Lo potrei chiamare il concerto del Walzer: Compagni di viaggio a tempo di valzer, Caldo e scuro pure, Alice ancora in 3/4!!
L'unica che non inizia con lo zum pa pa è proprio Buonanotte fiorellino che in ogni modo sta molto bene fatta così in chiusura del concerto prima dei bis.
Avrò visto ormai più di 20 concerti del Nostro, questo è uno di quelli che, personalmente, mi hanno convinto di meno, nonostante ci sia stata una piccola "svolta" verso sonorità più acustiche che io ho sempre auspicato.
La realtà è che alcuni arrangiamenti sono poco azzeccati, a cominciare da "La ballata dell'Uomo Ragno" che a sentire i primi versi mi viene un tuffo al cuore ma poi si rivela talmente stravolta che rimango davvero perplesso.
"Caldo e scuro" e "Compagni di viaggio" francamente pressochè inascoltabili su quel tempo, e poi troppi classici dalla metà del concerto in poi mi fanno maturare il giudizio sul concerto di cui sopra.
Note positive ovviamente "In onda", mai ascoltata dal vivo e pezzo che si staglia fra i migliori nella produzione del Nostro, e il nuovo arrangiamento di "Vai in Africa, Clelestino" che introduce alcune variazioni nella melodia un po' piatta dell'originale e risulta davvero riuscito (va giù giù nella seconda parte della strofa, risale vorticosamente fino alla parola Celestino!)
Sempre bella da ascoltare ai concerti "Sotto le stelle del Messico", che ci scalda in un momento in cui il vento sembra poter portar via in qualunque momento il cappello del Nostro.
Giovenchi si scatena soltanto su "Mayday" (ma il pezzo per me è trascurabile) e si dedica molto ad assoli delicati con la chitarra acustica, non male, soprattutto l'intermezzo su "Generale" prima dell'ultima strofa. Rimpiango le improvvisazioni esaltanti su "Numeri da scaricare".
Speriamo che i concerti invernali evitino il "tunnel" dei calssiconi tutti in fila per farci ascoltare qualche altro pezzo meno noto, e soprattutto con arrangiamenti più rodati.
La location era suggestiva, diga in alto, bacino in basso, tralicci enormi, ma un po' solitaria, fuori dal paesino, anche i soliti camioncini con le vivande erano molto distanti dai cancelli. Ci siamo messi in fila molto presto non potendo guardare che so una piazza, sedersi in un bar o qualcosa del genere.
Giutni sotto al palco ci siamo seduti per terra, ricordando con l'amico Panda i bei tempi dei Festival dell'Unità fine anni '70 (lui ricorda, io rimpiango per non averli potuti vedere) e poi inerpicandoci in una discussione politica sui massimi sistemi (con alcuni amici che erano con me e anche qualcuno appena conosciuto sotto al palco) che si interrompe con l'inizio del concerto...insomma cmq sempre una bella esperienza.
A questo punto sono molto più curioso di vederlo a teatro in inverno piuttosto che essere ingoiato dalla calca della Notte bianca, vedremo.
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"Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri" (G. Gaber)