Il confine del Monopoli

Il doping nello sport (e lo sport nel fango)

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Tidus forever
    Post: 9.705
    Registrato il: 08/08/2004
    Città: VICENZA
    Età: 60
    Sesso: Maschile
    Guardiano del faro

    Mavaffffffff!!
    00 30/07/2006 11:52
    Dopo il clamoroso caso (si fa per dire) di Floyd Landis, ultimo vincitore del Tour de France, ecco l'ultimo fulmine a ciel sereno (si fa sempre per dire): Justin Gatlin, campione del mondo e olimpico, nonchè coprimatista dei 100 metri piani (con 9"77 insieme a Asafa Powell), è risultato positivo al testosterone o ai suoi precursori.
    "Non sono in grado di dare una spiegazione a questo esito, perchè non ho mai usato consapevolmente sostanze vietate, nè ho autorizzato chicchessia a somministrarmi sostanze simili".

    Ragazzi...prendete un fazzoletto e soffiatevi il naso. Mi sto sempre più commovendo.

    [SM=x520518] [SM=x520499]




    --------------------------------------------------
    "Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
    "Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito"
    --------------------------------------------------
  • OFFLINE
    Tidus forever
    Post: 9.705
    Registrato il: 08/08/2004
    Città: VICENZA
    Età: 60
    Sesso: Maschile
    Guardiano del faro

    Mavaffffffff!!
    00 02/08/2006 13:10
    Il racconto di un ex ciclista
    Fonte Gazzetta.it

