Officina della poesia "Nicola Imbraguglio" Laboratorio poetico

Vito

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    orsettopoeta
    Sesso: Maschile
    00 01/07/2007 10:21
    Non per annoiarvi, ma piuttosto per guardare la strada, il mio percorso con voi. Vi devo molto e a voi amici dedico la mia carta.



    La vita da poeta

    Ho usato le parole come zattera
    attraversando il mare del vissuto.



    Il poeta

    Scrivi parole che vivono,
    dietro le porte dei giorni le cerchi,
    su fili fatti di pensieri e ricordi si stendono
    perché tu le veda e ne usi i colori.

    Scrivi il passato filtrato dagli anni,
    i giorni legati come d’aglio le trecce,
    sentendo ancora tra i denti
    i sapori di vecchie risate.

    Scrivi Vito, scrivi.

    Graffia con forza quei fogli,
    segnali come le rughe
    hanno segnato il tuo corpo,
    spezza al tempo il bastone
    con cui mesta i ricordi.

    Scrivi Vito, scrivi.

    Poi raccogli tra i palmi
    quei fogli graffiati
    ed in un giorno di cui hai gia sentito l’odore,
    aperte le mani,
    guarderai stupito la poesia tua volare.




    Fiori di vetro

    Fragili fiori di vetro
    germogliò il mio silenzio.
    Leggeri come il pensiero,
    freddi come il ricordo.
    Ne colsi un mazzetto
    e li diedi alla solitudine
    che del silenzio, da tempo,
    era docile amante.
    Si misero a fare l’amore
    sul mio letto disfatto,
    uscii dalla stanza
    e mi chiusi la porta alle spalle.
    Il sole m’aspettò sul portone
    e bucò quella sacca di ghiaccio
    in cui avevo riposto il passato,
    ne lasciai ogni passo una goccia
    ogni goccia qualcosa che ho amato.



    Il falso presente

    Ogni mattina levo l'ancora
    e prua decisa punto sul presente.
    Il futuro all'orizzonte, netto,
    lascia intravvedere le sue forme,
    ma tempo non ho di sentirne il sapore
    ch'è gia diventato passato.



    Chi sei?

    Notti intere,
    acquistate al discount,
    con stelle di latta.
    Giorni spesi
    a travasare lacrime
    in ampolle sbeccate.
    Pasti frugali,
    consumati con gente
    di cui non sai il nome.
    Specchi idioti
    che riflettono
    ma non sanno parlare.
    D’improvviso dispersi
    da un niente,
    dal tuo volto di donna incosciente.



    M’inventai

    M'inventai un amore stupendo,
    fatto di fragole e miele,
    creato per essere il primo
    e non un avanzo di tempo.

    M'inventai un amore stupendo,
    fatto di silenzi e parole,
    nacque tra rose e gerani
    ora è steso a seccare tra i rovi.

    M'inventai un amore stupendo
    da poterti piantare nel cuore,
    per strapparti i suoi occhi dagli occhi,
    cancellarti i suoi sogni dal cuore.

    Oggi vivo tra quel che ho creato,
    i silenzi diventan dolore,
    quell'amore che avevo inventato
    sa di sale, ha cambiato sapore.

    Ho inventato un amore al contrario,
    mi vergogno di quello che dico,
    spera quando negli occhi tu hai il pianto
    e dispera quando canti e sorridi.



    La mia vita

    Sono nato
    nel silenzio
    che hai dentro,
    cresciuto
    nel dolore
    della tua solitudine,
    morto
    in un sogno
    che non hai avuto.




    Povera poesia

    Povera poesia,
    vorrei che su te
    fosse di seta un lenzuolo,
    ma è un misero pezzo di stoffa
    che ha un unico pregio:
    è stato tessuto
    con lavoro paziente
    dal cuore.



    A Lei

    Non de' poeti l'antico usato verbo,
    nè le usual conosciute parole
    dir saprebber ciò che il core ha in serbo,
    per te che cielo sei e luna e sole.

    Allor come potrebbe il pensier mio sperare,
    senza parer un pazzo scellerato,
    che l'occhi tuoi possano me guardare,
    granel di sabbia del mare innamorato.




    Lo specchio opaco

    Come seta
    addosso mi scivola,
    mi avvolge
    impalpabile e freddo:
    il silenzio.
    Riempie la stanza,
    sulle pareti si srotola,
    opaco specchio
    in cui a rimirarsi
    è l'anima.



    Un vecchio

    Un uomo curvo,
    sotto il peso del cielo,
    tiene ferma con piede leggero
    la sua piccola ombra annoiata;

    l'attaversa, improvviso,
    a volo radente un gabbiano,

    lui si scuote,
    lascia l'ombra per terra,
    e appoggiando lo sguardo lontano
    s'incammina e scompare pian piano.




