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Il Gazebo

SICILIA: A Carnevale ogni dolce è buono per far festa!

  • Messaggi
  • danzandosottolaluna
    00 30/01/2005 15:27



    CASSATA SICILIANA



    Ricotta 700 gr
    Pan di Spagna 400 gr
    Zucchero 250 gr
    Cedro candito 150 gr
    Cioccolato fondente 100 gr
    Liquore semisecco q.b.

    Preparazione


    Passate la ricotta al setaccio, mescolatevi lo zucchero, il cedro a cubetti, il cioccolato a pezzettini e bagnate con il liquore.

    Tagliate il pan di Spagna a fette dello spessore di circa 1 cm, spruzzatele di liquore e rivestite con esse uno stampo rettangolare o rotondo. Riempite con il composto di ricotta e chiudete con altre fette di pan di Spagna.

    Chiudete con un coperchio e lasciate riposare in frigo per almeno due ore. Al momento di servire sformate la cassata su un piatto di servizio, decorate con fettine di frutta fresca e candita







    Cannoli siciliani



    Prepare la pasta per le "scorze" impastando la farina, il cacao, 20 grammi di burro, l'uovo, lo zucchero ed aggiungere il cucchiaio di Marsala.



    Fare un impasto omogeneo e farlo riposare per un'ora.

    Spianarlo e ricavare dei quadrati di da avvolgere diagonalmente attorno a tubi dei latta.

    Bagnare le estremità farle aderire.

    Friggere in olio abbondante.

    Appena le scorze saranno dorate, farle asciugare e freddare e staccarle dai tubi


    Ingredienti per il ripieno:


    Per 4 persone:

    500 gr Ricotta fresca

    270 gr Zucchero

    150 gr Farina

    20 gr Cacao in polvere

    20 gr Burro

    1 Uovo

    1 Cucchiaio Marsala

    1 Cucchiaio Amido

    1 Bicchiere Latte

    Zuccata

    Scorza Arancia

    Cioccolato a pezzi

    Zucchero a velo

    Pistacchi

    Olio d'oliva extravergine






    Riempire le scorze con la ricotta passare al setaccio ed unita all'amido, coagulato nel bicchiere di latte, allo zucchero, ai pezzetti di pistacchio, di zuccata e di cioccolato.
    Decorare ogni singolo cannolo con scorza d'arancia candite e spolverate con zucchero





    Zeppole di Carnevale e di San Giuseppe

    INGREDIENTI:
    500gr.di farina
    50gr.di zucchero
    100gr.di burro
    7 uova
    1 pizzico di sale
    1 bustina di vanillina pura bertolini
    1bustina di zucchero impalpabile vanigliato bertolini
    1/2 kg di farina,olio per friggere.

    PREPARAZIONE :


    Mettere sul fuoco un tegame con 4 bicchieri di acqua, il burro e un pizzico di sale; non appena si alza l'ebollizione, toglierlo dal fuoco ed aggiungervi la farina fatta cadere a pioggia, mescolando enenrgicamente con un cucchiaio.
    Rimettere il composto sul fuoco e continuare a rimestare sino a quando si stacchera' dal fondo e dalla parete del tegame.
    Lasciare raffreddare ed unire lo zucchero, le uova, la vanillina ed a ultimo il lievito vanigliato, avendo cura di ben amagamarlo.
    Prelevare una cucchiaiata di pasta ed arrottolarla tra'le mani fino ad ottenere un bastoncino col quale formare una ciambella, continuando fino all'esaurimento dell'impasto.
    Friggere le zeppole in una padella contenente abbondante olio caldo, appena tolte lasciarle sgocciolare su un foglio di carta assorbente. Spolverizzare con lo zucchero impalpabile.




    I ravioli di ricotta.

    Ingredienti:

    750 gr. di ricotta
    200 gr. di zucchero
    4 uova
    4 chiodi di garofano
    500 gr. di farina bianca
    cannella in polvere
    acqua di arancio
    olio di oliva o di semi per la frittura

    tempo di preparazione: 1 ora


    Disponete la farina a fontana sulla tavola e unite le uova. Aggiungete la cannella per insaporire l’impasto a piacere, i chiodi di garofano (meglio se tritati finemente) e metà dello zucchero.
    Impastate bene con acqua tiepida tale da realizzare una pasta morbida ed elastica.
    Stendete la pasta con il matterello, in maniera tale da realizzare una sfoglia non troppo sottile. Con l’aiuto di un piattino (ad es. il piatto fondo per le tazze da tè) realizzate tanti cerchi sulla sfoglia, utilizzando il tagliapasta oppure un semplice coltello.
    Lavorate la ricotta con lo zucchero rimasto e profumatela con cannella e acqua di arancio. Disponete infine sulla metà dei cerchi un cucchiaio dell’impasto e richiudete con l’altra metà a forma di mezzaluna. Prendetevi cura di richiudere i bordi del raviolo, pizzicando la pasta e curvandola su se stessa. Immergete i raviolo nell’olio bollente e friggeteli.
    Prima di servire, cospargete i dolci di zucchero semolato e non a velo.