    MILANO, 2 agosto 2006 - Era un velocista. Ha smesso di correre quattro anni fa. Il doping l’ha conosciuto nel 2000, la sua ultima stagione tra i dilettanti. Era arrivato a un bivio: passare tra i professionisti oppure restare parcheggiato (forse per sempre) nel limbo degli Élite. La scelta di "curarsi" fu una conseguenza, per fare il salto di qualità che gli valse 6 vittorie importanti. Oggi fa il carpentiere. Col ciclismo ha chiuso, ma continua ad avere amici in quello che pure definisce "un mondo sporco, che sarà sempre così". Perciò ha deciso di raccontare alla Gazzetta la sua storia dietro anonimato. Eccola. "Mi sono dopato solo per un anno. La cura l’ho fatta in inverno, per partire forte a inizio stagione. Prendevo ormoni della crescita, Epo e testosterone. Per le punture di Epo usavo una siringa da insulina riempita con una dose minima, da iniettare per via sottocutanea. Ne facevo una ogni tre giorni, per un mese. Anche il Gh lo assumevo in quel modo, una volta ogni due giorni, per aumentare la massa muscolare".
    "Facevo tutto da solo, non volevo che nessuno mi toccasse. Neppure i dottori. 'Se mi devo fare del male - pensavo - me lo faccio da solo'. Col tempo, ho acquistato una tale padronanza, che mi facevo da solo anche le flebo di vitamine, zuccheri, disintossicanti e neoton (creatina) per via endovenosa. Ero diventato un infermiere. Durante la preparazione, assumevo anche testosterone in capsule. Il risultato era che potevo allenarmi molto di più e meglio: uscite lunghe, lavori specifici, grande intensità. È così che ti costruisci quella base di lavoro che ti serve durante la stagione. Essendo un velocista non avevo bisogno di ricorrere ad aiuti esagerati, anche perché ho un ematocrito naturale del 45%, quindi piuttosto alto (il limite per regolamento è fissato al 50%, ndr. Gli scalatori ne hanno molto più bisogno. Nelle prime gare dell’anno arrivavano 'scarichi', per fare il pieno più avanti, in vista del Giro baby. Io invece puntavo alle corse di inizio stagione come la Coppa San Geo e Soprazocco. Quell’anno mi sentivo più forte, recuperavo in fretta e non mi staccavo in salita. Ma chi partiva con un ematocrito più basso del mio, intorno al 40%, con l’Epo aveva benefici enormi".
    COME LA DROGA - "Umanamente è possibile pedalare per 70.000 chilometri all’anno e finire le corse senza l’ausilio di sostanze vietate. Ma non vincere. Se vai avanti a pane e acqua, puoi mantenere la condizione per un mese o due al massimo. Raggiungere tre picchi durante l’anno è inimmaginabile. Io ero un velocista e non avevo bisogno di spinte eccessive, per cui non ho mai avvertito malessere o sintomi preoccupanti. E la mia salute non ha subìto conseguenze. Ma nell’ambiente ho sentito parlare di tutto, dall’emoglobina sintetica ai ritrovati più strani. Parlare di doping nel ciclismo è come parlare della droga in strada. Sai che fa male, ma sei accecato. Qualcuno, tra i dilettanti, ne faceva uso anche prima delle gare, giocando sul fatto che a volte non si facevano i controlli. Così riuscivano a cavarsela. Nel mio caso, non mi sono mai fatto seguire da un preparatore. Era la squadra che mi procurava quello che mi serviva, sulla base dei test a cui mi sottoponevo. Tutto avveniva sotto controllo medico, il che riduceva i rischi per la salute, anche se rimaneva la frode sportiva".
    L’INIZIAZIONE - "Nessuno ti costringe. Sei consapevole di quello che fai. Chi si giustifica dicendo 'non è colpa mia', sta mentendo. Quando arrivi in una squadra, c’è qualcuno di dovere che ti prende da parte, a quattr’occhi, e ti spiega: 'le cose stanno così, questa è la realtà, se vuoi andare avanti hai bisogno di aiuti'. Tocca a te, poi, decidere. Se accetti, bene. Se ti rifiuti, vai avanti per un po’ e poi smetti perché non trovi più contratto. Nessuno ti emargina, però. Tantomeno i tuoi compagni".
    DOPATI PER VINCERE - "Non sono d’accordo con chi dà tutta la colpa alle società e ai preparatori. I corridori non si dopano per fare meno fatica, ma per vincere. E questa è una cosa che riguarda tutto lo sport professionistico. Ti ci trovi dentro e ti adegui, sapendo che altrimenti non puoi stare al passo. Quando sputi sangue per anni, ripensi a tutti i sacrifici e scendi a compromessi. Se uno ha davanti la possibilità di cambiare la propria vita e decide di doparsi lo capisco, anche se non lo giustifico. Mi sembra invece una follia che facciano lo stesso persone che non hanno le qualità per emergere. Eppure succede".
    LO FANNO TUTTI - "Da dentro sembra quasi impossibile che la verità non si sappia in giro. Ma la realtà è questa. Tra i professionisti non puoi vincere senza prendere qualcosa. Da dilettante puoi scordarti di vincere le gare di alto livello. Ho dovuto lasciare il ciclismo per un problema fisico, ma se avessi corso qualche anno in più tra i pro’ penso che avei dovuto continuare a doparmi. Non sono pentito, perché ho vissuto momenti indimenticabili. Ero felice. Le vittorie ai miei occhi non valevano meno, perché sapevo che anche gli altri si dopavano, dal primo al decimo della classifica. E mi bastava essere al 90 per cento per battere molti miei compagni che invece erano al 120%. Se tutti fossero puliti, gli ordini d’arrivo sarebbero gli stessi. E questo è il rammarico più grande. Perché è vero, come dicono, che un somaro non sarà mai un cavallo da corsa. Anche se alla fine diventa un alibi. Se conosco corridori puliti che vincono? Neanche uno. Nessuno può vincere un Giro d’Italia o una Sanremo senza il doping. Non ci crederò mai, perché è impossibile".

