Parto con una premessa: molto probabilmente, se questo film non fosse stato coreano, non sarei mai andato a vederlo...
Altra piccola premessa: non credo di essere l'unico che, nel ultimi otto mesi, ha visto più film coreani che nel resto della sua vita...
Tube (2003) di Baek Woon-Hak
Sinossi: Un superpoliziotto è intrappolato in un treno in corsa nella linea metropolitana di Seul, su cui uno spietato criminale ha montato delle cariche esplosive. Acrobazie, sparatorie e atti di eroismo, fino alla resa dei conti finali.
Commento: La via coreana al poliziesco d'azione non brilla certo per originalità; se i pretesti narrativi sono effettivamente pochi (e rimandano ad altri film in cui regnava la pochezza), il voler strafare sul piano visivo porta alla creazione di un film con immagini sicuramente curatissime, ma la cui estetica mescola goffamente il lirismo hongkonghese delle scene d'azione con alcuni intermezzi (i monologhi di Du-na Bae, i siparietti del teppistello) che funzionerebbero alla perfezione in un anime, ma in un film live sono melensi e/o irritanti.
L'approccio di Baek Woon-Hak è quindi fortemente derivativo, mescola l'America, Hong Kong e il Giappone su vari livelli; tanto per fare un esempio: Seok-hun Kim, il protagonista, si atteggia alla Tony Leung; il supercattivo imita Sho Aikawa... il tutto senza riuscire a coinvolgere lo spettatore, il quale si annoia o ride per disperazione.
A questo va aggiunto che, soprattutto all'inizio del film, ci sono delle ellissi narrative spiazzanti, le quali lasciano in dubbio se si tratti di arditezze registiche o di manipolazioni occidentali della pellicola.
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Un film come La maschera del demonio finisce con l'annullare la portata ierofanica del modulo della "bella perseguitata".