00 07/04/2006 14:37
Non sapevo dove "infilarla" questa storiella, ma questo Topic mi sembra adatto, semprechè la "satira" è "vietata" farla anche a sinistra! :smile:80

«Te la do io l’America. Ora vado a parlarci io con Bush... Ma non gli stringo quella mano grondante di sangue». Lunedì 10 aprile. Ore 23.29. Sul palco allestito in piazza Santi Apostoli a Roma, i leader dell’Unione festeggiano la vittoria alle elezioni politiche. Tra i più scatenati c’è Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti Italiani. È un fiume in piena. Mentre i compagni si abbracciano, lui parla un po’ con tutti, senza distinzioni: dal pakistano che vende fiori a una coppia gay che si sta baciando appassionatamente. Urla di gioia per un successo arrivato quasi a notte fonda. E non perde tempo per far capire al Paese che da martedì in avanti «la musica cambia. Adesso in politica estera dettiamo noi la linea da seguire. Basta essere i “leccaculi” di Bush. «Anzi - sorride a una fan rigorosamente vestita di rosso - stringiamo una bella alleanza con Fidel Castro: sigari, cuba libre e mignotte. Adelante...».
Che sia una serata di gran festa lo si vede fin da subito. Dagli sguardi di mezzanotte di Prodi e di Fassino. Il primo ha la faccia sorridente da muppet show. Il secondo, commosso, ringrazia tutti. Sopra il palco, grazie alle sue lunghe leve, riesce a stringere più mani di chiunque altro. È festa grande in piazza Santi Apostoli. Un lunedì notte da libro dei sogni. Noi della Padania... ...c’eravamo. Lì, nello stand assegnato alla stampa, a sinistra (non è un caso...) della struttura. E l’occhio ci cade subito su un piccolo battibecco tra Bertinotti e D’Alema.
Il segretario di Rifondazione ha tra le mani un foglietto di carta. Sta disegnando un appartamento di 80 mq2 alla periferia della capitale: «Valore 350 milioni di lire. Allora la tassa di successione parte da questa cifra. Non di più. Su questo non intendo mollarrrre». Lo tradisce la r moscia. Lo rassicura il presidente dei Ds: «Ne parliamo con calma. Ora festeggiamo. Senza esagerare che domani mattina vorrei andare in barca». Chi ha voglia di far casino è il popolo della sinistra. Tutti sotto il palco a cantare “10, 100, 1000 Nassiriya” o a scatenarsi allo slogan “Chi non salta Berlusconi è”.
Anche il professore salta. Glielo permette il fisico da ciclista amatoriale. Ma deve fermarsi quasi subito, tirato per la giacca color blu da un nervoso Diliberto. Si parlano nell’orecchio. Il labiale è però fin troppo chiaro. Il leader dei Comunisti ha il volto tirato. Chiede a Prodi garanzie che la legge Biagi sia azzerata. «Buttala via. Non ci piace». «Calmati. Le daremo qualche ritocco», gli risponde il Professore. «Il lifting se lo fa Berlusconi, mica le riforme». Se ne va così Diliberto, decisamente amareggiato per la risposta del suo nuovo “capo”. Non tutto fila liscio in quella che dovrebbe essere una giornata di festa. A stemperare gli animi ci pensano altri. Come il verde Pecoraro Scanio. È a una decina di metri da Prodi. Anche lui ha qualcosa in mano. È un modellino con alcuni mulini a vento. Insegna a una novantenne come potrà risparmiare sulla bolletta di casa: «Vede, questo è il futuro. Basteranno per il fabbisogno dell’Italia». La pensionata annuisce e ringrazia: «Lo porto alla casa di cura da far vedere».
«Brava», gesticola Rutelli. Che promette: «Costruiremo altri 3 mila asili nido». Con quali soldi? «Non si sa» ma «siamo sulla buona strada». «Gli italiani non credono più alle balle di Berlusconi», urla dal palco al popolo della sinistra. «Promette che toglierà l’Ici sulla prima casa. Ma dai, non scherziamo. Come fa? Ha ragione D’Alema: è come Wanna Marchi». «Noi invece...». Pausa. Sircana, portavoce di Prodi, prova a calmarlo. «Guarda che noi vogliamo rivedere gli estimi catastali. Stai zitto. Fatti furbo almeno una volta». «Ecco, noi - ribatte con orgoglio Rutelli - pensiamo che ci sia gente che paga poco per una casa che avrebbe invece un valore superiore». Sotto la gente inizia a bisbigliare. «Mi sa che aveva ragione il Cavaliere. Qui butta male». Secco lo scatto da sprinter consumato di Prodi. Prende in mano il microfono e chiede al disk jockey di abbassare il volume di “Bella Ciao”. «Sempre ste’ canzoni. Non c’è qualche liscio della mia Bologna? Sapete, io a Roma non ci vivrei mai. Comunque, parliamo di Bot e Cct che è meglio. Li tassiamo al 20 per cento. Ma sia chiaro: solo quelli di nuova emissione». «È poco - mormora Bertinotti -. Almeno il 23%...». Ancora qualche scaramuccia. Poi la musica riprende a tutto volume. C’è “No woman no cry” dell’indimenticato Bob Marley. L’ha chiesta a gran voce il battagliero Pannella. Tra tutti è il più defilato nella grande notte romana dell’Unione. Lo si capisce subito. Sta regalando sacchettini di marijuana a dei giovani dei centri sociali di Bologna. Tra loro si è intrufolato anche un cronista dell’Unità e di SkyTg24 . C’è anche Capezzone che indossa una maglietta con la scritta: “Vaticano talebano”. Questa notte, tutto è concesso ai vincitori della sinistra. Perfino Caruso, fresco parlamentare di Montecitorio, organizza il primo esproprio proletario. «Datemi il mio passamontagna. Quello con il Che Guevara che si fuma lo spinello». Detto e fatto. Con lui molti insospettabili: da Luxuria mano nella mano con Grillini fino a Ferrando, per l’occasione vestito da guerrigliero sciita. «Nelle vicinanze della piazza c’è una Coop». «Ma sei matto! Così ci facciamo male da soli. Il centrodestra non ha un supermercato?», domanda Caruso. «Fate casino che vi sbatto dentro», li rimprovera Di Pietro. Sono oramai passate le 4 del mattino. Gli ultimissimi dati confermano la vittoria dell’Unione. La piazza fatica ancora a contenere l’entusiasmo della gente. E il leader dell’Italia dei Valori borbotta con Mastella: «Cumpà, stiamo attenti ai gay. Se no ce la mettono in quel posto...». Bisogna aspettare le 5 per veder arrivare una comitiva di marocchini e senegalesi. Cantano e ballano per ringraziare Prodi del diritto al voto che verrà. Poi all’alba tutti a casa. Tra poco D’Alema deve svegliarsi per andare in barca. Altri riposeranno. Qualcuno andrà a papparsi cappuccio e brioche. Altri, come gli sconfitti del centrodestra, sono già in coda in farmacia a comprarsi la vaselina...


)Mefisto(