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Eresie ed eretici nella storia

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    Ratzigirl
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    00 24/03/2006 19:18
    Da una richiesta partita da Mendicante, nasce l'idea di questa cartella interamente dedicata alle eresie e ai suoi protagonisti che si sono succeduti e avvicendati nella Storia.
    Come per la cartella del corso di Teologia del forum, questa discussione rimane di sola lettura,mentre, per quanto riguarda le discussioni inerenti ai singoli argomenti creerò immediata,mente un'altra discussione intitolata"Apppunti e riflessioni sul tema: Eresie ed eretici"
    Grazie per l'ottimo suggerimento!!! [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]


    Iniziamo con le parole stesse della nostra discussione:

    ERESIA


    Etimologia
    La parola "eresia" deriva dal greco a??es??, hairesis (da a??e?µa?, haireomai, "scegliere"), che significa sia una scelta di credo o una fazione di credenti dissidenti. Nel registro informale, il termine viene usato per indicare un' opinione gravemente errata o comunque discordante dalla tesi più accreditata riguardo un certo argomento.

    In origine il termine, utilizzato da scrittori ellenistici, indicava una fazione o una setta religiosa senza connotazioni negative. Già nel Nuovo Testamento il termine assume un significato negativo e in questo senso venne utilizzato da padri della Chiesa e scrittori ecclesiastici. Ad esempio il termine venne ampiamente impiegato da Ireneo nel suo trattato Contra haeresis (Contro le eresie) per contrastare i suoi oppositori nella Chiesa. Egli descrisse le sue posizioni come ortodosse (dal greco ortho- "retto" e doxa "pensiero") in contrapposizione con quelle "eretiche" dei suoi avversari.

    Ovviamente nella sua accezione negativa il termine eresia può essere visto come reciproco: pochi eretici definiscono le loro credenze come eretiche, ma piuttosto come l'interpretazione corretta di una dottrina che è stata corrotta dalla maggioranza, e quindi la visione ortodossa cui si oppongono è vista come eretica dal loro punto di vista. Ciò che costituisce eresia è un giudizio dato in funzione dei propri valori; si tratta dell'espressione di un punto di vista di una consolidata struttura di credenze. Per esempio, i cattolici vedevano nel protestantesimo un'eresia mentre i non cattolici consideravano il cattolicesimo stesso come la grande apostasia.

    Teologia
    Nell'ambito del cristianesimo si tende a fare una distinzione fra eresia e scisma: quest'ultimo comporta un distacco dalla chiesa ortodossa senza "perversioni nel dogma" (secondo la definizione di San Girolamo), anche se, secondo alcuni teologi cattolici, lo scisma inveterato finisce per assumere anche caratteristiche dottrinali.
    Vengono inoltre fatte, nell'ambito del cattolicesimo, alcune distinzioni fra i diversi gradi dell'eresia. Quando si tratta dell'opposizione diretta e immediata ad un dogma esplicitamente proposto dalla Chiesa si parla di dottrina eretica, mentre quando ci si oppone a una conclusione teologica o ad altri elementi derivati di una verità rivelata o ad una dottrina definible, ma non ancora definita, si parla di proposizioni erronee, o che sanno di eresia, o prossime all'eresia.
    ****************************************************************************

    APOSTASIA


    Il termine apostasia (dal greco ap?, apo, "lontano, distaccato", stas??, stasis, "restare") rappresenta la rinuncia formale rispetto alla propria religione e la successiva adesione ad un'altra religione o a ideologie non religiose. In senso stretto, il termine è riferito alla rinuncia e alla critica della propria precedente religione. Una vecchia e più ristretta definizione di questo termine si riferiva ai cristiani battezzati che abbandonavano la loro fede. Chi commette apostasia è un apostata, tuttavia sono pochi gli ex credenti che si autodefiniscono apostati, perché generalmente considerano questo termine come spregiativo; in riferimento alla nuova religione si utilizza il termine convertito o il termine deconvertito per l'adesione a ateismo e agnosticismo, entrambi i termini hanno in sé un significato positivo, il secondo interpreta la perdita della fede in una religione come un aumento della razionalità e del'rispetto verso il metodo scientifico.

    Molte religioni considerano l'apostasia un vizio, una degenerazione della virtù della pietà nel senso che quando viene a mancare la pietà, l'apostasia ne è la conseguenza; spesso l'apostata viene fatto bersaglio di condanne spirituali (ad esempio la scomunica) o materiali ed e rifuggito dai membri del suo precedente gruppo religioso.



    [Modificato da Ratzigirl 28/03/2006 16.48]

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    00 24/03/2006 19:22
    Apollonio di Tiana e Apollonio di Efeso : i primi eretici

    La "palma" dei promotori va sicuramente a questi due nomi "meno" noti, rispetto ad altri:



    Apollonio di Tiana (m. ca. 97)
    Filosofo neopitagorico nato in Anatolia.
    Da giovane fu attratto dalla scuola pitagorica, e anche, secondo alcuni autori, dalle filosofie dei bramini indiani.
    Fu oggetto di biografie di scrittori pagani, come Filostrato che ne scrisse su richiesta di Giulia Domna (170-217), moglie dell'imperatore Settimio Severo (n. 143, imperatore: 193-211), tendenti ad esagerare le sue virtù, i suoi miracoli e le sue capacità riformatrici, in una chiave d'interpretazione quasi alternativa a Cristo (fu infatti definito il "Cristo pagano"), e tale da indurre ad un suo culto nel III secolo. Nei secoli successivi fu un riferimento per alchimisti ed occultisti.


    Apollonio (o Apollo) di Efeso (o di Corinto) (attivo nel 56)
    Nato ad Alessandria, uomo erudito e celebre predicatore, citato negli Atti degli Apostoli 18, 24 e da San Paolo in due lettere (Prima ai Corinzi 16, 12 e a Tito 3, 13), operava il battesimo di ravvedimento, come San Giovanni Battista, obbligando San Paolo a sconfessare il suo operato.
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    00 24/03/2006 19:25
    Giudaizzanti o giudeo-cristiani (1/2 I sec.)

    La storia

    Serie di movimenti cristiani affini all'ebraismo, che mantenevano la stretta osservanza alla Torà di Mosè e di tutte le sue prescrizioni (ad esempio la circoncisione).
    Furono avversati da Sant'Ireneo (ca. 140-200) di Lione che li accusava d'adozionismo, cioè di non credere in un Cristo come l'incarnazione del Verbo, ma solo come uomo divinizzato in un secondo momento o come un angelo, scelto da Dio per diventare Suo Figlio.
    Come leader storici, si richiamavano a San Pietro e a San Giacomo il minore, in contrapposizione a San Paolo, che accusavano di avere impedito la totale conversione degli ebrei al cristianesimo.

