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"Per l'anima non vi è nascita nè morte. La sua esistenza non ha avuto inizio nel passato, non ha inizio nel presente e non avrà inizio nel futuro. Essa è non nata, eterna, sempre esistente e primordiale. Non muore quando il corpo muore." (Bhagavad-gita 2:20)

Può sembrare che ciò che si pensa su ciò che succede dopo la morte non sia così importante, e che ciò che veramente conta sia solo come si vive qui e adesso. Ma che dire se le due cose fossero strettamente connesse? Che dire se ciò che si fa ora influisse in modo determinante sul futuro e le mie attività del passato avessero ora i loro effetti? Con un'analisi approfondita, inoltre, si può osservare che lo stile di vita nelle diverse culture del mondo si può facilmente mettere in relazione al concetto che ciascuno ha della vita dopo la morte.

Spesso è proprio questo che modella l'intera impostazione culturale. Sebbene i particolari della trasmigrazione dell'anima, la reincarnazione, siano differenti da religione a religione, le basi scientifiche di questo credo o i princìpi su cui si fonda, sono gli stessi. In sostanza il concetto è che la forza vitale, o l'essenza che distingue un corpo vivente da uno morto, sopravvive alla morte del corpo; bisogna passare di corpo in corpo, proprio come in questa vita si passa dall'infanzia all'adolescenza e dall'adolescenza alla vecchiaia, fino a quando non si raggiunge la perfezione, vale a dire la relazione di puro amore per Dio che rende coscienti della propria posizione originale. Fino a che non saremo abbastanza puri e desiderosi di ricongiungerci a Dio, torneremo più e più volte a prendere nuovi corpi materiali al fine di purificare appunto la nostra coscienza da tutti i desideri di natura materiale.

La legge di causa ed effetto, conosciuta nella letteratura vedica come "legge del karma" e simboleggiata nella Bibbia dalla frase "ciò che semini raccoglierai", accompagna logicamente il concetto di reincarnazione. Spesso confuso con una specie di punizione, il karma, propriamente compreso, è un sistema didattico dal quale si può trarre insegnamento; se si fanno le cose giuste, tutto andrà bene, mentre se si fanno cose sbagliate tutto andrà male; così è possibile imparare dai nostri errori. Spesso l'apprendimento è sottile quindi, anche se non ricordiamo gli errori commessi nelle vite precedenti, saremo guidati naturalmente verso il progresso, o il regresso, secondo i desideri e le attività del passato. Il fatto che non si possano ricordare le attività del passato non dimostra affatto che non esistano. D'altro canto chi ricorda le prime parole di questo articolo? Gli scettici sostengono che la reincarnazione è la speranza di chi non riesce ad accettare la morte. Molti non desiderano però reincarnarsi, ma cercano di perfezionare le loro vite in vista di un obiettivo al di là del mondo materiale.

Esistono anche parecchie ricerche che suggeriscono che la reincarnazione sia più di una speranza. Ian Stevenson, dell'Università della Virginia, ha raccolto numerose testimonianze secondo le quali molte persone sostengono di ricordare vite precedenti. In molti casi bambini hanno dato indicazioni sufficienti ad identificare una famiglia precedente. L'ipotesi che queste persone possano davvero aver trovato la famiglia giusta è, alcune volte sostenuta da segni particolari congeniti, o caratteristiche che erano presenti nel corpo precedente. Anche nel mondo della scienza, Einstein, Stromberg, Edison, ecc..., erano sostenitori della dottrina della reincarnazione, e i primi filosofi dell'antica Grecia ne erano ardenti sostenitori e la spiegavano in termini di ragione e di logica. Socrate, Platone e Pitagora non sono che pochi tra i grandi pensatori che sostennero la verità della reincarnazione. La scienza considera molto importanti le relazioni di "causa" nel mondo fenomenico. Ogni evento fenomenico ha la sua causa, ed ogni causa avrà il suo effetto; questa è la terza legge di Newton. Le scienze spirituali, specialmente i Veda, allargano questa concezione anche alla vita morale e spirituale dell'uomo. Anche le religioni occidentali lo sostengono. "Ciò che uno semina raccoglie"; oppure "Chi di spada ferisce, di spada perisce", ecc.

Le conseguenze delle scelte passate condizionano la vita presente, come un giocatore si trova la partita vinta in mano, ma è comunque libero di giocarla in diversi modi. Ciò significa che il viaggio dell'anima da un corpo ad un altro è guidato dalle nostre scelte.



La reincarnazione e le religioni del mondo

Proprio come gli hindu e i buddisti accettano la dottrina della reincarnazione, così tutte le tradizioni religiose l'hanno accettata in tempi diversi. Gli antichi Egizi e i Greci la accettavano come un fatto della vita, mentre i Druidi arrivavano a prestare denaro pensando di riaverlo in una vita futura. Gli indiani d'America, gli aborigeni australiani e molte tribù africane includono la reincarnazione nei loro credo. L'idea, pienamente accettata da Ebrei ed Esseni, era largamente diffusa ai tempi di Gesù, e ha continuato ad essere popolare tra gli Ebrei europei fino alla fine del Medioevo, tra gli Ebrei Cassidici e mistici, presso i quali è conosciuta come gilgul ed è spiegata abbastanza in profondità in varie opere cabalistiche.

I Drusi, di origine musulmana, non solo credono nella reincarnazione ma considerano le memorie delle vite passate una cosa normale, anche se fino a poco tempo fa era loro vietato di parlarne al di fuori del loro popolo. Il concetto di reincarnazione è decisamente una componente anche nel primo Cristianesimo; ciò nonostante molti cristiani moderni tendono a considerare l'idea come una buffa superstizione. I padri della Chiesa Cristiana, comunque, testimoniano che le reincarnazione era parte del pensiero cristiano primitivo. Per esempio, nel terzo sec. d.C., Origene che era considerato secondo solo ad Agostino per la sua influenza durante i primi tempi della Chiesa, scrisse nella sua opera Sui principi:

"A causa di una certa inclinazione verso il male di alcune anime, esse perdono le ali e prendono corpo, prima sotto forma di uomini; quindi a causa dell'associazione con la passione irrazionale, dopo il periodo assegnato con la forma umana, essi si trasformano in bestie, forma dalla quale passano poi alla forma di piante. Restano in queste diverse forme di corpi fino a quando non saranno degni di essere riportati alla loro posizione spirituale."

Con il tempo, quando la teologia cristiana iniziò a cambiare, l'idea della reincarnazione divenne sinonimo di eresia, e nel 553 d.C., nel secondo Concilio di Costantinopoli, l'Imperatore Giustiniano proclamò il suo anatema contro Origene: "Se qualcuno dovesse proclamare che l'anima trasmigra da un corpo ad un altro che sia maledetto". Questo pose fine ad ogni disquisizione seria sulla trasmigrazione dell'anima nella cristianità organizzata.