Lo sceneggiato sul "Pontefice del sorriso" ha avuto un enorme successo su Raiuno ma, secondo i vertici della Chiesa, non dice sempre la verità
IL VATICANO CRITICA LA FICTION TV: TROPPE INVENZIONI SU PAPA LUCIANI
Il cardinale Bertone, segretario di Stato: "Allusioni infondate"- Il consulente del film: "Nessuna mancanza di rispetto"
di
Oliviero Marchesi
Città del Vaticano, novembre
Undici milioni e mezzo di telespettatori, molti dei quali hanno portato più volte il fazzoletto agli occhi per asciugare le lacrime di commozione: Papa Luciani, il sorriso di Dio, la fiction di Giorgio Capitani trasmessa da Raiuno il 23 e 24 ottobre e dedicata alla vita di Albino Luciani, che diventò papa il 26 agosto 1978 con il nome di Giovanni Paolo I e scomparve, dopo trentatrè giorni soltanto, il 28 settembre dello stesso anno, è stata uno dei più grandi successi degli ultimi anni. E l'interpretazione del bravo attore Neri Marcorè nei panni di papa Luciani ha fatto rivivere, nella mente di chi aveva l'età per ricordarselo, l'immagine di Giovanni Paolo I, quel Papa che nel suo pontificato brevissimo ma indimenticabile, aveva fatto in tempo a entrare nel cuore di tutti i fedeli per la sua umiltà, la sua umanità e la sua capacità di parlare di fede in modo nuovo ed emozionante, dicendo: "Dio è padre, ma è soprattutto madre".
Perchè la Chiesa ha fatto obiezioni
Alla fiction
Papa Luciani, il sorriso di Dio, però, sono arrivate, a sorpresa, le critiche della Santa Sede: in un'intervista al quotidiano
Avvenire, il cardinale
Tarcisio Bertone, segretario di Stato del Vaticano, pur elogiando nel complesso la fiction, ha affermato che essa si sarebbe soffermata su elementi "privi di fondamento". Insomma, secondo il cardinale, il regista Giorgio Capitano e gli sceneggiatori Francesco Scardamaglia e Massimo Cerofolini avrebbero lavorato un pò troppo di fantasia. Ed è un intervento clamoroso, perchè è la prima volta che un segretario prende le distanze da uno sceneggiato TV dedicato a un papa.
Perchè queste critiche? L'Albino Luciani che abbiamo visto interpretato da Marcorè in TV è un vescovo che vuole dedicarsi ai poveri e che vorrebbe permettere il ricorso alla pillola anticoncezionale, proibita dalla Chiesa. Ed è un papa "ribelle" che, una volta eletto, si scontra con l'ambiente che lo circonda e ne infrange le regole. Nello sceneggiato TV lo abbiamo visto a disagio, con la sua semplicità, davanti a solenni simboli di potere del papato. Lo abbiamo visto in contrasto con potenti uomini di Chiesa, come il cardinale Giuseppe Siri, il cardinale segretario di Stato Jean-Marie Villot e monsignor Paul Marcinkus, presidente dell'Istituto Opere di Religione, la banca vaticana che Papa Luciani, nella fiction, accusa di prestarsi a operazioni finanziarie troppo spregiudicate. E, soprattutto, nel racconto televisivo, abbiamo visto che Albino Luciani sapeva in anticipo che sarebbe diventato papa perchè, in un colloquio nel 1977, suor Lucia Dos Santos, che aveva ricevuto le apparizioni della Madonna a Fatima, gli aveva predetto che sarebbe stato eletto Pontefice ma che sarebbe morto poco dopo.