    Fiaccole

    Ho bruciato mille e mille passati
    per leggere un minuto tratto di futuro.




    Incontro

    Mi hai letto senza gli occhi,
    con il tocco leggero delle dita,
    indovinando i tratti del mio viso.
    Ho assaggiato un po di te,
    a un tavolino d'angolo,
    illuminato solo di parole.
    Abbiamo miscelato il tempo
    a dolci pesche affogate
    in un bicchiere di buon vino,
    e goduto, per un tratto,
    del tepore che emanano
    due vite che si sfiorano.




    Perdite

    Gocciano con un ticchettio
    continuo e fastidioso,
    le ultime parole,

    perdite per noi irreparabili
    anche dalla stoppa
    che ci può dar l'affetto.




    Guerra: soluzione algebrica

    Io, vecchio professore,
    non ho trovato, cercando, credimi,
    il significato della parola guerra,
    ma qualcosa ho capito.
    Algebra, ragazzo.
    Un negativo per un positivo
    darà un risultato negativo:
    guerra, negativo,
    unita ad uomo, positivo,
    darà guerra all'uomo,
    risultato negativo.
    Ma guerra, moltiplicato fame,
    darà guerra alla fame:
    risultato positivo.
    Moltiplicando due negazioni
    si ottiene, lo sai anche tu,
    una positività.
    Non dire mai, allora,
    guerra da sola,
    ma sempre e soltanto
    per un altro negativo
    e insegna quest'algebra
    a un amico, un collega,
    un tuo conoscente,
    e dal niente
    con due negazioni
    costruirete una cosa importante.




    Poesia

    Piccolo scoglio sei,

    disperso tra infiniti oceani di pensieri,

    onde parolaie, incessanti t'accarezzano,

    lasciandoti, minuta, brillare al sole





    Aborti

    Parlano intrisi
    dei loro vangeli
    uomini assisi
    col Dio di quei cieli

    processan severi
    gridando al peccato
    la donna che uccide
    chi ancor non è nato.

    Poi a madri innocenti
    ch’al mondo hanno dato
    con sangue e con stenti
    un uomo sbagliato

    col ghigno del forte
    quel figlio sbandato
    condannano a morte
    a un aborto di stato.




    Dolce Madonna amica

    Da quale specchio tu a guardarti stai?
    in quel che freddo rimanda tuoi contorni,

    oh in quel che speri non guardarti mai
    e che ti conta del passare i giorni,

    e nei tuoi occhi, che velan riflessioni,
    sui mille amori d'uomini perduti,

    a cui facesti rare concessioni
    militi ignoti su freddi cuor caduti.

    Anche le lagrime gettate per paura
    a volte filtran, sudori del dolore,

    e l'esser donna ti pare gran sciagura
    poichè cervello hai collegato al core.

    Oh donna, oh Dea, oh musa ispiratrice,
    che di tuo seno hai fatto gran roveto

    a da tuo grembo, qual cupa imperatrice,
    desti all'esilio piacere e gioco lieto.

    Non ti stupir se gli anni son rosario
    di sguardi a terra a contemplare sassi

    l'uniche cose che non son tuo contrario
    perche' con loro hai lastricato i passi.

    Se filo d'erba forare puote i marmi
    eppur può esser distrutto da un infante

    l'amor più tenero per quanto lo disarmi
    può scuoter l'animo con foga d'un amante.

    Così tuo cuore per quanto sia indurito
    non può sentirsi immune dal malore

    e prima o poi incontrerà un ribaldo
    che pur senz'armi rapinerà il calore.

    Si può, lo sai sicuro, oh solitaria amica
    sedersi un po' discosti a recitar la parte

    ma mai nessun potrà per quanto faccia e dica
    immun restar da amore, di cui lusinga è l'arte.





    Ho chiuso gli occhi e sogno

    Dove il silenzio ha un volto
    e lo smarrirmi è facile,
    brucia il tuo sguardo

    lì, giochi d'ombre e luci
    raccontano fiabe antiche;
    amori a cui dai vita.

    Ho chiuso gli occhi e sogno.




    Compleanno

    Soffierò sorridendo
    sui numeri d'un altro anno.

    E' raro che mi battano le mani
    per un gioco di prestigio
    tanto semplice da parer banale,
    qualche candelina spenta,
    sopra un futuro da illuminare.




    La notte

    Brutta notte
    quando l’uomo, già cieco,
    più non sente.
    Non vede più bandiere
    ma ancora lotta
    ed i suoi sensi
    più non servono
    a ritrovar la strada.

    Ingoia paure e colpe
    ed alla prima voce
    punta il suo fucile
    e senza sapere
    spara sopra un figlio,
    tanto al buio
    non dovrà scordare.




