1. JOY DIVISION
Non è possibile iniziare un excursus tra la musica New Wave se non con i Joy Division, non strettamente “i primi” ma sicuramente i più esemplari, copiati e amati: la formula delle loro canzoni resiste in eterno, si ripete da vent’anni, negli anni Ottanta e Novanta un po’ nascosta al grande pubblico ma attivissima nel mondo della new wave e del dark, e ora tornata in gran spolvero grazie a band come Interpol (provate “
Length of Love”) e anche ai nostri FF (ovviamente “
Michael”). Avrete sicuramente visto almeno una volta questa copertina, una tra le più famose del rock:
L’esistenza del gruppo è stata breve: Ian Curtis, cantante/autore carismatico e folle, epilettico e depresso, si è impiccato nel salotto di casa nel 1980, a 23 anni, dopo solo tre anni di attività nel gruppo (inizialmente chiamato Warsaw). Non sorprende quindi che le sue canzoni trattassero sempre di disperazione, cinismo, disillusione, solitudine, stanchezza; ma a differenza di altri gruppi in seguito etichettati “dark”, c’era rabbia ed energia nel loro modo di suonare, anche nei pezzi più lenti e cupi, che sono minacciosi, ma mai lagnosi.
Oserei una ma definizione personale del loro stile: rock’n’roll scheletrico. Partendo sicuramente dal più classico rock’n’roll americano e passando per le ipnotiche nenie dei Doors, i Joy Division hanno inventato uno stile: melodie lineari, un basso granitico e dai loop semplicissimi e per questo ossessivi (Peter Hook) unito a intrecci di chitarra altrettanto semplici (Bernard Albrecht), e una batteria dal particolare suono “vuoto” (leggenda dice che il suono sia stato ideato dal loro produttore che, trovando la normale batteria troppo corposa e sonora rispetto al resto del suono, fece suonare il batterista Steve Morris all’aperto).
Un minimalismo coraggioso che qualsiasi band delle centinaia che hanno imitato i Joy Division negli ultimi venti-venticinque anni pare non sappia ripetere: tutti inseriscono più produzione, più suoni, qualcosa in più, temono il vuoto; solo Ian Curtis non aveva paura del vuoto e del silenzio.
Alla morte di Ian Curtis il resto del gruppo continuò l’attività cambiando nome: divennero i
New Order, gruppo ancora oggi attivissimo e celebratissimo, e autori nel 1983 di uno dei singoli più venduti nella storia,
Blue Monday. I New Order sono il proseguimento naturale dei Joy Division ma senza la disperazione: il sound è più ricco (hanno paura del vuoto…), con l’aggiunta dell’elettronica, e i testi non sono più disperati, ma “solamente” malinconici.
La discografia dei Joy Division è composta da due soli album veri e propri,
UNKNOWN PLEASURES del 1979 e
CLOSER del 1980; ma segue una miriade di antologie, bootleg, singoli piuttosto complicata, per la quale vi rimando a un fan site: http://www.gerpotze.com/joydivision/jddisco1.htm.
CANZONI DA PROVARE:
Transmission (perfetta nella sua semplicità, un template incrollabile)
She’s lost control (un altro esempio classico)
Love will tear us apart (Ian Curtis dice la sua sull’amore…)