Ebbene, il cardinale Bertone ha visto, in tutto questo, quattro inesattezze. La prima riguarda proprio la presunta "profezia" di suor Lucia che, secondo il segretario di stato, non sarebbe mai avvenuta: "Il 9 dicembre 2003 ebbi modo di parlare alcune ore con suor Lucia", ha detto il cardinale. "Suor lucia mi disse che da parte sua non c'era stata alcuna preveggenza riguardo ad Albino Luciani. Solo, dopo la partenza del patriarca, in comunità avrebbe esclamato: 'Se diventasse papa, non mi dispiacerebbe'". La seconda critica del cardinale riguarda il modo in cui è stata descritta la posizione del futuro papa Luciani sulla sessualità: "Mi sembra", ha detto "che nella fiction non sia stato messo bene in evidenza il fatto che papa Luciani, pur essendo dolce e mite, era anche, come l'ha descritto Benedetto XVI, 'forte nella fede', 'fermo nei principi' e 'fedele alla tradizione'. Per questo mi è sembrato sovrabbondante il tempo dedicato a sue presunte aperture su delicate questioni di morale sessuale". La terza critica riguarda il fatto che la Curia romana, nella fiction, sembra un ambiente di "cattivi": "Raccontare la Curia romana all'epoca di papa Luciani come una congrega di ecclesiastici che non avrebbero avuto null'altro da fare che mettere i bastoni tra le ruote al nuovo papa mi è sembrato ingiusto". Nella scena in cui papa Luciani viene trovato senza vita, infine, si vede una tazzina di caffè. Per il cardinale Bertone, questa inquadratura sarebbe "una caduta di stile" perchè alluderebbe in modo "pesante" alla voce terribile secondo cui il Papa non sarebbe stato stroncato da un improvviso malore, ma sarebbe stato avvelenato dai suoi nemici in Vaticano. Secondo il giornalista inglese David Yallop e lo scrittore portoghese Luìs Miguel Rocha, papa Luciani avrebbe pagato con la vita la sua volontà di "rimettere ordine" nell'attività finanziaria dell'Istituto Opere di Religione allora presieduto da monsignor Paul Marcinkus, scomparso a 84 anni il 20 febbraio scorso, che negli anni '80 fu indagato per il fallimento del Banco Ambrosiano del banchiere Roberto Calvi, accusato di riciclare denaro della mafia insieme con la loggia massonica segreta P2. Ma i parenti di papa Luciani hanno sempre detto: "Non crediamo che sia stato ucciso".
Lo storico: "Voleva riformare lo Ior"
Le critiche del cardinale Bertone sono ben argomentate; resta, però, il desiderio di saperne qualcosa di più. Certo, come dice il Segretario di Stato, è "ingiusto" pensare che la Curia non abbia avuto "null'altro da fare che mettere i bastoni tra le ruote al Papa". Ma c'è qualche fondamento nel racconto delle amarezze che papa Luciani avrebbe sofferto? O è tutto falso?
Lo chiedo al cardinale
Ersilio Tonini, che negli anni '70 ha conosciuto bene il futuro papa Luciani. E la sua risposta è decisa: "La fiction era 'romanzata': si è voluto dare l'idea che gli stessi cardinali che lo avevano eletto papa, poi, cospirassero per boicottarlo. Ma non è vero. Certo, un papa confronta le sue idee con quelle di cardinali e monsignori, ed essi possono vedere certi problemi in modo diverso da lui. Ma questo non vuole dire essere nemici".
E le sue "aperture" all'uso degli anticoncezionali? "Qui un fondamento di verità c'è", riconosce il cardinale Tonini. "Risale al 1965, quando monsignor Luciani era vescovo di Vittorio Veneto. Papa Paolo VI, allora, stava per scrivere l'enciclica
Humanae Vitae sulla morale sessuale, e volle chiedere un parere anche a Luciani, che gli rispose ipotizzando che gli anticoncezionali potessero essere consentiti. Paolo VI meditò sul suo consiglio, ma decise di non accettarlo: Luciani obbedì a Paolo VI e si adeguò". Nella fiction si vede papa Luciani amareggiato perchè l'Osservatore Romano, quotidiano ufficiale della Santa Sede, "censura" i suoi discorsi. Accadde veramente? "Non credo che l'Osservatore lo abbia 'censurato' di proposito", mi risponde
don Cosimo Semeraro, segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. "Il fatto è che non tutti i discorsi di un papa vengono pubblicati per intero: sull'Osservatore furono "tagliati" anche discorsi e interventi di altri papi, per esempio Giovanni XXIII. E' vero che il direttore dell'Osservatore risponde al segretario di Stato vaticano che, all'epoca di Giovanni Paolo I, era il cardinale Villot, descritto nella fiction come un avversario del Papa, ma a me non risulta che questo contrasto ci fosse davvero. E' vero, invece, che Giovanni Paolo I intendeva riformare l'attività finanziaria dello Ior, l'Istituto Opere di Religione".
Storici e testimoni, insomma, tendono a minimizzare i contrasti fra Giovanni Paolo I e la Curia, se non per quanto riguarda la questione della gestione delle ricchezze della Chiesa, confermando sostanzialmente le osservazioni del cardinale Bertone.
Eppure, a quanto ha riferito il cardinale, papa Benedetto XVI, vedendo la fiction in anteprima, l'ha elogiata, definendola "un bel film". Come mai questa apparente disparità di giudizio? Il cardinale Bertone, per la verità, ha precisato che Benedetto XVI aveva assistito in anteprima a una "versione ridotta" della fiction: può darsi, quindi, che nella versione elogiata dal Papa mancassero le parti "incriminate".
