00 08/02/2006 11:57
Secondo i testi sacri il peccato originale fu di natura sessuale.Il paradiso terrestre non è una favola. Il peccato originale è un dato d fatto. Questo è quanto cercherò di spiegarvi. Siamo abituati a considerare queste due affermazioni bibliche sia come un dogma, se siamo credenti, sia come una leggenda che rievoca i tempi felici dell'innocenza e la colpevolezza che deriva dalla disubbidienza all'autorità'. Se percorriamo anche superficialmente i test delle principali religioni e le tradizioni orali d molti popoli primitivi, c'e' sempre una storia d felicità estrema rotta da qualche avvenimento improvviso che annienta questa pace. Gli aborigeni australiani e gli abitanti del deserto di Kalahari tramandano un'altra storia: il mondo, lo stiamo sognando, o meglio l'universo è solo il sogno di un dio.
A prima vista queste due versioni cosmologiche sembrano differenti: da un lato uno stato di grazia, di beatitudine interrotto da una caduta, da un errore limitante, dall'altra addirittura un'illusione, un sogno che non ci riguarda nemmeno perché sognato da un dio. Cerchiamo di scoprire il nesso tra le due versioni a cui potremmo aggiungere una parentesi tratta dalla mitologia greca (Prometeo). Esaminiamo ora brevemente la storia d'Adamo e d' Eva dalla creazione alla cacciata dal paradiso.
Dall'indifferenziato totale e silenzioso c'e' un movimento:un fremito sulle acque (ELOHIM). Dio(coscienza ) - cerca un oggetto(mondo) ossia Dio - la coscienza crea il mondo a sua immagine e somiglianza. Per ultimo crea l'uomo dalla cui costola sinistra forma la donna: questo mostra chiaramente la parte yang, conscia e attiva da cui viene separata (in realtà significa che la matrice e' la stessa) la parte yin, inconscia e passiva(sinistra). Questi elementi appaiono ancora in stretta connessione con il Creatore e non sentono alcuna separazione. Vi e' un unico divieto per poter rimanere in questo stato paradisiaco senza tempo. Non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza: la conoscenza del bene e del male, ossia della polarità. Conoscere, sapere, implica dunque divisione, separazione tra creatore e creatura, tra soggetto ed oggetto e perciò sofferenza. Chi è l'agente della tremenda caduta ed allontanamento da Dio? Il Maligno, sotto forma di serpente, simbolo archetipo di forza creativa ma anche di perfidia, di inganno. Cos'e' dunque il Diavolo? Pochi sanno che e' semplicemente la mente, il pensiero che definisce, separa e tradisce! Per i greci era Mercurio, dio della comunicazione, il messaggero ma anche il ladro ed il bugiardo per eccellenza. Tien in mano il Caduceo con i due serpenti attorcigliati, simbolo dei due poli riuniti. Pensare, comunicare e' dunque inganno? Il fatto di chiudere in una forma limitante - che è sempre mentale - anche se appare come solida all'esterno - e' travisare l'essenza che e' per sempre incomunicabile, divina. Il divino contiene i due poli e li considera non opposti, ma complementari: una presa di corrente non genera forza elettrica proprio perché ha due poli? Diablico e' dunque conoscere, separare e vivere, credere in una polarità, anche quella cosiddetta buona! Quando si parla della mente si parla della riflessione, quindi è un riflesso, uno specchio della realtà, non la Realtà che e' indivisa ed incommensurabile (concetto anche questo poiché della Realtà non si può nemmeno parlare, è inconcepibile). Ecco la prima divisione, ma come dice anche Ken Wilber, l'immagine rispecchiata e l'originale sono un'unica cosa, non sono due. Nell'istante in cui l'uomo si è convinto attraverso la sua parte femminile, inconscia ed istintiva (Eva) che vuol emergere - a ''mangiare il frutto della conoscenza", la polarità potenziale ancora indivisa diventa ''attuale''. ''Essi allora scoprono la loro nudità", perdono la loro innocenza e sono perciò esclusi dal paradiso. Il peccato originale è stato commesso. Ogni istante della nostra vita continuiamo a commetterlo con l'uso della mente personale. Ogni notte ritorniamo nel paradiso del sonno profondo e rientriamo nel sogno ad occhi aperti, che chiamiamo realtà quotidiana. Quando ci abbandoniamo nelle braccia di Morfeo, lasciamo tutto , proprietà, drammi, gioie e preoccupazioni: entriamo nel nostro paradiso privato dove non c'è più posto per concetti e dunque divisioni. La malattia dell'uomo è l'autocoscienza o ego.