    Il movimento si può dividere in due filoni principali:
    La corrente eretica formata dagli Ebioniti, gli Elcasaiti, i Nazarei e i Nicolaiti.(li vedremo in seguito)

    L'ufficialità ortodossa rappresentato, appunto, da San Giacomo.
    Ripetuti tentativi di riconciliazione con la corrente di Paolo, come un Concilio nel 51 a Gerusalemme, non portarono a niente di definitivo. Giacomo stesso criticò pesantemente nella sua lettera del 60 (che alcuni autori non ritengono autentica) il concetto di salvezza espressa da Paolo.
    Tuttavia, pochi anni dopo (circa 62), Giacomo morì lapidato su ordine del sommo sacerdote Anano e dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei Romani nel 70, la corrente giudeo-cristiana perse sempre più importanza, subendo anche la diaspora degli ebrei nel 135.
    Probabilmente questa corrente sopravvisse per almeno altri due secoli come testimoniarono le decisioni contro le usanze giudeo-cristiane prese durante i concili di Elvira e Laodicea nel IV secolo.

    Le opere
    Rimangono frammenti delle testimonianze giudeo-cristiane scritte come le Pseudo-clementine, attribuito a Clemente Romano, l'apocrifo Vangelo degli Ebrei e i Kerýgmata Pétrou (predicazioni di Pietro).
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    00 24/03/2006 19:27
    Gli Ebioniti


    Ebioniti (1/2 I secolo)



    Setta giudeo-cristiana radicale, diffusasi in Siria e Giudea dalla metà del I secolo, il cui nome deriva dall'aramaico ebhyonim, cioè poveri, in quanto praticavano il culto della povertà ed erano vegetariani.
    Secondo alcuni autori cristiani, invece, il nome va interpretato come poveri di mente (Origene) o perché essi avevano un'opinione povera di Cristo (Eusebio).

    Il loro testo di riferimento fu il Vangelo, per l'appunto, degli Ebioniti (una rielaborazione ebraica del Vangelo di Matteo), che tralasciava parti della vita di Gesù, come la nascita dalla Vergine e la resurrezione.
    Gli ebioniti, inoltre, non considerarono Gesù come il Figlio di Dio, ma come un profeta di eccezionali doti, condannavano San Paolo come un'apostata ed erano ancora in attesa della venuta del Messia.
    Il termine e. è stato anche utilizzato per i primi quattro secoli della storia del Cristianesimo per indicare gli ebrei convertiti, che mantenevano contatti con la comunità ebraica.
    In Occidente furono noti anche come Simmachiani, da Simmaco, un autore ebionita, i cui lavori sono andati quasi totalmente perduti.
    La setta si estinse in seguito all'invasione della Siria da parte degli arabi (637).
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    00 24/03/2006 19:29
    Nazarei (o nazareni)

    Setta giudeo-cristiana (1/2 I secolo)

    I N. vivevano vicino al fiume Giordano e facevano voto di castità e astinenza, facendosi crescere i capelli durante il periodo del voto. E' molto probabile che il soprannome di Nazareno dato a Gesù Cristo risalga a questa pratica, poiché è storicamente accertato che all'epoca di Gesù la città di Nazareth, l'altra possibile origine del Suo soprannome, non era ancora stata fondata.
    Similmente alle altre sette giudeo-cristiane, i N. seguirono parti della legge mosaica, come la circoncisione e l'osservanza del sabato, ma, rispetto agli altri, accettarono anche la figura di Gesù Cristo come Messia, nato dalla Vergine.
    Il loro rifiuto nei confronti di San Paolo, invece, fu totale ed il loro libro di riferimento era il Vangelo degli Ebrei, qualche volta denominato Vangelo dei Nazareni.
    Qualche volta gli stessi Mandei sono stati denominati nazareni.
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    00 24/03/2006 19:32
    Elcasaiti (o Elcesaiti o Elkasaiti) (1/2 1°secolo)




    La setta giudeo-cristiana degli elcasaiti, a carattere magico-astrologico, sorse intorno all'anno 100 in Giordania e fu fondata da tale Elkesai (alcuni autori propendono per la grafia Elchasaí o Elkessaîoi o Elkesaïtaí) di origine persiana.
    Gli E. avevano un loro libro sacro, il Libro di Elkesai, che, come mormoni ante-litteram, essi credevano fosse stato consegnato ad Elkesai da un angelo.
    -Questo angelo era alto 154 chilometri e largo 27, si proclamava Figlio di Dio ed era accompagnato da sua sorella (sic!), lo Spirito Santo.
    Tutto ciò fu riportato da Alcibiade di Apamea (Siria), un elcasaita, che diffuse la setta a Roma, portandovi il libro in questione durante il pontificato di S. Callisto (217-222).
    -Essi credevano in un Dio creatore e avevano un concetto docetico della persona di Gesù, cioè l'umanità e le sofferenze di Gesù Cristo erano più apparenti che reali.
    -Inoltre essi rifiutavano gli scritti di San Paolo e vaste parti dell'Antico Testamento ed erano convinti che il battesimo potesse essere praticato svariate volte come rito purificatore.
    La setta sopravvisse fino alla fine del IV secolo.
    Il famoso fondatore del manicheismo, il nobile persiano Mani fu probabilmente in gioventù un elcasaita.
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    00 24/03/2006 19:35
    Nicolaiti (½ I secolo)


    Il diacono Nicola, proselita d'Antiochia fu uno dei sette prescelti dagli apostoli per amministrare la comunità dei primi cristiani, ma secondo Sant'Ireneo (ca. 140-200), Nicola fu anche il fondatore della setta dei Nicolaiti.
    Tuttavia questa paternità viene contestata da altri autori cristiani, come Eusebio di Cesarea (ca. 265-340).
    Che il fondatore fosse questo, o un altro, Nicola, poco importa: la setta ebbe una certa diffusione, tale da essere citata anche nell'Apocalisse di Giovanni 2,6 (tuttavia hai questo: odi le opere dei Nicolaiti che anch'io odio) e 2,15 (così anche tu, parimenti, hai di quelli che professano la dottrina dei Nicolaiti), dove una profetessa (probabilmente nicolaita) di Tiàtira (una città, oggi denominata Akbisar, 100 km. a NE di Efeso), tale Iezabele, seduceva i cristiani incitandoli a fornicare e a mangiare le carni consacrate agli idoli. A questo episodio venne dedicata l'intera quarta lettera dell'Apocalisse 2,18:29.
    -La dottrina di questa setta, infatti, non ammettendo la divinità di Cristo, portava ad un'interiorizzazione della fede e ad una mancanza di pratiche esterne, quindi i suoi adepti si dedicavano all'idolatria e libertinismo.
    Su quest'ultimo punto s'intrecciano le testimonianze, molto spesso di parte: secondo alcuni, lo stesso Nicola di Antiochia, rimproverato di essere troppo attaccato alla moglie, la offrì ad un altro per dimostrare di voler servire solo Dio.
    CURIOSITA' La terminologia di nicolaiti tornò di moda nel Medioevo, per indicare i religiosi che vivevano in concubinato con donne e contro questa pratica, alquanto diffusa all'epoca, lottò il movimento riformatore dei patarini.
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    00 24/03/2006 19:39
    Docetismo

    Terminologia cristologica derivata dal greco dokéin, cioè apparire.