    BOMBOLONI

    Ingredienti

    250 gr di farina di riso glutinoso
    150 gr di fecola di patate
    125 gr di amido di mais
    300 gr di patate
    2 uova intere
    1 dado di lievito di birra
    2 cucchiai di zucchero
    100 gr di burro
    scorza di limone
    pizzico di sale
    1 tazza di latte



    Preparazione


    Lessare le patate e schiacciarle nello schiaccia patate. Aggiungere il resto. Impastare bene.
    Far le zeppole (a ciambellina o a pallina)
    Lasciarle lievitare al caldo per 2 ore.
    Friggerle
    Cospargerle di zucchero


  • danzandosottolaluna
    00 31/01/2005 11:30
    Il Carnevale di Termini Imerese





    Il Carnevale più antico di Sicilia


    Cultura, storia, folklore, musica, balli, coriandoli, luci e colori si fondono per dare vita al Carnevale più antico di Sicilia, quello di Termini Imerese. Protagoniste della festa sono le due caratteristiche maschere di "U Nannu ca' Nanna"




    risalenti alla fine dell'800 e che hanno contribuito a far grande questo Carnevale.
    La festa si sarebbe diffusa a Termini grazie a una famiglia proveniente da Napoli, i Napuliti che all'inizio dell'800 diedero vita ai primi festeggiamenti e portarono da Napoli le prime maschere di "U Nannu ca' Nanna".




    "U Nannu", è un personaggio bassino, rubicondo, allegro e nel momento in cui muore diventa simbolo del male. Muore infatti colui che, sino a qualche minuto prima, aveva lanciato coriandoli e confetti alla folla come simboli di abbondanza e che aveva invitato tutti al ballo come forma di liberazione. La "Nanna" è invece, un personaggio femminile, magro, allampanato che continua a vivere, come un invito alla riflessione per la Quaresima in arrivo e, malgrado la sua veneranda età, continua a essere simbolo di fertilità. Si dice inoltre, che i Napuliti coltivassero i vigneti che possedevano nella zona di Termini Imerese ricavando del buon vino. Quest'ultimo, durante il Giovedì Grasso, veniva offerto a tutti gli abitanti del quartiere.



    I quattro momenti più significativi della festa erano l'arrivo dei due vegliardi, la sfilata delle maschere, il testamento, la bruciatura di "u Nannu". Quando le due maschere arrivavano in città tutti scendevano in piazza e successivamente si recavano alla stazione o al porto per salutare "U Nannu ca' Nanna" che arrivavano da lontano.

    Le famiglie si preparavano per due mesi al grande evento: si scambiavano inviti, si preparavano chiacchiere, mustazzoli, calia e simenza, rosolio e catalani.
    La sfilata delle maschere era un momento di liberazione e di gioia. La grande baldoria esplodeva, quasi per incanto, nella città in festa, tra musica, balli, coriandoli, stelle filanti. "U Nannu ca’ Nanna" avevano un sorriso per tutti, un bacio, un fiore, un confetto, piccole, semplici cose, che portavano, però, tanta felicità. Il testamento veniva letto dal Notaio con cilindro e cappa ed era il momento conclusivo più atteso. Durante la lettura si poteva assistere anche alla morte del "Nannu" sul rogo.

    Il Carnevale veniva festeggiato per quattro Giovedì consecutivi: il "giovedi di li cummari", il "giovedì di li parenti", il "giovedì du zzuppiddu" erano un crescendo di feste sempre più ricche che culminavano nel "giovedì grasso". Tutti si mascheravano per l'occasione e per gli uomini era d'obbligo il Domino (travestimento usato dagli antichi veneziani composto da un ampio mantello con cappuccio). Il nome di questa maschera deriva da una formula ecclesiastica, Benedicamus Domino (Benediciamo il Signore).
    Per l'occasione si preparavano i "maccaruna" e poi si mangiavano tutti assieme "nna maidda" conditi con ragù e arricchiti con "sasizza" e "cutina" di maiale. A concludere il pranzo uno squisito cannolo ripieno di crema.
    Il sabato sera invece, si ballava in tutte le famiglie al suono di allegre tarantelle: le maschere andavano in giro, bussavano alle porte dove si presentava il bastoniere (chiamato così perché portava in mano un bastone) e chiedeva solo un ballo e una manciata di coriandoli, caramelle, confetti, un piccolo scherzo, qualche cioccolatino nella cui confezione si nascondeva a volte, un dolce messaggio per la "morosa".