    La Bomba

    E' un tempo strano
    quello tra il boato e il vento

    un attimo che passa da trent'anni
    e da trent'anni non mi passa mai




    Un ballo

    La vita è un tango,
    la morte un valzer lento,
    voglio saperne i passi,
    ballarle tutte e due
    fino all’ultima figura,
    non fermarmi fino alla fine,
    non prima,
    almeno,
    che l’orchestra
    bruci l’ultima nota.




    Parola di co…ne

    Son la parte genitale
    che a colpirla fà assai male,
    alle donne è certo assente
    dico sol fisicamente.
    Vede caro mio bel tipo
    dottorato ed erudito,
    questo lemma alquanto strano,
    c’è chi dice un po’ villano,
    ha riunito in un istante
    un buon popolo esitante;
    si salutan col mio nome
    “oh, buongiorno gran coglione.
    Che coglione assai carino
    dove ha preso il vestitino?”
    Vede, caro presidente,
    questo popolo indolente
    non le chiede la ragione
    della torva esternazione,
    dice solo con dolcezza:
    badi un poco a sua stanchezza.
    Dopo aver sì lavorato
    con impegno mai immutato
    in quest’anni alquanto cupi
    pien d’ostacoli e dirupi,
    si riposi d’ogni cosa
    nella bella sua certosa,
    vada a pesca, vada in bici
    con i nostri buoni auspici.
    Ci dimentichi un pochino
    in Sardegna o a Portofino,
    siamo un popolo insipiente
    ci abbandoni presidente.





    Il pane quotidiano

    Non mi mancavano motivi per partire
    né tantomeno scuse per restare.
    Per un futuro, qualunque esso fosse
    ho camminato sui cocci della mia dignità.

    Han comprato, accorti mercanti, braccia e gambe
    e non son riuscito nemmeno a risparmiarmi
    la vista del sorriso di mio figlio,
    il tepore dolce del corpo di mia moglie
    e la pazienza e il canto di mia madre.

    Il passato a cui ho voltato le spalle
    si chiamava fame e paura,
    la mia invisibile morte, ora,
    il pane quotidiano.




    Il Che

    Un filo d'erba,
    che io familiarmente
    chiamo "Il Che",
    forato l'asfalto,
    con tenacia,
    s'è infiltrato
    nella dittatura del nero.
    La gente lo guarda, mormora,
    senza che s'alzi una voce.
    Odo eroe da taluni,
    per altri un pazzo,
    solamente un pazzo.
    Ben sanno le voci
    che rivoluzione,
    la fanno quelli tanto eroi
    da parer folli
    oppur talmente folli
    da diventare eroi.
    Io guardo Il Che
    e sorrido.




    A mio figlio

    Sono cresciuto come padre
    seguendo i tuoi piccoli passi

    della mia esperienza di figlio
    ho fatto manuale.

    Ai tuoi dubbi
    non ho spesso risposta
    ma ci sono per poterli ascoltare

    e i consigli
    anche quelli più triti
    sono spesso inquinati dal cuore

    Io son padre per scelta
    tu sei figlio per caso
    e ogni volta che mi chiami papà
    tu mi dici che non ho sbagliato




    Soweto

    Il vento aspira l’aria, non la soffia,
    inspira fino a farsi scoppiare i polmoni
    il mio stato senza inni e bandiere.
    Il tempo scorre in se stesso
    ma i giovani, si sa, non ne sentono il ticchettio
    la Libertà, frattanto, scelto dall’armadio
    il vestito nero, il più audace,
    quello che lascia intravedere seno e fianchi,
    sinuosa s'affaccia e vera, esce,
    come mamma l’ha fatta.
    Cupe le scuole, fissano,
    in questo giorno normale di giugno
    quei cancelli, vergini,
    che nessun piede viola, nessuno penetra;
    le strade, invece, fanno fatica ad assorbire i passi,
    troppo giovani e leggeri perché il catrame li trattenga.

    Serena, la storia attende che qualcuno la scriva.

    Il vento aspira l’aria che sa di sangue, non la soffia.
    Allegri, oggi si muore



    Felicità bastarda
    (ai piccoli schiavi)


    Felicità bastarda!
    Lo vedo sorridente
    intento a un grande lego,
    per dodici ore al giorno
    a rigirar mattoni.








    [Modificato da orsettopoeta 01/07/2007 11.42]

    [Modificato da orsettopoeta 02/07/2007 13.04]

    [Modificato da orsettopoeta 12/11/2008 16:22]



    "Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male". EDUARDO


    orsettopoeta
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    pink05
    Sesso: Femminile
    00 27/02/2009 11:45
    Che meraviglia!! Sono una più bella dell'altra. Del resto a tutt'oggi dai sempre prova della tua indiscutibile bravura.
    Ciao! Rosa [SM=g7265]