    [SM=x520499]


    --------------------------------------------------
    "Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
    "Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito"
    --------------------------------------------------
  • OFFLINE
    Tidus forever
    Post: 9.705
    Registrato il: 08/08/2004
    Città: VICENZA
    Età: 60
    Sesso: Maschile
    Guardiano del faro

    Mavaffffffff!!
    00 02/08/2006 13:26
    Fonte Gazzetta.it

    MILANO, 1 agosto 2006 - L'emergenza è gravissima. A causa del dilagare del doping il ciclismo rischia di scomparire o perdere gran parte della credibilità accumulata in un secolo di grandi imprese. L'ultimo caso, che ha visto la positività al testosterone del vincitore del Tour 2006, Floyd Landis, ha riacceso il dibattito sui modi e le strategie per affrontare il problema. E non manca chi, come il prestigioso Financial Times, lancia una proposta altamente provocatoria - la liberalizzazione del doping, almeno ai massimi livelli agonistici - che però dà voce a un partito crescente (in ambito sportivo e non) in consensi.

    [SM=x520499]


    --------------------------------------------------
    "Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
    "Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito"
    --------------------------------------------------
  • OFFLINE
    principenero717
    Post: 2.568
    Registrato il: 23/08/2004
    Città: SARONNO
    Età: 55
    Sesso: Maschile
    Guardiano del faro

    Vampirus terribilis
    00 02/08/2006 14:21
    Re: Il racconto di un ex ciclista

