Nella teologia cristiana
La dottrina cristiana sul tema infernale riprende quella ebraica e più in genere le figure tipiche delle religioni del Mediterraneo. L'Inferno è un luogo sotterraneo, immerso nelle fiamme e nelle tenebre, da cui i dannati possono vedere i santi, i beati e i penitenti che riposano nella beatitudine del Paradiso o nella santa attesa del Purgatorio, e non possono ottenere sollievo alcuno, privi d'ogni speranza. Nello specifico, Gesù ha descritto molto chiaramente il concetto di "Inferno" in varie parabole e discorsi, tra cui ricordiamo, dal Vangelo di Matteo e di Marco
Ci sono molte altri riferimenti (anche in "Luca" e in "Giovanni", alla Geenna, che era una valle dove venivano costantemente bruciati rifiuti ed immondizia, e dunque Gesù la usa come metafora per spiegare l'atrocità del dolore infernale, quale dolore di fiamma. Inotre, Egli ripete spesso la formula "dove sarà pianto e stridore di denti", che dà una tremenda idea della sofferenza e della disperazione dell'Inferno.
Per i teologi della filosofia Scolastica(che è quella attualmente accettata), l'Inferno è semplicemente la lontananza da Dio, la privazione della Sua luce divina, e proprio in questo consiste in realtà la pena infernale, al di là dell'immaginario poetico. Infatti, l'anima ha naturale e ardente desiderio di Dio, cioè dell'Infinito, della Verità, della Bellezza e dell'Amore Assoluto; dunque, la privazione "in eternuum" di tale supremo obiettivo del desiderio umano, condanna l'anima alla propria perenne sofferenza . La vicinanza, essere in Dio, da Dio e per Dio, è per l'anima, sul piano oggettivo, la realizzazione della propria essenza originaria, e, su quello soggettivo, la propria felicità; in realtà, questi due "piani", in Dio si sovrappongono, diventando un'unico, sommo "piano". Non è Dio a dannare l'anima, dunque, ma è l'anima che si condanna durante la vita, rifiutando stoltamente la Via della salvezza costruita e fondata sul sangue di Cristo. Nella dimensione metafisica dell'eterno, oltre il tempo, non è possibile alcun cambiamento/movimento, e quindi Dio non può salvare le anime dannate, per le quali comunque soffre, in quanto Padre di tutti gli uomini.