    Il Carnevale Termitano, negli anni, ha subito una notevole trasformazione. Pur non dimenticando il suo glorioso passato si è aperto ad una satira diversa e più attuale. I personaggi veri che hanno animato il Carnevale del passato sono stati sostituiti da pupazzi in cartapesta. I Carnevalari modellano la creta e la cartapesta con grande talento ottenendo, a volte, effetti spettacolari. I carri sono animati da personaggi del mondo di oggi rivisitati in chiave satirica che suscitano nel pubblico grande ilarità. Gruppi diversi, carri animati con mille luci ed abili movimenti, costumi sempre più stravaganti, musica allegra e moderna arricchiscono, ogni anno, il Carnevale termitano ma i veri protagonisti restano comunque, sempre loro: "u Nannu Ca' Nanna".

    http://www.guidasicilia.it/ita/main/rubriche/index.jsp?IDRubricaClass=11





    [Modificato da danzandosottolaluna 03/02/2005 17.30]

  • danzandosottolaluna
    00 03/02/2005 17:37
    Il Carnevale di Acireale



    Il Carnevale di Acireale - Ct - ha delle origini molto antiche che, si presume, risalgono alla festa del compatrono San Sebastiano inaugurata nel XVII secolo, in pieno dominio aragonese, e che diventò ben presto un'occasione di festa pubblica con giochi, mascherate e spettacoli vari.
    Nel 1800, inoltre, c'erano sfilate di carri nobiliari dai quali i nobili del posto, appunto, lanciavano leccornie al popolo.







    Soltanto nel 1929 la festa assume una forma organizzata e, col passare degli anni, diventa sempre più sfarzosa ed imponente tanto da diventare una tappa quasi obbligata per chi vuol trascorrere qualche giorno di euforia prima dello avvento della Quaresima.




    Ogni anno si ha la sfilata di carri allegorici infiorati costruiti in cartapesta, di gruppi folcloristici e mascherati, l'esibizione di cantanti e di majorettes, l'esecuzione di giochi popolari nonché l'attiva partecipazione degli abitanti della città e di numerosi turisti.




    (Vedi http://www.carnevalediacireale.it/)


    [Modificato da danzandosottolaluna 03/02/2005 17.42]

  • zzuccarata
    00 05/02/2005 08:01



    [SM=x515531]


    Fabrizio



  • danzandosottolaluna
    00 06/02/2005 14:47
    [SM=x515550] la... glicemia!!

    [SM=x515640]


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    Aronne1
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    Wizard & Elf
    00 08/02/2005 18:31


    E chi ti ha suggerito di misurarla dopo l'abbuffata?
    Non si fa mai, impara da me![SM=x515544]

    :flow:


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    AnamVera
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    00 09/02/2005 08:01


    "Olivette di Sant'Agata"




    Sono dolci tipici della festa di Sant'Agata, la patrona della città. Durante la festa in suo onore, si trovano su tutte le bancarelle, assieme ai torroni e alle mandorle zuccherate. Le "olivuzze", o "olivette", sono di pasta reale, pasta di mandorle colorata di verde a forma di grossa oliva.
    La leggenda che ha dato il via alla tradizione di preparare, per devozione, questi dolcetti, narra che, mentre la Santa veniva condotta davanti a Quinziano per essere processata, si chinò per allacciarsi un calzare. In quel luogo sbocciò come per sortilegio un oleastro i cui frutti, dopo il martirio e la morte della fanciulla, furono raccolti dai concittadini e conservati come reliquie o dati come miracoloso farmaco agli ammalati. A ricordo di questa leggenda nel 1926, nell'XIII centenario della traslazione delle reliquie di Sant'Agata da Costantinopoli a Catania, nella piazzetta del santo carcere fu posto un ulivo.
    Una versione un po' diversa narra che Sant'Agata, prima di essere catturata dai soldati romani, durante la fuga, nell'istante in cui si fermò per allacciarsi un calzare, vide sorgere davanti a sè un ulivo selvatico, che prima non c'era, e che la nascose alla vista dei suoi carnefici e la sfamò.

    Non essendo riuscito a piegare la santa ai suoi voleri, il governatore Quinziano la condannò a morte dopo averle strappato i seni con le tenaglie. Ci fu un gran terremoto quando fece gettare il corpo della fanciulla tra i cocci ardenti. La popolazione, commossa dalla fede della giovane Agata si convertì al cristianesimo. Il suo persecutore, invece, morì annegato nel fiume Simeto mentre cavalcava per confiscare i beni della famiglia di Agata.

    A ricordo di questa amputazione dei seni, si preparano, per la stessa festività, le “minne di Sant’Aita” piccole cassate ricoperte da glassa bianca con una ciliegia candita.



    "Minne di Sant'Aita"





    Vera:love1: