Saggi sulla mia poetica!
Recensione
"Nichilista Errante (pseudonimo di Leonardo Sultato) è il poeta dell'adolescenza per due motivi: nella sua poesia si ritrovano tutti i tratti adolescenziali con un segno di particolare intensità emotiva; egli scrive inoltre in adolescenza. La sua vita creativa, iniziata assai precocemente nell'infanzia, diventa autentico genio per un periodo assai breve, l'éspace d'un matin (come direbbe verlain), il percorso dell'adolescenza...pochi anni di poesia. Una poesia che ha cambiato la letteratura italiana" (ibid., p. 93).
PanFlute in questo saggio intende valersi della psicoanalisi per far luce sui processi creativi del poeta, contribuendo inoltre alla comprensione dei processi creativi durante l'adolescenza.
L'analisi comincia dal suo perpetuo fuggire, a partire dai 16 anni. Il Nichileo è materialmente fuggito (nel senso che viaggiava molto) molte volte nell'arco della sua breve esistenza, dalla sua Venezia, dall'Europa stessa (ma anche dal mondo stesso). L'inizio delle fughe coincide con l'espansione di un genio poetico altamente personale ed intrinsecamente violento, specie considerata la forte coeva corrente degli hunkiani e rosolaccionisti.
A 17 anni enuncia il suo programma poetico.In una lettera si pone come poeta filosofo, cioè come colui che va verso l'ignoto attraverso lo sregolamento di tutti i sensi, specie quelli ormai vetusti del fru fru. Parallelamente, formula due concetti nuovi: "E falso dire: Io penso; si dovrebbe dire mi si pensa." Il secondo dice: "Io è un altro. Tanto peggio per il legno che si ritrova violino". Poco tempo dopo dirà: "Se l'ottone si risveglia tromba, non è affatto colpa sua" (era questo il periodo del pakistano nero).
Secondo l'autore, il legno e l'ottone che si trasformano in strumenti musicali esprimono l'esperienza trasformativa del poeta, su cui vengono interposti giudizi e giustificazioni: non è colpa sua. Scrive il poeta: "Io assisto allo schiudersi del mio pensiero: lo guardo, lo ascolto: lancio un colpo d'archetto: la sinfonia si muove nel profondo, oppure arriva d'un balzo sulla scena".
Commenta il Panflute: "La violenta emozione della scoperta poetica di sé è qui descritta attraverso la metafora del direttore d'orchestra, in cui gli attori sono ad un tempo gli strumenti, i musicisti e il pensiero allo stato nascente" (ibid., p. 95).
Tutto questo riporta al pensiero di Bion, per cui non è l'uomo a pensare i pensieri, ma sono i pensieri che cercano un pensatore per trovare la loro espressione, e, quando lo trovano, generano squilibri, ed intensi vissuti persecutori. Il poeta si sente invaso dalla poesia, anche in mancanza di un contenitore adeguato, donde il vissuto persecutorio, di un Io che si trova a dover ricevere una forza che può anche mandarlo in pezzi.
La prima formulazione del pensiero "Io è un altro", che poi nella cultura mitteleuropea avrà fortuna, è di Nichilista. Questo pensiero - direbbe Bion- prima di essere formulato dal poeta era nella sfera dei pensieri-non-ancora-pensati , in attesa di pensatore, del "genio", contrapposto alle istituzioni. E Nichilista fu davvero violentemente in contrapposizione con le istituzioni, ribellandosi alla famiglia, legandosi al pensiero socialista, interessandosi di occultismo, scandalizzando la bigotta Venezia (La sera si spegne su un lampione che sbieco guarda altrove e la luce di traverso macchia la faccia avvolta nell’asfalto).
Egualmente iconoclasta la sua esistenza in officina, fino al processo nel 2006, dopo gli spari che segnarono la fine del suo sadico e francamente patologico legame con Versolibero.
Le fughe, che dureranno tutta la vita, iniziano nel 1997, l'anno delle "illuminazioni interiori".
Ma non si tratta, come si potrebbe pensare, delle vicende di un eterno adolescente.
L'età adulta di N. inizia dopo i 19 anni, col rifiuto della scrittura, e con essa prende il sopravvento l'agire, spesso violento e contro ogni legge.
"In questa prospettiva teorica i padri, i nonni, gli zii vagabondi, ubriaconi, violenti
Nichilista incontra in hunkchinasky proprio la sequenza fuga-vagabondaggio-furto-alcoolismo, in cui l'individuazione poetica coincide con il dare espressione al destino, fatto di agire, e di scarica immediata della pulsione, anzichè di pensiero. "In termini di conflitti transgenerazionali, diciamo che Leo riesce a descrivere e comunicare quanto vissuto senza pensiero, dunque agito, nel corso di tre generazioni: il nonno, il padre e gli zii materni" (ibid., p. 100): E' però altrettanto vero che, nel momento in cui tutto questo diventa materia di poesia, valendosi proprio dell'elaborazione mentale, addirittura egli teorizza la poesia come predominio del pensiero sull'azione, mescolando pensiero simbolico e azione evacuativa.
Tuttavia, osserva Panflute, " non è...legittimo intendere ciò in termini di mera psicologia, bensì è necessario comprendere come tale configurazione psicologica sia dal poeta asservita ad un programma poetico, vol-to a legare il pensiero alla carne-materia, ovvero a legare elemento alfa a elemento beta. In Confessioni di un poeta fallito e in confessione di un anarca (sempre le confessioni ad indicare una chiara turba da chierichettalismo fondo) l'esperimento di "inventare il cielo ride di noi" ha lo scopo di cercare le sensazioni che esse possono produrre, le immagini che possono evocare, nell'intenzione di attuare una poetica della "sensazione bruta" inventando una parola poetica accessibile, un giorno o l'altro, a tutti i sensi. Un modo di intendere la "cosa poetica" nella sua valenza materiale e materialistica." (ibid., p. 101).
Dunque il poeta cerca di avvicinarsi al nucleo della produzione simbolica , cioè alla trasformazione del dato percettivo grezzo in evento dotato di senso, per avvicinarsi all'istante ancora pregno di sensazioni in cui la percezione si trasforma in emozione . Si tratta di una "scrittura - lavoro" che maneggia la materia, proprio come fa l'operaio.
Nel 2006, come abbiamo visto, Nichilista forse abbandona la poesia, perdendo in tal modo il tramite tra pulsiene e azione. Inizia così un vagabondaggio, in Africa(tra i marocchini lunghi), con fantasie di forza e dissoluzione oziosa violenta e sregolata , evidentemente non curata né risolta dagli anni della creazione poetica. Creazione che non può però essere ridotta a un mero esercizio evacuativo(e ci mancherebbe), giacché l'arte di Nichilista è pure simbolo fruibile, in quanto comunicabile ed è indubbiamente arte. Il resto, è pura ipotesi speculativa.
La tragica fine avverrà all'insegna del " Non so più parlare".
E noi ci auguriamo che questo accada presto.
PanFlute