    -Si riferisce alla convinzione che l'umanità e le sofferenze di Gesù Cristo fossero più apparenti che reali. Secondo i docetisti, in Gesù Cristo non potevano essere simultaneamente presente sia il Bene che il Male, rappresentato dalla carne.
    -Allora Cristo avrebbe dovuto avere un corpo solo apparente oppure etereo e quindi Egli non sarebbe potuto nascere dalla Vergine Maria, né morire, né resuscitare, né infine ci sarebbe il corpo di Cristo nell'eucarestia: il tutto insomma sarebbe una pura illusione dei sensi.


    Non si segnalano capostipiti di questo pensiero, che apparve più volte durante la storia del cristianesimo. Si sviluppò come un pensiero collaterale dei gnostici, preoccupati di rimuovere lo scandalo della crocefissione.
    Già da Simon Mago in avanti, si formulò il concetto che il Cristo non aveva sofferto sulla croce, o perché era stato sostituito da qualcun altro (p.e. Simone Cireneo, secondo Basilide) o perché tutto l'episodio del Calvario era stato un'illusione.

    Propugnatori della dottrina docetica sono i più famosi maestri gnostici, come: Saturnino, Cerdo, Basilide, Valentino, Tolomeo, ed altri eretici come: Marcione, Apelle, Bardesane, Giulio Cassiano, gli Elcasaiti, i Manichei, i Priscillianisti, i Pauliciani, i Seleuciani, i Bogomili fino a finire ai Catari.
    Nel periodo della riforma, gli Anabattisti avevano coltivato alcune vedute docetiche ed infine in tempi più moderni alcuni concetti del docetismo hanno fatto parte della dottrina teosofica.

    [Modificato da Ratzigirl 25/03/2006 11.55]

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    Ratzigirl
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    00 24/03/2006 19:42
    Qui inserisco lo spazio-appunti e riflessioni per discutere insieme sulle varie eresie del passato....e purtroppo anche di quelle presenti..(in riferimento alla cartella del forum Eresie ed eretici nella Storia
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    00 24/03/2006 20:33
    Direi che la peggiore eresia è la "teologia" della liberazione ! (perché il cristianesimo è inconciliabile con il marxismo, come lo detto Divini Redemptoris di Pio XI).
    _________________________
    « Non abbiate paura di Cristo ! Egli non toglie nulla, e dona tutto ! »
    Benedetto XVI

    www.ratzinger2005.skyblog.com
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    00 25/03/2006 11:59
    Gnosticismo (dal I secolo)


    La storia


    Vasto movimento filosofico-religioso spontaneo e non unificato, diffuso in Egitto e in Palestina dai tempi degli Apostoli, almeno fino al IV secolo.
    Le sue origini rimangono oscure: nacque probabilmente come movimento sincretico, teso a fondere, in vari momenti storici, religioni misteriche, astrologia magica persiana, zoroastrismo, ermetismo, kabbalah, filosofie ellenistiche, giudaismo alessandrino fino a giungere ad un sincretismo con il Cristianesimo dei primi secoli.
    Detta forma però fu anche caratterizzata da un forte antinomismo, vale a dire da tendenze anarchiche e dal rifiuto di norme legali, e, a maggior ragione, di una Chiesa Cattolica organizzata.
    E proprio quest'ultima forma, gnostico-cristiana, che venne combattuta dai Padri della Chiesa come Ireneo, Giustino, Tertulliano, che ne rimasero per secoli l'unica fonte di informazione fino al 1945.
    In quell'anno furono scoperti i manoscritti in copto a Nag Hammadi, in Egitto, un gruppo di 44 opere gnostiche, come ad es. il Vangelo di Filippo, quasi tutte sconosciute fino ad allora.


    Il G., nel periodo di massimo sviluppo, intorno al II secolo, si distinse in due filoni principali:
    Il G. cosiddetto volgare di tipo magico astrologico persiano, rappresentato da Cerinto, Carpocrate, Simon Mago, Menandro.
    Il G. cosiddetto dotto con le grandi scuole di pensiero, facenti capo a Basilide, Valentino e Marcione.
    Intorno al IV secolo, il G. confluì nella sua forma avanzata, il Manicheismo e nei secoli successivi influenzò tutta una serie di eresie, come ad esempio i pauliciani, i bogomili ed i catari.
    Ma vi fu anche una setta di G., che, isolandosi geograficamente, giunse a noi in forma molto pura: si tratta dei Mandei, tuttora abitanti nell'Iraq meridionale.
    Più recentemente, a parte il vasto fenomeno delle chiese gnostiche moderne del XIX e XX secolo, il G. ha influenzato molti studiosi cristiani, come Pierre Teilhard de Chardin, Paul Tillich, Mary Baker Eddy e la sua Christian Science e non cristiani come il grande psicanalista Carl Jung, che dichiarò: la gnosi è indubbiamente la conoscenza psicologica, i cui contenuti derivano dall'inconscio.
    Infine alcuni studiosi identificano parecchi elementi gnostici in quel confuso fenomeno sociale-filosofico attualmente di moda, che è la New Age.


    Pagina del Vangelo di San Tommaso, ritrovato a Nag Hammadi


    La dottrina
    Il G. deve il suo nome alla gnosi, cioè, come insegnavano i maestri gnostici, alla conoscenza di Dio e delle origini e destino della razza umana, attraverso la “rivelazione”.
    Detta rivelazione era trasmessa direttamente da Cristo (nella forma gnostico-cristiana) ad una ristretta cerchia d'iniziati e non attraverso la gerarchia della Chiesa.
    Inoltre essa doveva giungere attraverso esperienze personali e non attraverso lo studio dei testi canonici.
    -Per gli G., Dio aveva emanato una serie di entità incorporee (eoni), per formare tutti insieme il Pleroma (pienezza del divino), ma l'ultimo degli eoni, Sophia (la Saggezza) o Barbelos si corruppe con la lussuria, creando il Demiurgo, creatore del mondo materiale.

    -Per alcuni G., il Demiurgo era identificato con Yahweh, il Dio vendicativo del Vecchio Testamento, in contrasto con il Dio Buono del Nuovo Testamento: questa corrente di pensiero gnostico era detta dualistica.
    Tuttavia, avendo il Demiurgo creato il mondo materiale e gli uomini, sua madre Sophia o Barbelos, all'insaputa del figlio, aveva infuso in alcuni uomini la scintilla spirituale divina, che poteva permettere a costoro di giungere alla gnosi.


    - tendevano, infatti, a rifiutare l'universalismo, dividendo gli uomini in:
    Ilici o terreni,
    Psichici che credevano nel Demiurgo, ma ignoravano l'esistenza di un mondo spirituale superiore a lui e
    Pneumatici o spirituali (gli iniziati di cui prima), che erano dotati della scintilla divina.


