i casi l'energia vitale cala e con essa l'incanto e l'interesse per le piccole cose.
Alcuni uomini si adattano alla realtà,altri la creano~
[Modificato da 007arcobaleno 16/09/2007 19:39]