Il Gazebo

Elda Fossi = Parlerò con la voce del vento

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    Lupomannaroxte
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    Giovani promesse
    00 08/12/2005 11:32





    Presentazione del romanzo

    Preceduto da un'Introduzione della Storia dei Sioux dagli anni 1830/1880, il romanzo narra la lotta dei Sioux per la difesa degli ultimi territori di caccia, il braccio di ferro tra Indiani ed Americani per la stipulazione dei Trattati di Pace, che cambieranno per sempre, per gli Indiani, "la vita com'era", e l'"educazione sentimentale" della protagonista, che porterà anche il lettore in contatto con la cultura profondamente spirituale, suggestiva e poetica dei popoli delle Pianure Americane.
    Costruito su basi storiche ed antropologiche rigorose, con una trama incalzante ed avvincente, il romanzo parla con un linguaggio "doppio", cioè quello "bianco" e quello "rosso", a seconda dei punti di vista del narratore.

    Se la voce di uno solo viene tacitata

    Gli altri devono gridare più forte



    Con questa citazione di Leonard Peltier, la cui voce è imbavagliata dalle sbarre di una prigione, si apre il mio libro, in uscita ai primi di dicembre 2001, nato come me in Sagittario, il cui simbolo, centauro con le zampe posteriori radicate alla terra, che punta in alto la sua freccia, mi pare il logo giusto.
    Libro che è il mio dono di scambio per quello che ho ricevuto.

    Il contatto con la cultura degli indiani d’America, prima attraverso la traduzione di lettere dal carcere di detenuti Sioux, poi attraverso studi appassionati sempre più sottili e profondi, ha modificato infatti la mia vita ed io, con la "fissazione" pedagogica che mi distingue, ho desiderato condividere con altri questo dono, portare a conoscenza di una vasta audience questo mondo, di cui si è generalmente curiosi o simpatizzanti, ma che si conosce in genere solo per stereotipi.
    E d’altra parte la condivisione dei doni è uno dei comandamenti di questo popolo generoso…
    Come, mi sono detta…attraverso lezioni o conferenze, per cominciare, (Internet è giunto molto dopo!) ma volevo giungere ad un pubblico più vasto, a persone come quelle che, dopo avermi ascoltata, dicono, puntualmente:

    "Gli indiani mi sono sempre piaciuti,
    ma non pensavo che fossero così!".


    Con un romanzo, allora, che unisse il richiamo della storia d’amore ad una ricostruzione fedelissima dal punto di vista storico ed antropologico, che facesse passare la ricchezza spirituale e poetica di questo popolo attraverso una trama avvincente… sì, era questa la via, mi sono detta.
    Un romanzo che conservasse, nella scrittura, il fascino del linguaggio poetico, potentemente descrittivo (I Capi indiani facevano un uso formidabile della retorica!), che ho incontrato nei miei studi… ed ecco il linguaggio "doppio" con cui narro gli eventi, a seconda del punto di vista, "bianco" o "rosso"…
    E mi sono messa a ricercare e scrivere… e non vi dico per quanti anni, altrimenti vi aspetterete come minimo la Divina Commedia!

    Una ricerca che è stata una storia d’amore, lunga e abbastanza travagliata (pensate che l’ho scritta a mano! su migliaia di fogli volanti, ad ogni occasione che mi offrisse un’ispirazione, che ho accumulato migliaia di pagine di riferimenti e documenti che, al momento del bisogno, non riuscivo mai a trovare nel caos cartaceo…), tra parole, immagini e musica.
    Sì, anche musica, perché esiste una ricca tradizione musicale, rinverdita da una produzione commerciale di alta qualità, anche se naturalmente adattata, la cui base è comunque sempre il call and response della tradizione, fondata sul ritmo binario – respiro-battito del cuore- del tamburo, primo mitico strumento.

    E a questo proposito vi voglio parlare di una coincidenza, situazione a cui sono molto sensibile da quando sono entrata in contatto con questa civiltà.

    Nel capitolo V del libro, gli indiani narrano, com’é loro abitudine d’estate accanto ai fuochi e d’inverno nei loro rifugi addossati alle montagne, i loro racconti ancestrali, basati sulla tradizione e sull'"Uccello Sacro della Memoria".
    In questo capitolo lo sciamano Orso Valoroso narra un racconto della tradizione Sioux Brulé, la nascita del flauto, il siyotanka, strumento magico e sacro il cui suono "porta i piedi delle fanciulle dove non vogliono andare".
    Il racconto è lungo e molto bello, e la musica del flauto lo riempie in modo poetico… ed ecco che un giorno, a Parigi, dietro Notre Dame dove mi ero recata per acquistare un vocabolario Sioux Lakota (ho mobilitato per l’occasione tutti i miei amici italiani e stranieri!), vedo in un negozietto un CD dalla copertina modesta, ed unico… che narra, sul siyotanka, la storia che Orso Valoroso, più di cent’anni prima, aveva raccontato in una sera d’inverno!
    Un romanzo, dunque, sul drammatico crepuscolo di una civiltà che è sembrata muta perché non era preservata sulla carta o sulla pietra, ma che parla ancora al cuore e all’immaginazione di tanti.
    Un romanzo di guerra, d'amore e di una "educazione sentimentale", in cui, sullo sfondo grandioso delle Grandi Pianure Americane, si muovono personaggi storici, fedelmente e minuziosamente ricostruiti, come Nuvola Rossa, Cavallo Pazzo, Coda Maculata, il Presidente Grant, il generale Sherman e tanti altri che hanno fatto parte dell’affresco che ha dipinto lo scontro, drammatico appunto, di due culture.
    Un dramma che porta tuttavia in sé anche il seme della speranza…

    MITAKUYE OYAS’YN




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    Aronne1
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    Wizard & Elf
    00 04/01/2006 17:10


    Mi era sfuggito questo topic. Molto interessante. [SM=g27811]