ricky1978, 19/11/2008 14.09:
Vogliamo parlare dello strapotere mediatico, politico e mafioso del Milan e del rigore su Kakà? Eppure il brasiliano viene giudicato per quello che fa in campo. Giudica anche Del Piero per quel che fa in campo, lascia stare Moggi e company
Mi ostino a parlare con i tifosi...ma è colpa mia, son fatto così, non mi tiro indietro.
Allora, Ricky, il calcio non è il tennis, non si gioca da soli, la squadra conta eccome. Una cosa è giocare in una squadra favorita dagli arbitri che, per esempio, ti fa tirare 10 punizioni dal limite a partita, o 15 rigori in un anno, o cmq giocare in attacco per tutto il campionato. Un'altra è giocare magari in una squadra più piccola, dove si deve tirare la carretta quasi da soli (Zola nel Napoli o nel Parma, Totti nella Roma primo periodo), o provare il proprio valore in più squadre, nelle situazioni più diverse e difficili (Baggio).
Nel calcio non conta se sai fare o meno un gran gol, una punizione nel sette, una rovesciata...conta il quando la fai, contro chi la fai (credi che il famoso gol di Maradona ai mondiali '86 sarebbe stato ricordato ugualmente se fatto nel campionato argentino?).
A mio parere Del Piero ha raramente dato l'impressione di far vincere la squadra da solo, come facevano Zola, Baggio, Totti, ma anche che so il primo Ronaldo, Batistuta, per rimanere in tempi recenti. Ha sempre giocato in una corazzata e i suoi anni migliori coincidono con gli anni d'oro della cupola di Moggi. Questo, onestamente, NON PUO' NON CONTARE in una valutazione complessiva.
Poi, quando è andato in Nazionale, fuori da casa Juve, ha fatto quel che ha fatto. Al mondiale 2006 non era titolare e ha all'attivo un gol in semifinale a risultato acquisito, quando era più giovane cosa ha fatto? Ancora nel '98 non si faceva preferire a Baggio, anzi, nel 2000 disastro, 2002 idem...insomma...
Poi, resta un grande giocatore, che a me personalmente piace, ma non si può dire che sia il miglior giocatore o il miglior italiano degli ultimi anni.
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"Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri" (G. Gaber)