Il Gazebo

L'uomo che non c'era

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    abarat
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    Fortune-Teller
    00 24/08/2005 19:58


    [IMG]http://www.itagodivxpurgatorio.it/sito/cover/U/Uomo%20Che%20Non%20C'era%20%5BL'%5D.jpg[/IMG]


    Anni '50, Stati Uniti d'America, California. Ed Crane è un aiuto barbiere ormai ultraquarantenne, che lavora nel negozio del logorroico cognato; è sposato con Doris, una commessa precocemente invecchiata la cui massima aspirazione è divenire la direttrice di un emporio che vende calze e rossetti, e che è l'amante del suo capo, Big Dave. La vita di Ed scorre nella più assoluta assenza di scosse tra negozio, casa e squallide festicciole finchè il destino ci mette lo zampino, ed un giorno in negozio entra Craighton Tolliver, un "imprenditore" che cerca un socio con il quale avviare un'attività di lavanderie a secco. Ed vorrebbe entrare in società con lui, ma non ha i 10.000 dollari necessari, e decide, per procurarseli, di ricattare Big Dave a causa della sua relazione con Doris. Un apparente gioco si trasforma però in tragedia, a partire dalla morte del ricattato, e seguendo poi con l'arresto della donna, e molto altro...

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    ugo.p
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    di passaggio
    00 26/08/2005 06:56
    L'uomo che non c'era
    Titolo originale The Barber Project,ottimo film dei fratelli Cohen, impeccabili come sempre.
    Un prova perfetta di B.B. Thornton , il personaggio gli si adatta come il vestito di un sarto.
    adattisimo alla parte anche il "Soprano's" Gandolfini, nei panni dello spregevole Big Dave.
    Fotografia da noir vecchi tempi, un film di una volta.
    Premio della giuria a Cannes 2002






    [SM=x515515]

  • fairy67
    00 30/08/2005 02:01


    Ma quanto siete bravi!!!

    [SM=x515601] [SM=x515601]
  • danzandosottolaluna
    00 01/09/2005 11:51


    e... belli![SM=x515620]

    (sto arricchendo la mia "cine-teca" personale col vostro autorevole contributo)

    [SM=g27811] [SM=x515571] [SM=g27811]

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    CharlesTrockley
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    00 22/10/2005 22:31
    Andrea Caramanna e la sua autorevole recensione:


    "La passione visionaria, giocosa e storicistica dei Coen comunica un'incessante potenza analitica, un occhio che lucidamente aspetta con pazienza che il destino si compia. La straordinaria esuberanza diventa messa in scena meticolosa di un tempo e uno spazio imbevuti di atmosfere dense, di segni paradossali e cromatismi tenaci: il nero ed il bianco, che tende alla luce abbacinante; e c'è un altro colore che appare superbo nei dettagli e nelle sfumature più sottili: il grigio degli abiti maschili e femminili; è anche il grigio, colore di mezzo, indicatore eccellente di una condizione spirituale, il sentimento deprimente di mediocrità e impotenza, la precarietà dei personaggi che sostengono un'estenuante quotidianità o sprofondano in fondo al baratro di una percezione "altra", uno "stravedere" che infine li convince sulla decifrabilità di ogni punto di riferimento.

    Il disco volante, i presunti extraterrestri, sono il territorio di superamento delle naturali sensazioni. Sono il nutrimento essenziale per elaborare il conforto alla propria insignificante presenza, all'esistenza misteriosa dell'uomo e alla civiltà che ha costruito gruppi sociali i cui individui intravisti nella folla che scorre, appaiono simili agli insetti di un formicaio. Continuano a camminare, ad andare avanti e indietro senza sosta, ma a differenza delle formiche, alcuni di questi uomini e donne si fermano, tanti Ed Crane che smettono di parlare, pensano (troppo), infine precipitano nella catatonia che segna la graduale deriva dal gruppo, dalla società regolata dalle buone e sovrumane leggi che servono solo a giudici ed avvocati per spillare quattrini a tutti quei poveri diavoli che debbono faticare una vita per liberarsi dalle ipoteche o dai debiti contratti dalle generazioni precedenti (è una delle note tipicamente sociali del film).

    Così L'Uomo Che Non C'Era (non era lì, dice vagamente il titolo originale) definisce una mitologia affatto inquietante: la civiltà tecnologica - perché no, anche il miraggio del lavaggio a secco - che a un certo punto si interroga sui fabbisogni interiori e profondi dell'essere umano, si guarda attorno e non riconosce più niente: né la propria abitazione, né il posto di lavoro, né la grande città o le grandi istituzioni, il matrimonio, e i riti della borghesia bigotta. È l'inquietudine del noir, che ha attraversato i romanzi di Cain e i film, da Siodmak a Lang, per tracciare il filo della narrazione che è stata elaborata infinite volte, coi suoi personaggi più o meno canonici: la donna, il gangster, le metropoli, la sperduta provincia. Molti saggi sul genere degli anni quaranta hanno affermato che il sentimento di inquietudine nasceva dalla paura di ritrovarsi in luoghi ormai ignoti, sempre più lontani da quello stato mitico naturale che probabilmente era anch'esso una leggenda.

    Chi è allora l'uomo che non c'era? Forse un uomo che non è mai stato, un sogno che continua a perpetrarsi mischiandosi con tutte le ansie di redenzione, di salvezza possibili, pagane e religiose, insomma extraterrestri o angeli del paradiso. Il cinema dei Coen invece sembra divertirsi con fiero cinismo a lambire e poi penetrare tutti questi desideri (di evasione?) che sono poi letteralmente polverizzati dal semplice scorrere degli eventi, di qualunque vita si tratti, sono frustrati dalla razionalità prepotente e nichilista che affiora perfino dalle eccellenti arringhe di un brillante signore del foro, il quale non a caso cita il principio di indeterminazione di Heisenberg, e la conseguenza pratica surreale, ma vera, per cui ogni evento è disturbato dall''osservatore, e più i fatti si vedono nel dettaglio più scompaiono davanti ai nostri occhi, come le innumerevoli carte processuali. L'Uomo Che Non C'Era è uno dei più eccentrici sogni ad occhi aperti del cinema contemporaneo, (iper)realistico a tal punto che vorremo nel profondo del nostro cuore che si tratti davvero di uno spiacevole incubo dal quale svegliarsi per ritrovarci in una realtà ben più confortante."


    Andrea Caramanna