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I collaboratori di Papa Benedetto

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    CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2011



    Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2011 sul tema "Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti" (cfr Col 2,12).

    Intervengono: l’Em.mo Card. Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum"; Mons. Giampietro Dal Toso, Segretario del Pontificio Consiglio "Cor Unum"; Mons. Segundo Tejado Muñoz, Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio e la Sig.ra Myriam García Abrisqueta, Presidente di Manos Unidas, (Spagna).

    Pubblichiamo di seguito gli interventi del Card. Robert Sarah e della Sig.ra Myriam García Abrisqueta:


    INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ROBERT SARAH



    "Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti" (cfr Col 2,12). Queste parole, rivolte da san Paolo alla comunità cristiana di Colosse, introducono il tema del Battesimo scelto da Papa Benedetto XVI per il Suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno. Il Santo Padre torna di nuovo a citare l’Apostolo dei Gentili per sintetizzare lo scopo di questo sacramento: che "io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti" (Fil 3,10-11).

    Il 7 ottobre dello scorso anno, Papa Benedetto mi ha nominato Presidente di Cor Unum, Dicastero della Santa Sede incaricato della presentazione del Suo Messaggio per la Quaresima. Come è ben noto, il principale compito del nostro Pontificio Consiglio è quello di diffondere la catechesi della carità e le iniziative caritative concrete del Sommo Pontefice. Per aiutarci a comprendere il Messaggio di quest’anno e il nesso evidente tra Battesimo e carità che Papa Benedetto desidera sottolineare, concedetemi di accennare a tre eventi di questi ultimi mesi che permetteranno di cogliere meglio tale legame.

    Il primo riguarda la "formazione del cuore", che il Papa chiedeva nella Sua prima Enciclica, Deus caritas est (N. 31a): lo scorso novembre, presso il Santuario mariano di Nostra Signora di Jasna Góra in Częstochowa, Polonia, il nostro Dicastero ha organizzato un ciclo di Esercizi Spirituali per i responsabili della Caritas e di altri organismi caritativi cattolici in Europa, proprio come era stato fatto per l’America e per l’Asia, affinché essi potessero essere accompagnati, come ci esorta il Santo Padre "a quell'incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro". Il Pontefice prosegue affermando che tale incontro con Cristo, per "conoscere lui" - obiettivo del Battesimo indicato da san Paolo - è possibile attraverso un’intima unione nella preghiera, i sacramenti, la Parola di Dio; tutto ciò nutre la fede che, a sua volta, suscita le opere di carità. La Beata Teresa di Calcutta era solita dire: "Il frutto del silenzio è la preghiera. Il frutto della preghiera è la fede. Il frutto della fede è l’amore".

    Potremmo affermare che, mentre questo primo evento riguarda una fondamentale dimensione formativa dell’attività caritativa ad intra, gli altri due si concentrano prettamente sulla sua natura ad extra. Quest’anno, e più precisamente il 12 gennaio, il Santo Padre mi ha chiesto di recarmi, a Suo nome, in Haiti, un anno dopo il devastante terremoto che ha colpito il Paese. Chi non è stato profondamente colpito dalle inesorabili sofferenze delle nostre sorelle e fratelli haitiani? Centinaia di migliaia di persone uccise in un istante: bambini, genitori, fratelli, sorelle, amici e anche sacerdoti, religiosi, seminaristi che, nel terrore e nel dolore, hanno perso la vita, a loro tanto cara quanto a noi. A migliaia sono stati privati di quanto possedevano, ancora incerti su come costruirsi un futuro; case, monumenti, edifici, e anche grandi costruzioni religiose, ridotti in macerie; malattie e infezioni che continuano a devastare esistenze già ampiamente provate.

    Soltanto una settimana fa, rientravo da un incontro, in Africa, della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, una delle due Fondazioni affidate a Cor Unum per assistere i nostri fratelli sofferenti, mentre l’altra è la Fondazione Populorum Progressio che si occupa delle popolazioni indigene dell’America Latina e dei Caraibi. Il Sahel è la più povera regione del pianeta, che comprende paesi come il Burkina Faso, il Niger, il Ciad, il Senegal e il Mali, i cui abitanti lottano quotidianamente per combattere fame, pestilenze e povertà estrema, dovendo anche affrontare l’invasione del deserto del Sahara, che avanza a grandi passi. Come abbiamo visto in tanti altri Paesi del mondo, tanta miseria conduce all’instabilità politica ed economica, gettando le basi di conflitti e tensioni che producono un circolo vizioso senza fine di sofferenze, soprattutto tra quanti sono più vulnerabili.

    In Haiti, Sahel, America Latina e Caraibi, così come in qualunque altro luogo del mondo dove è stato necessario un soccorso concreto, la Chiesa cattolica è sempre stata in prima linea nell’aiuto di emergenza. Quante volte, in caso di catastrofi, abbiamo sentito il Santo Padre fare appello all’intervento materiale della comunità ecclesiale ed internazionale, senza distinzioni di credo, razza o convinzione politica! Soltanto per Haiti, il Papa ha offerto più di due milioni di dollari di aiuti, che si potrebbero forse considerare "gocce nell’oceano" se paragonati alle enormi necessità poste dalla ricostruzione, indispensabile al devastato Paese. E invece quanto è importante per le nostre sorelle e i nostri fratelli sofferenti sapere che il Papa è vicino a loro! Né andrebbe dimenticata la risposta, veramente imponente, alle necessità dei poveri, offerta da secoli da organismi caritativi cattolici, congregazioni religiose, movimenti ed innumerevoli singole persone. In un ambiente mediatico che ama parlare soltanto degli errori commessi dai membri della Chiesa, è necessario far conoscere la carità concreta della Chiesa cattolica. E oggi lancio un appello a far vostra questa iniziativa.

    Eppure, sebbene sia importante provvedere alle necessità materiali, da sole, esse non possono garantirci felicità e pace durature. Di fronte ai mali reali che accadono ovunque nel mondo – disastri naturali, malattie, carestie, guerre – siamo certamente obbligati a trovare soluzioni per alleviare concretamente la sofferenza. I governi e gli organismi sovranazionali debbono svolgere il loro ruolo, la corruzione e le strutture di ingiustizia vanno combattute, lo scandalo dell’abisso che esiste tra chi "ha" e chi "non ha" va affrontato; ma Cristo ha fondato la Chiesa per dare molto di più. Sia a livello mondiale che personale, i vari aspetti della sofferenza – la malattia, la solitudine, le difficoltà economiche, i problemi familiari e, per ultimo, il più grande nemico di tutti, che è la morte – richiedono una risposta che può venire soltanto dalla certezza di possedere la vita eterna: che "io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti".

    Non è forse questa la promessa che ci è stata fatta nel Battesimo? Il termine che in greco significa battesimo (báptisma) sta ad indicare un’immersione o un tuffo nelle acque battesimali di quello che l’apostolo Paolo chiama "l’uomo vecchio", ovvero di colui che vive secondo la carne (cfr Col 3,9), che esiste solo per se stesso, che si allontana con arroganza dal suo Creatore e chiude egoisticamente gli occhi davanti alle necessità del suo prossimo. Non si tratta di una mera descrizione teologica. Ciascuno di noi può facilmente capire questo "uomo vecchio" perché sperimentiamo direttamente in noi gli effetti della sua natura, riassunti nei sette peccati capitali: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, gola, accidia. E, come sant’Agostino, che conosceva sin troppo bene tali impulsi negativi, da lui definiti "nodo tortuoso e aggrovigliato" (Confessiones II, 10.18), anche noi, nel profondo del nostro cuore, vogliamo liberarcene: "Te voglio, innocenza e giustizia, bella e preziosa di nobili luci, di sazietà insaziabile. Da te c'è grande quiete" (sant’Agostino, ibidem).

    Il Battesimo è "l’incontro con Cristo", scrive Papa Benedetto nel Suo Messaggio, che lava il peccato originale ereditato dai nostri progenitori e ci conferisce una nuova natura, consentendoci di vivere "gli stessi sentimenti di Cristo". Questa "nuova creatura" vive secondo il sentire di Cristo, mediante la vita soprannaturale che riceve nello Spirito Santo. San Paolo elenca i frutti dello spirito di Dio che abita in noi: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5,22). In fondo al cuore, non desideriamo forse tali frutti nella nostra vita, quelli che soli sono capaci di offrire rimedio duraturo a qualunque sofferenza umana, sia essa personale o universale?

    Tale nuova natura, ricevuta nel Battesimo, è fonte da cui scaturiscono specifici atti di carità, a beneficio delle nostre sorelle e dei nostri fratelli: "In Cristo, Dio si è rivelato come Amore", scrive il Papa; il digiuno, l’elemosina e la preghiera ci aiutano a morire alla nostra vecchia natura e ad aprire il nostro cuore a ricevere questa nuova natura di amore di Dio e del prossimo, primo e più grande comandamento della nuova Legge, nonché compendio di tutto il Vangelo (cfr Mt 22,34-40). Sono particolarmente grato per la presenza qui, oggi, della Signora Myriam García Abrisqueta, che illustrerà come tutto questo viene vissuto concretamente all’interno di una delle maggiori organizzazioni caritative cattoliche spagnole, Manos Unidas.

    Consentitemi di concludere sottolineando tre elementi del grande dono che Papa Benedetto offre alla Chiesa per questa Quaresima – a livello sia individuale che comunitario – una "bussola" per ravvivare la vita soprannaturale che ci è stata donata nel Battesimo:

    1. Prima di tutto, il Santo Padre fissa appuntamenti concreti con eventi e persone specifiche nel corso delle cinque domeniche di Quaresima, proponendoci la Parola di Dio che viene proclamata in quelle occasioni. Così facendo, desidera farci sperimentare un incontro personale con Cristo, risposta ai desideri più profondi della persona umana e del mondo. Quanto sarebbe opportuno soffermarci su questi passaggi delle Scritture - personalmente o comunitariamente - e concederci, durante questi quaranta giorni, di contemplare la Parola di Dio e agire di conseguenza!

    2. In secondo luogo, l’incontro con Cristo, nella Sua Parola e nei sacramenti, si manifesta in opere concrete di misericordia. Anche in questo senso, le nostre parrocchie, comunità, organismi educativi e di altro genere, nonché ciascuno di noi, a livello personale, abbiamo la possibilità, in questo tempo propizio, con l’aiuto della grazia di Dio, di cambiare la prospettiva del nostro cuore da una dimensione egoistica a quella dell’amore per il prossimo nel bisogno. Di qui, un impulso per Campagne di Quaresima, che le Conferenze Episcopali del mondo sono chiamate ad organizzare.

    3. In terzo luogo, il Papa ci propone il periodo della Quaresima come un "percorso" o un "cammino", un momento per far fruttificare il seme piantato con il Battesimo che, ci dice, rispecchia l’intera esistenza di ogni essere umano, vissuta tra la risurrezione di Cristo e quella di ciascuno di noi. Tale suprema offerta di comunione con Dio nell’eternità informa la vita presente, sia a livello sociale che individuale. Di essa riceviamo un anticipo durante la veglia pasquale, quando sentiamo proclamare che "la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo" (Preconio Pasquale).

    Cari amici: Dio ci ha destinati all’amore! Per questo dobbiamo nutrire la potenza del dono della vita divina in noi, che ci è stato fatto con il Battesimo. È lì a portata di mano! Ecco l’avventura che ci propone Papa Benedetto per questa Quaresima. A Pasqua, quando raccoglieremo quanto abbiamo seminato, "l’uomo vecchio" che è in noi s’inabisserà. In tal modo, mediante la grazia divina, potremo innalzarci e divenire nuove creature. L’invito papale non è utopia! Permettetemi di concludere con una commovente citazione di un mio compatriota, san Cipriano di Cartagine, primo Vescovo africano a ricevere la corona del martirio, sommo ed irrevocabile dono di vita per amore del nemico. Egli spesso definiva in questo modo il suo percorso di conversione:

    "Quando ancora giacevo come in una notte oscura", scriveva alcuni mesi dopo il Battesimo, "mi appariva estremamente difficile e faticoso compiere quello che la misericordia di Dio mi proponeva ... Ero legato dai moltissimi errori della mia vita passata, e non credevo di potermene liberare, tanto assecondavo i vizi e favorivo i miei cattivi desideri ... Ma poi, con l’aiuto dell’acqua rigeneratrice, fu lavata la miseria della mia vita precedente; una luce sovrana si diffuse nel mio cuore; una seconda nascita mi restaurò in un essere interamente nuovo. In modo meraviglioso cominciò allora a dissiparsi ogni dubbio ... Comprendevo chiaramente che era terreno quello che prima viveva in me, nella schiavitù dei vizi della carne, ed era invece divino e celeste ciò che lo Spirito Santo in me aveva ormai generato" (A Donato 3-4).

    Vi ringrazio.





    INTERVENTO DELLA SIG.RA MYRIAM GARCÍA ABRISQUETA





    Prima di tutto e con grande sincerità, permettetemi di ringraziare il Signore per essere qui, alla presentazione del Messaggio di Sua Santità Benedetto XVI per la Quaresima 2011alla Chiesa universale. Per Manos Unidas è stato un grande onore essere stati invitati da Cor Unum ad accompagnare il Dicastero in questa circostanza, e io lo faccio con la gioia e l’emozione suscitate in me dal fatto di poter condividere il tesoro della nostra fede con voi tutti…

    Come sottolinea il documento, la Quaresima è un tempo forte per ravvivare – nel senso di vivere di nuovo o vivere più intensamente – la grazia del Battesimo in noi. Dalla fonte del Battesimo sgorga l’acqua della carità – dell’amore gratuito e disinteressato – che, attraverso tanti organismi caritativi ecclesiali, distribuisce doni, beni, aneliti di giustizia e talenti dei fedeli tra tutti i più poveri del mondo. E io vorrei proprio offrire una testimonianza in questo senso.

    L’uomo è stato creato da Dio con una dignità immensa. Egli ci ha resi fratelli tra noi e figli suoi; in virtù di tale condizione, ci ha dato un cuore sensibile alle necessità di quanti sono più vicini a noi, ci ha dato un cuore COMPASSIONEVOLE, (che ha la capacità di essere mosso da autentica Passione per l’altro…). E proprio attraverso questo legame di figli di Dio, questa unzione ed elezione attraverso il Battesimo, questo dono dell’Amore che si può spiegare la nascita di Manos Unidas, attraverso un impegno che scaturisce dalla vocazione cristiana.

    Circa 50 anni fa, le donne dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche lanciarono un appello che riguardava la fame nel mondo. Con una bellissima espressione di "genio femminile" all’interno della Chiesa, pubblicarono un manifesto in cui si uniscono magistralmente il loro desiderio naturale di donne e l’opera di amore di Dio in loro: si sentono mosse, per loro natura e come madri, a dare e a proteggere la vita e, come donne cattoliche si sentono chiamate da Cristo "a dare testimonianza di un amore universale ed efficace per la famiglia umana"1. A seguito di tale manifesto, le donne dell’Azione Cattolica Spagnola diedero vita alla Campagna contro la Fame, che poi è diventata Manos Unidas.

    Non potevano restare indifferenti alle sofferenze di quanti vivevano e morivano senza diritto alla loro piena dignità, alla quale erano stati chiamati.

    Si misero così a lavorare con vero spirito di sacrificio e servizio, per fare in modo che in Spagna si sviluppasse una maggiore sensibilità ed amore verso il prossimo. Non pensarono mai di fare qualcosa di diverso da ciò che richiedeva loro la loro condizione di figlie di Dio e questo è quello che pensiamo ancora noi oggi.

    Sin dall’inizio capirono di dover lottare contro la fame per mancanza di cibo, quella per carenza di cultura e quella per assenza di Dio. Dovevano farlo partendo dalla sensibilizzazione ed educazione della nostra ricca società, senza però dimenticare l’importanza dei piccoli gesti, dagli atti quotidiani in famiglia fino alla collaborazione con gli organismi internazionali. Questa lotta andava portata avanti anche attraverso progetti concreti di sviluppo, nei quali la dimensione dell’amore fosse sempre presente, in quanto, sin dalle origini, abbiamo sempre pensato che il vero sviluppo ha luogo quando la persona è amata.

    Da allora, questo organismo si è sviluppato ed ora è una splendida realtà, cui partecipano migliaia di uomini e donne, sempre in comunione con la Chiesa, ambito in cui è nato e a cui appartiene.

    Nel corso del tempo, abbiamo maturato e rafforzato una spiritualità profondamente ecclesiale, poiché desideriamo servire la Chiesa, vogliamo essere strumento per portare la verità di Cristo e del Vangelo al mondo attraverso la missione che la Chiesa in Spagna ci ha affidato: promuovere lo sviluppo integrale e autentico delle popolazioni in via di sviluppo, uniti a coloro che, in un modo o nell’altro, partecipano al nostro lavoro, apostolato e servizio.

    In tal modo, questo organismo ecclesiale spagnolo ha accompagnato uomini e donne di oltre 60 paesi, in circa 25.000 progetti di sviluppo.

    Desidero tornare a sottolineare che ciò che rende possibile il nostro impegno in tanti progetti e paesi – dove collaboriamo con missionari, Caritas locali, congregazioni religiose, ONG o organizzazioni di base – è la vita battesimale che si vive nella comunità cristiane, in quanto il nostro lavoro si origina principalmente nella gratuità offerta da migliaia di volontari, organizzati in delegazioni diocesane, e nelle piccole collette realizzate dai fedeli nelle parrocchie e nelle scuole di tutta la Spagna, in una moltitudine di piccoli gesti di persone che, come la vedova del Vangelo, nel dare il poco che hanno offrono tutto2.

    Infatti, Manos Unidas è una istituzione formata da volontari, visto che, sebbene vi siano professionali che lavorano al nostro fianco, il peso della responsabilità ricade sulle spalle di noi laici che, gratuitamente, con semplice spirito di abnegazione, collaboriamo come volontari in tutti gli ambiti in cui è necessario essere presenti per portare a termine la missione affidataci. Possiamo affermare con gioia che in tutte le parrocchie, vicariati e diocesi, ci sono volontari che, a seconda delle proprie capacità e possibilità, offrono il loro tempo, le loro conoscenze, i loro sacrifici. In tal modo, ci uniamo a tutte le persone di buona volontà che condividono questo nostro sogno di impegno gratuito, soprattutto in questo 2011, anno dedicato ai volontari dall’Unione Europea e che segna il decimo anniversario dell’Anno del Volontariato delle Nazioni Unite.

    Con spirito di fede e con immensa fiducia nella Divina Provvidenza, Manos Unidas ha rafforzato la spiritualità dei propri volontari, radicata nel Battesimo, che ci spinge ad essere testimoni di un amore più grande, l’amore di Dio per l’uomo. Tale amore si è espresso e realizzato nell’incarnazione del Verbo, che ha assunto la condizione umana senza però conformarvisi, bensì identificandosi con i più poveri: "…ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito…"3.

    È conseguenza di quella che il Santo Padre definisce "l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo" 4. Si tratta di un esempio lampante di carità operante che nasce dal Battesimo, è una carità che non si perde in un atto emozionalmente intenso ma fugace, ma è sostenuta nel tempo dalla Grazia.

    Il nostro lavoro, negli organismi caritativi della Chiesa, discreto e sicuramente complementare, non vuol essere altro che un sostegno per l’incontro dell’uomo di oggi con Cristo morto e risorto, affinché scopra che tutti, ciascuno nella sua situazione concreta, senza distinzione di razza, sesso, colore, cultura, età, formazione, siamo chiamati a vivere la vita in Cristo.

    Manos Unidas, con gli altri organismi ecclesiali impegnati in ambito caritativo, può aiutare l’uomo di oggi a trovare strade dove indirizzare i suoi buoni propositi, il suo desiderio di servizio e la sua autentica vocazione. La carità, ci ha detto il Santo Padre, "è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare"5.

    Quando nel cuore dell’uomo si nutre l’altruismo, il servizio, la generosità, il desiderio di donarsi al prossimo, si incoraggia il rifiuto di quell’esistenza seppellita dal Battesimo, ovvero della vita di peccato e di autosufficienza che abbiamo dentro.

    Desidero concludere questo intervento che mi è stato chiesto in occasione della Quaresima di quest’anno ringraziando Sua Santità per il suo insegnamento, che ci aiuta a risituarci, a riscoprire la necessità di vivere il Vangelo con semplicità e umiltà, ma anche con generosità e devozione. La Sua ultima Enciclica sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità, Caritas in veritate, rappresenta un nuovo stimolo per il nostro lavoro quotidiano per rendere questo mondo un luogo più bello, dove Cristo possa farsi presente.

    Spero che questa Quaresima porti gli auspicati frutti: la Risurrezione e la Vita Eterna, che il Signore ha guadagnato per tutti sulla Croce, con il Suo sacrificio di redenzione.

    Offro al Signore il lavoro di noi che siamo a servizio della CARITÀ, le nostre Mani e i nostri Cuori Uniti.

    Molte grazie.

    _______________________

    1 Manifesto della UMOFC, 2 luglio 1995.
    2 Cf. Mc 12, 41-44
    3 Mt 25, 35ss.
    4 Omelia nella Festa del Battesimo del Signore, 10 gennaio 2010.
    5 DCE 31













    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    POSSESSO CARDINALIZIO


    L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice dà comunicazione della seguente Presa di Possesso:

    Domenica 27 febbraio 2011, alle ore 18.30, l’Em.mo Cardinale Fortunato Baldelli, Penitenziere Maggiore, prenderà possesso della Diaconia di Sant’Anselmo all’Aventino, Piazza dei Cavalieri di Malta, 5.

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    00 23/02/2011 01:50
    Oggi su "L'Osservatore Romano"


    Liberi dall’egoismo nella logica del dono e dell’amore: il messaggio del Papa per la Quaresima.

    L’Europa si ricorda delle violenze contro i cristiani: in prima pagina, a proposito della dichiarazione firmata ieri dopo settimane di trattative, con il commento, nella pagina religiosa, della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece).

    Il giorno più buio nella storia della Nuova Zelanda: nell’informazione internazionale, Stefano Girola, da Brisbane, sul terremoto che ha colpito la città di Christchurch.

    In cultura, un articolo di Silvia Guidi dal titolo “Ridere nel nome di Isacco”: in occasione di Purim “Pagine ebraiche” dedica un dossier alla comicità e alla parodia (accanto a una serie di cloni parodistici di giornali italiani c’è anche un esilarante “L’Osservatore Nostrano”).

    Il vero significato della sessualità: il vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, sull’attualità dell’“Humanae vitae”.

    Andy Warhol e il suo doppio: Sandro Barbagallo analizza il sentimento religioso del padre della Pop Art.

    Diritto e religione tornano alleati: sulla testimonianza, dalle università statunitensi, di una realtà sempre più evidente, l’articolo di John Witte Jr. contenuto nell’ultimo numero della rivista “Oasis”.

    Sventurata Gertrude: Franco Camisasca sulla forza del male nei “Promessi Sposi”.




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    [Modificato da +PetaloNero+ 23/02/2011 15:37]

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    00 24/02/2011 01:04
    L'Osservatore Romano

    Edizione quotidiana 24 febbraio 2011





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