La fiction avrebbe quindi "tradito" i fatti? Chiedo una replica a
Giuseppe De Carli, capostruttura della Rai per il Vaticano che ha fornito alla fiction la sua "consulenza storico-giornalistica". De Carli ha offerto alla produzione idee e consigli, ma non è responsabile delle eventuali libertà che gli sceneggiatori possano essersi presi rispetto ai fatti storici. Però nega che la famosa "inquadratura con la tazzina di caffè" volesse alludere a un presunto avvelenamento del Papa: "Nessuna allusione poco rispettosa", spiega "anche perchè la tazzina è piena. Il significato della scena è un altro: proprio il fatto che il caffè non sia stato bevuto fa capire alla suora che serve il Papa che qualcosa di grave è accaduto".
Chiarito il "giallo" della tazzina, De Carli mi parla della figura di Giovanni Paolo I che ha conosciuto attraverso molte testimonianze. "Papa Luciani", mi dice "inaugurò uno stile nuovo, all'insegna dell'umiltà: rifiutò la tiara, il copricapo che era il simbolo del potere del papa, rifiutò l'incoronazione e l'usanza di dire 'noi' invece di 'io'; accettò a malincuore la 'sedia gestatoria', e solo quando gli spiegarono che era necessaria perchè i fedeli lo vedessero. Contrasti con la Curia? Penso che si trattasse delle normali difficoltà di 'rodaggio' di un papa appena eletto alle prese con la burocrazia vaticana. E' vero, invece, che da Patriarca di Venezia ebbe degli incontri burrascosi con monsignor Marcinkus, presidente dell'Istituto Opere di Religione".
E la storia della profezia di suor Lucia? "L'incontro fra il futuro Papa e suor Lucia avvenne l'11 settembre 1977 in Portogallo", risponde De Carli, "Che cosa dissero, nella loro conversazione, resta un mistero. Ma di certo si trattò di cose importanti: il colloquio durò più di due ore e don Diego Lorenzi, il segretario di Luciani, ha riferito che il futuro Pontefice tornò sconvolto dall'incontro".
Di quell'episodio mi racconta con parole emozionanti anche
Edoardo Luciani, 90 anni, fratello di Giovanni Paolo I: "Nel marzo del 1978, mio fratello venne a trovarmi", racconta. "Lo vidi preoccupato e gli chiesi cosa avesse. Lui mi disse: 'Continuo a pensare a quello che mi ha detto suor Lucia'. 'Che cosa ti ha detto?', gli domandai. Albino per due volte aprì la bocca come per dirmelo, ma per due volte tacque. E non ne parlò più". E lei che idea si è fatto, signor Luciani? Edoardo Luciani abbassa la voce, mentre mi risponde: "E' solo una mia supposizione: ma credo che suor Lucia gli abbia fatto capire, magari senza dirglielo esplicitamente, che sarebbe diventato papa".
"Ha aperto la via a papa Wojtyla"
Vera o no che sia la profezia di suor Lucia, di certo ha il sapore della "profezia" anche quello che disse papa Luciani, appena eletto, a un porporato: "Avrebbe meritato più di me di essere papa il cardinale che, in Conclave, era seduto davanti a me". Quel cardinale era Karol Wojtyla, che alla scomparsa di Giovanni Paolo I, gli sarebbe succeduto con il nome di Giovanni Paolo II. Questi due pontefici omonimi e così diversi, il primo passato veloce come una meteora, l'altro protagonista di uno dei pontificati più lunghi della storia, non erano uniti soltanto dal nome.
"Giovanni Paolo I ha avuto per primo l'idea di un 'Vaticano itinerante', vicino a tutti i popoli della Terra, che Giovanni Paolo II avrebbe poi realizzato con i suoi viaggi", dice De Carli. Ed è bello chiudere questo articolo con le parole che
Pia Luciani, nipote del Pontefice, disse nel 1998 al giornalista Antonio Fortichiari, che ora è redattore capo di
Dipiù: "Noi familiari, che crediamo nella Provvidenza, pensiamo che il pontificato di Albino Luciani sia stato così perchè così doveva essere. Mio zio era un tassello, il piccolo anello di una catena, una fase di passaggio verso un pontificato nuovo, quello di Wojtyla. Gli ha aperto la via".
Oliviero Marchesi[Modificato da josie '86 14/11/2006 13.12]