    -Per portare informare gli iniziati della loro potenzialità inespressa, cioè la scintilla divina, fu inviato sulla terra l'eone Cristo come emissario di Dio e guida suprema.
    Tuttavia Cristo non s'incarnò sulla terra come Gesù, ma fece sì che questo fatto apparisse agli uomini, e dal greco dokéin, cioè apparire, deriva questo pensiero filosofico, comune a molti G., cioè il docetismo.
    Infine lo sviluppo di questa negazione del concreto e il relativo disprezzo per il mondo materiale portò, per esempio, molti G. a comportamenti quotidiani radicalmente opposti: dalla sessualità più sfrenata (Basilide, Carpocrate, cainiti) alla castità e all'ascetismo più rigorosi (Saturnino).
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    00 25/03/2006 12:11
    Simon Mago (I secolo) e Menandro
    La vita



    Non è del tutto chiaro se l'omonimo personaggio, citato negli Atti degli Apostoli (8, 9-25), sia stato il fondatore di una scuola di pensiero gnostico. Secondo alcuni autori, il Simon Mago, gnostico, visse probabilmente uno o due generazioni più tardi del Simone degli Atti.
    Comunque, tradizionalmente si ritiene Simon Mago fosse nato a Gitta vicino a Samaria (per questo detto anche Simone il Samaritano) e, intorno al 37, abitasse in quest'ultima città, esercitando la professione di “mago”, cioè praticante di arti magiche e occulte, ma rimanendo incantato dalle prediche di Filippo, diacono cristiano della città, avesse chiesto ed ottenuto di essere battezzato.
    Volle, inoltre, cercare di comprare con il denaro il potere di imporre le mani per donare lo Spirito Santo, ma non ottenne altro che incorrere nelle ire di San Pietro. Da questo primo tentativo di commercio di cose sacre , deriva il termine di simonia, che avrebbe avuto un peso molto rilevante nella diatriba fra i cattolici e Lutero nel XVI secolo.
    Altre testimonianze, da prendere col beneficio dell'inventario, derivano da autori cristiani, come S. Giustino e da testi apocrifi, come gli Atti di San Pietro o le Pseudo-clementine.
    Questi riferirono la presenza di Simon Mago a Roma durante i regni degli imperatori Claudio e Nerone, dove ottenne fama e gloria, ma dove fu sfidato ad un confronto pubblico dai Santi Pietro e Paolo, rimettendoci la pelle in due versioni differenti:
    O perché si fece seppellire per risorgere dopo tre giorni, cosa che sfortunatamente non avvenne, giacché morì nella tomba,
    O perché durante una dimostrazione di levitazione al Foro Romano davanti all'imperatore Nerone in persona, grazie alle preghiere dei Santi Pietro e Paolo, precipitò da grande altezza, rimanendo ucciso sul colpo.


    La dottrina
    Le sue dottrine, forse influenzate dal dualismo del mazdeismo iraniano, sembrano far parte di uno gnosticismo di tipo celestiale, nella quale egli proclamò se stesso un'emanazione di Dio in grado di manifestarsi come Padre, come Figlio o come Spirito Santo, ed Elena, un'ex prostituta di Tiro e forse la sua compagna, il primo concetto della sua mente (Ennoia), la madre di tutti, attraverso la quale la Deità aveva creato gli angeli e gli eoni. Ennoia era poi decaduta nel mondo materiale, da lei stessa creato.

    Simone insegnava quindi a riconoscerlo come Dio e fondò una setta, detta dei Simoniani, che proclamò la sua deità, affermando che la sua missione era di salvare il mondo dal cattivo governo degli angeli, tra cui il Dio dell'Antico Testamento.
    Inoltre, per spiegare la crocefissione di Gesù, formulò il concetto docetico che il Cristo non aveva sofferto sulla croce, poiché l'episodio del Calvario era solo apparente, proprio come lui (Simone) era Dio in realtà ed un uomo in apparenza.Fu inoltre accusato (postumo) di oscenità, a causa di riti sessuali, da parte degli autori cristiani Ireneo e Epifanio.
    Alcuni autori, però, in contro tendenza, non hanno giudicato Simon Mago un eretico cristiano, in quanto, secondo loro, non era da considerarsi neppure cristiano, poiché il suo impianto filosofico non presentava sufficienti connotati cristiani o giudei.


    ***********************************************************************************

    Menandro (fine I secolo)


    Menandro, detto il Samaritano, era un predicatore gnostico discepolo di Simon Mago, che M. stesso presentò ai propri adepti come una manifestazione del Dio primordiale.
    M. predicò ad Antiochia sostenendo che era stato mandato dal cielo come Cristo per insegnare la magia, mediante la quale le persone potevano sconfiggere gli angeli cattivi dominatori del mondo e diventare immortali.

    [Modificato da Ratzigirl 25/03/2006 12.12]

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    00 25/03/2006 12:15
    Barbelognostici o borboriani (I secolo)


    Setta gnostica che credeva in Barbelos, Eone della saggezza (secondo altri testi nota come Sophia).
    Ne scrisse anche Sant'Ireneo (ca. 140-200) nel suo Adversos haereses (un elenco di eresie dell'epoca), dove egli fece un accenno al testo base di questa setta, gli Apocrifi di Giovanni, solo recentemente rinvenuti a Nag Hammadi.
    Negli Apocrifi, Barbelos fu descritta come la prima emanazione della Monade, “l'invisibile sopra tutti” o ”la luce, pura, santa, immacolata e incommensurabile”.

    A sua volta, Barbelos generò Ennoia, il primo pensiero e il Demiurgo Iadalboath, creatore del mondo materiale. Ma quest'ultimo le rubò la luce, e Barbelos per compensare questa perdita, cercò continuamente di sedurre gli altri Eoni per carpirne la Luce.
    A loro volta, i barbelognostici raccoglievano lo sperma dagli atti sessuali per produrre l'energia vitale per l'universo.
    In alcuni testi di Nag Hammadi, dove compare il nome di Barbelos, come la Protennoia trimorfica, vi sono riferimenti cristiani alla Santa Trinità, ma in altri, come lo Zostrianos, prevale un testo sostanzialmente pagano, perciò è difficile oggi definire se i barbelognostici fossero o meno una eresia cristiana.
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    00 25/03/2006 12:22
    Mandei (o Cristiani di San Giovanni) (II secolo)




    Setta d'origine gnostica tuttora presente in poche unità (circa 20.000), che vivono nello Shatt al' Arab, alla confluenza del Tigri e dell'Eufrate, tra l'Iraq e l'Iran, e nella città irachena di Nasiriya.
    Il loro nome Mandayê deriva dalla parola mandaica Manda (conoscenza o gnosi) e sono detti anche Cristiani di San Giovanni.



    La storia
    È, per l'appunto, questa supposta adesione al Cristianesimo dei primi secoli a dividere gli studiosi tra coloro che vedono una certa continuità con il Cristianesimo; coloro che rifiutano ogni apparentamento, facendo risalire le origini ad una gnosi precristiana e infine coloro che propendono per un certo sincretismo tra elementi cristiani, giudei e manichei.
    La loro origine sembra, infatti, alquanto misteriosa: forse setta tradizionale della Mesopotamia, o, come detto, gnostici precristiani, oppure setta fondata da Giovanni Battista in persona (o perlomeno dagli Esseni) o, infine, derivati dalla setta dei Nazorei, fuggita da Gerusalemme, dopo la sua distruzione nel 70 AD.
    È invece storicamente accertato che con l'arrivo dei Mussulmani in Mesopotamia nel 636, i Mandei furono inizialmente lasciati in pace, perché identificati come i misteriosi Sabei, citati dal Corano, ma poi, per sopravvivere, dovettero emigrare nella zona paludosa della Mesopotamia meridionale, dove vivono oggigiorno nonostante le persecuzioni dittatoriali e i vari conflitti bellici.

    La dottrina e i testi
    Dai testi sacri dei Mandei: Il Tesoro (Ginza Iamina) o grande Libro, Il libro di Giovanni Battista (Drashia d-Yahia) ed il libro canonico delle preghiere, si ricava che i Mandei credono in una dottrina dualistica:
    la contrapposizione, cioè, tra un dio supremo del Mondo del Bene e della Luce (Haiyê Qadmayê), circondato da angeli (uthrê), tra cui si nota Manda d-Haiyê, Gnosi di Vita,

    - e il mondo delle Male e delle tenebre, abitato da demoni, tra i quali spicca Ruha, lo spirito malvagio.

    Dell'ambiente giudeo-cristiano, i Mandei hanno adottato la figura di Adamo, la celebrazione della Domenica, ma soprattutto il battesimo (masbuta), che effettuano nelle acque del fiume Tigri o di altri fiumi della zona, che comunque loro chiamano sempre Giordano (Yardna).
    Inoltre, come è intuibile, tengono in grande considerazione la figura storica di Giovanni Battista (in mandaico Iuhana Masbana), mentre, come spesso accade con altre sette gnostiche, tendono a separare il Gesù terreno (Ishu Mshiha), da loro considerato un millantatore e smascherato dall'angelo Anosh Uthrà, dal Cristo spirituale, il sopramenzionato Manda d-Haiyê, battezzato la prima volta da Iuhana Masbana nel Giordano.

    Questo battesimo rituale, per tripla immersione, tuttora praticato, serve a purificare il battezzato dai peccati commessi ed ad entrare in contatto con il mondo della Luce.
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    00 28/03/2006 00:42
    Eresie presenti
    Complimenti consorella,questa cartella è una delle più interessanti del forum. [SM=g27811]
    A me personalmente interessa anche conoscere qualcosa delle eresie odierne,di cui conosco pochissimo.E che purtroppo sono una piaga ben radicata nella nostra società.
    RATZI FOREVER

    Suor RATZGIRL
    Ordine Benedettino delle Suore delle Sante Coccole al Romano Pontefice
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    00 28/03/2006 00:50
    Cerdo e Cerinto di Antiochia
    Cerdo (fine I secolo)



    Maestro siriano gnostico della fine del primo secolo.
    Cerdo fu certamente decisivo nella formazione dottrinale di Marcione, che da C. acquisì l'idea che il creatore del mondo, detto Demiurgo, non fosse il vero Dio.
    Inoltre C. identificò il Demiurgo nel Dio iroso e vendicativo del Vecchio Testamento, distinguendolo dal buon Dio del Nuovo Testamento, il quale aveva mandato suo Figlio Cristo ad insegnare all'umanità come sfuggire al malvagio mondo materiale.
    Inoltre C. seguiva il pensiero docetista, perché anch'egli era convinto che la sofferenza e morte di Cristo fossero solo un'apparenza.

    *****************************************************************************

    Cerinto di Antiochia (o di Efeso) (inizio II secolo)



    Esponente del gnosticismo cristiano, Cerinto era nato ad Efeso o ad Antiochia, ma, secondo altri autori ancora, era di origine egiziana.
    Secondo C., il mondo non era stato creato da Dio, ma da un Demiurgo oppure da angeli, che ignoravano la presenza del Dio supremo.
    -Inoltre egli affermava che Gesù fosse semplicemente il figlio di Giuseppe e Maria e che il “Cristo”, un potere divino superiore, fosse sceso su di lui durante il battesimo, mandato da Dio sotto forma di colomba, insegnandogli anche ciò che gli angeli ignoravano.
    La colomba abbandonò Gesù prima della crocefissione, lasciando al supplizio l'uomo, nell'attesa della sua resurrezione nel giorno del giudizio.

    Questa dottrina era un tipo di docetismo, denominato adozionista.
    Infine la dottrina di C. era millenarista: egli credeva cioè in un millennio felice sulla terra prima della resurrezione e del regno di Dio in cielo.
    Ad Efeso, C. fu fieramente combattuto da San Giovanni Evangelista e secondo Sant'Ireneo, il Vangelo di Giovanni fu scritto dall'autore in tarda età per correggere gli errori di C.
    Tuttavia una curiosa diceria girava sul conto di quest'ultimo: che fosse lui e non il suo oppositore, S. Giovanni, a scrivere l'Apocalisse!
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    00 28/03/2006 00:53
    Con ordine...
    Grazie per gli apprezzamenti!! [SM=g27821] [SM=g27821] [SM=g27821]
    Sto andando, come avrete notato in ordine cronologico, in modo tale da avere un riferimento immediato e senza cercare un argomento che ci interessa per ore(in pratica basta conoscerne più o meno il periodo storico...)
  • Discipula
    00 28/03/2006 13:42
    Re:

    Scritto da: +Kiko+ 24/03/2006 20.33
    Direi che la peggiore eresia è la "teologia" della liberazione ! (perché il cristianesimo è inconciliabile con il marxismo, come lo detto Divini Redemptoris di Pio XI).



    Hai toccato un argomento importante e molto delicato: credo che la teologia della liberazione sia nata dalla triste constatazione della povertà, dell'ingiustizia, dei soprusi che affliggono intere popolazioni in molte aree del mondo, e questa è una denuncia giusta da fare e di fronte alla quale non si deve rimanere indifferenti. Tuttavia questi teologi si sono spinti fino al punto di interpretare il Discorso della Montagna come una chiamata alle armi e alla "lotta di classe" anziché come un appello alla conversione dei cuori. La teologia della liberazione diventa effettivamente "pericolosa" perché ha le sue ragioni, fa una denuncia giusta e poi propone delle soluzioni che travisano la parola di Cristo. [SM=x40795]

    A proposito dell'approccio che dobbiamo avere nei confronti delle eresie moderne il nostro Papa Ratzi ci dà queste indicazioni (tratte da "Rapporto sulla Fede"):

    Indubbiamente bisogna tener presente che un errore non può esistere se non contiene un nucleo di verità. Di fatto un errore è tanto più pericoloso quanto maggiore è la proporzione del nucleo di verità recepita. Inoltre l'errore non potrebbe appropriarsi di quella parte di verità se questa verità fosse sufficientemente vissuta e testimoniata lì dove è il suo posto, cioè nella fede della Chiesa. Perciò, accanto alla dimostrazione dell'errore e del pericolo bisogna sempre affiancare la domanda: quale verità si nasconde nell'errore e come recuperarla pienamente?

    [un criterio nell'affrontare le eresie moderne che al tempo stesso ci suggerisce, direi, un atto di umiltà da parte nostra, affinché ci rendiamo conto, innanzi tutto, che se all'interno della Chiesa sapessimo tenere pulita la fede senza lasciar dilagare la famosa "sporcizia", non ci troveremmo poi di fronte a molte eresie]

    [SM=g27821] [SM=g27821] [SM=g27821]
  • Discipula
    00 28/03/2006 14:24
    Teologia della liberazione
    [Qualche tempo fa ho trovato questo articolo sulla teologia della liberazione e ho interlineato in corsivo alcune mie riflessioni e domande nei punti che mi sono meno chiari.
    E' un articolo che riporta un'intervista ad un teologo della liberazione, quindi fa sentire una sola campana, comunque l'ho trovato interessante.
    Se qualcuno (che non necessariamente deve chiamarsi Regin [SM=x40791] ) conosce bene il filone della teologia della liberazione sarei felice che mi desse qualche chiarimento, krazie!!! [SM=g27823] ].

    Telogia della liberazione

    Fratel Betto, al secolo Carlos Alberto Libanio Christo, è un frei domenicano di 62 anni, che da anni scrive libri e trattati. Amico fraterno di Lula, è entrato anche in politica per sostenerlo nel progetto sociale Fame Zero, che adesso però non segue più direttamente. Da qualche mese è uscito dal governo “per due motivi”: “Perché volevo avere il tempo per scrivere e perché non condivido la politica economica del governo”. Ha un fare gentile e un aspetto sereno e deciso. Il suo volto disteso è segnato da guizzi di profonda ironia che testimoniano la sagace intelligenza.
    Con semplicità ci ha spiegato la Teologia della Liberazione, cos’è, cosa ha dato alla gente più povera e miserabile, e perché ancora oggi, dopo quasi 40 anni, continui a sollevare tanti dubbi e preoccupazioni nella Chiesa di Roma.

    Cos’è. “In America Latina la maggior parte della gente vive nella povertà e la maggioranza è di fede cristiana. Quindi la domanda principale di questa gente è: Dio vuole che noi rimaniamo in questa sofferenza? Oppure, come sta scritto nella prima pagina della Bibbia, ha creato il mondo in modo che fosse un giardino, un meraviglioso giardino con uccelli, fiori, acqua cristallina? La Teologia della liberazione, non è una teoria, non è un qualcosa nato nelle biblioteche, alle scrivanie, nelle accademie, nelle università religiose… No! E' la sistematizzazione dell’esperienza di fede dei poveri alla ricerca della loro liberazione”.

    Perché stupirsi? Secondo frei Betto, in un mondo d’oppressione, in cui vogliamo credere nel Dio della vita – e la vita è il dono maggiore di Dio – la Teologia della liberazione significa coniugare la visione della fede con l'anelito alla liberazione. “Penso che ogni cristiano che viva il mistero della fede con gioia, con senso di liberazione, che vive l’amore, l’impegno per la lotta per la giustizia, pratichi la Teologia della liberazione”, precisa. “Una volta un vescovo mi chiese: “Ma perché cercare un’altra teologia quando c’è già la teologia della Chiesa di Roma?” E io gli risposi: “Nel Vangelo ci sono quattro teologie diverse (sono davvero diverse?), quella di Matteo, di Giovanni, di Luca e di Marco. E se ci sono già queste quattro visioni diverse di Gesù, queste quattro diverse visioni della chiesa, perché stupirsi proprio della Teologia della liberazione?”.

    La speranza. “Vivere la fede in America Latina è avere la speranza di superare la miseria e la povertà”, continua il domenicano (Effettivamente, mettiamoci nei panni di questi religiosi. Vedono ogni giorno intere popolazioni soffrire la fame e le malattie e morire. Le vedono vittime del capitalismo sfrenato che le affonda nella povertà. In Sud America, poi, ci sono state dittature che, anche in tempi recenti, hanno sfruttato questa miseria per arricchire una classe dirigente di politici e/o militari. Giustamente si chiedono: tutto ciò è gradito a Dio? La risposta è ovvia ed è: no! Ad aggravare la situazione c’è il fatto che –a quanto mi è dato di capire- questi dittatori e relativi accoliti hanno blandito le gerarchie ecclesiastiche definendosi difensori della fede cattolica contro il rischio del dilagare del comunismo ateo. E probabilmente molti alti prelati li hanno appoggiati, forse troppo, forse si sono sbilanciati in favore di questi tiranni nel timore che l’instaurazione di un regime comunista avrebbe annientato la Chiesa. Non c’è dubbio che il comunismo con la sua imposizione dell’ateismo vadano evitati, ma è anche probabile che le simpatie accordate dalle gerarchie ecclesiastiche ad alcuni dittatori. siano state viste dal popolo come l’ennesima beffa. Ma come –si saranno detti- i rappresentanti della religione di Cristo che benedicono gli autori del massacro dei desaparecidos? Anche perché la maggioranza di questa povera gente di ideologia politica sa ben poco; non vota comunista perché ha letto il Capitale di Marx e ne condivide le teorie, vota comunista perché spera che qualcosa possa cambiare, che un pezzo di pane possa arrivare anche sulla loro tavola. Non è l’ideologia che abbracciano, ma la speranza di mangiare un pasto al giorno. Questi religiosi sembrano quindi aver avuto ragione nel denunciare gli errori e le deviazioni di certa gerarchia dal messaggio autentico del Vangelo perché la povera gente non si merita anche - per così dire - la "connivenza" dei vescovi con i tiranni. Credo che questo sia un merito della T.L. Ora, però, premesso che la denuncia ha un fondamento di giustizia e verità, quale strada indicano questi teologi per affrontare e risolvere i problemi dell’America Latina? Che cosa propongono esattamente? Una rivoluzione armata che pretendono di giustificare con il Vangelo? Questo è decisamente incompatibile con il messaggio di Gesù ...)

    “La gente incontra nella Bibbia, nella parola di Dio, il proprio alimento per capire meglio se stessi, per capire la lotta che sta vivendo e per trovare soluzioni. Faccio una metafora per spiegare meglio questo concetto. Per molta gente aprire la Bibbia è come aprire una finestra su interessanti fatti del passato. Nelle comunità ecclesiali di base, invece, la gente povera, quando apre la Bibbia, è come se guardasse se stessa in uno specchio, lo fa per riuscire a capirsi meglio, qui e ora”.
    E per aiutare la gente a capire meglio le scritture, la vita di Gesù, nella prospettiva liberatrice, Betto ha scritto anche un libro “Uomo fra gli uomini”, una vera e propria lettura popolare del Vangelo.


    I cambiamenti. “Molti qui in Italia mi chiedono cosa sarà della nostra Teologia adesso, con Papa Ratzinger – racconta fratel Betto - Beh, devo dire che questa cosa ogni volta che vengo in Italia mi sconcerta: voi siete molto vicini al Papa, mentre noi in America Latina siamo molto vicini a Dio (non è un’affermazione un tantino presuntuosa? Vuole forse dire che in Italia abbiamo più il culto della personalità del Papa che non la giusta adorazione verso Dio? E comunque, visto che la Chiesa universale, guidata da Pietro, è stata voluta direttamente da Cristo, rispettare l’autorità del Papa non vuol dire essere degli idolatri, ma seguire il successore di Pietro. Se poi ci sono quelli che adorano più il Papa di Cristo e coltivano il culto della personalità, beh … vuol dire che non hanno capito niente della dottrina cattolica e Papa Ratzinger è il primo a ripetere senza sosta che nulla dobbiamo anteporre a Cristo!l).
    Dovete capire, che molto spesso quello che avviene a Roma non ha molto riflesso nella Chiesa dell’America Latina. Anche le nomine di vescovi conservatori molte volte non provocano reazioni, perché c’è così tanto sfruttamento, così tanta sofferenza – tanto per dirne una nel mio Paese c’è ancora il lavoro in schiavitù – che tutto il dolore della gente parla più alto, parla direttamente a Cristo. Per questo la Teologia della liberazione nasce proprio in America Latina. E comunque, io non credo che il rinnovamento della Chiesa venga dall’alto, spero arrivi dal basso. Credo che lo Spirito Santo lavori dal basso.
    L’unica cosa che so – incalza - è che trent’anni fa era soltanto la Teologia della liberazione che parlava di debito estero, di colonialismo, di neoliberismo, che criticava l’imperialismo, la politica estera degli Stati Uniti (Questo è il merito della T.L., infatti).
    Adesso questi temi appaiono nei documenti finali di Giovanni Paolo II. Eppure era un papa che aveva tollerato la guerra di Bush in Iraq del 1991, e che poi è arrivato a condannare l’invasione dell’Iraq di Bush figlio (Le due guerre non vanno messe sullo stesso piano però: nel 1991 l’Iraq ha invaso il Kuwait commettendo un’ esplicita violazione del diritto internazionale, alla quale lo stesso ordinamento internazionale ha reagito con un intervento militare sotto la bandiera ONU e credo che GPII lo abbia tollerato come “male minore”. Invece l’intervento deciso da Stati Uniti & c. nel 2003 ha avuto carattere unilaterale, senza avallo ONU, e anche il Papa lo ha condannato perché riteneva che non fossero esaurite tutte le possibili vie diplomatiche).
    Sono solito dire, infatti, che la Teologia della liberazione è arrivata a Roma. Roma può pure non averne coscienza, ma è così. Se si pensa che il Papa ha mobilitato 150mila persone contro il G8 a Genova! E’ esattamente quello che noi della Teologia della liberazione avremmo voluto fare”. Poi conclude, accennando alle tante contraddizioni del Vaticano: “Giovanni Paolo II stesso aveva una contraddizione: era un uomo con la testa di destra e il cuore di sinistra, perché era molto ortodosso nella dottrina, ma molto sensibile ai temi sociali”. (Le due qualità sono necessariamente contraddittorie? Non si può essere ortodossi in dottrina e al contempo sensibili ai temi sociali?)

    Ortodossia. “Gesù predicava il regno di Dio, ma purtroppo quello che è venuto dopo è la Chiesa (Ne parla come di una catastrofe, ma la Chiesa non è stata voluta da Gesù stesso?! Non sarebbe più corretto dire che il concetto di Chiesa voluto da Cristo è stato male interpretato e male applicato dagli uomini, in primis da molti vescovi e sacerdoti? Detto come lo dice lui sembra che la Chiesa sia sbagliata in sé, e come si fa a dire che è sbagliata un’istituzione di Cristo?)”, riprende e, riferendosi all’incontro della Gioventù di Colonia, sottolinea: “Il Papa ha ricordato l’importanza per i giovani di leggere il catechismo della Chiesa, ma io avrei preferito che avesse sottolineato l’importanza di leggere il Vangelo. Dobbiamo ricordare che Dio non ha religione. Non è tanto importante avere fede in Gesù (è a questo punto che mi viene fatto di pensare che questo teologo della liberazione abbia superato la linea che fa scivolare una teologia in ’eresia. Ma come non è importante avere fede in Gesù? Non è che ci chiamiamo Cristiani per caso, ci chiamiamo Cristiani perché crediamo che Cristo sia il Figlio di Dio e per questo vediamo nella Sua parola –tutta la Sua parola-il comandamento della nostra vita.”Io sono la Via, la Verità, la Vita”, l’ha detto Lui, e se non crediamo questo come possiamo dirci cristiani? ), quanto avere la fede di Gesù.

    Il messaggio centrale di Gesù è non tanto quello di avere fede quanto quello di mettere in pratica l’amore liberatorio.
    Secondo frei Betto se si analizzano i quattro Vangeli ci sono principalmente due domande che vengono rivolte a Gesù. La prima è: ‘Signore, che devo fare per guadagnare la vita eterna?’. “Ecco – spiega il frate - mai questa domanda esce dalla bocca di un povero. Esce sempre da coloro che si sono assicurati la vita terrena e che quindi pensano ad assicurarsi anche l’al di là. È la domanda tipica dell’uomo ricco, che vuol sapere come poter comprare anche il paradiso. E tutte le volte che Gesù ascolta questa domanda si sente a disagio, irritato. E ha anche reagito in modo un po’ aggressivo quando un ricco, nel porgli la domanda, lo adula apostrofandolo: ‘Buon maestro’. ‘Io non sono il maestro, il buon maestro è Dio’, gli risponde Gesù.
    La seconda domanda che si incontra è invece: ‘Signore, come devo fare per avere una vita in questa vita?’. Ecco, questa viene solamente dalla bocca dei poveri. ‘Le mie mani sono inerti, hanno bisogno di lavorare. Sono cieco, ho bisogno di vedere. Sono paralitico, voglio camminare. Mio fratello è morto, vorrei vivesse. Mia figlia è malata, vorrei che guarisse’. I poveri chiedono a Gesù vita in questa vita. E a loro Gesù risponde sempre con misericordia e compassione. Perché lui stesso ha detto io sono venuto qui perché tutti abbiano vita, e una vita piena”.

    Tutto sbagliato. Per il teologo brasiliano, tutto il mondo in cui viviamo oggi è una grande offesa al progetto di Dio. Perché in nessun versetto della Bibbia sta scritto che la povertà è gradita agli occhi di Dio. La povertà è una maledizione. È frutto dell’ingiustizia. Per questo Gesù si pone dalla parte dei poveri e li chiama beati: li considera i protagonisti della conquista di una società in cui tutti veramente avranno una vita.
    “Dobbiamo riconoscere la presenza di Dio in tutte le tradizioni religiose (però anche i documenti del Concilio Vaticano II se non sbaglio dicono che in tutte le religioni c'è un riflesso di Dio, il quale però ha rivelato pienamente la Verità tramite l'incarnazione di Cristo. O forse viene qui proposta l'equiparazione di tutte le religioni?. Eppure noi cristiani soffriamo del complesso di superiorità che ci fa pensare di essere migliori rispetto a tutte le altre confessioni. Ed è un vero e proprio peccato. I migliori sono coloro che amano come Gesù amava. Migliore era Francesco di Assisi, che si spogliò delle sue ricchezze per andare con i poveri (ma si recò dal sultano in Egitto cercando di convertirlo, non per dirgli che Dio non ha religione …)”. E per frei Betto era addirittura migliore Che Guevara, “uomo ricco che si è dedicato ai poveri. E non era un credente”, precisa il frate. Poi aggiunge: “Sicuramente, quando il Che è salito al cielo Gesù gli avrà detto: ‘Sei il benvenuto. Io avevo fame e tu mi hai dato da mangiare, hai lottato per questo’. E lui avrà risposto: ‘Guarda Signore, io non ero credente, e non ti ho mai incontrato perché non ho mai messo piede in una chiesa’. E Gesù gli avrà risposto: ‘Ogni volta che hai lottato per i poveri, hai lottato per me’. L’importante – asserisce – è dunque che ognuno di noi ami per la nostra capacità di amare (sì, ma ami che cosa? In che modo? Così qualsiasi azione si giustifica, basta che uno dica che l’ha fatto per amore), solo così ci salveremo. La fede serve solo per capire questa dimensione di amore. Nella prima lettera di Giovanni si dice che Dio era amore (non per niente è titolo dell'enciclica di Papa Ratzi: Deus Caritas Est). Chi ama conosce Dio. C’è molta gente che va in chiesa e non ama (sono d’accordissimo!).
    Mentre chiunque ami conosce Dio, fa esperienza di Dio, perché Dio è amore (la frase è accattivante, molto accattivante, ma mi sembra un po’ generica e rischiosa se non viene precisata meglio perché così ognuno si fa la propria legge in base al proprio modo di amare.. Gesù ha detto “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi” e non “Amatevi l’un l’altro come vi pare e piace”).
    L’ideale dell’evangelizzazione secondo il teologo della liberazione è quando un giovane di 16/17 anni, davanti alla prima esperienza di amore riconosce che questa è anche esperienza di Dio. Non c’è un amore di Dio e un amore umano, tutte le forme di amore sono divine. “E questo lo sanno ben spiegare i poeti – conclude - Una volta in Nicaragua conobbi il poeta, che è ormai morto, José Coronel Utrecho. Era già molto vecchio, ma era ancora molto innamorato della moglie, Julia, alla quale aveva dedicato tutti i suoi poemi. Ecco, c’è una poesia in cui descrive la loro luna di miele. La prima notte di nozze, in albergo, aveva dato ordine di non essere disturbato per nessun motivo. Una volta pronto per il letto nuziale, una persona ha bruscamente bussato alla porta. Che succede? Si è chiesto. Ci sarà un incendio nell’hotel, eppur sono io quello incendiato. Apre la porta e si trova davanti Dio, che gli chiede: ‘Josè il letto è molto grande?’, ‘Sì Signore venga pure, ci entriamo tutti e tre’. Ma il Dio gli risponde: ‘Josè, tre siamo già noi’ e il poeta ribatte: ‘Signore non c’è problema, venite pure tutti e tre. Qui c'è posto per tutti’. E il poema termina con: ‘E’ stata una notte di una grande orgia spirituale’.”


    Stella Spinelli

    [Modificato da Discipula 28/03/2006 17.55]

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    00 29/03/2006 00:58
    Solo un appunto prima di andare...a studiare...!!
    Cara discipula, come ti ho detto nella ffz domani è un giorno importante, perciò mi riservo solo di fare un piccolo appunto per affrontare meglio domani sera questo argomento al meglio.
    Prima di tutto: il Vangelo, parla, è vero, di poverima non deve essere preso alla lettera: i poveri che intende il Vangelo sono coloro che un tempo erano chiamati "i poveri di JHWH, ossia coloro che si affidavano alla Parola di Dio e mettevano la propria vita a servizio della volontà del Signore.Sono i cosiddetti"poveri di Spirito", gli umili (ma in senso lato), umile non significa solo "povero" ma anche "semplice, discreto, consapevole dei propri limiti difronte a Dio", e come ben si nota in questo senso, uno può essere umile, essendo ricco oppure essendo povero....

    L'altro punto è il concetto che povero va bene e ricco va male.
    Il concetto andrebbe un secondo analizzato.Riflettevo tempo fa su come tutti vivremmo molto meglio senza l'angoscia di un mondo regolato dal denaro.Se tutti fossimo uniti sotto l'unica bandiera della fratellanza, dove, ognuno vive mettendo a disposizione degli altri quello che ha e vicevers(un po' comunista come pensiero?).Ovviamente sappiamo che il denaro, che è nato insieme alla costituzione civile dell'uomo in istituzioni, in regolarizzazione di un gruppo, vive con noi da sempre, e toglierlo definitivamente, togliere definitivamente la proprietà privata nel mondo attuale significherebbe creare enormi disastri. Cosa prevede quindi la dottrina morale della Chiesa?
    Prevede che, chi è avvantaggiato economicamente, rispetto ad altri, metta a disposizione di coloro che sono meno abbienti,parte delle sue energie, e dei suoi frutti per aiutare i fratelli più bisognosi.Ossia: chi ha ricevuto molto, dia molto. Un buon cristiano, abbiente, che ha tutto il necessario (ed anche di più, e soprattutto, vive nel superfluo, senta la necessità di dare parte del suo superfluo e trasformarlo in necessario)....questa è la dottrina morale che tutti, anche coloro che nella vita sono stati più fortunati dovrebbero accettare e fare propria.
    Ovviamente, l'attaccamento al denaro è più forte di qualsiasi paola "buona" che si dice in tv per farsi pubblicità, e sempre più spesso si vedono la miseria e la desolazione di coloro che sono anche le "nostre vittime".
    Capisco, il movente, ma non capisco come, oltre la rabbia per una situazione ingiusta, si vada a calpestare altre vite in nome di un cristianesimo sbagliato: non si può gridare alla lotta armata per conquistare il pane.Una vita non ne giustifica un'altra.

    Quanto poi riguardo al fatto ortodosso che non sia importante credere in Gesù, ma al messaggio che egli manda, è questa, da sola, una mancanza di comprensione dell'intero messaggio di Gesù.
    Gesù non era un politico.Giuda lo sperava, ed è per questo che lo ha tradito.Sperava che con la sua venuta avrebbe liberato il popolo di Israele dalla supremazia romana, che lo avrebbe reso indipendente. Invece Gesù non fa politica, non dà guadagni terreni, nè beni materiali, a coloro che lo seguono.
    E' per questo che Giuda lo consegna ai suoi assassini, perchè Gesù ha tradito il suo ideale politico.Ma lo ripeto, e concludo: Gesù, non era un politico.E chi non capisce questo, non può dirsi cristiano.
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