00 22/03/2006 14:13
35.000 persone al corteo dell’XI giornata dedicata alla memoria e all’impegno in ricordo delle vittime delle mafie organizzata da Libera. A sfilare nel centro di Torino, oltre a centinaia di familiari delle vittime e alle autorità, migliaia di studenti e normali cittadini. Il corteo è partito da piazza Vittorio Veneto ed è arrivato in piazza S. Carlo, dove le delegazioni degli studenti hanno eretto, portando un mattone per ogni scuola, il cosiddetto “muro della memoria”. Durante il percorso della manifestazione sono stati scanditi i nomi delle vittime delle mafie. Centinaia di bandiere colorate, ognuna recante il nome di una vittima, hanno sventolato sotto una pioggia intensa. In testa al corteo i familiari delle vittime e numerosissimi sindaci con la fascia tricolore e il gonfalone della propria città. Anche delegati delle forze dell’ordine hanno preso parte attiva al corteo. Tra i numerosi familiari presenti, i parenti di Peppino Impastato, Francesco Fortugno, Giancarlo Siani, Silvia Ruotolo, Boris Giuliano, Carlo Alberto Dalla Chiesa e tanti altri.
Chiamparino,sindaco di Torino, così come tutte le altre autorità intervenute, ha espresso la propria soddisfazione per l’arresto, avvenuto proprio la notte scorsa, dei mafiosi che, il 16 ottobre 2005, avevano ucciso a Locri il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno. Il presidente della provincia di Torino Antonio Saitta e l’assessore all’ambiente della Regione Piemonte Nicola De Ruggiero, originario di Napoli, sono stati concordi nell’affermare che le vittime delle mafie “non sono morte invano ma sono servite ad alimentare il senso di legalità e l’unione in questa battaglia”. Luigi Ciotti, presidente di Libera, nel suo intervento ha citato le parole di Carlo Alberto Dalla Chiesa, magistrato piemontese alla Procura di Palermo: “Loro sono morti perché noi non siamo stati abbastanza vivi”. “Noi siamo qui, oggi, – ha detto Ciotti – per impegnarci a essere più vivi. Perché sicuramente le mafie non moriranno se le istituzioni non si assumono le loro responsabilità. Ma è altrettanto vero che anche noi dobbiamo fare di più, tutti noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Si uccide anche con il silenzio. E noi non possiamo tacere”. “Per sconfiggere la mafia – ha proseguito Ciotti - occorre un'agenda sociale e politica coraggiosa, nella quale la parola mafia sia scritta e a lettere cubitali e non occultata nei programmi”.
L’intervento di Ciotti si è chiuso con un ultimo saluto a Giorgio Palazzo, un ragazzo di 18 anni della provincia di Foggia, ucciso pochi giorni fa dall’esplosione di un pacco bomba diretto al padre Onofrio. “In tante piazze d’Italia – ha detto Ciotti – si sta vivendo questa giornata, e sono tutte simbolicamente collegate con Torino. Giorgio Palazzo è stato ucciso nei giorni in cui stava preparando la giornata della Memoria e dell’Impegno di Foggia”.




A cura del Gruppo Abele