    Scritto da: Tidus forever 02/08/2006 13.10
    Fonte Gazzetta.it

    MILANO, 2 agosto 2006 - Era un velocista. Ha smesso di correre quattro anni fa. Il doping l’ha conosciuto nel 2000, la sua ultima stagione tra i dilettanti. Era arrivato a un bivio: passare tra i professionisti oppure restare parcheggiato (forse per sempre) nel limbo degli Élite. La scelta di "curarsi" fu una conseguenza, per fare il salto di qualità che gli valse 6 vittorie importanti. Oggi fa il carpentiere. Col ciclismo ha chiuso, ma continua ad avere amici in quello che pure definisce "un mondo sporco, che sarà sempre così". Perciò ha deciso di raccontare alla Gazzetta la sua storia dietro anonimato. Eccola. "Mi sono dopato solo per un anno. La cura l’ho fatta in inverno, per partire forte a inizio stagione. Prendevo ormoni della crescita, Epo e testosterone. Per le punture di Epo usavo una siringa da insulina riempita con una dose minima, da iniettare per via sottocutanea. Ne facevo una ogni tre giorni, per un mese. Anche il Gh lo assumevo in quel modo, una volta ogni due giorni, per aumentare la massa muscolare".
    "Facevo tutto da solo, non volevo che nessuno mi toccasse. Neppure i dottori. 'Se mi devo fare del male - pensavo - me lo faccio da solo'. Col tempo, ho acquistato una tale padronanza, che mi facevo da solo anche le flebo di vitamine, zuccheri, disintossicanti e neoton (creatina) per via endovenosa. Ero diventato un infermiere. Durante la preparazione, assumevo anche testosterone in capsule. Il risultato era che potevo allenarmi molto di più e meglio: uscite lunghe, lavori specifici, grande intensità. È così che ti costruisci quella base di lavoro che ti serve durante la stagione. Essendo un velocista non avevo bisogno di ricorrere ad aiuti esagerati, anche perché ho un ematocrito naturale del 45%, quindi piuttosto alto (il limite per regolamento è fissato al 50%, ndr. Gli scalatori ne hanno molto più bisogno. Nelle prime gare dell’anno arrivavano 'scarichi', per fare il pieno più avanti, in vista del Giro baby. Io invece puntavo alle corse di inizio stagione come la Coppa San Geo e Soprazocco. Quell’anno mi sentivo più forte, recuperavo in fretta e non mi staccavo in salita. Ma chi partiva con un ematocrito più basso del mio, intorno al 40%, con l’Epo aveva benefici enormi".
    COME LA DROGA - "Umanamente è possibile pedalare per 70.000 chilometri all’anno e finire le corse senza l’ausilio di sostanze vietate. Ma non vincere. Se vai avanti a pane e acqua, puoi mantenere la condizione per un mese o due al massimo. Raggiungere tre picchi durante l’anno è inimmaginabile. Io ero un velocista e non avevo bisogno di spinte eccessive, per cui non ho mai avvertito malessere o sintomi preoccupanti. E la mia salute non ha subìto conseguenze. Ma nell’ambiente ho sentito parlare di tutto, dall’emoglobina sintetica ai ritrovati più strani. Parlare di doping nel ciclismo è come parlare della droga in strada. Sai che fa male, ma sei accecato. Qualcuno, tra i dilettanti, ne faceva uso anche prima delle gare, giocando sul fatto che a volte non si facevano i controlli. Così riuscivano a cavarsela. Nel mio caso, non mi sono mai fatto seguire da un preparatore. Era la squadra che mi procurava quello che mi serviva, sulla base dei test a cui mi sottoponevo. Tutto avveniva sotto controllo medico, il che riduceva i rischi per la salute, anche se rimaneva la frode sportiva".
    L’INIZIAZIONE - "Nessuno ti costringe. Sei consapevole di quello che fai. Chi si giustifica dicendo 'non è colpa mia', sta mentendo. Quando arrivi in una squadra, c’è qualcuno di dovere che ti prende da parte, a quattr’occhi, e ti spiega: 'le cose stanno così, questa è la realtà, se vuoi andare avanti hai bisogno di aiuti'. Tocca a te, poi, decidere. Se accetti, bene. Se ti rifiuti, vai avanti per un po’ e poi smetti perché non trovi più contratto. Nessuno ti emargina, però. Tantomeno i tuoi compagni".
    DOPATI PER VINCERE - "Non sono d’accordo con chi dà tutta la colpa alle società e ai preparatori. I corridori non si dopano per fare meno fatica, ma per vincere. E questa è una cosa che riguarda tutto lo sport professionistico. Ti ci trovi dentro e ti adegui, sapendo che altrimenti non puoi stare al passo. Quando sputi sangue per anni, ripensi a tutti i sacrifici e scendi a compromessi. Se uno ha davanti la possibilità di cambiare la propria vita e decide di doparsi lo capisco, anche se non lo giustifico. Mi sembra invece una follia che facciano lo stesso persone che non hanno le qualità per emergere. Eppure succede".
    LO FANNO TUTTI - "Da dentro sembra quasi impossibile che la verità non si sappia in giro. Ma la realtà è questa. Tra i professionisti non puoi vincere senza prendere qualcosa. Da dilettante puoi scordarti di vincere le gare di alto livello. Ho dovuto lasciare il ciclismo per un problema fisico, ma se avessi corso qualche anno in più tra i pro’ penso che avei dovuto continuare a doparmi. Non sono pentito, perché ho vissuto momenti indimenticabili. Ero felice. Le vittorie ai miei occhi non valevano meno, perché sapevo che anche gli altri si dopavano, dal primo al decimo della classifica. E mi bastava essere al 90 per cento per battere molti miei compagni che invece erano al 120%. Se tutti fossero puliti, gli ordini d’arrivo sarebbero gli stessi. E questo è il rammarico più grande. Perché è vero, come dicono, che un somaro non sarà mai un cavallo da corsa. Anche se alla fine diventa un alibi. Se conosco corridori puliti che vincono? Neanche uno. Nessuno può vincere un Giro d’Italia o una Sanremo senza il doping. Non ci crederò mai, perché è impossibile".

    [SM=x520499]



    fa venire i brividi leggere sta cosa !


    Io sono niente: senza vita, senza anima, odiato e temuto. Sono morto per tutta l'umanità. Ascoltatemi: io sono il mostro che gli uomini che respirano bramerebbero uccidere. Io sono Dracula
    -------------------------------


    www.vicolostretto.net