Quando ci svegliamo non abbiamo un ricordo sgradevole del sonno profondo, ma un senso di rigenerazione, di beneficio di unità vera da cui siamo cacciati, esclusi dagli eventi stressanti ed ipnotizzanti del vissuto quotidiano. Ogni notte avviene il ritorno al paradiso ed ogni mattina ne siamo allontanati- o almeno è così che lo immaginiamo! E chi o che cosa ce ne allontana contro la nostra volontà? L'identificazione ad una forma, ad un nome, ad un'entità separata rispetto ad altre entità, oggetti e situazioni. La mente, il Maligno, o Mercurio ovvero il primo concetto iniziale ''io esisto'' separato da Dio, ecco l'autocoscienza, l'ego, la nostra prima vera sofferenza. Se io esisto è perché lo so, lo conosco:ecco la radice del peccato originale, ho creato la divisione tra conoscitore e conosciuto ,tra soggetto ed oggetto, tra creatore e creatura.

Qui si può parlare di due miti che sono poi archetipi senza età: Lucifero e Prometeo. Lucifero,condannato e cacciato dal paradiso perché porta la luce agli uomini e con questo trasgredisce cioè ''taglia''la Realtà divina, unica, separando la luce indifferenziata in luce frazionata tra molteplici entità. Prometeo figlio di Zeus-Giove, possessore unico della folgore che illumina, gli rapisce il fuoco e lo porta agli uomini. Anch'egli viene condannato ad essere legato per l'eternità ad una roccia mentre un'aquila(simbolo divino) gli mangia quotidianamente e per l'eternità, il fegato, simbolo di fede e legato all'archetipo di Giove. In Prometeo alcuni - come Dethlefsen - vedono il simbolo del senso di colpa originato dalla separazione (peccato originale) dall'unita' divina. Da un lato il bisogno di sentirsi individui, dall'altro la perduta unità con il divino, eterno dilemma. C'e' forse un modo di riunire queste fratture? Siamo in un mondo di molteplicità, abbiamo forme e nomi diversi e ci aggrappiamo a queste apparenze così differenti tra loro. Ci attacchiamo ad un personaggio limitato e sofferente alla continua ricerca della felicità perduta.

Alcuni mistici dell'Occidente e dell'Oriente e le tradizioni orali di alcune società primitive sono andati più in fondo ancora alla questione. Inoltre da più di mezzo secolo la fisica quantica lo conferma in pieno. Questo universo così vasto e splendente e' alla base piuttosto un grande Pensiero che una macchina (J. Jeans). Siamo fatti delle stesse particelle delle stelle. La percezione avviene come in un vistavision tridimensionale proiettato dal nostro cervello o bio-computer. Se non ci fosse la valutazione dell'intelletto non potremmo definire il pieno e il vuoto che in realtà non esistono, sono costruzioni mentali - come dimostrano i fisici moderni. ''Il vuoto su scala quantica e' pieno ''! (B. Niculesco) Ciò che può venir descritto dall'intelletto fa parte del conosciuto, del sapere e non ha nulla a che vedere con la Realtà. Alcuni scienziati vanno anche oltre: non solo il mondo è frutto del funzionamento del nostro bio-computer, ma affermano anche che la natura e' informe, incolore e noiosa. (Alfred Withead). Sono le nostre "macchine viventi" a creare onde cerebrali che producono le forme. O meglio si parla di "partecipazione tra osservatore ed osservato" e non di un mondo che è lì ad aspettarci. Sono i nostri genitori ad insegnarci ciò che ci circonda e la memoria mantiene saldo questo film e così un falso senso di continuità dovuto al primo pensiero ''io - sono'' , io esisto e vivo, che è la nostra ossessione. Senza di quello, cioè l' autocoscienza - che da sempre e' il nostro vanto - saremmo come le piante o gli animali che ''non sanno'' di esistere. Ecco di nuovo ...il Maligno. IO SO! e sapendo mi separo e soffro.
Anche in omeopatia - la scienza medica introdotta da Hahnemann (secondo le leggi di Paracelso) - si parla di "male primordiale" la Psora, il primo dei cosiddetti miasmi che ne derivano e che e' appunto il senso di separazione. Possiamo - se togliamo l'elemento spazio-tempo - vedere il feto nel ventre materno come in un paradiso senza tempo o eterno, ma eccolo separato dal taglio del cordone ombelicale. Ogni istante viviamo la separazione e la riunione. Miliardi di anni fa è… adesso se - come affermano gli scienziati - lo spazio-tempo è relativo: se i mistici hanno visto bene, e' la mente a creare LA CONVENZIONE DEGLI ANNI E DEI SECONDI. NELL'OLOGRAMMA DELLA COSCIENZA OGNI ISTANTE E' TUTTI GLI ISTANTI.
Tutto questo non e' forse simile ad un sogno? In pochi attimi (controllati dopo!) avvenimenti apparentemente lunghi si svolgono e poi si rivelano illusioni al risveglio. MA SE CI RISVEGLIASSIMO DAL SOGNO DELLA VITA QUOTIDIANA vedremmo che ognuno di noi - infimo pezzetto di ologramma - produce il suo sogno e ci crede. Dio ci sta forse sognando? Non lo abbiamo forse inventato noi Dio, al momento in cui siamo diventati coscienti a qualche mese dalla nascita e abbiamo imparato di esistere? Dio è coscienza , è ''sapere di essere'' ed ognuno per questo è Dio e sogna il mondo ed infiniti universi a seconda del funzionamento psichico, della cultura e delle allucinazioni da droghe o meditazioni eccessive. LO STATO DI VEGLIA E' UNO DEI TANTI SOGNI CHE APPARE LUNGO E SOLIDO PER LA MAGGIORANZA e che noi ritroviamo dopo il sonno notturno . I sogni ad occhi chiusi, le altre allucinazioni non potrebbero essere più simili a ciò, che chiamiamo realtà quotidiana? Perché arrogarci il diritto alla 'realtà' solo perché il nostro sistema nervoso funziona in modo simile in una cosiddetta maggioranza? Non abbiamo il coraggio di andare fino in fondo anche se tanta gente autorevole e sana ci ha dimostrato il contrario.
- Novalis:'' Il più grande mago sarebbe quello che stregasse se stesso al punto di accettare le sue fantasmagorie quali apparizioni autonome.'' Non è forse il nostro caso? Credi di si. Noi abbiamo sognato il mondo. L'abbiamo sognato durevole, misterioso, visibile, onnipresente nello spazio e stabile nel tempo, ma abbiamo consentito a tenui ed eterni intervalli di illogicità nella sua architettura così da sapere che è falso. - J.L. Borges
''Non è che il mondo delle apparenze sia falso; non è che non ci siano oggetti là fuori, ad un certo livello di realtà. E' che se penetrate in esso e guardate l'universo attraverso un sistema olografico, voi arriverete ad una realtà diversa. E quest'altra realtà può spiegare cose che finora sono rimaste inspiegabile scientificamente: i fenomeni paranormali, le sincronicità. L'apparente coincidenza degli eventi.'' (Karl Pribram)
Essere separati e' una sensazione come quella del corpo, un'abitudine inculcata. Dopo queste osservazioni come conciliare il paradiso ed il senso di perdita e scissione e di colpa che ci rende infelici? Usando una frase nota ai filosofi dell'Advaita Vedanta, l'antica dottrina della non-dualita': il mondo e' figlio di una donna sterile. Il mondo dunque ce lo siamo creato, rappresentato, pensato e poi l'abbiamo preso per vero ed abbiamo separato creatore e creatura; quindi per paura cerchiamo di dominarlo. Lo facciamo ad ogni istante e ad ogni istante il Maligno e la memoria ci bisbigliano:''Sei Qualcuno, sei un individuo unico!!'' Crediamo quindi ingenuamente che l'individuo possa arrivare a vivere l'immortalità fisica. Abbiamo creato un Golem* o Tulpa** e ci e' sfuggito di mano. Per annullarlo dobbiamo ...VEDERE che e' una produzione mentale. La mente serve a funzionare in modo pratico e naturale in questo mondo di percezioni fuggevoli, ma noi l'abbiamo divinizzata ed è per questo che soffriamo....
Sta quindi a noi - se così ci è concesso (in realtà tutto è già nel film della vita, giacché lo spazio-tempo è relativo al cosiddetto "sogno da sveglio") - riconoscere il Tentatore e non accettare le sue lusinghe. IL peccato è effettivamente ''originale'' ed è - come dice la Bibbia - dovuto all'orgoglio ed alla disubbidienza, che sono soltanto il frutto di un'immaginaria separazione. Se traccio una linea nel bel mezzo di un foglio bianco separo veramente la pagina in due parti? E' l'idea che separa, non la riga. Lo spazio mi separa dal resto del mondo o mi unisce?

Ciao [SM=g27817]