00 28/07/2005 13:55
Don Pino Puglisi, martire moderno
Don Pino Puglisi, martire della violenza mafiosa



La prima certificazione della santità di Pino Puglisi è venuta dal processo penale. «Quel prete dava fastidio per le cose che faceva», ha spiegato chi lo ha ammazzato. E don Pino annunciava il Vangelo e lo metteva in pratica, parlava di salvezza dal pulpito e poi, per strada, in oratorio, a scuola, aiutava la crescita umana dei suoi parrocchiani, a partire dai più piccoli. Un progetto di vita, di speranza, che è entrato in collisione con quello mafioso. Il 13 settembre 1993 viene ucciso in odium fidei, si direbbe in gergo tecnico: con questa espressione, infatti, potrebbe chiudersi l’altro processo, quello di beatificazione, se arriverà a conclusioni simili a quelle tirate nelle aule di giustizia. «Che sia un martire lo dobbiamo dimostrare nel processo in corso. Però certamente è un uomo che, avendo pagato di persona, indubbiamente ha cercato di conciliare molto ciò che era e ciò che annunciava»: monsignor Domenico Mogavero, palermitano, amico di Puglisi, è il postulatore della sua causa. A maggio la positio, la lettura ragionata e dettagliata di tutti gli atti del processo diocesano, è stata depositata presso la Congregazione per la cause dei santi. Cinquecento pagine, più tutti i materiali del processo, che dovranno essere esaminati per giungere a un verdetto sulla santità del prete di Brancaccio. Se venisse accettata la tesi di una eroicità di vita attraverso il martirio, don Puglisi sarebbe subito dichiarato beato, perché in questi casi la prassi non richiede miracoli per accedere agli onori degli altari. «L’impegno di Puglisi lo ha collocato sulla frontiera dell’identità sacerdotale e dell’autenticità della sua missione», aggiunge Mogavero. «È profondo il nesso di questa coerenza esistenziale: ha dato valore, attraverso ciò che era, a ciò che andava annunciando. In questi mesi, mentre stiamo preparando il quarto Convegno delle Chiese di Italia, penso che l’attualità di Puglisi sta proprio nei termini di "Testimone del Risorto, speranza del mondo", come dice lo slogan di Verona. Avendo pagato di persona, Puglisi ha convalidato con la sua esistenza ciò che predicava; ha annunciato Gesù Cristo, perché l’unica luce possibile a Brancaccio è il Risorto; e lo ha annunciato alla sua gente come speranza per la storia di oggi, intrisa di mille contraddizioni, difficoltà, debolezze». Il convegno del 2006 sarà fatto anche di memoria di testimoni recenti. «Chissà se qualcuno presenterà anche padre Puglisi», si chiede Mogavero. Un testimone che rende attuale l’immagine del martire: «Il suo è un martirio che nasce da un’inconciliabilità non verificata sulla base di una disubbidienza a una legge, come poteva essere per gli antichi martiri o per quelli più recenti di nazioni non cristiane, ma decisa a partire da una difforme visione della vita, del mondo, della realtà».