“L’Esorcismo di Emily Rose”, un film che “vale la pena di vedere”
Secondo padre Peter Malone MSC, di SIGNIS Mondiale
NEW YORK, giovedì, 13 ottobre 2005
In un’epoca che assiste ad un crescente interesse per i temi cristiani e soprattutto cattolici, così come al sorgere continuo di ipotesi ed invenzioni di ogni tipo, molte delle quali accettate “come ‘vangelo’ da un pubblico in genere scettico”, c’è un film che “vale la pena di vedere”, ha affermato padre Peter Malone, MSC.
Si tratta de “L’Esorcismo di Emily Rose”, sostiene il Presidente di SIGNIS Mondiale, una ONG che conta membri in 140 Paesi del mondo e che come “associazione cattolica mondiale per la comunicazione” riunisce i professionisti di radio, televisione, cinema, video, educazione ai media, Internet e nuove tecnologie.
Considerato un film che avrebbe avuto scarso successo, ha sorpreso l’industria incassando 30,000,000 di dollari nel weekend in cui è uscito negli Stati Uniti.
“Il soggetto non interesserà tutti – ha osservato padre Malone –. La possessione demoniaca è un argomento terrificante. E’ sconcertante. Perché i demoni si impossesserebbero di un essere umano, e cosa significa? Cosa può fare l’uomo? Qual è la risposta della Chiesa? Chi sono gli esorcisti e quale autorità hanno? Quali sono i rituali, e funzionano? Quale impatto hanno la possessione e l’esorcismo sui non credenti e su un mondo scettico?”.
Il film, ha aggiunto, sebbene non costituisca “un documento teologico, sociologico o medico” in materia, è in grado di portare il pubblico “nella realtà della possessione, lo tocca a livello emotivo, ma lo sfida anche a pensare alla questione”.
“Paragonato a ‘L’Esorcista’, ‘L’Esorcismo di Emily Rose’ è un esempio di come fare di più con meno”, ha spiegato padre Malone, sottolineando che “non dovrebbe essere considerato un film dell’orrore”, ma piuttosto “un dramma psicologico e religioso che possiede alcuni elementi tradizionali dell’horror”, o, come ha scritto “The Hollywood Reporter”, un “thriller soprannaturale”.
“Nelle scene della possessione non ci sono bestemmie, né bile, né vomito, né teste che ruotano come nel 1973 [anno de “L’Esorcista”]”,” , ma “voci e frasi strane (come viene riportato anche nelle storie del Vangelo sulla possessione demoniaca), episodi catatonici e contorsioni degli arti”, e “la stranezza è percepita attraverso le grida forti e perforanti e i suoni atmosferici e ingegneristici”.
Quanto agli aspetti che rendono il film interessante per il pubblico cattolico, il sacerdote ha sottolineato in primo luogo il fatto che sia “fondamentalmente rispettoso della Chiesa”. La pellicola mostra infatti “un sacerdote sincero, anche se molti possono non essere d’accordo con gli atteggiamenti che assume nei confronti della ragazza posseduta, della cura consigliata dai medici e dei farmaci che le sono stati prescritti”.
Per come viene descritto nel film, “padre Richard Moore è un uomo onesto e spirituale che si trova invischiato in qualcosa che va oltre la sua esperienza e che cerca di fare del suo meglio per la famiglia della sua parrocchia, convincendo le autorità della diocesi a procedere con un esorcismo”.
La sceneggiatura “mostra il ruolo importante del sacerdote di parrocchia come confidente del quale si può avere fiducia e la natura della confidenza”, e la pellicola suggerisce “il rispetto per la fede semplice, quella fede fiduciosa e non sofisticata della gente normale che i critici giudicano superstiziosa o semplicistica”, sottolineando anche “la realtà del male nel nostro mondo, il potere del male così come quello del bene”.
Nell’opera cinematografica ci sono poi richiami ai secoli precedenti, soprattutto a quelle donne che sono state destinatarie di apparizioni, come la Anna Katharina Emmerick, Bernadette o i pastorelli di Fatima. “Emily Rose è presentata come una di loro. Vede Maria e riceve un messaggio”, ha spiegato padre Malone.
Il sacerdote ha paragonato a questo proposito “L’Esorcismo di Emily Rose” a “La Passione di Cristo” di Mel Gibson: “Nel 2004 – ha spiegato –, alcuni cattolici hanno trovato la spiritualità” del film di Gibson “troppo centrata sulle sofferenze di Gesù” e “non abbastanza sulla speranza della resurrezione. Una critica simile potrebbe essere rivolta anche in questo caso”.
“Ad Emily Rose – ha continuato – viene data la possibilità di scegliere tra essere liberata dalla possessione con l’esorcismo o continuare ad essere posseduta fino alla morte per testimoniare al mondo che c’è un mondo soprannaturale, che il male esiste ed invade il mondo, ma che la presenza di Dio è più forte”.
Il fulcro del film, per padre Malone, è “il tribunale in cui padre Moore viene giudicato per omicidio colposo”, di cui è accusato per aver concordato con Emily la sospensione delle cure medicinali in favore del solo rituale religioso.
L’accusa – il cui rappresentante è un fedele metodista – afferma che Emily è schizofrenica e si sofferma sugli aspetti scientifici e medici della questione, mentre la difesa – rappresentata da una donna dichiaratamente agnostica – sostiene l’idea che l’esorcismo sia la risposta giusta al problema di Emily.
“‘L’Esorcismo di Emily Rose’ mostra che i fatti devono essere presentati ma sono aperti a varie possibilità di interpretazione”, ha sottolineato il Presidente di SIGNIS.
Anche se il film non è certo “un capolavoro”, per il sacerdote è “una pellicola ben scritta e ben realizzata che affronta le questioni religiose e relative alla Chiesa in un mondo secolare”.
Se da un lato solleva la questione della possessione dell’esorcismo, dall’altro “pone al pubblico domande sulla presenza del bene e del male nel mondo”.
Ricordando un film satirico di una cinquantina di anni fa che diede poi il via ad una serie di film in cui la questione è affrontata più seriamente, il prototipo dei quali è senz’altro “L’Esorcista”, padre Malone ha affermato che “siamo lontani dalla semplice frase ‘sconfiggi il diavolo’”.
“Trent’anni di film sull’esorcismo, però, ci hanno convinti del fatto che è proprio ciò che vogliamo che accada”, ha concluso.
[Modificato da Ratzigirl 13/10/2005 13.43]