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«Tutta l'Apocalisse - spiega padre Vanni - si può riassumere in questo: c'è un'iniziativa di Dio, che è un'iniziativa d'amore, attraverso la quale Dio entra nella storia, coinvolge la storia, tende a far superare il dualismo tra bene e male nella storia in una situazione in cui tutto il male scompaia e tutto il bene fiorisca, al cento per cento, nella Gerusalemme celeste, che è la nostra città. Quando si pensa ai disastri annunciati dall'Apocalisse, bisogna stare attenti, riflettere. E pensare a qual è la tua direzione: in che linea ti muovi? Una linea di apertura verso Dio? Allora tutto andrà bene. Una linea di chiusura con Dio? Allora questa chiusura ricadrà tutta su te stesso». Il fatto che l'Apocalisse sia interpretato come un libro catastrofico dipende da una lettura sbagliata del suo simbolismo. L'autore dell'Apocalisse, Giovanni, usa un linguaggio simbolico dall'inizio alla fine: «Un simbolismo complesso, sofisticato, che richiede un certo studio, che non si può intuire a prima vista. Bisogna prepararsi studiandolo, trovare una lettura che incanali il soggetto interpretante a gustare, a sentire, a comprendere questo linguaggio».
A partire da un'interpretazione superficiale e distorta di questo libro, nel corso della storia si sono sviluppati molti miti a rafforzare quell'immagine "apocalittica" dell'Apocalisse.
L’anticristo non è apocalittico. Un esempio tra i molti: l'"anticristo". «Innanzitutto - prosegue padre Ugo - l'espressione "anticristo" non la troverai nell'Apocalisse, ma piuttosto nelle lettere di Giovanni. L'idea si sviluppa in un secondo tempo, a partire da quel sistema terrestre, presente nell'Apocalisse, attivato dal demoniaco che tende poi a diramarsi nella storia, con la violenza, con la morte, con l'ingiustizia sociale e a costruire una sua città, rappresentata da Babilonia. È chiaro che di fronte a questa realtà Dio non rimane inerte e proprio perché ama l'uomo gli dice: "tu hai bisogno di me"; in un certo senso Dio ha bisogno di te in un rapporto di reciprocità. Se tu non ricambi Dio diventi un "mostro", come quelli raffigurati nella vostra bellissima basilica di S. Marco. Non sono errori, ma raffigurano le mostruosità che diventano gli uomini quando non seguono quello che dice Dio».